Non poteva andare tutto bene, per una volta? Il
piano era semplice e non violento: modificare gli altoparlanti del
centro commerciale per emanare un'onda ultrasonica in grado di
assoggettare lentamente le persone al suo interno e farli sottoscrivere
ad un servizio inesistente tramite il quale avrebbero donato loro tutto
ciò che possedevano – niente di sospetto, nessun
morto, nessun ferito, nessuna violenza, solo centinaia di milioni di
yen che sarebbero fluiti nelle tasche dei Black Saints. Bruscolini,
certo, ma era pur sempre il compito che le aveva affidato il Consiglio,
e lo avrebbe portato a termine.
Ma se la situazione era questa, perché
lei e la sua squadra di Corallo stavano, per l'ennesima volta,
combattendo contro i membri della Excaforce?
Queen Cobra sospirò, o almeno le sarebbe
piaciuto averne tempo, impegnata com'era a schivare i colpi di lancia
di ExcaBlue. La lama le passò ad un centimetro dalla testa,
sfiorandole il capo ma strappandole via l'hoodie che stava usando per
nascondere il proprio volto. L'elmetto che la proteggeva venne
così allo scoperto, quel casco color verde smeraldo
rassomigliante al serpente che le dava il nome, che le permetteva di
vedersi attorno nonostante i suoi occhi ne fossero incapaci e che
copriva interamente la sua testa, lasciando scoperte soltanto il mento
ed un paio di labbra scarlatte.
-Questa volta sei nostra, Queen Snake!- le
intimò il suo avversario dalla tuta blu, la voce attutita
dall'elmetto, scattando all'indietro e portandosi a distanza ideale per
la sua naginata.
-Queen Cobra.- replicò, strappandosi di
dosso il resto dei vestiti rivelando un body dello stesso colore del
suo elmo coperto da una leggera armatura in cuoio, guanti artigliati,
leggings squamati, stivali sopra il ginocchio -Continui a chiamarmi
così solo per farmi arrabbiare, vero Blue?-
-Dopotutto siamo tra vecchi nemici, no? E poi
sinceramente non credo che si ricordi il tuo nome, sai
com'è, è un po' distratto. - ribatté
un'altra figura maschile dalla tuta rossa, entrando nel suo campo
visivo impugnando una spada in posizione di guardia.
ExcaRed ed ExcaBlue... davvero, da quanto li
conosceva? Erano nemici da anni, conosceva a memoria le loro strategie,
le loro tattiche e le loro armi, ma nonostante avesse cercato con tutti
i suoi mezzi di scoprire le loro vere identità si era sempre
trovata davanti ad un muro.
Fece per rispondere, ma fu aggredita dalla
sensazione che mancasse qualcosa. Alzò istintivamente la
mano sinistra e afferrò l'avambraccio di ExcaYellow, che
come al solito la attaccava alle spalle cercando di infilarle un sai
nel collo, e con un movimento deciso la sbatté contro lo
scaffale dei latticini.
Mentre la vedeva alzarsi in preda al panico e
disporsi tra i suoi due compagni in una formazione a triangolo, se lo
confermò: conosceva davvero i suoi avversari a memoria.
Ma la sensazione di incompletezza
continuò... fino a che non sentì qualcosa
strisciarle addosso su per la gamba e disporsi sulle sue spalle.
Non dovette neanche girarsi a controllare che fosse
Agni, il suo fedele cobra da compagnia - quel serpente era per lei come
un altro paio di occhi. Letteralmente, a dire la verità - ma
preferiva che nessuno dei suoi nemici sapesse di questa sua
capacità, per evitare di giocarsi un vantaggio in
combattimento.
Il suo alleato era seguito dalla sua squadra di
supporto, un gruppo di quattro persone, due giovani uomini e due
ragazze, anch'essi dal volto coperto, vestiti con una tuta monopezzo di
colore rosso e da un'armatura simile alla sua, anche loro pronti al
combattimento impugnando dei fucili d'assalto. I suoi Serpenti Corallo,
l'esercito personale che la seguiva in ogni sua sortita.
Queen Cobra accarezzò la testa del suo
serpente, e finalmente parlò, con una voce più
onesta del solito.
-Dobbiamo proprio farlo? Tanto finirà
come sempre, Blue e Yellow riempiranno di botte i miei sottoposti
mentre Red mi tiene impegnata, e...-
-I tuoi Serpenti Corallo?- la
aggredì la ragazza dietro l'elmo di ExcaYellow, anche lei
con una voce attutita.-Lo sai quanto noi che sono persone prive di
volontà a cui hai lavato il cervello!-
-E preferirei che la cosa rimanesse tale.-
replicò, con voce seccata.-Avete idea di quanto ci voglia a
trovare qualcuno da ipnotizzare? Tu nei sai qualcosa, vero, Aika?
Il ghigno di Queen Cobra era talmente affilato che,
nel centro commerciale ormai deserto, era quasi possibile sentirlo
tagliare l'aria. I suoi avversari, per niente intimiditi, mantenevano
la postura di combattimento, mentre i Corallo si disponevano in
formazione attorno alla loro leader.
-Sapete che vi dico? Me ne vado e basta, tanto mi
avete impedito di mettere in atto il mio piano nefasto e, se devo dire
la verità, mi avete fatto passare la voglia. Grazie mille,
davvero. Gradirei se per una volta mi permetteste di risparmiare le
perdite. Ma se proprio devo...-
Come ogni singola volta che si incontravano,
Yellow, sentendosi presa in causa, si lanciò all'assalto
prima degli altri. Ah, Aika. Era l'unico membro della Excaforce di cui
sapesse qualcosa - non se la ricordava solo per nome e cognome, ma
principalmente perché aveva militato tra i suoi Corallo. Una
ragazza debole e priva di un minimo di forza di volontà, ma
che per qualche motivo combatteva con l'impeto di un leone. Non si era
nemmeno liberata per conto suo, la pusillanime - era stata salvata dai
suoi ora compagni e si era unita a loro per vendetta contro la sua
organizzazione, i Black Saints- e, di conseguenza, contro di lei. O
almeno così riteneva – dopotutto,
perché avrebbe dovuto continuare a battersi?
Blue fu secondo a ingaggiare, proteggendosi in modo
abbastanza scenico dai proiettili dei Corallo usando la naginata, e
Red, per ultimo, si lanciò proprio contro di lei brandendo
la spada.
Queen Cobra stavolta trovò il tempo di
lanciarsi in un sospiro, prima di deviare il fendente con l'armatura
sul dorso della mano destra e di controbattere con un axe kick dal
basso. Non ci mise alcuna forza, sembrava quasi un movimento di danza,
eppure era perfettamente conscia della sua letalità:
d'altronde, seppure gli R-Suit indossati dai suoi avversari gli
permettessero di affrontarla ad armi pari, il loro misero cervello da
umano non riusciva a seguire i movimenti di chi come lei era
chiaramente superiore dal punto di vista evolutivo. Infatti, come da
previsione, il colpo trovò il suo obiettivo: Red
subì il colpo al mento, e sebbene il casco lo avesse
protetto dall'impatto impedendo alcun tipo di concussione, si
ritrovò scagliato in aria. Ma non si fece trovare
impreparato: eseguì una perfetta giravolta e
atterrò a poca distanza da lei.
