Fandom: Final
Fantasy XIII
Pairing:
Hope/Lightning
Personaggi:
Lightning Farron, Hope Estheim, Rika Lennet ( nuovo personaggio )
Tipologia: One
Shot ( 5249 parole )
Genere: Romantico,
Introspettivo, Sentimentale
Disclaimer: Personaggi,
luoghi, nomi e tutto ciò che deriva dalla trama ufficiale da cui ho elaborato
la seguente storia, non mi appartengono ma sono di proprietà di Square-Enix che
ne detiene tutti i diritti. Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro
e, viceversa, gli elementi di mia invenzione, non esistenti in "Final
Fantasy XIII", appartengono solo a me.
20° Argomento: Tema Libero
96. Tema Libero - Imbrunire
The
Passing of Days
Capitolo
4
“ Wishes can come true.
But not if you just wait for
miracles.
Miracles are things we make for
ourselves.
Here and now.”
Labbra contro labbra. Respiri caldi, veloci,
ansimanti.
Le
dita si sfiorarono, s’intrecciarono, accarezzarono la pelle accaldata,
s’insinuarono fra i soffici capelli. Lei si ritrasse un istante, aveva
dimenticato di respirare. Lui si concesse quel momento per guardarla ed era
così bella con le guance arrossate che non resistette all’impulso di attirarla
nuovamente a sé. E la baciò, ancora e ancora, come aveva sognato in quelle
lunghissime notti di solitudine, quando si era permesso di concedersi
all’illusione di averla dimenticata. E lei rispose, si lasciò baciare. Sapeva
che se si fosse fermata i dubbi e le insicurezze avrebbero preso nuovamente il
sopravvento ed era stanca di aver paura, era stanca di vergognarsi di ciò che
provava, era stanca di temere il giudizio della gente. Le labbra di lui erano
calde, morbide, rassicuranti, il mondo sarebbe potuto finire là fuori e a lei
non sarebbe importato.
I
baci si fecero più appassionati, più voraci quasi come se lui fosse sul punto
di divorarla. Spostò le labbra da quelle di lei e, senza smettere di assaporarla,
proseguì la sua corsa lungo il collo, la sua pelle era così dolce, avrebbe
vissuto solo di lei. Brividi di piacere la invasero non appena il suo respiro
caldo la toccò, lui le scostò la camicetta e le baciò la spalla, gemiti fuoriuscirono
dalle labbra semi dischiuse della donna. Inarcò il collo per dargli più accesso
ma lui, come fosse un dispetto, tornò sulle sue labbra.
Voleva
cullarla, proteggerla, amarla per sempre.
Giocò
con la sua lingua distraendola mentre allentava i bottoni della camicia che in
un attimo finì sul tappeto dietro di loro. Lei si sorprese della rapidità con
cui lui aveva agito e sorridendo appena lo allontanò, infilò le mani sul bordo
della maglietta scura e gliela sfilò da sopra le spalle. I suoi capelli chiari
si arruffarono un poco e lei vi passò una mano sentendone la consistenza
morbida. Si guardarono per un istante lunghissimo, lui non riusciva a credere
di averla finalmente fra le braccia. L’aveva sognata così tanto, l’aveva
desiderata così a lungo, da quasi tutta una vita ed ora eccola lì a pochi
centimetri da lui, fragile e bellissima. Lei considerava quella sua fragilità
una debolezza, per lui era uno dei suoi aspetti migliori, forse proprio quello
che l’aveva fatto innamorare di lei. Le sorrise e lei si ritrovò a rispondere arrossendo
leggermente quando abbassò lo sguardo sulla sua pelle chiara. Le spalle larghe
e il fisico asciutto, non quello allenato di un soldato ma comunque tonico e
ben proporzionato, si sentiva così minuta fra le sue braccia.
