Pioveva.
Jessica
prese a calci una lattina di birra vuota, che volò in mezzo
alla strada e rotolò
per un breve tratto. Si tirò più su la cerniera
della giacca di pelle e infilò
le mani nelle tasche dei vecchi jeans.
Era
stata al supermercato più vicino per fare provviste, le cose
essenziali. Aveva
liquidi in gran quantità, ma quella mattina non aveva casi a
cui badare e si
era resa conto che il frigorifero aveva bisogno di essere riempito.
Al
diavolo. La verità era che era uscita per fare qualcosa che
non avrebbe dovuto
fare.
Forse
aveva bevuto troppo, ecco perché aveva avuto la brillante
idea di uscire.
Alzò
la testa verso il balcone dell’appartamento di Τrish.
Le luci erano accese,
quindi era ancora alzata.
No,
decisamene non avrebbe dovuto trovarsi là.
Avrebbe
dovuto ripetersi perché erano quasi sei mesi che non si
faceva viva con l’unica
persona che contava davvero nella sua vita. Il suo cervello era pieno
di nastri
con la registrazione di motivi ricorrenti.
Lei
era pericolosa.
Non
poteva rischiare proprio Trish.
Tutti,
persino se stessa, ma non Trish.
“Che
stai facendo, Trish?”
Era
corsa allo sgabuzzino in
anticamera e, quando tornò, aveva in mano un paio di pesanti
scarponi. Tolse il
parafuoco del caminetto, dove ormai il fuoco si era spento del tutto.
C’era un
bello strato di cenere. Giusto ciò che le serviva.
“Trish?”
“Stai
a vedere.”, replicò, legando
i capelli biondi perché non le dessero troppo fastidio.
Calò
prima lo scarpone sinistro e
poi il destro sul mucchio di cenere, lasciandovi due profonde tracce.
Premette
anche la suola contro i mattoni esterni, servendosene come di un timbro
di
gomma.
“Ecco
fatto.”, annunciò,
togliendosi dal viso una ciocca sfuggita al laccio. “Ti
piace?”
“Che
cosa dovrebbero
rappresentare?”, chiese Jessica, anche se già lo
immaginava.
“Beh,
le orme di Babbo Natale... è
per rendere l’atmosfera più realistica!”
A
Jessica sembrava già più che
realistica, dato che in salone c’era un enorme albero di
Natale, con mille luci
e palline colorate. Trish portava al collo la sciarpa che Jessica le
aveva
regalato, dopo un lunghissimo pomeriggio passato in ogni grande
magazzino della
città alla ricerca di qualcosa che potesse piacerle sul
serio. Le sembrava
troppo difficile fare un regalo, anche se si trattava di qualcuno che
conosceva
da quando era una ragazzina orfana e arrabbiata con il mondo intero. Ma
se si
trattava di Trish... aveva sempre il timore di prenderle qualcosa che
non
andasse bene. O che non fosse abbastanza.
Le
avrebbe regalato anche la luna e
le stelle, se avesse potuto.
Non
aveva la minima intenzione di suonare, perché Trish non le
avrebbe aperto. Non
dopo che era sparita per mesi. Non dopo aver ignorato bellamente
chiamate e
messaggi. Aveva persino evitato di ascoltare il suo programma
radiofonico e,
quando un cartellone pubblicitario sulla fiancata di un autobus le
ricordava che
star fosse Τrish Walker, Jessica tirava dritto.
Vai
avanti. Cammina. Non pensare.
Non provare niente.
Sarebbe
potuta passare dal balcone, ma poi cosa le avrebbe detto? Che le
dispiaceva?
Non sarebbe comunque rimasta. Avrebbe solo guardato Τrish negli
occhi per dirle
parole vuote, che non avrebbero sistemato le cose.
Poteva
guardare Τrish negli occhi... e poi andarsene di nuovo? Poteva
davvero
incrociare quegli occhi e
rinunciarvi
ancora?
Guardando
le orme finte mentre
sedeva sul divano con una tazza di cioccolata calda in mano, Jessica
ricordò
suo fratello. Era un pensiero che la inseguiva ovunque andasse, come
l’incidente,
ma quella sera pensò ad un Natale di alcuni anni prima. Era
l’ultimo Natale
felice che aveva trascorso con la sua famiglia al completo.
