Nell'aprire gli occhi Naruko si trovò disteso sull'erba, nel
prato dietro la scuola dove alle volte con Yumoto, Ryuu e i senpai,
veniva a perdere un po' di tempo se il pomeriggio era troppo bello per
essere trascorso a poltrire nella grigia e polverosa aula del club.
Io non aveva certo un animo romantico, ma poteva comprendere la pace
che si provava di fronte alla bellezza di un cielo sereno. Quel giorno
poi non vi era neppure una nuvola a macchiarne l'infinita distesa
azzurra, un piacevole venticello estivo soffiava, accarezzandogli la
pelle e il calore del sole gli illuminava il viso. Sorrise a quella
bella giornata, la coscienza che riaffiorava a poco a poco da quella
sorta di dormiveglia in cui era caduto, doveva essersi addormentato
senza rendersene conto, dedusse. Un fatto strano per lui, ma forse
nell'ultimo periodo, nell'interpretare il ruolo di Battle Lover Sulfur
si era stancato più del suo solito.
Sbuffò, alla fine quella specie di "lavoro part-time non
retribuito" per portare l'Amore (con la "A" maiuscola come sottolineava
Vombato), nel mondo era solo una seccatura e una perdita di guadagni,
ma alla fine, non gli veniva tanto a male. Infondo la sua
quotidianità non era cambiata poi molto se lui, e gli altri
membri del club, riuscivano a ritagliarsi ancora dello spazio per
bigiare a quel modo le ultime lezioni del pomeriggio e andare a farsi
una pennichella. Certo, saltare qualche ora di studio non faceva bene
alla sua tabella di marcia, già accuratamente impostata, e
non vi ricava nulla in termini di guadagno finanziario, ma in quel
momento non gli importava poi tanto. Raramente gli capitava di
avvertire una simile serenità e pace d'essere, se non quando
i suoi titoli prendevano un impennata improvvisa in borsa e il suo
guadagno triplicava rispetto alle aspettative. Sì,
guadagnare denaro era una goduria, la cosa che amava di più
al mondo.
"Uhm? Dove ho messo il tablet?" si domandò, pensando che il
modo migliore di coronare quel pomeriggio fosse raddoppiare il valore
dei suoi titoli finanziari. Allungò il braccio, certo di
trovarlo al suo fianco, poiché per lui quel gadget
elettronico equivaleva ad estensione di se stesso, ma nulla.
Corrucciò appena la fronte quando la sua mano si
trovò ad accarezzare l'erba. Non c'era.
"Okay, qualcosa non quadra", iniziò a riflettere, avvertendo
subito come il contatto con il prato gli fosse sembrato innaturale. Gli
pareva di star indossando dei guanti, e lui solitamente non lo faceva,
se non quando si trasformava. "Sono in tenuto da Battle Lover?!" di
scatto si alzò a sedere, colto alla sprovvista. Come aveva
fatto a non accorgersene prima di aver addosso quel ridicolo costume?!
E soprattutto, che ci faceva in giro per scuola conciato in quel modo?
Non ricordava di esseri trasformato e, cosa più importante,
non ricordava neppure di essersi accordato di vedersi in quel luogo con
Yumoto, Ryuu e i senpai.
Una fitta lo colpì al ventre, all'altezza dei reni, mentre
un senso di vertigine gli capovolse il mondo sottosopra. Che cosa gli
stava accadendo? Cominciò a tossire, preso dai conati,
trovandosi la bocca asciutta, priva di saliva. Sentiva sulla lingua il
sapore del sangue, le labbra gli bruciavano, forse spezzate, che se le
fosse morse accidentalmente?
Probabilmente anche a causa dell'intontimento, finché non si
era mosso Io non aveva avvertito nulla di strano nel proprio corpo, ma
ora che lo aveva fatto, un dolore acuto lo attraversava simile a tanti
campanelli d'allarme. Gli risuonavano nella testa, rimbombavano tra le
pareti del cranio facendogli credere che fosse sul punto di esplodere,
provocandogli uno shock tale da mozzargli il fiato.
Senza forze ricadde disteso con un tonfo, attutito appena dall'erba.
