A Marta

di inmymind_
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A Marta, l'unica vera speranza della mia vita.

A Marta, che non ho potuto stringere tra le braccia.

A Marta, che mi è stata negata.

A Marta, che non ho mai conosciuto.

A te, piccola Marta, dedico ogni giorno, aspettando con impaziente calma l'ora in cui potrò riabbracciarti.

 

 

 

 

''Ho passato la mia intera vita a immaginare i tuoi occhi, le tue labbra, il tuo sorriso. A pensare a come ogni singolo giorno sarebbe stato speciale con te: la tua prima parola, i tuoi primi passi, i tuoi primi pianti e le tue prime bugie.

 

Non me l'hanno permesso.

 

Non ricordo nulla di quel giorno orribile in cui ti strapparono violentemente dal quel ventre, il mio, che ti ha generato, dalle mie braccia...dalla mia vita. I miei occhi si aprirono quando ti avevano già portata via da me, impotente ragazzina di sedici anni.

-''E' morta.''- mi dissero. -''Ci dispiace.''- Poi andarono via e mi lasciarono tra le lenzuola sporche di sangue, su quel lettino -che maledico ogni momento- del convento dove tuo nonno, mio padre, mi costrinse ad andare.

 

No, non fu proprio così. Nessuno mi costrinse, fui io a voler andare, plagiata dalle sue parole incoraggianti e piene di ignobili e vane speranze.

 

-''Starai meglio''- mi disse. -''La guerra non ti colpirà.''-

Io ero così ingenua...e credetti a quell'assurdità troppo bella per essere vera, che però nascondeva il piccolo uomo che era in realtà. La vergogna di avere una figlia nubile e incinta, per di più di un ebreo, si contrappose all'affetto che nutriva per me, la sua bambina, e lo accecò al tal punto da preferire la mia -la nostra- scomparsa all'ignominia. Una specie di damnatio memoriae verso ciò che era composto dalla sua stessa materia, dal suo stesso sangue. Verso di me.

 

Nonostante tutto però, ebbe ragione. La guerra non mi colpì.

 

Mi colpì lui, con il suo divieto più grande: quello di essere felice. Mi spezzò le ali in un secondo e le seppellì, privandomi di te e di tuo padre, altra stella uccisa dalla vanità e dalla tracotanza di uomini indegni e troppo presi da sé stessi, riparati dallo scudo della megalomania che aveva sotterrato la coscienza di ciascuno nel cemento.

 

Da quel momento però, non ho mai smesso di cercarvi perchè sono sicura che da qualche parte, in questo mondo maledetto, voi siete vivi. Siete rimasti lì a guardare il mio dolore, a guardare me, piegata dalle sofferenze, mentre cercavo disperatamente di incollare nuovamente tutti i cocci della mia vita distrutta. Mi ripetevo, giorno dopo giorno, che ce l'avrei fatta..e invece, ho fallito...

 

...ma non ho mai smesso di amarvi.

 

A Marta, l'unica vera speranza della mia vita.

A Marta, che non ho potuto stringere tra le braccia.

A Marta, che mi è stata negata.

A Marta, che non ho mai conosciuto.

A te, piccola Marta, ho dedicato e dedico ogni giorno, aspettando con impaziente calma l'ora in cui potrò riabbracciarti.

 

A te Marta, figlia mia, grazie per avermi dato la forza di aprire gli occhi ogni mattina.''





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