La
gita
“Bacio,
bacio!” grida l'intera classe e io mi sento morire
dall'imbarazzo.
Ho
già baciato altri ragazzi, non è questo il
problema, solo che
baciare Ethan per quindici secondi davanti a tutti i miei compagni a
causa di uno stupido gioco non era proprio ciò che sognavo
quando
immaginavo di baciarlo.
Mi
faccio coraggio e chiudo gli occhi in attesa del bacio.
Sussulto
appena sento le sue labbra che mi sfiorano ma subito dopo subentra la
delusione.
Non
è come mi aspettavo.
Non
c'è nulla di dolce o romantico nel suo bacio, lo definirei
aggressivo ed esibizionista.
Più
adatto a far scena che a regalare emozioni a chi lo riceve.
Sento
gli altri fare il conto alla rovescia e mi ritrovo a farlo anch'io
mentalmente, non vedo l'ora di staccarmi da lui.
Finito
il bacio, ritorno velocemente vicino a Miranda che, ignara di tutto,
mi sorride felice.
Il
gioco sta per riprendere ma io mi chiamo fuori mentre la mia amica
decide di proseguire ancora per un po'.
Sto
per dirle di fare pure, tanto io starò in compagnia di Gordo
quando
mi accorgo che lui non è più nella stanza.
«Miranda,
dov'è Gordo?» le chiedo, un po' preoccupata.
«Ha
detto che tornava in camera.»
«Non
si starà sentendo male?» suppongo. «Vado
a vedere come sta.»
«Vengo
con te?» mi propone.
«No
tranquilla, continua a giocare.» la rassicuro per poi
salutarla.
Cammino
lungo i corridoi dell'albergo con molta attenzione, non voglio che
qualche professore mi scopra.
Sono
in ansia.
Prima
di giocare al gioco della bottiglia abbiamo giocato a
“obbligo o
verità” e Gordo ha fatto diverse penitenze
alcoliche.
Sono
appena arrivata davanti alla porta di camera sua e mi sto
già
chiedendo come farò a entrare nel caso lui sia svenuto o in
preda ai
conati di vomito quando mi accorgo che l'uscio è solo
accostato.
«Gordo.»
chiamo entrando.
Appena
attraversato l'ingresso lo noto.
È
con la testa appoggiata alla porta a vetri che dà sul
terrazzo e
sembra non essersi accorto della mia presenza.
«Gordo.»
chiamo ancora, poggiandogli una mano sulla spalla.
Quando
si volta sussulto per lo spavento; ha un'espressione disperata che
non gli ho mai visto.
«Gordo
stai male?» gli chiedo, pregando di non essere costretta a
chiamare
un professore in aiuto, non vorrei mai mettere il mio amico nei guai.
«Certo
che sto male, come vuoi che stia nel vedere la ragazza che amo
baciata da quella specie di uomo preistorico?!» urla,
avvicinandosi
a me e poggiando una mano sulla mia guancia «mentre io non ho
mai
avuto il coraggio neanche di sfiorarti queste labbra.»
aggiunge
piano, passandomi il pollice sulla bocca.
Sento
il cuore che va a mille e mi dico che devo aver frainteso le sue
parole ma una parte di me mi ricorda che spesso l'alcool fa dire
ciò
che si pensa davvero ma non si ha il coraggio di confessare.
Ha
appena finito di parlare quando lo vedo appoggiarsi al tavolinetto di
fianco a lui, probabilmente in preda ad un capogiro.
Devo
fare qualcosa prima che qualcuno degli insegnanti scopra che si
è
ubriacato.
«Gordo
siediti sul letto e aspettami.» gli dico, aiutandolo e
piazzandogli
davanti il cestino della carta straccia per evitare eventuali
pasticci.
Esco
dalla sua stanza e mi do un'occhiata in giro.
Per
fortuna non si vede nessuno.
Facendo
attenzione a non imbattermi nei professori scendo fino al bar
dell'albergo.
Una
volta ho letto su una rivista che facendo bere al malcapitato un
caffè con dentro del limone e del sale questo
vomiterà tutto.
Presa
la disgustosa bevanda faccio il percorso inverso il più
velocemente
possibile.
«Gordo.»
chiamo piano, rientrando in camera grazie alla sua chiave.
Lo
trovo riverso sul letto, addormentato.
Vorrei
lasciarlo riposare ma so che domani si sveglierebbe uno straccio e
non potrebbe affrontare l'ultimo giorno di gita.
Dopo
averlo chiamato più volte e averlo scosso finalmente
socchiude gli
occhi.
«Alzati
e vieni con me.» gli dico.
Non
so se ha capito davvero chi io sia e cosa stia succedendo ma fa come
gli dico.
Tenendolo
per un braccio lo accompagno in bagno, posiziono il tappetino davanti
al wc e lo faccio inginocchiare.
«Bevi.»
gli ordino, porgendogli il bicchiere.
Lui,
fortunatamente, obbedisce senza fare domande.
Meno
di un minuto dopo è piegato sulla tazza a vomitare.
Nonostante
il senso di nausea gli rimango a fianco, non vorrei che svenisse.
Appena
ha finito lo costringo a lavarsi i denti.
Lui
protesta ma io insisto e, infine, cede. Domani sarà felice
di non
svegliarsi con una discarica in bocca.
«Adesso
metti il pigiama.» gli dico, porgendoglielo.