Faceva male, quasi gli sembrava non si trattasse neppure più
di se stesso, si sentiva pesante, come se il suo corpo fosse divenuto
d'improvviso qualcosa di estraneo. Faticava a compire un qualsiasi
movimento, l'unica cosa che non gli causasse dolore era respirare, per
il resto, persino pensare gli provocava un'inspiegabile sofferenza.
Stava cercando di ricordarsi cosa fosse accaduto. Il modo in cui si
fosse ridotto in quello stato. Qualcosa però, una specie di
sesto senso, o semplice istinto di autoconservazione, gli diceva di non
aprire quella porta. C'era qualcosa che era meglio non ricordare?
Naruko gemette, ritrovando abbastanza fiato, i suoi pensieri interrotti
dall'ennesima fitta. Era come se fosse stato preso in pieno da un
camion in autostrada, eppure, per quanto si sentisse morire, poteva per
lo meno essere certo che la tenuta da Battle Lover lo avesse protetto
da danni ingenti. Era sì, un costume ridicolo ed
imbarazzante, ma aveva sempre fatto il suo lavoro evitandogli, durante
le innumerevoli lotte contro mostri assurdi, ferite più o
meno gravi che avrebbero potuto ripercuotersi sulla sua salute.
In quel particolare frangente, aveva imparato a fidarsi di Vombato, non
era un ciarlatano (come in realtà poteva sembrare), e la sua
tecnologia aliena super avanzata sapeva rivelarsi molto utile, se non
essenziale.
"Se potessi procurarmene i progetti e poi rivenderli ci guadagnerei un
sacco. Oppure potrei usare i miei fondi per finanziarne la produzione
e..." si fece un paio di calcoli Naruko, tenendosi poi lo stomaco con
una mano mentre il resto del corpo si irrigidiva, scosso dai tremiti.
Un lamento incomprensibile e al quanto penoso gli uscì dalle
labbra. Si contorse stringendo i denti, un velo di sudore a bagnargli
la fronte. Era insopportabile, ma con il passare dei secondi, il dolore
sembrava farsi meno opprimente. Forse si trattava dell'effetto placebo
di cui Vombato aveva parlato loro una volta, ma poco importava.
Naruko si costrinse a stare immobile, limitandosi a fare profondi
respiri, cercando di controllare le fitte di dolore che lo colpivano
d'improvviso. Tentava di prendere coscienza delle proprie condizioni
fisiche e, infine, si sentì abbastanza sicuro da poter
tentare di rialzarsi. In un paio di minuti, la tenuta da principe
dell'amore pareva aver già attivato il suo effetto benefico.
Con uno sforzo per lui enorme, Sulfur riuscì a voltarsi a
pancia in giù, e con fatica ancora maggiore si mise carponi.
Doveva capire cosa stava succedendo, anche se in parte già
lo intuiva. Probabilmente lui e gli altri stavano combattendo contro
l'ennesimo mostro assurdo. Forse ne era stato colpito e l'onda d'urto
lo aveva scagliato lontano dal resto del gruppo. Non dubitava che
stessero tutti bene, anzi, sperava di essere stato l'unico scemo
colpito in pieno dal nemico. Di sicuro a quel punto lo scontro si era
già concluso, e Yumoto stava già purificando (o
qualunque cosa facesse esattamente), l'essere strambo di turno. A
Naruko bastava trovarli, in fondo non doveva essere finito poi molto
lontano dal campo di battaglia.
Si doveva convincere che tutto fosse andato per il meglio,
poiché non poteva neppure valutare l'idea che
così non fosse. I suoi amici stavano bene. Tutto si era
già risolto in una bolla di sapone. Era sempre andata in
quel modo, perché quella volta avrebbe dovuto essere
diversa?
L'ottimismo ebbe però vita breve. Sollevando la testa,
cercando con lo sguardo i suoi compagni, Io fu attraversato da un
brivido di paura nel vedere per la prima volta cosa ci fosse alle
proprie spalle. O meglio, cosa mancava.
Un albero dal tronco massiccio, di cui non era in grado di riconoscerne
la natura, era stato sradicato, abbattuto da qualche forza misteriosa,
probabilmente lui, che vi era finito sbattuto contro. Ora poteva capire
perché si sentisse così male, non era come se
fosse stato investito da un camion, in realtà era lui il
guidatore che, a tutta velocità, aveva fatto scontrare il
proprio camion con un muro. "Spero non mi chiederanno i danni" il suo
pragmatismo ebbe di nuovo la meglio, solo per qualche momento scioccato
da quelle radici, spesse quanto un suo braccio, messe in bella vista a
stagliarsi contro il cielo. Pareva fosse stato capovolto di proposito,
piantato al contrario forse per qualche esibizione artistica
alternativa o qualcosa simile.