Lui
le alzò il mento, posò un dito sulle sue labbra umide, le accarezzò per
sentirne la morbidezza. Si accorse che fremevano impazienti, volevano essere
baciate ancora. Con una lentezza quasi esasperante le accontentò e si chinò a
baciarla piano, gustando il suo sapore sapendo che non sarebbe più riuscito a
farne a meno. Le loro lingue danzarono all’unisono mentre a poco a poco lui
l’adagiò sul tappeto rimanendole sopra con leggerezza. I suoi capelli scivolarono
verso il basso e lei li sentì solleticarle la pelle della fronte. Le appoggiò
una mano sul ventre, poi risalì sul seno accorgendosi solo in quel momento che era
ancora costretto dalla biancheria. Spostò la mano sulla schiena per cercare di
liberarla da quell’impiccio ma in quella posizione gli risultava più difficile
del previsto. Aprì gli occhi e vide quelli azzurri di lei, sorrideva divertita ed
inarcò la schiena per aiutarlo. Lui arrossì un po’, riusciva sempre con
poco a farlo sentire come un ragazzino alle prime armi, poi accettò il suo
aiuto e in un gesto la liberò dall’indumento. Non poté trattenersi e la guardò quasi spudoratamente. Era magnifica, più di quanto avesse mai potuto immaginare, ma non aveva mai avuto
alcun dubbio su questo. Il ventre era piatto, gli addominali scolpiti ma non
troppo evidenti, i seni rotondi e perfetti. Si accorse di averla messa a
disagio, di averla guardata forse troppo a lungo, lei non riusciva a
restituirgli lo sguardo rossa per l’imbarazzo. Così la baciò di nuovo
mentre con la mano libera risaliva lungo la coscia, sul fianco, fin dentro ai
pantaloncini. La desiderava così tanto e non aveva timore di dimostrarglielo.
Improvvisamente
fu lei a prendere il comando spingendolo appena, facendolo rotolare sulla
schiena ed in un attimo gli fu sopra. Poteva sentire la sua eccitazione
attraverso il tessuto fremere per lei. Lo baciò sul collo cercando d’imprimersi
il suo sapore, il suo profumo di giovane uomo ancora legato all’adolescenza. Avrebbe
voluto dirgli tante cose ma si limitò a cercare soltanto i suoi occhi verdi,
non voleva rovinare tutto con parole inutili.
Con
pochi gesti si liberarono degli ultimi indumenti rimasti stringendosi poi l’una
contro l’altro, tacendo, ascoltando solo i loro respiri affannati. In un lampo
lei era di nuovo schiena a terra mentre il ragazzo si puntellava con i gomiti
continuando a guardarla. Le baciò nuovamente il collo, poi scese su un seno
soffermandovisi per qualche istante solleticandole la pelle rosea, la sentì
gemere e si ritrovò a sorridere felice che fosse lui a farla tremare dal
piacere. Scese ancora a baciarle l’ombelico, il ventre caldo e di nuovo come un
dispetto ritornò sulle sue labbra divertito dalla reazione vagamente delusa che
lesse nel suo sguardo velato.
Aderì
ancora di più al suo corpo nudo quando la vide sorridere timidamente, quando
capì che era pronta. Le sue dita salirono ad arruffargli i capelli argentei quando
lui scivolò piano sopra e dentro di lei, sollevandole appena il bacino con le
mani. Respiri affannati, simultanei, ritmati. Il battito dei loro cuori
all’unisono, stessa pelle, stesso desiderio l’una dell’altro. Lui si mosse con
decisione, con dolcezza, percorrendo con le labbra la pelle del viso, del collo
mentre lei lottava per non gemere troppo forte. Le unghie s’insinuarono nelle
sue spalle, graffiandole un poco.
Gambe
legate, intrecciate fino all’ultimo istante. Nomi singhiozzati appena nelle
labbra dell’altro, solo due nomi, solo loro. E quando infine il piacere arrivò
e finì se ne restarono immobili, silenziosi, stanchi. Lui le scivolò accanto e
la strinse a sé senza dire una parola, entrambi ascoltavano i loro respiri che andavano
via a via a calmarsi. Lei appoggiò il capo sul suo petto avvertendo attraverso il
corpo il battito del cuore ancora ansante, lo ascoltò fino a che non lo sentì
calmarsi. Gli accarezzò la pelle mentre lui le passava la mano fra i capelli
rosei, cullandola. E prima che lei si addormentasse riuscì a sentirlo
pronunciare due parole ben distinte, la voce bassa, dolce, leggermente roca,
una voce che era cambiata nel tempo ma che era sempre la stessa.
- Ti amo. -
*~*~*~*~*
Fu un tintinnio di stoviglie a svegliarla.
Prima di aprire gli occhi sbatté le palpebre parecchie volte poiché un
piccolissimo raggio di luce le arrivata dritto sul viso. Sospirò concentrandosi
sul rumore in lontananza cercando di ricordare dove si trovasse infine aprì gli
occhi facendo spuntare le iridi azzurre da sotto le ciglia scure. Si stiracchiò
appena poi si avvolse ancora di più nella coperta leggera nascondendo il viso a
quel fastidioso raggio di sole. Rimase immobile per qualche secondo fino a che
tutto le tornò in mente all’improvviso. Avvampò al solo ricordo della giornata
precedente, era stato tutto così surreale, possibile che se lo fosse sognato?