-Il solito esibizionista.- ebbe il tempo di
rivolgergli, prima che lui chiudesse di nuovo la distanza con una breve
carica.
Si, sembrava davvero una coreografia pianificata in
anticipo: lei ed il suo avversario conoscevano le mosse l'uno
dell'altra, caricandosi e respingendosi con fare quasi ipnotico. Quanto
avrebbe voluto che per una volta le cose andassero in modo diverso, sul
serio.
Forse l'universo quella volta ascoltò la
sua preghiera silenziosa, ma molto più probabilmente era
solo un caso che in quell'istante si scatenasse quello che sembrava il
terremoto più violento che il Giappone avesse visto negli
ultimo 50 anni. Già, solo una coincidenza, come il fatto che
il pavimento del centro commerciale crollasse portando nel sottosuolo
metà supermercato, insieme a lei e ad ExcaRed, tagliandoli
completamente da alleati e nemici.
Nel mezzo del polverone avrebbe voluto urlargli
contro un bel grido di sfida, come un "finalmente soli!", ma quando la
polvere si diradò e si voltò a guardarlo nella
penombra, tramite il visore notturno, lui era già sepolto
dai detriti, lasciando in vista soltanto la testa, semi coperta da un
elmo spaccato, ed il braccio che impugnava la spada.
Fu colta alla sprovvista da diverse emozioni
contrastanti che la bloccarono lì a guardare il suo
avversario inerme per lunghissimi momenti. Si, da un lato era contenta
che qualcosa avesse rotto la monotonia del combattimento e che il suo
avversario fosse in difficoltà e completamente alla sua
mercé. Anni e anni di umiliazioni e di pazienza avevano
finalmente dato i suoi frutti, mettendola in una posizione dove poteva
prendersela comoda e torturare il suo nemico più fastidioso
a suo piacimento, al punto che la morte sarebbe sembrata solo un
piacevole contrattempo. Era il suo momento.
D'altro canto, lasciare che fosse il caso a
decidere l'esito di un duello durato cinque anni sarebbe stato
decisamente deludente, e non ne avrebbe tratto alcun elogio.
Ma l'ultimo pensiero che ebbe prima di cedere al
panico fu che, seppure provasse un piacere quasi sessuale nel torturare
avversari inermi, l'idea di fare lo stesso con Red, dopo tutto
ciò che avevano passato insieme, non l'avrebbe soddisfatta.
Durò solo un attimo, ma non riconobbe che era un tentativo
di razionalizzare qualcosa di irrazionale.
Si avvicinò rapidamente e lo
afferrò per la mano ormai disarmata, cercando di tirarlo via
da sotto le macerie. Il membro di Excalibur, confuso ed in preda al
dolore ma ancora cosciente, accolse la presunta gentilezza nell'unico
modo plausibile.
-Ma che... diavolo?-
-Che diavolo un corno!- replicò Queen
Cobra, con tono disperato, mentre addirittura il suo serpente si
stringeva attorno al braccio di lui nel tentativo di aiutarlo -Ho
promesso di catturarti e di portarti davanti al Consiglio, e lo
farò, costi quel che costi!-
Il silenzio che cadde, interrotto soltanto da
frammenti che toccavano il suolo e dal crepitio delle luci del
supermercato che si accendevano e spegnevano ad intermittenza, era
così denso da tagliarsi con un coltello. Né i
suoi occhi ciechi, né quelli del suo elmetto, né
tantomeno quelli di Agni colsero il sorrisetto soddisfatto del suo
avversario.
Vecchi amici, non proprio. Vecchi nemici, quello si.
-Non ti sforzare- le disse, infine, con una voce
flebile.-Sembra proprio che alla fine sia il destino ad aver deciso per
noi. Non ci uccideremo a vicenda.-
L'unico risultato fu quello che la donna
cominciò a tirare più forte, afferrandolo con
impeto tale da quasi strappare l'R-Suit, lanciando un urlo di
frustrazione, per poi lasciarlo andare e sbattere i pugni sul terreno
provocando dei segni visibili.
-Mi rifiuto!- urlò, colpendo il mucchio
di macerie e facendo volar via qualche detrito -tutti questi sforzi,
tutte queste battaglie non sono servite a niente se ad ucciderti
è uno stupido sasso!-
-Hey, Cobra. Queen Cobra.- le si rivolse di nuovo,
ormai solo un sussurro.-Dicono... Che sei brava con le visioni e le
illusioni. Io...mi dovevo sposare, a breve, ma sembra proprio che non
ci arriverò. Potresti...-
Lei lo guardò, interessata, e
percepì le sue intenzioni. Si avvicinò a lui e
gli alzò la testa, permettendogli di scambiare lo sguardo
con lei. La visiera dell'elmo di Queen Cobra scattò,
rivelando un volto su cui troneggiavano due occhi contornati di lacrime
che già emanavano una debole luminescenza rossa.
-.... va bene. Esaudirò il tuo ultimo
desiderio, ExcaRed.- disse -In onore della nostra rivalità.
Ma solo perché sei tu a chiederlo.-
Sarebbe stata l'occasione perfetta per riempire la
sua mente di illusioni orribili, ma anche se era un mostro, provava
verso quell'umano un senso di familiarità che glielo avrebbe
reso difficile. Lo ipnotizzò, prese il controllo della sua
psiche, e cercò di fargli vivere le migliori nozze che
avrebbe mai potuto desiderare, il tutto nell'arco di pochi secondi. Ma
dopo nemmeno un attimo, il suo mondo si spense, e si ritrovò
a terra priva di conoscenza.
"Il processo di trasformazione sta per
avere inizio. Attivazione unità Agni avviata, Iniezione del
fluido di modifica cellulare in 10...9..."
Queen Cobra riaprì gli occhi, trovandosi
incapace di vedere. Cercò di alzarsi, scoprendosi impacciata
e bloccata: era chiaro che qualcosa le stesse trattenendo il braccio
destro. Che fosse rimasta anche lei vittima di una frana? Fu colta dal
panico per qualche attimo, ma subito dopo le immagini dagli occhi di
Agni le inondarono la mente, chiarendo la situazione. Era distesa per
terra, qualcuno le stava immobilizzando il braccio con una
fasciatura... e l'elmo le era stato tolto di testa e appoggiato al suo
fianco.
L'insicurezza e l'esitazione svanirono, sostituiti
da un flusso di adrenalina che la fece scattare a sedere e raccogliere
il proprio casco in un unico, fluido movimento.
-Eh?- osservò una voce maschile al suo
fianco, chiaramente sorpresa, mentre lei indossava l'elmetto, trovando
la cosa stranamente difficile. Le immagini proiettate dai sensori
ottici le fluirono nel cervello, permettendole di nuovo di guardarsi
attorno, e, rassicurata, si girò verso il suo interlocutore,
cercando di afferrarlo con la mano destra.