Sì, avrebbe potuto essere una buona scusa da tenere a mente.
- Yumoto! - la voce di Yufuin, insolitamente alta e alterata per i suoi
canoni, lo raggiunse accompagnata dai suoni inconfondibili di una
battaglia. Sino a quel punto le orecchie di Naruko erano rimaste
tappate, rendendolo sordo senza che se ne rendesse conto, ma
d'improvviso i suoi timpani cominciarono nuovamente a percepire i
rumori dell'ambiente circostante. La voce del senpai arrivava alle sue
spalle, da un punto non troppo lontano da dove si trovava.
Faticosamente si mise a carponi, cercando di far forza sulle gambe
perché lo sostenessero. Fu sul punto di perdere l'equilibrio
un paio di volte, mentre il dolore lo attraversava simile ad una
scossa, facendolo tremare. Doveva muoversi con prudenza, per evitarsi
di cadere e dover quindi ricominciare tutto da capo, non poteva
permettersi di perdere altro tempo. Fortunatamente, non appena fu in
grado di compiere il primo passo, la sua tenuta da Battle Lover Sulfur
stava già agendo su di lui, curandogli le ferite in modo che
fosse in grado di camminare.
"Devo tornare dagli altri" pensava, sul volto una smorfia, le labbra
tirate a mostrare i denti. La testa continuava a fargli male e, per
quanto si sforzasse, non ricordava cosa fosse successo nei particolari.
Il gigantesco cratere che pareva uscito direttamente da Dr*gon B*ll, o
da un altro manga shonen, a cui aveva dato le spalle senza accorgersene
e che si paleso con suo sommo stupore di fronte a lui, fu un indizio
piuttosto esplicito.
- Atsushi! Qui abbiamo bisogno del tuo aiuto! - urlò En, la
gola che gli bruciava dalla sforzo, la fronte imperlata di sudore e il
respiro affaticato. Non era abituato a gridare, ad impartire ordini a
destra e manca. Non gli piaceva neppure farlo. Tutto ciò
andava contro il suo principio del "risparmio energetico". Lottare
contro il mostro di turno, prendere le redini della situazione come se
fosse lui il leader. Non era un tipo responsabile quindi, prima di
tutto, perché era toccato a lui? Si era già
stufato, ogni cosa era un semplice spreco della sua energia. In quel
momento avrebbe solo voluto stare nell'aula del club a fare un pisolino
o a riflettere su temi profondi del tipo: come può un riccio
verde essere il fratello di uno scoiattolo volante altrettanto verde?
Per quel giorno però avrebbe dovuto rimandare la sua ricerca
sulla genealogia e accoppiamento di esseri alieni. Non che l'argomento
in realtà lo interessasse più di tanto, gli
serviva solo qualcosa di cui parlare.
- Yumoto, tu invece stai bene? - domandò al biondino alle
sue spalle, in ginocchio a terra intento a riprendere fiato. Gli era
quasi venuto un colpo al cuore nel vederlo schiantato a terra dalla
forza del nemico, il quale prima si era divertito a gettarlo in aria e
a giocarci come fosse stato una pallina di carta. "Esattamente come ha
fatto con Io" Yufuin si morse inconsciamente l'interno guancia,
preoccupato per il compagno. "Chissà se sta bene" non poteva
far a meno di chiedersi, ma al momento non aveva il tempo per andare a
controllare. Il loro avversario pareva rafforzarsi man mano che lo
scontro procedeva, più danni gli facevano, più
lui diveniva forte. Lo si poteva benissimo dedurre da quel enorme
cratere formatosi dal suo ultimo colpo e in cui li aveva gettati.
Doveva essere profondo almeno sei metri con una circonferenza di
quarantotto, mai nessun mostro affrontato prima aveva fatto danni tanto
ingenti. Era pericoloso.