«Chiamami appena hai
finito.» aggiungo, spostandomi nell'ingresso così
da lasciargli la
sua privacy.
«Fatto.»
risponde lui, poco dopo, con voce impastata.
«Ora
a dormire.» comando, rincalzandogli le coperte non appena si
sdraia.
«Vedrai che domani ti sentirai meglio.» aggiungo,
baciandolo sulla
fronte.
«Lizzie,
mi dispiace.» sussurra, trattenendomi piegata sul suo letto e
baciandomi sulla guancia.
«Tranquillo,
va tutto bene.» lo rassicuro.
Controllato
che tutto sia a posto, imposto la sveglia del cellulare, spengo la
luce e vado in camera mia.
Gli
altri sono ancora tutti insieme a far bagordi ma io non sono
più in
vena.
Dopo
essermi struccata metto il pigiama e mi sdraio.
La
stanchezza della giornata mi tracina tra le braccia di Morfeo ma
mentre mi addormento non posso fare a meno di ripensare alle strane
sensazioni che mi ha dato la carezza di Gordo sulle labbra e lieve
bacio sulla guancia, ben più forti di quelle che Ethan mi ha
fatto
provare baciandomi sulle labbra.
Sono
seduta nella sala colazione dell'albergo.
Da
quando sono arrivata non ho scollato gli occhi dalla porta d'ingresso
ma di Gordo nessuna traccia.
Sarei
voluta passare a trovarlo ma di mattina i professori sono troppo
attivi e non voglio rischiare che mi becchino mentre esco dalla sua
stanza.
Il
tempo per la colazione è quasi finito quando lo vedo
arrivare.
Vorrei
avvicinarmi ma dobbiamo andare sull'autobus e sono costretta ad
uscire.
Penso
che tenterò di parlagli durante il tragitto ma purtroppo lui
prende
posto proprio dietro ai professori impedendomi di chiarirci.
Passo
tutto il giorno tentando di avvicinarlo senza alcun successo e quando
arriva la sera sono decisamente giù di corda.
Sto
per scendere con l'ascensore nella sala ristorante insieme a Miranda
quando arriva Larry, che divide la camera proprio con lui.
«Larry,
sai dov'è Gordo?» gli chiedo, cercando di apparire
tranquilla.
«L'ho
visto andare verso il terrazzo.» mi risponde, alzando le
spalle.
«Miranda,
ci vediamo a cena.» dico, uscendo dall'ascensore poco prima
che le
porte si chiudano.
Arrivata
sul terrazzo mi guardo intorno finché non lo individuo,
seminascosto
dietro uno dei pilastri del gazebo.
«Perché
mi eviti?» gli chiedo a bruciapelo, facendolo sussultare.
«Lizzie,
mi hai fatto prendere un infarto!» protesta lui. «e
comunque non ti
sto evitando.» aggiunge, sfuggendo il mio sguardo.
«Gordo,
non sei mai stato bravo a mentire.» gli ricordo.
«Mi
sento a disagio, va bene. Ero semi ubriaco ma ricordo ciò
che ho
fatto ieri sera e me ne vergogno.» confessa, facendosi rosso
in
volto.
«Perché?
Non capisco!»
«Forse
perché è da stupidi dire certe cose quando si sa
bene che tu hai
occhi solo per Ethan e che così facendo si rischia di
rovinare anche
l'amicizia che ci lega.» spiega lui, accalorandosi.
«E
se non fosse così?» chiedo io, seguendo l'impulso
dettato dal mio
cuore.
«Se
non fosse così cosa?» ribatte lui, dubbioso.
«Se
non fosse vero che ho occhi solo per Ethan né che le tue
parole
hanno rovinato il nostro rapporto?» domando ancora.
Gordo
mi guarda confuso e capisco che se non sono più esplicita
non capirà
mai dove voglio arrivare.
«Ethan
bacia da schifo e farlo non mi ha dato alcuna emozione...o almeno
nessuna emozione positiva.» confesso tutto d'un fiato.
«Oh!»
esclama lui, sorpreso e vagamente felice, almeno a giudicare dal
brillio divertito che si è riacceso nei suoi occhi.
Cerco
di farmi coraggio, ciò che sto per fare
modificherà una parte
fondamentale della mia vita ma ormai non posso tirarmi indietro.
«Invece
quando tu mi hai sfiorato le labbra con il dito e mi hai detto quelle
parole, bé, io, ecco ho sentito qualcosa.» dico,
mordendomi il
labbro inferiore per l'agitazione.
Gordo
continua a fissarmi, in attesa di comprendere il vero significato
delle mie parole.
Lui
si è già esposto, adesso tocca a me.
Con
fare più deciso di quanto sia realmente mi avvicino a lui,
porto una
mano sulla sua guancia e lo bacio.
Appena
le nostre labbra si sfiorano lo sento sussultare per la sorpresa ma
si riprende subito, mi stringe a se e inizia a rispondere al bacio
con entusiasmo.
Le
sue labbra sono morbide e sanno di buono. Sanno come sfiorarmi e
farmi battere forte il cuore.
In
breve il casto bacetto si trasforma in qualcosa di decisamente
più
passionale ed io sento le farfalle allo stomaco.
È
questo l'effetto che dovrebbe fare baciare la persona che ami e sono
felice di essermene resa conto prima che fosse troppo tardi.
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