-Non ti permettere più di mettermi le
mani addosso, miserabile umano!-
La sua voce minacciosa e lo sguardo arrabbiato
coperto dalla visiera erano accompagnati dal suo avambraccio, non
più coperto dai guanti in armatura, che si piegava come non
doveva piegarsi, penzolando privo di alcun sostegno a metà
tra il gomito e il polso.
Non fece nemmeno in tempo a scrutare il volto
presumibilmente terrorizzato del giovanotto davanti a sé,
presa com'era da quel dettaglio medico fuori posto.
-...oh.-
-Ti stavo steccando il braccio.- chiarì
la voce che non conosceva. -L'armatura che avevi sul braccio era
spaccata, quindi ti ho tolto il guanto per vedere se era tutto a
posto...-
Lasciò penzolare la sua mano ancora
qualche istante, più per lo stupore che per altro. Non
provava alcun dolore, segno che il sistema di supporto vitale della sua
tuta aveva fatto in tempo ad iniettarle gli antidolorifici. Anche se la
frattura era scomposta, le nanomacchine all'interno del suo corpo
l'avrebbero comunque sistemata, rimettendola in sesto nel giro di
qualche giorno, a patto che tenesse il braccio fermo.
Afferrò il polso destro con la mano sinistra e
raddrizzò l'arto, approfittandone per passare qualche
istante a guardarsi attorno. Era ancora all'interno del supermercato,
ma il suo senso dell'equilibrio, complice delle dozzine di articoli
caduti dagli scaffali, le faceva capire che il terreno era inclinato. I
muri ed il soffitto erano molto danneggiati, ma nel locale c'era ancora
corrente. Tornò ad osservarsi: le erano stati tolti stivali
e parastinchi dalla gamba destra, che ora era grossolanamente
immobilizzata con un paio di stecche da tenda e della garza molto
stretta. Volse infine lo sguardo al ragazzo al suo fianco: sembrava
essere alle porte dei trent'anni ed era vestito nel modo più
generico possibile, così come il più generico
possibile era il suo volto - o forse, un blocco mentale non le faceva
dare alcuna importanza alla faccia di un patetico umano - quindi decise
di cercare altri dettagli: indossava un cappello con la visiera a
coprirgli i capelli e aveva gli occhi scuri e gli zigomi pronunciati,
come il 90% degli abitanti del Giappone. Riusciva ad intravedere sulle
sue spalle le cinghie di uno zaino.
No, non era un qualche tipo di blocco mentale - era
la persona più generica che avesse mai visto. Due labbra
generiche si aprirono, mentre due mani generiche si avvicinarono al suo
gomito.
-Posso? Mi fa male il braccio solo a guardarti.-
Queen Cobra sbuffò, avvicinò
l'arto rotto al suo interlocutore, e ringhiò:
-Hai fatto un grosso errore a togliermi l'elmo. Ti
direi di non farlo mai più, ma stai sicuro che quando mi
sarò ripresa ti ucciderò comunque, elmo o non
elmo.-
Calò il silenzio mentre lui, calmo come
il mare di Agosto, proseguiva nella fasciatura. Quel suo sangue freddo
la lasciò perplessa.
-Non dovresti... Che ne so, implorare
pietà, chiedere che ti risparmi la vita, qualcosa del
genere?-
Il giovane ridacchiò sommessamente.
Queen Cobra non lo trovò divertente.
-Mettiamo che tu mi uccida: rimarresti isolata qui
sotto senza alcun tipo di compagnia per non so quanto tempo. Non ho
idea di chi tu sia, ma credo che la solitudine dia fastidio anche a te.-
-Stai zitto e stringi quella fasciatura.- gli
ordinò imbronciata, prima di rendersi conto
dell'assurdità della situazione.
Rimase qualche istante ferma a pensare cosa dire,
mentre il giovane continuava ad assicurare la benda attorno al suo
braccio. Non era mai stata da sola con un essere umano così
a lungo, tantomeno con uno che era lì di sua
volontà: il suo primo istinto era quello di saltargli
addosso e strappargli la gola con la mano sana, ma in fondo quello che
aveva detto aveva senso, e starsene da sola sarebbe stata una noia
mortale. Il suo secondo istinto era quello di dominare la sua mente e
farlo suo schiavo, ma poi si sarebbe trovata comunque senza nessuno con
cui fare conversazione.
-Ecco fatto. E' stata una fortuna che sia crollato
anche il reparto pronto soccorso, o non avrei avuto niente con cui
medicarti- ruppe lui il silenzio.
Le bende tenevano strette altri pali da tenda, che
di rimando bloccavano il suo avambraccio fino al polso. Aggiunse
mentalmente che era stata una fortuna che, oltre al reparto farmacia,
fosse anche crollato quello per il campeggio.
Finalmente trovò qualcosa da dire.
-Io sono un membro di alto rango dei Black Saints,
un'organizzazione che mira al controllo globale. Tu sei un essere
umano, la mia preda naturale... e mi stai aiutando. Perché?-
-Perché no?- ribatté lui,
alzandosi. -Siamo tutti e due bloccati qui sotto, non vedo
perché dovrei lasciarti per terra a rantolare.-
L'assurdità dell'affermazione la
colpì. Lo fissò attraverso la visiera con uno
sguardo incredulo ed espresse il suo disappunto.
-Ma sei un cretino? Hai idea di chi hai davanti!?
Io sono Queen Cobra, luogotenente dei Black Saints, flagello
dell'umanità, e di conseguenza tua nemica!-
Adorava presentarsi in quel modo: la faceva sentire
importante. Di conseguenza, si trovò abbastanza avvilita
quando il giovanotto ridacchiò e ribatté:
-Mia nemica? Di sicuro non personalmente, non mi
hai fatto niente. E poi non avrei mai potuto lasciare una
così bella ragazza senza alcuna cura..-
Occhiolino. Ringhio di rimando. La donna serpente
guardò di nuovo le sue ferite: le sarebbe bastato stare a
riposo per qualche ora e sarebbe guarita completamente, quindi avrebbe
potuto liberarsi di questo sciocco prima che Red venisse a...
Le balenò un'idea in mente: era chiaro!
Si alzò in piedi a fatica, tra le obiezioni del suo
infermiere, e gli inveì contro.