Già da un pezzo En sapeva di dover chiudere la faccenda al
più presto, i poteri dei bracciali da Battle Lovers non
erano infiniti, e da un po' i colpi che infliggeva parevano aver perso
l'iniziale potenza. Si stava indebolendo, le ferite non guarivano
abbastanza velocemente, nonostante l'avanzatissima tecnologia di cui
erano disposti.
- S-sì, sto bene... Devo solo – tra tutti quello
più affaticato era Yumoto, il quale al solito aveva
combattuto senza riserve, spargendo la sua magia d'amore senza
però riuscire in alcun modo a scalfire il nemico. Persino la
sua voce, solitamente tanto allegra e vivace, suonava priva di energia,
e il suo colorito non piaceva affatto a Yufuin, il quale per la prima
volta nella sua vita sentì crescere in sé
"l'orgoglio del senpai".
"L'ho lasciato ridursi così nonostante dovrebbe toccare agli
studenti più grandi badare ai più piccoli, e non
il contrario" si rimproverò sentendo quell'inedita emozione
riempirgli il petto, colmandolo di rammarico e ferendo il suo amor
proprio. Si sentiva in colpa, ogni volta era sempre Yumoto e mettersi
in prima linea, ed era sempre andata bene. Sta volta però
qualcosa era diverso.
Mosso da un genuino affetto nei confronti dei propri kohai, in Yufuin
nacque il desiderio di poterli proteggere, nonostante ciò
potesse rivelarsi per lui un esorbitante seccatura e spreco di energie.
- Lascia fare a me – per quanto appropriarsi di frasi che
suonavano fighe non fosse proprio nel suo stile, En non
trovò parole migliori da rivolgere ad Yumoto, il quale lo
fisso con occhi completamente spalancati, colmi di stupore e
meraviglia. Doveva essergli sembrato davvero tosto se era riuscito
persino ad ammutolirlo. - Ogni tanto devo darmi da fare anch'io, no? -
aggiunse tanto per smorzare una scena troppo seria, sforzando un
sorriso che parve più un ghigno.
- Ma senpai... - fu sul punto di replicare il biondino, superando lo
sconcerto iniziale. La sua voce tremava leggermente, così
come braccia e gambe. Poteva fingere che ciò fosse causato
dall'aver dato fondo a tutte le sue energie, di aver dato il massimo e
ora di non essere più in grado di muoversi. Non poteva certo
dire che fosse la paura a fargli mancare la voce e a percuotergli le
membra. Aveva paura di non aver fatto abbastanza. Aveva paura di aver
deluso le persone che amava e, soprattutto, temeva che a causa della
sua impotenza avrebbe finito con il perderle. Il suo spirito
incrollabile e sempre colmo di buoni (innocenti) sentimenti si trovava
spezzato, incapace di reagire, di gestire qualcosa che andava oltre
alle sue possibilità. "Dovrei trasformarmi... Sì,
fare tipo una power up come quella volta con il presidente e con i
gemelli. Devo solo provare più amore. Devo solo impegnarmi
di più. Io non posso fallire, io... Vombato conta su di me,
i senpai, Gora-chan, tutti contano su di me. Non posso deluderli. Non
posso lasciare che me li portino via" mille pensieri gli affollavano la
mente, offuscandogli la vista e il pensiero, il panico gli prendeva la
gola mozzandogli il respiro. Era la prima volta che affrontava emozioni
tanto negative, non era pronto. Non credeva di celare dentro di se una
tale sfiducia nei confronti dei propri compagni.
- Stai tranquillo – lo interruppe En mantenendo quel sorriso
per nulla rassicurante, - Quando avremo finito qui, faremo un salto ai
bagni termali come facciamo tutti i giorni – e
allungò un braccio verso di lui, appoggiandogli una mano in
cima alla testa per scompigliargli i capelli – Fidati di me
–
Un forte calore invase le guance di Yumoto, e di colpo nella sua mente
tutto tacque. Il mare in tempesta che era divenuto il suo animo si
acquieto, lasciandogli il tempo di prendere respiro a galla su una
placida distesa d'acqua. La mano di Yufuin era un po' più
piccola rispetto a quella di suo fratello, eppure fu in grado di
trasmettergli il medesimo senso di sicurezza e di sostegno che Gora era
sempre riuscito a dargli nel corso degli anni. Ogni ombra annidatasi
nel cuore di Yumoto fu dissipata da quel semplice gesto d'affetto. Non
tremava più, e seppur gli occhi gli si fossero fatti un po'
liquidi, riuscì a ricambiare il sorriso del suo senpai. Si
sentiva stupido per aver dubitato. I suoi compagni. No, tutte le
persona a cui era legato, a cui teneva, si meritavano la sua
più completa fiducia.
