Watching u

di plsbemine
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WATCHING U
 

Se ne stava seduto li, a fissare il vuoto, John Howe:  su una mano stringeva un bicchiere con del vino rosso, ed aspettava. Non distoglieva lo sguardo dalla finestra della casa di fronte. Lei era li, indaffarata con i vestiti e si guardava allo specchio. D’un tratto si sfilò la maglia del pigiama, subito dopo la canottiera, e poi ancora i pantaloni del pigiama. Lui sorrideva. Sapeva perfettamente che avrebbe indossato il top color menta. Sapeva che avrebbe indossato i leggins neri aderenti. Sapeva che avrebbe infilato le scarpe da tennis bianche. Sapeva che sarebbe andata a correre per 45 minuti. Sapeva che, appena tornata, sarebbe andata in doccia. Sapeva che alle 9:30 in punto sarebbe andata a lavoro. Sapeva tutta la sua routine, ormai.

Rachel uscì di casa, con le cuffie nelle orecchie, correndo a fare jogging, e lui la osservava, osservava ogni suo movimento, finché non sparì dietro all’enorme quercia che fiancheggiava la casa. Lui sorrise di gusto, si alzò, posò il bicchiere sul davanzale della finestra e si vestì. Scese al piano di sotto, prese l’occorrente ed uscì. Si infilò il cappuccio, per non farsi riconoscere da possibili donne anziane che stavano spiando dalle finestre delle loro dimore. Aprì il cancello della casa di Rachel e si diresse sul retro, sapeva che la porta-finestra era sempre aperta, “Sciocca”, pensò tra sé e sé, sorrise ed entrò. L’odore di pulito attirò la sua attenzione, nulla era fuori posto: il tavolo di vetro era perfettamente allineato con il divano. Spostò la sua attenzione verso la cucina, dove la tazza ed il cucchiaio erano nel lavello, ancora da pulire. Avanzò verso le scale, salì al piano di sopra, dove la porta della camera di Rachel era spalancata, entrò e si allungò sul letto. Aspettava.

Esattamente 45 minuti dopo essere uscita di casa, Rachel rientrò dalla porta principale, posò le chiavi e le cuffie sul tavolo. Prese il cellulare componendo il numero del suo ragazzo, al quale comunicò che si sarebbe preparata in mezz’ora; concluse la telefonata e si diresse al piano di sopra. Entrò in camera e prese i vestiti puliti dall’armadio, corse in bagno e li poggiò sopra il mobiletto.

Lui era nascosto sotto al letto e sentì il rumore dell’acqua provenire dal bagno; la osservava mentre si sfilava ogni indumento, fino a rimanere completamente nuda. Lui provò un senso di eccitazione, sentendo il desiderio crescere in lui; non appena Rachel entrò in doccia, lui uscì da sotto il letto, con un sorriso malizioso, perfido, corse in bagno ed aprì la porta senza fare rumore. Rachel stava canticchiando la sua canzone preferita, ma si stoppò, non appena vide la tenda della doccia aprirsi; urlò sorpresa e spaventata. Si trovò di fronte un uomo sulla sessantina, alto, magro, non sapeva chi fosse, ma la sua attenzione fu attirata dal coltellino svizzero che l’uomo stringeva nella mano destra: presa dal panico, Rachel spinse l’uomo e subito usci dalla doccia, ma l’uomo la fermò, prendendola in braccio e portandola in camera. Rachel cercò di urlare aiuto e di liberarsi, ma lui la buttò sul letto bloccandole le braccia con una mano, con l’altra si sbottonò i jeans e si abbassò gli slip: in un nanosecondo era dentro di lei, Rachel piangeva e urlava disperata, l’uomo le tappò la bocca e spingeva, ansimando per il piacere. Nel frattempo le stuzzicò i seni, stringendoli con le dita e succhiandoli. Aumentò il ritmo, più veloce, ancora e ancora. A Rachel non piaceva tutto questo, piangeva e si dimenava per quanto le era possibile. L’uomo d’un tratto uscì da lei in fretta e furia, infilandosi nella sua bocca. Rachel rimase allibita e cercò di liberarsi, ma l’uomo non sentiva ragioni, così con una mano le afferrò la testa e spinse ancora più in fondo, fino ad esplodere di piacere, ansimando e stringendo i seni di Rachel. Dopo di che uscì dalla sua bocca, dal letto e si abbassò; Rachel non riusciva a muoversi per il trauma, l’uomo si alzò e le puntò il coltello in gola. “Ti prego, non farlo.” Rachel lo supplicava “Non ho fatto mai niente di male” continuò. Lui la guardò sorridendole “Oh… questo lo so, ma mi hai soddisfatto, ti osservo da tanto, cara Rachel, dopo mesi e mesi che il desiderio bruciava dentro di me. Mi hai anche visto in faccia, non desidero beccarmi una denuncia.” L’uomo rise; guardò l’ultima volta quei capelli neri come la notte, lunghi e setosi, gli occhi verdi e grandi, ormai grondanti di lacrime, la bocca, sottile ma incredibilmente eccitante, che aveva avvolto poco prima la sua intimità. Poi un taglio netto, deciso.

TRE MESI DOPO.

Se ne sta seduto li, a fissare il vuoto:  su una mano stringe un bicchiere con del vino rosso, ed aspetta. Non distoglie lo sguardo dalla finestra della casa di fronte. Lei è li, indaffarata con i vestiti e si guarda allo specchio. “Mia cara Annabelle, spero tu sia in grado di soddisfarmi.”.





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