-Era tutto un tuo piano, vero, ExcaRed? Avete
sacrificato un intero edificio e rischiato le vostre vite per
intrappolarmi qui? -
Gli si gettò contro (per quanto una
donna di media statura con due arti rotti possa farlo) e lo
afferrò per la collottola con il braccio buono, spingendolo
contro uno scaffale ormai vuoto, scalfendogli la pelle con le affilate
unghie color carminio della mano sinistra. Il cobra le
scivolò addosso fino a raggiungere le sue spalle e ad
affiancarsi alla sua testa in uno sguardo colmo d'odio, il tutto mentre
aggrediva verbalmente il ragazzo:
-Siamo vecchi nemici, no? Beh, allora dovresti
saperlo: io odio essere presa in giro!-
Ci fu un attimo di esitazione negli occhi del
giovane, poi un lampo di insicurezza mentre si rendeva conto delle
circostanze. Una domanda strozzata pose fine all'alterco:
-R-Red? Vuoi dire quel tipo col casco? Quando ti ho
trovata era già m-morto...-
L'impeto di rabbia che la invadeva fece arrivare
quelle parole alle sue orecchie in ritardo, ma quando lo fecero Queen
Cobra si trattenne dallo sventrargli la gola e mosse le labbra in modo
quasi impercettibile, mentre chiedeva chiarimenti:
-...cosa stai dicendo?.-
-Ti..ho...- lei allentò la presa,
permettendogli di parlare normalmente- ti ho trovato davanti a lui che
gli tenevi la testa, ti sono caduti dei pezzi di intonaco addosso e hai
perso conoscenza... Ti ho messa al sicuro ma quando sono tornato per
provare a liberarlo, lui...-
Rabbia. Shock. Tristezza. Qualsiasi cosa fosse, le
intimò di lasciare il ragazzo e di mettersi a zoppicare per
il supermercato ormai diagonale, alla ricerca del suo acerrimo rivale,
raggiungendo dopo pochi secondi un corpo privo di vita con ancora
indosso un casco spaccato di colore rosso.
No. Non così.
Avrebbe voluto inginocchiarsi, forse per
disperazione, forse per prendergli il polso, ma la gamba steccata
glielo impediva. Si limitò a fissare il corpo con tutti i
suoi occhi, quel poco di volto visibile contratto in una smorfia di
impotenza.
-Razza di bastardo...- iniziò a
mormorare, raggiunta a metà monologo dal suo nuovo
accompagnatore -Anche da morto mi schernisci, eh!? Non ti bastava
ridicolizzarmi davanti a tutti i miei compagni e i miei fratelli,
adesso...-
Cercò qualcosa da tirare contro al corpo
di Red, ma non trovò niente. Addirittura cercò di
afferrare la frusta che teneva alla cintola, arma che non usava mai,
senza trovarla: probabilmente era andata persa nel crollo.
Priva di qualcosa per sfogare la rabbia, strinse
talmente tanto le proprie dita che le nocche della mano scoperta
iniziarono a farsi bianche. Ormai al limite, inveì rivolta
al soldato che giaceva privo di vita davanti a lei.
-Persino questo mi hai tolto!? Possibile che non lo
hai capito!? Io ti ritenevo alla pari, morire contro di te sarebbe
stata l'unica morte che io avrei accettato!! E questo... questo mi
dimostra che a te non importava!-
Ansimò per qualche istante, poi si
lasciò andare in un urlo terrificante, afferrò
l'unica cosa a sua disposizione e la lanciò verso Red,
aspettandosi chissà che reazione. Qualche attimo dopo,
ritrovatasi quasi completamente cieca, si rese conto che lanciargli il
proprio elmo forse non era stata un'idea azzeccata ed intimò
all'unica persona ancora in vita con lei in quella stanza di aiutarla:
-Raccoglimi l'elmetto. Senza non ci vedo.-
Poi aggiunse a denti stretti, intuendo l'esitazione
del ragazzo:
-Per favore.-
Il giovane dai tratti comuni, dopo un attimo di
insicurezza, si fece avanti, prese da terra l'elmo a forma di cobra che
era stato scagliato sul cadavere di Red e lo porse alla donna. Attratto
forse dai lunghi capelli castano e dai lineamenti dolci, forse
lasciò cadere lo sguardo sul volto di lei per troppo tempo.
-Dammi quell'elmo!- ordinò di nuovo lei
a voce alta, porgendo la mano sinistra in avanti.
Sebbene fosse cieca riusciva chiaramente a vedere
attraverso gli occhi di Agni, e quello che vedeva era un ragazzo
orientale dal volto esterrefatto che teneva in mano il suo casco, sul
quale era visibile una crepa - era chiaro che non le avesse mentito,
qualcosa l'aveva colpita per davvero.
-I tuoi occhi...- mormorò lui.
Queen Cobra, stufa di tutta questa indecisione, gli
strappò di mano il casco e se lo infilò. Il mondo
assunse di nuovo una forma. Il giovane continuava ad esitare.
-Hai gli occhi di un...-
-Dimmi- lo interruppe, quasi mormorando -pensavi
davvero che fossi un essere umano?-
Silenzio.
-Beh, il tuo volto é quello di una
ragazza come tante, ma...-
In un'altra situazione, avrebbe approfittato della
cosa. Lo avrebbe provocato, avrebbe flirtato con lui, forse lo avrebbe
addirittura baciato, qualsiasi cosa pur di creare ribrezzo in quel
giovane che fino a quel momento non si era accorto di avere davanti a
sé qualcosa che sedeva su un gradino più alto
della scala evolutiva. Ma era in piedi a malapena, zoppicava, aveva la
sua mano preferita inutilizzabile e aveva appena perso l'occasione di
realizzare la sua più grande aspirazione, quindi
tagliò corto.
-Ho gli occhi da rettile. E allora? Non sono un
essere umano, che ti aspettavi?-
Un attimo di esitazione da entrambe le parti le
permise di approfittare di una delle poche cose che sapeva fare bene:
dare ordini.
-Seppellisci questo poveraccio. Con tutti i
grattacapi che mi ha causato in passato, è ingiusto
lasciarlo lì senza neanche una tomba.-
Detto ciò, si allontanò
zoppicando all'interno del complesso, non aspettandosi alcun tipo di
risposta.
Passò più di un'ora prima che
il ragazzo dal volto generico la raggiungesse davanti al banco della
frutta su cui si era seduta. Il giovane esitò visibilmente
per qualche secondo - era chiaro che avesse tante cose da chiedere e
che stesse dando peso a ogni frase che formulava. Forse fattosi
coraggio, iniziò a parlare, scandendo ogni parola in modo
chiaro e rallentando la frase.
-Visto che probabilmente hai intenzione di
uccidermi comunque e mi rimane poco da vivere...-
-Ancora la storia degli occhi, vero?- lo
intercettò bruscamente.-
Altro attimo di esitazione.
-...quello, e molte altre cose. -
Il serpente sulle sue spalle ciondolò a
sinistra e a destra, squadrando il ragazzo. L'istinto predatore del
rettile era ben chiaro, ma l'attacco avvenne sotto forma verbale invece
che fisica.
-Lascia che te la faccia io una domanda. Si
può sapere cosa ti ha fatto pensare che startene nel mezzo
di un supermercato durante un attacco dei Black Saints fosse la cosa
migliore da fare?-
Il giovane fu chiaramente colto in castagna. Si
portò la mano al mento e inserì l'indice tra i
denti, mordicchiandoselo in segno di frustrazione.
-...sono il tuo capo supremo e stavo controllando
il tuo operato di persona?-
Lo guardò con tutti i suoi occhi,
compresi quelli che non funzionavano. Un attimo dopo, una risata
fragorosa quanto frustrata si sparse in tutto il complesso.