Scostò il tessuto per guardare la stanza in cui si trovava e non c’erano dubbi,
quella non era la sua camera. Si tirò su a sedere non sapendo cosa fare e si
accorse di essere completamente nuda ma non c’era traccia dei suoi vestiti da
nessuna parte. L’ultima cosa che ricordava era Hope che la svegliava e la
portava in quella camera per non farle prendere troppo freddo. Poi c’erano solo
le sue mani, le sue carezze, i suoi baci ancora e ancora.
Lightning
nascose il viso nella coperta come se qualcuno la stesse osservando e potesse
capire i suoi pensieri ma non c’era nessuno accanto a lei. Il rumore di
stoviglie non poteva che essere lui. Si alzò e, avvolta nella coperta, raggiunse
con passi leggeri e silenziosi la cucina. Quando lo vide il suo cuore mancò un
battito un po’ per l’imbarazzo un po’ perché non si aspettava di trovarlo a
torso nudo, era affascinante anche mentre era intento a lavare i piatti.
Avrebbe voluto toccarlo, raggiungerlo e abbracciarlo ma si trattenne, deglutì e
raschiò poco con la gola per farsi notare. Lui si voltò in fretta, la guardò e
le sorrise. Quello sguardo, se possibile, la fece arrossire ancora di più.
Accennò un gesto di saluto chinando la testa e quando la rialzò se lo ritrovò
davanti. Le scostò una ciocca dalla fronte e poi la baciò, piano, con dolcezza.
Lei rimase immobile catturata dalle sue labbra morbide, dal suo respiro caldo.
Si sentiva la testa leggera, come se fosse sotto l’effetto di qualche droga e,
in effetti, poteva lui essere diventato questo per lei?
- Buongiorno. - le disse appoggiando la
fronte contro la sua. La voce era bassa e leggermente roca e la donna pensò che
lo rendesse terribilmente attraente.
- ‘Giorno. - rispose lei con la voce più
sottile del solito.
Rimasero
a guardarsi per qualche istante, poi lui iniziò a sistemarle i capelli
arruffati. - Preferisci fare una doccia prima di colazione? -
Lei
annuì grata che le avesse dato una scusa per sottrarsi momentaneamente ai suoi
occhi. Ancora intorpidita da quella strana sensazione di benessere che provava
da quando si era svegliata, si diresse verso il bagno, i suoi vestiti erano
asciutti e piegati, pronti per essere indossati. Si guardò per un istante allo
specchio, riluttante a togliersi la coperta, come se quel gesto potesse porre
fine a quell’atmosfera. Guardò il riflesso dei suoi occhi pensando che avrebbe
colto qualche differenza dal giorno prima, ma niente, tutto in lei sembrava
essere come al solito.
Dopo
qualche istante di esitazione s’infilò nella doccia sotto il getto d’acqua
calda cercando di fare mente locale ma si sentiva totalmente confusa. Ogni
volta che pensava a loro, a cosa fosse successo, si ritrovava a sorridere
appena e non riusciva a restare totalmente lucida sulla questione.
Doveva
riflettere.
Cosa
sarebbe accaduto adesso?
Come
doveva comportarsi?
E
a Serah avrebbe dovuto dire qualcosa?
Si
lavò in fretta, si asciugò e vestì con altrettanta rapidità.
Doveva
riflettere, forse doveva parlarne con lui. Non si sentiva ancora pronta a dirlo
a tutti, non che se ne vergognasse anche se è difficile annientare i propri
nemici interiori così in fretta, solo non era pronta. Sperava che lui avrebbe
capito.
Quando
raggiunse nuovamente la cucina lo trovò sul divano del soggiorno intento a
sorseggiare del caffè mentre batteva qualcosa al computer, sembrava molto
concentrato. Lightning prese una tazza e vi versò il caffè appena fatto poi si
sedette di fronte a lui, su quel tappeto che il giorno prima li aveva accolti e
si permise di osservarlo con più attenzione del solito. Notò come la pelle
della fronte si contraesse leggermente sotto i capelli argentei quando era
assorbito nei suoi pensieri, di come i suoi occhi verdi nascondessero sfumature
azzurre, di quanto in realtà fossero lunghe le sue ciglia chiare. Le labbra si
arricciavano appena come leggermente infastidite da quello che gli occhi
vedevano, Lightning provò l’impulso di allungarsi e catturargliele con le
proprie per cercare di alleviare quel malessere dal suo volto ma riuscì
nuovamente a trattenersi. Anche se la tentazione era tanta, forse troppa mentre
fissava la mascella contratta.
Forse
in risposta ai suoi pensieri Hope alzò lo sguardo su di lei e sembrò tornare
alla magia che li aveva avvinti dal giorno precedente perché non appena
incrociò i suoi occhi cambiò completamente espressione, il viso si distese in
un sorriso.