Ce l'avrebbero fatta.
- Kinugawa, credo gli altri Battle Lovers abbiano bisogno di te - gli
disse Vombato, picchiettandogli con una delle sue zampe tozze e pelose
sulla spalla, una luce truce e commiserevole negli occhi. Era
preoccupato, lo si intuiva dal suo tono di voce, ed era strano per
qualcuno con il suo aspetto essere tanto espressivo. Per quanto
insistente, Atsushi pareva però non sentirlo, rimanendo
immobile a fissare il vuoto. Sembrava assente, scioccato dalla
distruzione a cui stava assistendo. Stringeva a se il corpo inerme
dell'amico, privo di sensi, abbandonato a lui. Ancora non capiva come
fosse successo. Si chiedeva perché non l'avesse fermato.
"Perché non gliel'ho impedito?" Si sentiva logorare dal
senso di colpa, mentre qualcosa di simile all'irritazione gli saliva
dallo stomaco alla gola, facendogli digrignare i denti. Il corpo gli
tremava, e l'abbraccio con cui stringeva il compagno si fece
più forte. Nella mente ancora l'immagine di come fosse
intervenuto, non lasciandogli modo di fermarlo. "Quanto si
può essere incoscienti?"
Nel tentato di vincere l'attacco del loro avversario, si era gettato
davanti a loro usando i propri poteri come scudo. C'erano state fiamme
e scaglie d'argento, simili a saette. Poi un enorme frastuono come lo
scoppio di un petardo, ma molto peggio, aveva riempito l'aria un
istante prima dell'impatto. Da quel punto il ricordo si faceva confuso.
Sapeva che l'esplosione li aveva avvolti con una luce accecante,
più luminosa del sole sopra di loro. I suoni sparirono
mentre piombavano nell'oscurità.
Forse c'era stato un momento in cui aveva perso i sensi, o il suo
cervello non aveva registrato gli eventi successivi. Aveva solo la
sensazione di essere caduto, sprofondando in quel cratere assieme a
tutti gli altri, mostro compreso.
Fumo e detriti si erano alzati creando una cortina scura sopra di loro,
impedendo la vista e rendendo difficile respirare. Era stato Atsushi
stesso a diradare quella nuvola di terra e polvere, e quando essa si fu
dissolta, comprese l'entità dei danni causati da quello
scontro.
Al posto del giardino dietro all'edificio scolastico, si era formato
quella voragine in cui ora stavano combattendo. Aveva creduto per un
istante di avercela fatta, che fossero riusciti a sconfiggere il loro
nemico, ma la speranza fu breve. Lui era ancora lì, non
pareva essersi smosso di un solo passo nonostante la distruzione che lo
circondava. Forte e all'apparenza invincibile. Fu la prima cosa che
vide, poi il suo sguardo aveva vagato, cercando i suoi compagni.
Finché non aveva diradato il fumo non si era accorto come
fossero tutti ancora al suo fianco, Yumoto, esausto, era alla sua
destra, Yufuin alla sinistra. Sembravano tutti rimasti indenni, e per
un istante di questo ne fu immensamente grato, poi il suo cuore aveva
mancato un colpo.
Di fronte a loro c'era Kinshiro, ancora in piedi nella sua tenuta da
cavalir Aurite, ma all'apparenza gravemente ferito.
Li aveva protetti, sacrificandosi per la loro incolumità.
- N-no...! – Atsushi non sentì la propria voce
balbettare, ancora assordate dallo scoppio, le sue orecchie si
stapparono subito dopo, investendolo con un silenzio innaturale, tanto
che non si accorse della differenza. Non si chiedeva neppure
più se Yumoto e En, stessero effettivamente bene, troppo
concentrato sul compagno.
Aveva capito che, in qualche modo, Kinshiro era riuscito a
proteggergli, prendendo su di se gli effetti di quel colpo devastante.