-Bel tentativo!- si sarebbe strofinata via una
lacrima, se il suo volto non fosse stato coperto dalla maschera-Ma
l'ultima volta che ho visto il Santo non ti somigliava per niente!-
Il ragazzo iniziò a ridacchiare per
simpatia, poi si ritrovò a pochi centimetri dal volto un
paio di occhi coperti che lo fissavano. Queen Cobra, anche con una
gamba rotta, era comunque molto rapida, se voleva esserlo.
-Ti ho già detto, non mi piace essere
presa in giro. Lavori per qualcuno? Per Phantasm, magari? Gli ORCA? O
sei un'altra spia della Excalibur?-
La tensione era così alta che qualche
mosca cadde a terra fulminata. Il ragazzo strinse i denti e si
mordicchiò il labbro, avvertendo l'istinto omicida che
proveniva dalla donna contrariata.
-E-ero lì a rubacchiare!- cedette, alla
fine- Ho visto che se ne andavano tutti e mi sono detto "ehi,
nessuno si accorge che manca qualcosa se non c'è nessuno ad
accorgersene"! P-poi vi ho visti combattere e mi sono
nascosto...-
Silenzio. Sia gli occhi della maschera che quelli
del serpente lo scrutarono con insistenza, alla ricerca di un punto
debole che non trovarono.
-Un ladruncolo, eh? Ti chiamerò Kaito.-
pronunciò con sufficienza.
Il ragazzo sbatté le palpebre, perplesso.
-Veramente mi chiamo...-
-Non ha senso che impari il tuo nome.-
ribatté Queen Cobra impassibile, allontanandosi da lui e
appoggiandosi di nuovo sul bancone -Tanto da qui in poi si possono
verificare due cose: o ci trova prima la Excalibur e ti salvano da me,
o arriva prima la mia squadriglia e ti catturano. Potrei anche stufarmi
e ucciderti per conto mio, se mi fai arrabbiare: ringrazia che avevi
ragione per quanto riguarda la compagnia. In ogni caso, non finisce
bene per uno di noi e non ci incontreremo mai più, quindi
non mi interessa sapere il tuo nome.-
Il ragazzo ribattezzato Kaito lasciò
andare un sospiro, poi parlò:
-Va bene, va bene. E quando dovrebbero arrivare, i
membri della tua squadriglia? Secondo te hanno idea che tu sia ancora
viva, qui sotto?-
Queen Cobra non batté ciglio. Non
dovette neanche effettuare un gesto: Agni scivolò
sinuosamente giù dal suo corpo e si fece strada tra gli
scaffali.
-La mia dolce metà andrà in
esplorazione.- annunciò -Se esiste un modo di portarci fuori
da qui lo troverà, altrimenti raggiungerà uno dei
nostri contatti e farà rapporto sulla mia posizione. Se fai
il bravo ti farò dare un passaggio fuori, sempre se non ti
dia fastidio servirmi per tutto il resto della tua patetica vita umana.-
Kaito fece per dire qualcosa ma si trattenne: era
chiaro che Queen Cobra avesse il coltello dalla parte del manico.
Scosse la testa e iniziò a darsi da fare, mentre la donna
serpente lo fissava con sguardo divertito.
Vedere Kaito muoversi con attenzione nel
supermercato isolato da una posizione privilegiata (per quanto potesse
essere privilegiato un posto a sedere risicato tra le verdure fresche)
era una gioia per i due occhi che le erano rimasti: nei Black Saints
qualcuno con uno spirito di iniziativa del genere mancava proprio,
specialmente perché tutti i loro sottoposti erano quasi
letteralmente automi senza cervello. Nel giro di qualche minuto lo vide
montare nel reparto ortofrutta una cucina da campo abbastanza solida e
accennare l'inizio di una cena a base di verdure sciacquate con acqua
in bottiglia.
-Mangi qualcosa?- le domandò.
-Non le verdure.- rispose lei, specificando
indirettamente la sua dieta carnivora.
-La verdura fa bene.- replicò lui,
affettando delle carote usando sia un tagliere che un coltello nuovi di
zecca, presumibilmente presi in prestito al reparto casalinghi - Non so
da che pianeta provieni, ma se sei comunque una forma di vita basata
sul carbonio dovresti essere in grado di mangiarle.-
Il ragazzo ridacchiò da solo,
aspettandosi una risposta. La donna rimase in silenzio.
-”Forma di vita basata sul
carbonio”. Parli in modo un po strano per un ladruncolo,
Kaito.- replicò lei sorniona come un gatto che gioca col
topo.
-Non hai idea di come io sia finito a fare il
ladruncolo.- ribatté lui, ridacchiando in modo nervoso.
Forse vederlo trafficare lo aveva reso
più simpatico ai suoi occhi, forse l'idea di poter uscire da
li l'aveva solo calmata: in ogni caso, il pensiero di provare a
tollerarlo aveva iniziato a sfiorarla. A conti fatti, nel giro di
qualche giorno si sarebbe liberata di lui o lo avrebbe reso suo
schiavo, quindi tanto valeva raccontargli con chi aveva a che fare: non
sarebbe mai stato testimone delle sue parole.
Decise di rispondere alla domanda che non aveva
fatto.
-Beh, tanto perché tu ti
faccia un'idea su di me... -
-Vuoi parlarmi dei tuoi occhi?-
Avrebbe voluto avere ancora con sé la
frusta e punirlo per l'interruzione, ma lasciò correre.
-Si, i miei occhi. Non sono nata cieca, ho
scambiato la mia vista per un potenziamento alle capacità
innate della mia specie quando mi sono unita ai Black Saints.-
-Ti sei resa cieca per poter ipnotizzare meglio la
gente?- azzardò lui. Gli arrivò una rapa sulla
camicia.
-Non sai proprio cosa vuol dire stare zitto e
ascoltare, vedo. Maleducato, mi auguro che tu impari prima di finire
sotto il mio comando, o sarà peggio per te.- lo
minacciò -Comunque no, le mie capacità ipnotiche
non hanno subito alcuna modifica. L'operazione ha migliorato il mio
senso del tatto e della percezione dei movimenti. Fai a pezzi un
cuscino e io ti dirò esattamente quante piume stai lanciando
in aria.-
-Quindi se sto fermo, tu non mi vedi?- chiese.
Queen Cobra portò la mano buona all'altezza della propria
tempia, indicandola.
-E' per quello che l'operazione ha anche
sincronizzato la mia vista e i miei pensieri con quelli di Agni.-
chiarì.
-Ecco... il serpente. -riprese lui, continuando ad
affettare le verdure.-E' per una questione tematica o serve davvero a
qualcosa?-
-A parte due occhi extra, mi permette di
assoggettare gli umani a distanza, e mi copre le spalle quando uso
l'ipnosi diretta, visto che devo usare i miei veri occhi e rimango
scoperta.-
Il silenzio si fece sentire per qualche attimo,
interrotto soltanto dallo sbattere del coltello sul tagliere. Poi anche
quel suono si fermò. Il ragazzo iniziò a
balbettare qualcosa, Queen Cobra lo invogliò.