Lei
si morse il labbro inferiore per trattenersi di nuovo.
- Scusami. - disse lui inclinando appena la
testa.
La
donna sorseggiò il caffè. - Lavoro? - replicò indicando il computer con lo
sguardo.
Lui
annuì sospirando. - Sembra che la mia assenza per un pomeriggio abbia mandato
tutti in tilt. -
Lightning
sorrise appena. Quante volte aveva sorriso quella mattina?
- Fanno affidamento su di te perché sei il
loro capo, sei molto importante. -
- Forse… - confermò guardandola fisso. -… ma
io ho altre priorità al momento. -
Lei
abbassò lo sguardo imbarazzata e non disse niente, dopo qualche istante di
silenzio il ragazzo parlò di nuovo. - Dovremmo parlare. Di quello che è
successo intendo. -
Fu
come un fulmine, la donna non si sarebbe aspettata che lui potesse essere così
diretto sulla questione. Restò in silenzio non sapendo cosa dire.
- Light, ho bisogno di sapere una cosa. -
Lo
guardò attenta e non c’era traccia di esitazione in lui.
- Sei pentita? - lo disse piano ma con
decisione, come se volesse scandire bene quelle parole. - Dimmi la verità,
voglio sapere a cosa stai pensando. -
Lei
si prese un istante per riflettere, bevve l’ultimo sorso di caffè, poi appoggiò
la tazza sul tavolo come a prendere tempo. Ma la risposta la sapeva già, non
aveva bisogno di rimuginarci ancora.
- Credevo che lo sarei stata. - rispose
decisa, poi lo guardò. - Ci ho pensato tante volte, dicendomi che non sarebbe
stato giusto, convincendomene. Ero certa che se in qualche modo fosse accaduto
poi me ne sarei pentita, che lo avrei reputato uno sbaglio. E forse lo è. -
Fissò
lo sguardo su di lui, nei suoi occhi. - Ero davvero convinta che lo sarei stata
ma… non è così. -
- Davvero, ne sei sicura? -
Lei
sorrise ancora, brevemente. - Ne sono sicura. -
Il
ragazzo sembrò distendere finalmente il volto, sollevato, dopo che lo aveva
tenuto contratto per quei secondi che gli erano parsi durare ore. Sospirò di
sollievo, le sorrise in risposta.
- Ho solo bisogno del tuo aiuto adesso e
della tua comprensione. - aggiunse però lei senza smettere di guardarlo.
Ti prego fa che capisca.
- Dimmi. - disse lui sorpreso.
Lightning
prese un profondo respiro. - Per il momento, possiamo tenere la cosa per noi? -
Negli
occhi del ragazzo passò un piccolo e veloce lampo di delusione, ma durò meno di
un istante, c’era una domanda che gli sfiorava le labbra ma lei fu più svelta a
coglierla.
- Non me ne vergogno, non si tratta di
questo. -
Hope
non capiva ma sembrava intenzionato ad ascoltarla e ad aiutarla se possibile. -
Non so nemmeno io cosa sia ma, semplicemente, non sono pronta. Non ancora. Ho
bisogno di tempo per capire cosa sia questa sensazione che mi frena. Potrebbe
solo essere paura oppure potrebbe essere che sotto sotto, in un piccolissimo
angolo dentro di me, sento che c’è ancora qualcosa di sbagliato. E non si
tratta di te ma di me, e devo capire cosa sia prima che il mondo sappia di noi.
Ti chiedo di aspettare un po’, pensi di poterlo fare? -
Lui
sospirò e invece di risponderle si alzò per andare a sedersi accanto a lei.
Allungò una mano e lei si raggomitolò fra le sue braccia, l’aveva capita. Come
poteva aver avuto dubbi che non l’avrebbe fatto? Si sentì in colpa per aver
diffidato di lui, non l’aveva mai delusa, mai in tutti quegli anni. Non avrebbe
iniziato a farlo adesso. Rimasero in silenzio ascoltando solo il rumore dei
loro respiri e il battito dei loro cuori.
Poi
al ragazzo sfuggì una piccola risatina. - Così ci hai pensato tante volte, eh? - le chiese in tono
canzonatorio sottolineando con cura la parola. Allora anche lei aveva pensato a
lui in tutti quegli anni.
Lightning
avvampò capendo le sue allusioni, nascose un po’ il viso nel suo abbraccio.
- Abbastanza.
- replicò con una punta di malizia cercando di non dare a vedere quanto fosse
imbarazzata. Lui rise e la strinse di più, poi la baciò di nuovo. Un bacio
lungo e carico di tanti significati. Quando si staccarono lui rise ancora, la
guardò e disse.
