Ma(d)re

di LammermoorLace
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Ma(d)re
 
 
 
Amo il mare
per la sua acquea bellezza
Di madre onnipotente,
che colpisce e accarezza
 
E la graziosa forza
dell’onde che una ad una
S’infrangono a riva
in spruzzi e bianca schiuma
 
E dopo lo schiaffo,
il frantumarsi liquido
Quando dolcemente
l’acqua si ritira
 
Amo ascoltare il suono
trasparente e languido
Dell’onda che già esausta
se ne va e sospira
 
Ed amo i baci lenti
che il sole a levante
Spande sul guanciale
delle acque, e le fa bionde,
 
Tremanti da lontano
di mille rughe bianche
Che appaiono e scompaiono
sul filo delle onde.
 
 
Sole al tramonto
siamo noi sulla spiaggia
Sedute negli incavi
delle nostre leggerezze
 
Scorriamo senza fretta
con le dita la sabbia
Che il mare ha macinato
con violenza e carezze.
 
Fragilissime conchiglie
e pezzetti d’alghe
Volteggiano al braccio
dei flutti della sera;
 
Solenne il sole scende
sullo specchio in fiamme
Avvolto nei sudari
delle nuvole di seta.
 
 
Ma da un’aspra spiaggia,
distante e ignota
spira nella brezza
un canto di malinconia:
 
È il lamento di una donna
mai morta e mai vissuta
Cantata da un poeta
di fantasia.
 
Scorre la clessidra
e affondiamo in noi stesse
Anime adagiate
sul bagnasciuga
 
Come conchiglie di vetro,
ascoltiamo le promesse
Che Arianna getta al vento
ed alla schiuma…
 
Ma la marea lambisce
i nostri corpi sdraiati
E Arianna al mio fianco
è più bianca che bionda
 
E ha fredde le labbra
ai canti passati:
Ora canta il respiro
immenso dell’onda.
 
 
 
 
 
Che ne dite di farmi sapere che ne pensate? In ogni caso, grazie per il vostro tempo.
 
Lou*




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