Durane
le ultime settimane di
scuola, suo fratello aveva raccolto una voce inquietante che circolava
fra i compagni
di classe e cioè che Babbo Natale non esisteva. Nessun
grassone vestito di
rosso pronto a calarsi giù per la cappa del camino di ogni
casa. Nessun vecchio
dalla lunga barba bianca che montava su una slitta trainata dalle
renne. Solo i
genitori. I genitori che si alzavano in piena notte per depositare i
regali sotto
l’albero. L’idea era stata rafforzata da un Babbo
Natale sparuto che Phillip
aveva scorto in un centro commerciale. L’uomo in questione se
ne stava seduto
su uno sgabello pericolante, con la barba spostata da un lato in modo
da poter
mangiare un enorme panino al salame.
Ovviamene
lei non era un granché
come sorella e... sì, gli aveva dato dello scemo
perché credeva in Babbo Natale.
Gli aveva detto di crescere.
Se
mai avesse avuto la possibilità
di tornare indietro, forse non sarebbe stata così
antipatica. Avrebbe usato
degli scarponi e la cenere per rinvigorire la sua fede in Babbo Natale.
“Ehi.
Τieni.”, disse Τrish, costringendola
a riscuotersi. Improvvisamene aveva freddo. Ma veniva da dentro. Da
quel posto
lontano in cui i ricordi erano custoditi. Quel posto da cui spesso i
ricordi
uscivano per non permetterle di dimenticare che cosa aveva fatto.
Jessica
alzò lo sguardo solo per
vedere Τrish che le porgeva un regalo elegantemente
impacchettato. Non certo
come il suo. “Che cosa diavolo è?”
“Si
chiama regalo.”, rispose Τrish,
sorridendole.
Jessica
posò la cioccolata e lo
prese. Se lo rigirò tra le mani per qualche secondo.
“E
i regali si aprono. Ormai è
passata la mezzanotte. Buon Natale.”, aggiunse, come se
stesse parlando con una
bambina che vedeva per la prima volta un dono.
“Non
ti ho chiesto di farmi un
regalo.”
“No.
E non hai neanche chiesto di non
farlo.”
Jessica
aggrottò le sopracciglia,
ma alla fine scartò il regalo.
“Appena
l’ho vista ho pensato che
sarebbe stata perfetta per te.”
Si
fermò qualche secondo ad
osservare la giacca di pelle nera accuratamente ripiegata. Aveva due
tasche laterali
e il colletto alto. Saggiò la consistenza della pelle e poi
la dispiegò davanti
a sé.
Jessica
chiuse ancora di più la cerniera della giacca. Il freddo si
era fatto pungente.
Sembrava essersi infilato sotto gli abiti.
O
forse aveva solo freddo dentro.
Alzando
ancora la testa, vide che una luce si era accesa in casa di
Τrish. Vide i contorni
di un albero di Natale posto accanto ai vetri e le luci colorate che
risplendevano. Un’ombra si avvicinò alla finestra
e la aprì.
Jessica
si affrettò a rintanarsi in un vicolo, appiattendosi contro
il muro di mattoni.
Respirava a fatica. Il fiato usciva dalla sua bocca a scatti. Il cuore
le batteva
più forte del previsto.
Τrish
uscì sul balcone, stringendosi le braccia al petto per
proteggersi dal vento
gelido. Si appoggiò alla ringhiera, mentre i suoi occhi
spaziavano sulla strada,
arrivando a sfiorare il punto in cui lei si era nascosta. Passarono
oltre senza
vederla.
La
brezza della sera giocava con i capelli biondi di Τrish,
sollevando alcune
ciocche, che lei si scostò dal viso. Intorno al collo
portava una lunga sciarpa
di seta bianca.
Jessica
la fissò a lungo, sentendosi come se fosse caduta in fondo
ad un pozzo da cui tentava
invano di uscire.
Quando Jessica indossò la giacca,
Τrish si avvicinò e le sistemò il
colletto.
“Τi
sta bene.”, disse.
Era
quel sorriso a scacciare i brutti
pensieri e a riempire i vuoti che c’erano in lei. Si
diffondeva nel suo cuore e
nei suoi polmoni.