- Allora diamoci da fare. -
*~*~*~*~*
Ancora
prima di aprire gli occhi avverte la consistenza morbida e granulosa della
sabbia sotto ai piedi nudi. Le iridi azzurre si rivelano puntando lo sguardo
davanti a sé, verso la vastità dell’oceano. Ma è un mare completamente diverso
da quello che è abituata a vedere a Bodhum. Davanti a lei si estende
un’infinita distesa di sabbia bianchissima.
Oerba.
Sono tanti anni che non visita quel
luogo, la casa di due preziose amiche.
Non troppo lontano da sé si staglia
la figura di un giovane ragazzo. La guarda, immobile, sorridente. Lei allunga
la mano e inizia a correre verso di lui ma quando lo raggiunge questo si volta
e si allontana velocemente fermandosi qualche metro più avanti, poi torna a
guardarla sempre sorridente. Vuole essere seguito. E lei lo rincorre, ancora e
ancora, lui è sempre a un metro di distanza.
Poi un urlo spaventato spezza quel
silenzio surreale, Lightning si guarda intorno confusa ma non c’è nessuno oltre
a loro due. Il ragazzo la raggiunge e le prende la mano, la costringe a
camminare ancora e lei non si ribella, lo seguirebbe ovunque.
Un altro urlo squarcia il silenzio,
le orecchie le fanno male, poi un lampo e le sue mani sono sporche di sangue.
E’ sola, circondata unicamente da sabbia bianca.
E’ in quell’istante che inizia a
urlare.
*~*~*~*~*
Riuscire a vedersi non fu un problema nelle settimane seguenti,
mantenerlo segreto fu tutt’altro discorso. Per la maggior parte s’incontravano
la sera tardi, quando lui finiva di lavorare oppure in momenti rubati dai turni
d’ispezione di lei. Qualche volta era Hope a raggiungerla fino a casa, le
lanciava sassolini sulla finestra come nei vecchi film e Lightning si ritrovava
a inventare scuse su scuse del perché aveva un’improvvisa voglia di fare una
passeggiata notturna. Serah e Snow non sembravano sospettare niente, la
trovavano semplicemente più strana del solito ma erano troppo occupati dietro
alla loro quotidianità per badare a lei.
Quel
giorno Lightning si era fatta coraggio e aveva deciso di approfittare del suo
giorno libero per raggiungerlo in ufficio. Erano due giorni che non lo vedeva
e, stentava a crederlo ma soprattutto ad ammetterlo ad alta voce, quel ragazzo le
mancava terribilmente. Sapeva che l’aspettava solo per quella sera eppure non
aveva resistito ben consapevole di star agendo come una ragazzina alla sua
prima cotta. Hope aveva il potere di farle dimenticare ogni cosa, ogni dovere,
ogni responsabilità. Non appena varcò la soglia del portone d’ingresso si sentì
in imbarazzo per l’ennesima volta, quel posto non riusciva proprio a metterla a
suo agio e non se ne spiegava la ragione. Ignorò alla svelta Coco, la ragazza
della reception, e si diresse verso le scale. Aveva imparato in fretta a
muoversi per quei corridoi e lì era più facile che non incontrasse nessuno. Quando
raggiunse la porta del suo ufficio, riuscendo ad evitare con tempestività una
delle sue assistenti, esitò per qualche istante. Forse non era stata una buona
idea, magari era troppo impegnato per stare con lei. All’improvviso si sentì
molto sciocca e fu tentata di voltarsi e andarsene. Alcune voci nel corridoio
la riportarono alla realtà costringendola finalmente a bussare e, non appena
sentì la voce del ragazzo, aprì la porta ed entrò nella stanza.
Lo
vide come sempre seduto alla scrivania, una mano sulla tastiera del computer
l’altra con una penna, scrivendo su un foglio quelli che sembravano calcoli
indecifrabili. Lei non ci avrebbe mai capito niente, nemmeno se avesse studiato
per anni. Non che fosse stupida, certo, ma era l’azione il suo punto di forza.
Hope
alzò lo sguardo e si sorprese nel vederla.
- Come mai sei qui? - le chiese dopo qualche
attimo di esitazione, Lightning non era solita fare improvvisate senza un
motivo e lui non poteva fare a meno di pensare che non portasse buone notizie.
L’amava ma il non poterlo dire apertamente lo stava schiacciando.
Lei
sorrise imbarazzata mentre un lieve rossore le colorava le guance. - Ho pensato
che potevamo pranzare insieme e… avevo voglia di vederti. - disse piano
abbassando lo sguardo, era strano per lei esprimere così apertamente i suoi
sentimenti. Si sentì a disagio e si affrettò a parlare ancora. - Ma se sei
occupato non importa, posso andarmene. -
Hope
scosse la testa e si alzò per raggiungerla, le cinse la vita con un braccio
mentre le sistemava alcune ciocche dalla fronte. Era un gesto che faceva
spesso, amava accarezzarle i capelli.