-Allora, vuoi sapere qualche altra cosa sui miei
poteri di cui cercherai di abusare durante un tentativo di fuga che si
rivelerà comunque inutile?- lo provocò, un ghigno
propriamente da rettile dipinto sul suo volto- Chiedi tutto quello che
vuoi, avanti.-
-Perché...- iniziò Kaito con
insicurezza - Perché ti sei sottoposta ad una cosa del
genere? Perché sei nei Black Saints? Una ragazza giovane
come te...-
Queen Cobra si spinse in avanti, cercando di
cambiare posizione di seduta ma non riuscendovi a causa delle fratture,
e lo neutralizzò con una semplice frase:
-Non cominciare. Non mi considerare una "ragazza"
solo perché ho un viso che ritieni carino. Non siamo neanche
della stessa specie.-
-...va bene.-
-In ogni caso, è una questione di
famiglia.- chiarì- Mia madre, e sua madre prima di lei,
hanno giurato di servire il Santo in onore di un vecchio debito. E
questo è tutto quello che so, la mia memoria è
stata rimossa insieme alla mia vista cinque anni fa per sincronizzarmi
con Agni-
Kaito ebbe un sussulto.
-Ma è orribile!-
-Mah.- ribatté la donna in verde,
scrollando le spalle -Quando non hai ricordi, non hai niente a cui
legarti. E se fai un lavoro come il mio, avere qualcosa a cui sei
legata può essere una debolezza.-
Lo sguardo inquisitore di Kaito si era tramutato in
due occhi pieni di orrore e pietà, ma a Queen Cobra non
importava: in fondo, quel ragazzo era solo un passatempo temporaneo,
puntava a sconvolgerlo il più possibile e a vedere quanto
durava.
Il silenzio durò ancora per qualche
istante, poi lui abbassò lo sguardo e affermò:
-... Quindi, anche tu sei una vittima. Non sei
diversa dalle persone che ipnotizzi.-
-Vittima?- ripeté lei con genuina
curiosità, inclinando il capo da un lato e indicandosi con
la mano buona -Io sono stata scelta per servire
direttamente sotto il Santo, e tu credi che io sia una vittima?-
-Forse non tu...- esitò lui, per poi
procedere con chiarezza- ma la ragazza che é morta il giorno
che hai fatto l'operazione si. Possibile che non ti interessi sapere
niente di chi fossi prima di...-
Per mancanza di parole esaurienti, la
indicò con tutta la mano.
-Di essere questo?-
Lei, per tutta risposta, ridacchiò con
fare sinistro. Più lui provava disagio, più
soddisfazione le dava.
-Per niente.- scosse la testa con fare dolce in
segno di negazione, come per far capire ad un bambino quanto sia
sciocco il suo punto di vista-Un guerriero legato al passato
è utile come un secchio bucato. E' lo stesso motivo per cui
la prima cosa che faccio ai miei Corallo quando li ipnotizzo
è dar loro una nuova identità. Neanche loro si
ricordano chi sono, e infatti mi servono con una fedeltà
cieca. E poi, francamente... la mia precedente personalità
non doveva essere poi così importante, se hanno deciso di
cancellarmela.-
Kaito cercò di rispondere per
più di una volta, esitando sempre di più, ma alla
fine cedette. Dopo qualche istante di indecisione, spense il fornello e
si avviò fra gli scaffali.
-Dove vai?- gli domandò, delusa
dall'idea che il gioco finisse lì. Lui le rispose con tono
spento, ormai svanito dietro uno degli scaffali.
-A vedere se è sopravvissuta una
bottiglia di liquore o qualcosa di simile. Si accompagna meglio delle
verdure a quello che mi stai dicendo.-
-Prendi qualcosa pure per me!- lo
provocò con aria divertita.
Infastidire la gente con la verità era
la sua specialità. Il ragazzo voleva sapere? E avrebbe
saputo...
"-Aaaah! Cosa é quel--ghh! Il
mio.. Il mio corpo... Mi sento strana...no! Non avvicinarti! Nooooo!"
-Ugh....-
Si risvegliò ancora seduta a fianco del
banco delle rape, con la testa che le girava e lo stomaco sottosopra.
Davanti a lei, sul banchetto che Kaito aveva allestito per cucinare,
troneggiavano due bottiglie vuote di rum.
Si ricordò che, nonostante non mangiasse
come una persona normale, sostanze come l'alcol o la nicotina avevano
comunque un effetto inebriante sul suo corpo, sebbene ridotto rispetto
a quello di quegli stupidi, inferiori umani. Improvvisamente si rese
conto di dove fosse finito quel rum.
-Quanto ho...-
-Quasi due bottiglie intere.- replicò
una voce maschile dietro di lei. -Ed ero io, quello che voleva
ubriacarsi.-
Le parole di lui rimbombarono nella sua
cavità auricolare come una batteria da cucina che cade
giù per le scale. Si portò la mano sinistra alla
fronte, incontrando la crepa sul casco.
-Ugh, stai zitto Kaito. -Gli intimò. -Mi
gira la testa...-
Il ragazzo spuntò da dietro il bancone,
le si sedette vicino, sospirò e la guardò con due
occhi pieni di pietà.
-Immagino tu non voglia sapere cosa mi hai detto,
vero?-
No, non voleva saperlo, visto che ricordava
più o meno ogni cosa. Lo aveva preso in giro per la sua
debolezza di essere umano per qualche ora mentre lui ribatteva dicendo
che i ricordi e le memorie erano importanti. Non era stata carina, ma
in fondo che le importava? Lui era soltanto un essere umano e presto
sarebbe stato o un cadavere o un suo schiavo, la sua opinione valeva
meno di zero.
-Quanto ho dormito?- domandò.
-Credo... Otto ore.- disse lui, guardando
l'orologio del cellulare. Per un attimo pensò di riprenderlo
per aver avuto un telefono per tutto quel tempo senza chiedere aiuto,
ma non ci voleva una vista telescopica per capire che non c'era campo.
In ogni caso, era una buona notizia.
Scattò in piedi, e si strappò
di dosso le bende che le coprivano la gamba, togliendosi l'imbragatura.
Con qualche rapido movimento dimostrò la propria guarigione
dalle ferite.
-Oh...- azzardò Kaito, chiaramente
sorpreso. -guarisci in fretta.-
-Il braccio ci metterà un pò
di più. La ferita è scomposta, quindi il mio
corpo deve prima capire come riallineare il tutto.- replicò
lei, puntando il polso destro con l'indice sinistro. -Puoi provare a
scappare se vuoi, posso inseguirti ma non posso afferrarti.-
Kaito sospirò, e parlò con
pura disperazione:
-Scappare dove? Parlare con te mi ha tolto la
voglia di farlo. Se proprio vuoi uccidermi fallo pure. E pensare che
quando ero piccolo e guardavo i tokusatsu facevo il tifo per i cattivi.-
-Mondo vero, cattivi veri. La TV umana è
solo una parodia, in fondo- si limitò a rispondere lei,
mentre recuperava lo stivale da terra e chiudeva la zip con qualche
difficoltà, per poi tirare un paio di calci all'aria per
testare la gamba. Il suo piede destro colpì uno scaffale
vuoto, provocando un'ammaccatura visibile e spedendolo a terra in un
accartocciarsi di metallo e plastica. Guardò il disastro con
aria soddisfatta finché l'immagine secondaria che vedeva nel
cervello si fece interessante, dandole finalmente la speranza di uscire
da li.