“Almeno
dì qualcosa.”, continuò
Τrish, allarmata dal suo silenzio. “Se non ti piace
posso riportarla indietro.
Avrebbe potuto andarti peggio, sai? Poteva essere... un costume da
supereroina
con il nome Jewel stampato sopra.”
Jessica
ricambiò il sorriso e l’attirò
contro di sé, abbracciandola. Non aveva idea del
perché, ma le lacrime le
pungevano gli occhi e aveva bisogno di nascondere il viso per qualche
momento. “Mi
piace. Grazie.”
Poco
dopo, Jessica la condusse sul
tetto e si sedette sul cornicione, dondolando le gambe nel vuoto.
La
città risplendevano sotto di
loro. Migliaia di luci. Migliaia di suoni smorzati dalla lontananza.
Migliaia
di odori.
Trish
sedette accanto a lei e le
gettò una coperta sulle spalle, afferrandone un lembo per
coprire anche se
stessa.
“È
bellissimo, vero?”, disse Trish,
alzando la testa per osservare le stelle.
“Già.”
Jessica occhieggiò il
profilo della ragazza. Il vento le arruffò un po’
i capelli. Trish era un
miracolo di bellezza, un misto di fragilità umana, coraggio
e determinazione.
Trish
allungò una mano sotto la
coperta e prese quella dell’altra.
“Grazie.”
“Per
che cosa?”
“Per
essere qui con me.”
A
volte la destabilizzava il modo
in cui Trish le riversava addosso i suoi sentimenti.
“Tua
madre ti ha chiamata?”,
domandò Jessica, distogliendo lo sguardo.
“Stamattina.”,
sospirò.
“Che
peccato non esserci stata per
augurarle Buon Natale.”
“Oh,
sì, certo.”, rise lei,
fissandola e arricciando il naso.
Jessica
Jones avrebbe preferito un
incontro ravvicinato con il Mostro di Lockness, piuttosto che essere
costretta
a parlare con Dorothy Walker, la donna che l’aveva accolta in
casa propria solo
per farsi bella agli occhi delle telecamere. La donna che aveva
tormentato
Τrish perché fosse esattamente come la voleva lei.
Parlare con lei era un po’
come ingurgitare a forza una cucchiaiata di veleno.
Ma
doveva riempire il silenzio. Doveva
dire qualcosa.
“Τrish...”,
iniziò Jessica.
Non
appena girò la testa, Τrish
colmò la distanza tra loro e premette le labbra sulle sue.
Non l’aveva visto
arrivare, eppure quando avvertì la pressione della bocca di
Τrish le sembrò che
lei l’avesse sempre fatto. La baciò come se non
fosse stata la prima volta, ma
solo una delle tante. Jessica inalò il suo profumo e per un
istante si sentì
liquefatta, come miele caldo. La sua bocca era una fiamma di seta sopra
la sua
e alimentava il fuoco dentro di lei, fino a farla bruciare. La mano di
Τrish trovò
la sua nuca e la trattenne. La sua presa era salda. Più
salda di quanto
immaginava. L’altra mano sotto la coperta prese quella di
Jessica e le dita si
intrecciarono. Jessica non si oppose. Non sarebbe servito a niente,
opporsi,
spingerla via. Aveva bisogno di quel contatto. Di sentirla
così vicina. Al punto
tale che le parve persino doloroso.
“Τrish,
ehm...”, cominciò Jessica,
quando si separarono.
“Sssh.”
Quello di Τrish era quasi
un ordine. Un comando. Le posò l’indice sulle
labbra. Poi riprese a baciarla.
Infine
c’era stato Kilgrave. E aveva comunque dovuto abbandonare
Τrish. Allontanarsi
da lei. Tagliare i ponti per evitare che Τrish corresse dei
pericoli.
Jessica
la fissò mentre si guardava un’ultima volta
intorno e poi rientrava, chiudendo
le finestre del salotto e tirando le tende.
Lasciò
andare il respiro che aveva involontariamente trattenuto e
abbandonò la testa
contro i mattoni. Affondò le mani nelle tasche della giacca
di pelle che Τrish
le aveva regalato quel Natale. Erano bucate.
Jessica
picchiò il capo contro il muro e imprecò.