Senza
dire niente si chinò a baciarla, assaporò con delicata lentezza le sue labbra
morbide e calde. La donna lo lasciò fare rispondendo con velata passione al suo
abbraccio. Spostò le mani dietro al collo, sull’attaccatura dei capelli e lo
attirò di più a sé. Non le importava più di niente, né di dove si trovasse né
che qualcuno avrebbe potuto vederli. In quel momento l’unica cosa che contava
era il suo bacio, il suo respiro, le sue carezze. Forse era davvero come una
ragazzina innamorata.
Sentì
le sue mani alzarle di poco la maglietta, le dita insinuarsi sulla sua schiena,
il contatto la fece rabbrividire mentre s’inarcava appena per dargli accesso al
suo collo. Lui in risposta scese a baciarla sulla gola e la sentì ansimare
appena con le labbra semichiuse.
Non
si erano minimamente accorti del vociare nel corridoio e quando la porta si
aprì di scattò voltarono lo sguardo in simultanea, immobili.
- Sono certa che… - Rika si zittì
immediatamente nel vederli, il sorriso abbandonò il suo volto lasciandole solo
un’espressione sgomenta. Sbatté le palpebre un paio di volte poi fece per
richiudere la porta. I due non riuscivano a staccarle gli occhi di dosso,
sconvolti.
- No… - iniziò a dire la ragazza rivolta ad
alcune persone poco dietro la porta. -… devo essermi sbagliata. Forse è già
andato a pranzo, possiamo raggiungerlo al piano di sotto. -
Detto
questo chiuse definitivamente la porta, qualcuno le rispose ma qualsiasi cosa
avesse detto era ormai incomprensibile, il vociare si allontanò lentamente e
solo allora Lightning riprese a respirare. Hope deglutì e la guardò. Sorrise
appena, imbarazzato.
- Credo che abbiamo un grosso debito nei
confronti di quella ragazza. -
*~*~*~*~*
Lightning bevve un lungo sorso di vino prima di tornare a rivolgere lo
sguardo sulla sorella. Si sentiva ancora come una mamma il cui unico dovere
fosse quello di proteggere la figlia, solo che Serah non era una bambina né tantomeno
era sua. Durante quel lungo viaggio aveva imparato a conoscere meglio Snow,
aveva capito che nonostante l’apparenza fosse quella di un bamboccione, se c’era
da combattere e proteggere chi amava era il primo della fila. Però c’era ancora
qualcosa che non le piaceva e l’idea che adesso era infine diventato davvero
parte della famiglia la irritava. Ma adesso erano ufficialmente sposati e lei
non avrebbe più potuto fare niente.
Si chiese che cosa avesse spinto
Serah ad amare un uomo tanto ingenuo, tanto immaturo e dopo svariate
riflessioni - e qualche sorso più tardi - giunse alla conclusione che non
doveva esserci un unico motivo. L’amore veniva così, all’improvviso, per la
persona più inaspettata. Era fortunata, si diceva, a non provare quel
sentimento per nessuno. Non le interessava e non aveva il tempo nemmeno per
pensarci.
Hope le si avvicinò cauto notando gli
sguardi di fuoco che stava lanciando ai neo sposi, sorrise e le porse un
salatino. Lo sguardo della donna si ammorbidì nel vederlo ed accettò di buon
grado il dono dicendosi che stava bevendo un po’ troppo per quella sera.
- Non sei ancora convinta, vero? -
Lightning arricciò appena le labbra e
tornò a guardare nuovamente il suo nuovo parente. - Non è che Snow non vada
bene… - disse senza farsi sentire troppo.
- Ma? -
Esitò. - Ma… non mi piace il modo in
cui Serah si comporta. Insomma, guardala, è così sciocca. -
Il ragazzino sollevò un sopracciglio.
- Bè è innamorata. -
- Già, fortunatamente so che a me non accadrà mai. -
- E perché? - chiese lui sorpreso da quell’ostilità nella voce della
donna. - Non devi più occuparti di Serah, non come prima. Puoi farle da sorella
adesso, puoi pensare a te stessa. Sei libera di farlo se vuoi. -
Lei non rispose, non sapeva cosa dire.
Effettivamente Hope aveva ragione, non doveva più fare da madre a Serah, se avesse voluto. Ma sapeva che non lo avrebbe fatto.