-Agni ha trovato un'uscita abbastanza grande per
lui. Lo manderò in avanscoperta.-
Percepì Kaito, alle sue spalle gettare
una mano dietro la schiena per indicare la noncuranza del messaggio nel
più completo silenzio.
Si voltò verso di lui con un ghigno
dipinto sul volto e lo provocò:
-Che c'è, chiacchierone? Stanco di
parlare?-
Era di umore decisamente migliore,
perciò decise di dar fondo al suo carattere nel modo
peggiore possibile e di divertirsi un po'.
Si avvicinò a Kaito ondeggiando i
fianchi e gli si sedette in grembo, spogliandosi durante il percorso
del resto dell'armatura leggera che la copriva e mettendo in mostra
spalle femminili coperte appena da un sottile strato di tessuto verde
iridescente, un seno piuttosto formoso pur non essendo esagerato,
braccia affusolate che terminavano in unghie colorate di rosso vivido
affilate come rasoi su lunghe dita da pianista. Il ragazzo era
illeggibile - rassegnato, spaventato, seccato? - ma lei non dava peso
alla cosa, averlo in suo potere era già da solo una
ricompensa, e non lo aveva nemmeno dovuto ipnotizzare!
Gli gettò le braccia sulle spalle e
iniziò a muovere i fianchi in modo sensuale, strofinandosi
sul suo inguine nel tentativo di causargli un erezione.
-Tutto a posto, Kaito?- si rivolse a lui con un
tono a metà tra lo scherno e l'interesse. -La cosa che
questo bel faccino non sia una povera ragazza confusa ma sia
genuinamente un'egoista scaltra e individualista non ti mette a tuo
agio?-
Per dare enfasi alle sue parole decise di aprire la
maschera che le copriva gli occhi con un semplice controllo mentale.
Kaito si trovò davanti un giovane volto dal naso un po'
largo e gli zigomi a malapena pronunciati, ma da un aspetto unico e una
bellezza quasi occidentale, con labbra rosso carminio ben delineate e
una mascella un po' a punta. Due occhi ciechi da rettile sovrastati da
sopracciglia curve e adornati da ombretto multicolore lo guardavano e
si facevano sempre più vicini, sempre più
vicini...
-Sai, potresti diventare il mio giocattolo, se
decidi di servirmi di tua spontanea volontà - gli propose
lei, ad una distanza così ravvicinata da sfiorarlo con le
labbra. -Verresti a vivere con me all'avamposto. Saremmo tutti e due
contenti: tu te la caveresti, io avrei qualcuno a farmi compagnia in
quelle lunghe e noiose notti.-
Il ragazzo scosse la testa.
-...p...per favore...- esitò, cercando
di ricordare il nome con cui si era presentata -...Q-Queen Cobra...?-
-Puoi chiamarmi Reginetta se vuoi, in fondo
sarò sempre la tua regina, se vuoi essere il mio schiavo.-
gli sussurrò, prima di dargli un bacio a stampo sulle
labbra. Ghignò, e si allontanò quasi di scatto,
producendosi in una risata gelida e agghiacciante.
Pensava di averlo scosso, eccitato, o qualsiasi
tipo di reazione, ma l'essere temporaneamente cieca non le fece vedere
l'espressione impassibile sul volto del giovane, il che rese il
commento che ne seguì ancora più fastidioso.
-Sei proprio una cattiva da operetta.-
-Eh?- replicò lei quasi immediatamente,
colta alla sprovvista. Pensava di stare guidando il gioco, e invece...
Chiuse la visiera e colse finalmente il volto
seccato di Kaito. Per la prima volta da quando era iniziata quella
strana storia, rimase perplessa.
-Chi diavolo è cattivo solo per il gusto
di esserlo?- cominciò quindi lui, seccato di trovarsi in
quella situazione -Mi hai detto così tanto di te, ma non ti
sei fatta qualche domanda su di me, vero? Se sapessi le persone che ho
incontrato, “Reginetta”. - lo sdegno nella sua voce
era quasi palpabile -Anche i peggiori sociopatici hanno una ragione per
esserlo, per quanto distorta. Tu, invece... sembra che qualcuno ti
abbia scritto un ruolo e tu ti sia calata nel personaggio!-
Il visino gentile da orientale perplessa si
tramutò prima in una smorfia di sorpresa, poi in
un'espressione di rabbia che passò subito all'attacco.
-Cattiva da operetta lo dici a tua...-
Ma i postumi della sbornia finalmente raggiunsero
di nuovo Queen Cobra, che tutto d'un tratto sentì il bisogno
di vomitare. Farlo a getto sul suo interlocutore sarebbe stata una
bella rivincita, ma nonostante tutta la sua cattiveria "da operetta" si
riteneva comunque una persona con una certa classe, e non gli avrebbe
dato la soddisfazione di vederla in quello stato: si limitò
a coprirsi la bocca, allontanarsi velocemente e scaricare un misto di
alcol, succhi gastrici e resti di cibi vari sui vicini resti dello
scaffale.
-...patate fritte... Perché diavolo ho
mangiato patate fritte?- la sentì commentare Kaito.
Per spirito di galanteria il ragazzo si
alzò e la raggiunse, ma a metà tragitto la donna
dagli occhi da rettile sembrò accorgersi di qualcosa, e si
alzò di scatto.
-Agni....-
Gli occhi finti di Queen Cobra si voltarono e
incontrarono lo sguardo confuso di Kaito. Poggiò la mano
sana sull'elmo, cercando di concentrarsi, ma...
-Non... Non riesco più a sentire Agni.
Non vedo tramite i suoi occhi. Non-non percepisco la sua posizione.-
constatò lei, confusa quanto lui, cedendo al panico.
Kaito sbatté le palpebre e
tirò indietro la testa, stupito ma ancora non interamente
conscio di cosa stava accadendo.
-Forse ha... Un raggio d'azione, o...-
-Si, di dieci chilometri!- rispose bruscamente la
donna, dirigendosi verso il loro accampamento improvvisato e sedendosi
per l'ennesima volta sul bancone che era diventato il suo giaciglio
-no, qualcosa ha interrotto il contatto, e c'è solo un...-
Gli ingranaggi nel suo cervello finalmente
arrivarono ad una conclusione. Queen Cobra si buttò in modo
poco aggraziato tra le rape, una smorfia di disperazione visibile su
quel poco che aveva scoperto di volto.
-Beh, sembra proprio che mi tocchi morire qui.-
Kaito cercò di dire qualcosa, con
genuina preoccupazione, ma lei lo bloccò sul nascere.