Il suo costume era a pezzi e in un istante si dissolse, lasciandolo
privo di difese, in tenuta scolastica. Tremando lo vide stringersi
nelle spalle, piegarsi su se stesso, per poi cadere sulle ginocchia,
una smorfia sofferente sulle labbra.
- Kinchan! – urlò lanciandosi verso di lui,
afferrandolo prima che si sbilanciasse, finendo faccia a terra. Lo
aveva stretto a se e, a quel punto, non lo aveva più
lasciato. Si era inginocchiato con l'amico, privo di sensi, in grembo,
stringendolo quasi temesse che si potesse disintegrare o svanire da un
momento all'altro.
- Kinchan - continuò a ripetere con un filo di voce,
incapace di capire perché fosse lì, cosa
centrasse con tutto quello. Era una battagli dei Battle Lovers,
perché si era messo in mezzo? Poco prima lo aveva visto
intento, con gli altri membri del consiglio studentesco, ad evacuare
gli studenti dalla scuola, visto che il nemico si stava divertendo a
distruggerla e non parevano esservi insegnanti nei paraggi. La faccenda
si era fatta fin troppo pericolosa per tutto l'istituto, avevano dovuto
correre ai ripari prima che qualcuno si facesse male sul serio.
La risposta per l'intervento del Presidente del consiglio studentesco
era quindi semplice, anche il Battle Lovers erano studenti del Binan,
ed era un suo compito, come del resto del consiglio, assicurarsi della
loro incolumità. Ma poteva il senso del dovere di Kinshiro
portarlo a tornare indietro per loro? A questa domanda Atsushi non
aveva bisogno di risposta.
- Kinugawa! – gli urlò Vombato, riportandolo alla
realtà, non trattenne uno sbuffo stanco nell'incrociarne lo
sguardo, - Lo so che sei preoccupato per il tuo amico – gli
appoggio una mano sul braccio quasi volesse confortarlo, - Ma ora gli
altri hanno bisogno di te – disse, ma questo il ragazzo
già lo sapeva. Aveva sentito En che lo chiamava, ma non era
riuscito a reagire. Un peso sul petto a bloccarlo, e ora vedeva
l'avvicendarsi dello scontro con En che si scagliava da solo contro il
nemico, Yumoto troppo esausto anche solo per state in piedi. Atsushi si
era isolato a tal punto da non accorgersi neppure della presenza del
kohai, con il respiro affaticato di chi ha dato fondo a tutte le
proprie energie, proprio al suo fianco, a poco meno di un metro di
distanza. Si era scordato fosse lì, la sua attenzione
focalizzata su Kinshiro, sull'assicurarsi di avvertirne respiro. Certo,
forse la sua paura di perderlo era esagerata, poiché il suo
costume da Cavalier Aurite doveva averlo protetto da danni gravi,
lasciandogli sul corpo solo qualche graffio, ma ora era sparito. Non
aveva altre difese. Doveva proteggerlo.
- Atsushi-senpai, come sta il Presidente? – la domanda di
Yumoto lo colse di sorpresa e per la prima volta, da che lo scontro era
iniziato, lo osservò con attenzione. Vederlo in quello
stato, stravolto per la battaglia, lo fece sentire in colpa.
- Non lo so... ha perso i sensi, ma non sembra aver riportato ferite
gravi – rispose, l'espressione contrita, incapace di mostrare
un sorriso di conforto al più piccolo, il quale lo fissava
preoccupato, come se fosse lui quello all'estremo delle forze, e non il
contrario.
- Kinugawa, non voglio sembrarti insensibile, il fatto che tu sia
preoccupato per il tuo amico è ammirevole, ma ora devi
pensare alla battaglia. Dobbiamo fermare questa follia –
cercò di riportarlo alla realtà Vombato,
stringendo le zampe a pugno di fronte a se, forse per incoraggiarlo.
- Lo so... – mormorò Atsushi annuendo a capo
chino, scuro in volto, un groppo alla gola che gli fece uscire la voce
strozzata. Aveva superato lo shock iniziale, ma ora qualcos'altro aveva
cominciato ad annidarsi nel suo petto. Gli pareva come se avesse
mangiato qualcosa di amaro, dalla pasta molle e appiccicosa che gli si
era attaccata al palato e alle pareti dello stomaco.