- E ridurmi in quello stato confusionale? No grazie, non sono
interessata. -
Hope rise appena divertito da quella
sua decisione. - Chissà, staremo a vedere. -
*~*~*~*~*
Più i giorni passavano più Lightning iniziava
a sentirsi inquieta. Provava un enorme senso di colpa verso la sorella che
l’aveva sempre sostenuta, tenerla all’oscuro la stava tormentando. Non le
sembrava giusto ma allo stesso tempo nemmeno l’idea che tutti venissero a
conoscenza del suo segreto le piaceva. Si sentiva confusa e nervosa al solo
pensiero. E se avessero riso di lei? Si diceva che non doveva preoccuparsene,
che se era felice andava bene comunque, eppure quel piccolo sassolino non ne
voleva proprio sapere di andar via. E lei era felice quando era con Hope,
sapeva di esserlo perché ogni cosa a parte lui perdeva d’importanza. Questa
cosa l’appagava e la spaventava al tempo stesso. Se si fosse distratta al
lavoro - spesso si ritrovava immersa nei suoi pensieri persa a fantasticare -
qualcuno avrebbe potuto pagarne le conseguenze. Era quello il suo più grande
timore.
Cercò
di calmarsi, ogni volta che pensava a quella possibilità il suo cuore accelerava
come impazzito. Espirò e poi bevve un sorso dalla tazza fumante colma di un infuso
alle spezie che si era fatta preparare nel bar in cui si trovava. Era
relativamente vicina all’abitazione di Hope e stava aspettando che arrivasse l’ora
di cena, momento in cui lui sarebbe rientrato dal lavoro.
Tolto
quel piccolo incidente a pranzo la giornata era filata liscia, per non correre
altri rischi era sgusciata via dal suo ufficio dopo una decina di minuti, e poi
aveva passato il resto della giornata lungo le vie della città.
Il
sole era tramontato da poco, il cielo si stava scurendo e Lightning pensò che
quello era il momento della giornata che preferiva in assoluto.
Una
ragazza le passò davanti in fretta, poi si voltò e dopo averla guardata le
sorrise. Lightning si sorprese nel vederla e quando questa entrò nel bar non
riuscì a trattenere uno sguardo sgomento. Voleva forse urlarle quanto la
odiasse o qualcosa del genere?
Dopo
l’episodio in ufficio aveva ancor meno voglia di vederla, il essere così
perfetta e dolce la rendeva nervosa, forse se avessero iniziato a
schiaffeggiarsi avrebbe perlomeno apprezzato la sua motivazione. Rika ordinò un
caffè e si sedette al suo tavolo, sempre carina, sempre sorridente.
Dopo
un piccolo cenno di saluto le due rimasero in silenzio non sapendo come
relazionarsi, da una parte c’era Lightning che si sentiva in imbarazzo dall’altra
Rika che con il suo modo di fare cercava sempre di piacere a tutti.
- Perché sei qui? -
La
più giovane la guardò confusa. - Ti ho vista e ho pensato di salutarti. -
- Ma dovresti odiarmi, non dovresti voler
parlare con me… -
Lightning
non capiva, che la sua fosse una finta?
- E perché dovrei? Sono una ragazza
abbastanza furba da capire che non ci guadagnerei niente ad essere tua nemica.
-
Rika
iniziò a ridere divertita poi la guardò. - Vorrei provare ad esserti amica, se
a te va naturalmente. Sento che potremmo andare d’accordo. -
La
donna le restituì lo sguardo appoggiando la sua tazza bollente. - Non è
qualcosa che mi dicono spesso. -
- Non hai amiche? -
- Solo mia sorella. -
Rika
sembrò sinceramente dispiaciuta. - E confidi a lei tutte le tue preoccupazioni,
o i tuoi dubbi e le paure? -
La
donna scosse la testa. - No, solitamente tengo tutto per me. -
Per
un istante Rika non disse niente mentre Lightning si limitava ad osservare
passiva fuori dalla finestra. - Bè, lo so che forse è un po’ prematuro ma se
vuoi puoi parlarne con me. Cosa c’è che ti preoccupa? -
La
più grande la guardò di nuovo sorpresa. - Perché credi che mi preoccupi
qualcosa? -
- E’ vero, non ti conosco molto, ma sembri turbata.
Ha a che fare con Hope? State insieme vero? Perché non avete detto nulla? -
Com’era
possibile che una sconosciuta avesse capito perfettamente il suo stato d’animo?
Forse non era più capace di nascondere quello che provava, forse anche Serah se
n’era accorta.
- Se non vuoi dirmelo va bene, non
preoccuparti. -
Lightning
si lasciò sfuggire un sospiro. - Non lo so, temo solo di non essere ancora
pronta per dirlo a tutti. -
Rika
si sorprese della facilità con cui la donna le aveva parlato. - Non sei sicura?