-Se non riesco più a percepirlo, Agni p
sicuramente morto. A questo punto gli unici che possono salvarci
è la Excalibur, in tale caso finirei probabilmente sezionata
nei loro laboratori o nel migliore dei casi sbattuta in una cella a
prova dei miei poteri. Potremmo anche restare chiusi qui e morire di
fame e sete dopo esserci mangiati tutto il supermercato, ma in ogni
caso, sono finita.-
Lanciò un lungo sospiro e si
voltò verso il ragazzo dal volto generico. Lo vide esitare,
quindi decise che forse era meglio puntualizzare:
-Prima che tu te lo chieda no, non ho intenzione di
chiederti di fare sesso un'ultima volta, frena i bollenti spiriti.-
-No, stavo pensando...- replicò lui
noncurante delle parole di lei, grattandosi la testa -Magari potremmo
allargare il passaggio di Agni. Tu sei più forte di un
essere umano normale, no? Hai un braccio rotto, ma posso aiutarti io.
Forse potremo..-
-Forse potremo bla bla bla bla.- gli fece il verso
con la mano-Credi che io mi abbassi a chiedere aiuto ad un misero umano
come te? Sei proprio fuori strada. Preferirei davvero che arrivasse
l'Excalibur, almeno me ne andrei tranquilla in un bel laboratorio
sapendo di non essere scesa a compromessi col nemico.-
Kaito la guardò strabuzzando gli occhi,
ed esplose.
-Piantala con questa storia del
misero umano!- urlò, la voce che rimbombava nel locale.-Ma
si può sapere che hai nella testa!? Un giorno sembri sicura
di te e mi deridi tutta la notte, il giorno dopo sei disfattista e
decidi di lasciarti morire tra le rape! Mi correggo, non sei una
cattiva da operetta, sei soltanto una codarda che fa la forte quando si
trova in vantaggio!-
Le parole di Kaito, forse, arrivarono da qualche
parte. Queen Cobra rimase nell'apatia più totale per qualche
secondo, poi si mise a sedere lentamente.
-Come osi.- ruggì con calma la donna, la
sua voce ridotta quasi ad un sibilo gelido. -Ho accettato di buttar via
il mio passato per rispettare un patto stipulato prima che io nascessi.
Ho combattuto i miei nemici senza tirarmi indietro per cinque lunghi
anni. Mi sono sacrificata per riportare a casa dei semplici soldati
sotto il mio controllo. Sono stata fedele al Santo e al Consiglio,
senza mai disobbedire... E tu mi dai della codarda?-
Scattò in piedi, e coprì la
distanza che li separava in meno di un istante. Afferrò
Kaito per il bavero della camicia e lo sollevò,
rivolgendogli un'espressione di rabbia che lui poteva leggere solo
tramite quelle labbra rosse digrignanti.
-Facciamo così.- cominciò
lei, tremando dal nervoso.-Andiamo a liberare quello stupido passaggio.
Una volta in superficie, ti darò un minuto di vantaggio, e
dopo averti raggiunto ti staccherò un braccio, lo
userò per romperti il resto del corpo e poi te lo
farò ingoiare. Ora seguimi, e non discutere.-
Il giovanotto si ritrovò improvvisamente
di nuovo con i piedi per terra, seguito da un suono di tacchi che si
allontanavano. Kaito osservò i fianchi di lei ondeggiare
verso una zona più buia del supermercato, e
commentò a bassa voce, ormai sicuro di non essere sentito.
-Proprio una cattiva da operetta...-
Il passaggio era effettivamente troppo stretto per
permettere a qualcosa più grande di un gatto di scivolarci
dentro, ma dopo diverse ore di lavoro congiunto, Kaito e Queen Cobra
riuscirono a intravedere, oltre alla parete rocciosa, qualcosa di
più grande.
-Io lo conosco questo posto.- commentò
la donna rettile, dopo aver sfondato con un calcio gli ultimi
centimetri di roccia. -E' una delle vecchie basi di Phantasm.-
-di... cosa?-
-Un'altra organizzazione che condivideva il nostro
obiettivo.- rispose lei, facendosi strada tra i detriti e raggiungendo
un corridoio più grande -Si sono divisi dai Black Saints una
decina di anni fa e hanno cominciato ad agire per conto proprio. Vorrei
sapere se hanno costruito questa base sotto il centro commerciale, o
viceversa.-
Kaito fece capolino dal buco con un pò
più di fatica della sua improvvisata compagna.
-Quindi c'e un modo di uscire?- domandò
retoricamente.
Lei si guardò attorno dubbiosa. Da un
lato c'era una lunga scalinata in discesa che portava chissà
dove... L'altro lato, in salita, prometteva bene.
-Credo di si.- affermò.-Al limite
avranno sigillato l'uscita, ma non dovremmo aver problemi a... problemi
a...-
Queen Cobra esitò per un istante, poi
iniziò a vacillare. Il suo mondo si fece sottosopra, prima
che le ginocchia cedessero e si trovasse a cadere in avanti.
-Ehi, reginetta!- esclamò Kaito,
lanciandosi a raccogliere al volo la giovane donna, risparmiandole
l'impatto col terreno.
-Mi sento un po' stanca.- constatò, le
sue parole sempre più scoordinate.- Forse dovrei mangiare
qualcosa.?-
Ma la natura del suo malessere era tutt'altro che
alimentare. Kaito ebbe modo di rendersene conto poggiandole la mano sul
collo, cosa che lo spinse subito dopo a toglierle il casco e a metterle
la mano sulla fronte.
-Ehi! Ti ho detto di non...- lo
apostrofò, ma lui la interruppe.
-Stai bruciando. Hai la febbre altissima.- le
spiegò.
-Non è vero, sono a sangue freddo....-
Ma le parole le mancarono, come se il suo cervello
si rifiutasse di terminare la frase. Subito dopo qualcosa le rimise il
casco e la sollevò da terra.
-Dobbiamo tornare nel supermercato.-
spiegò Kaito, caricandosela sulle spalle a mo' di
cavalluccio -Hai bisogno di... qualcosa. Riposo, medicine, qualsiasi
cosa.-
-Ma ormai siamo all'uscita....- mugugnò
lei.
I sobbalzi nel tunnel le provocarono ulteriore
malessere. Kaito la sentì tossire e vomitare per tutto il
tragitto, intervallato da tentativi di comunicazione che finivano in
discorsi trascinati e privi di senso. Solo una volta tornati
all'accampamento la lasciò a terra, poggiandole la testa
sopra lo zaino.
-Vado a prendere degli antifebbrili, tu resisti.-
le disse rialzandosi, dopo essersi assicurato di averla messa al sicuro.
-Ehi... ehi...- iniziò a dire lei, senza
accorgersi di essere rimasta sola.
Non riusciva più ad interfacciarsi con i
visori sul casco, e le sue percezioni potenziate si attivavano e
disattivavano a casaccio come una torcia dalla batteria scarica. Ma
ormai aveva trovato le parole da dire, e non sapeva se sarebbe riuscita
a dirle a Kaito, quindi le rivolse nel vuoto, con il fiato che le
rimaneva.
-Perché.... ti preoccupi per me...? In
fondo, io sono... tua... nemica...-
Il mondo si fece più scuro, e chiuse gli
occhi per l'ultima volta.
|