-
- Non si tratta di questo… -
Si
zittì non sapendo come continuare. Era assurdo persino per lei il solo pensiero
che un brutto sogno la impensierisse in quel modo, anche se era lo stesso da
giorni.
- Perché non ne parli con lui? - esordì la più
giovane ma l’altra scosse la testa decisa.
- Non
posso farlo preoccupare. -
Fu
allora che Rika si spazientì, appoggiò forte la mano sul tavolo quasi
spaventandola. - Ti rendi conto che lui non è tuo fratello, non è vero? Non ha
bisogno della tua protezione, non è un fratellino che ha bisogno d’aiuto. Se c’è
un problema tu glielo devi dire, è così che si fa in una coppia, ci si confida
i propri problemi, le proprie paure. -
Per
Lightning fu quasi una folgorazione, quella ragazza aveva ragione, aveva capito
perfettamente il problema. Lei continuava a pensare ad Hope come un fratellino,
era per questo che continuava a sembrarle sbagliato. Ma non era suo fratello,
non lo era mai stato. Si alzò in piedi e Rika temette di ricevere uno schiaffo
per essere stata troppo diretta.
Ma
Lightning le sorrise. - Hai ragione, grazie! -
La
ragazza la guardò sorpresa poi le sorrise in risposta. - Forza, vai da lui
adesso. -
E
la donna non se lo fece ripetere, fece un profondo inchino e uscì dal bar
diretta verso l’appartamento di Hope. Sorrideva e si sentiva come se fosse
riuscita finalmente a togliersi quel sassolino che non le dava pace. Forse l’incubo
non sarebbe più arrivato.
Forse
aveva infine trovato un’amica in quella ragazza.
Ci
sperava.
*~*~*~*~*
Ancora sabbia sotto ai piedi, ancora un’infinita distesa perlacea.
Ancora Hope che le chiede con lo
sguardo di seguirla e allunga la mano verso la sua, gliela stringe e lei riesce
ad avvertirne il calore e la morbidezza. Iniziano a correre insieme, mano nella
mano, sembra quasi stiano giocando a un gioco di cui solo lui conosce le
regole.
Poi una voce acuta irrompe nel
silenzio, lei si volta confusa, cerca di capire a chi appartenga quella voce
familiare.
Hope le afferra il meno e la bacia e
lei si abbandona alle sue braccia. Poi nuovamente un urlo, e un altro ancora,
lei apre gli occhi e Hope la sta guardando fissa. E’ spaventato, è confuso.
Lightning abbassa lo sguardo e scopre
con orrore una ferita all’altezza dello stomaco, le mani rosse di sangue.
Una vocina urla e la chiama per nome
e lei è sconvolta, non sa cosa fare. Vorrebbe chiamare aiuto ma non c’è
nessuno. Hope si accascia al suolo tingendo la sabbia di uno scuro color
carminio, la guarda e sembra volerle dire qualcosa. Poi la voce la chiama
nuovamente ed è in quel momento che la riconosce.
- Claire! -
Note Autrice: Lo so, sono in un tremendo ritardo!
Mi
ero ripromessa di aggiornare più velocemente ma proprio non ci sono riuscita.
Domani inizio a lavorare e fino a gennaio non avrò nemmeno il tempo per
respirare, così in questi due giorni mi sono messa d’impegno e nonostante il
raffreddore e il pc che non ne voleva sapere di collaborare, CI SONO RIUSCITA!
Mi
merito un biscotto!!!
Detto
questo, aiuto.
Voi
non avete idea di quanto io mi stia vergognando in questo momento… insomma siate
clementi se la scena ehm, QUELLA non è delle migliori. E’ una delle prime che
provo a scrivere, e la prima che pubblico! >///<
Avrei
voluto addentrarmi di più ma non volevo alzare il rating solo per quella perciò
sono stata molto contenuta… insomma spero almeno sia leggibile ç___ç
Per
la verità questo è un capitolo aggiunto, inizialmente tutto ciò che avete letto
non doveva esserci, poi pensandoci mi sono resa conto che le cose così non
avevano senso, che mancava qualcosa. Così ho aggiunto un capitolo prendendo uno
dei prompt a tema libero. Spero vi sia piaciuto!
E
niente, vi saluto ma non vi prometto che riuscirò ad aggiornare entro la fine
dell’anno ( il capitolo 5 è già mezzo pronto ma con i miei tempi non garantisco
più niente )
Se vi
va, come sempre, di lasciarmi un commentino anche solo per farmi sapere che
apprezzate questa storia, mi farebbe tanto piacere. Il mio livello d’insicurezza
è ai massimi storici!
A
presto!!
Selhin
<3
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