- Atsushi-senpai?- Non la provava spesso, per questo gli fu difficile
riconosce la rabbia che lo stava colmando al punto di soffocarlo. Lo
voleva distruggere. Voleva distruggere quel mostro che aveva feriti il
suo amico d'infanzia.
Le pupille di Atsushi si assottigliarono, divenendo poco più
grandi della punta di uno spillo, poi il mondo attorno a lui
collassò.
I panni del cattivo gli calzavano alla perfezione. "Non avrei mai detto
che fossero così comodi" sorrise fra se e se. Si sentiva
divinamente. Pieno di potere, forte, invincibile e il nuovo costume non
era niente male. Altro che quel vestitino ridicolo e striminzito da
Battle Lover Vesta, per Ryuu l'accostamento migliore era tra nero e
rosa, piuttosto che tra rosa e bianco. In più la figura del
bel tenebroso andava molto di moda tra le ragazze, in quell'ultimo
periodo. Di certo con quel nuovo ruolo avrebbe fatto grandi conquiste.
Non che al momento per lui le ragazze avessero il ben che minimo
valore. Osservando la cosa in retrospettiva sentiva di aver perso gran
parte del suo tempo, non era lui ad dover andare dietro alle ragazze,
ma avrebbero dovuto essere le ragazze ad andar dietro a lui. Tutto quel
Amore e quell'energia sprecati per nulla, cosa aveva ricevuto in
cambio? Cosa ci aveva guadagnato?
"Ah! Ora sembro parlare come Io" sorrise, e c'era qualcosa di maligno
nella piega delle sue labbra. Stava ricordando con quanta facilita
avesse colpiti l'amico alle spalle, gettandolo in aria senza neppure
interessarsi di dove fosse caduto. Forse era pure stato preso in pieno
dall'esplosione che lo scontro tra le sue fiamme e il potere del
Presidente aveva provocato. Se ne era stupito anche lui, non si era
accorto di essere diventato così potente. E il bello era
che, più veniva colpito, più si sentiva forte.
- Credo avresti raccolto Yumoto e gli altri e saresti scappato, senpai
– parò con il colpo di En con il proprio bastone,
a parte il colore il design non era cambiato molto da quello da Battle
Lover. – Sarebbe stato un atteggiamento più da te
– aggiunse mentre, con un solo gesto, dissolveva il getto
d'acqua che l'altro aveva generato. Ormai non si disturbava
più a rispondere ai suoi attacchi, limitandosi a difendersi.
Si era già divertito abbastanza scontrandosi con Yumoto poco
prima, ora quel gioco gli era venuto a noia e aspettava che Yufuin si
stancasse da solo. A parte il fuoco, il suo mutamento lo aveva reso in
gradi di manipolare la gravità, se avesse voluto, o si fosse
sforzato un poco, avrebbe anche potuto far volare l'altro come un
aquilone e poi strapparne il filo. Chissà se sarebbe
riuscito ad imparare a volare in tempo o si sarebbe semplicemente
schiantato a terra.
- Sì, sarebbe stato più da me – ammise
En facendo un balzo all'indietro, mettendo tra loro una distanza di
sicurezza. Aveva la fronte ricoperta da un velo di sudore e il sguardo,
solitamente sempre assente quasi fosse eternamente mezzo addormentato,
era deciso e fermo nell'incrociare quelli di Zao. –
Però non mi sembra che neppure tu oggi faccia molte cose da
te – osservò tornando a colpirlo, senza
però usare i propri poteri, ma imbracciando la bacchetta
come fosse una mazza. Doveva capire se gli attacchi fisici avessero
qualche effetto su di lui, visto che le sue capacità da
Battle Lover Cerulean non davano i risultati sperati. "Eppure siamo
acqua contro fuoco, dovrebbe valere qualcosa" ragionò
avvertendo la frustrazione salirgli alla bocca dello stomaco, mentre
cercava di far breccia nella difesa di Ryuu, ma i suoi attacchi
finivano per scontrarsi con un muro invisibile che pareva circondarlo.
"Vogliamo dargli qualche altra capacità speciale, visto che
ci siamo?" Cominciava sul serio ad irritarsi,
- Perché, dici che questo costume non mi dona? –
rise Zao arrogante, ignorando gli attacchi dell'altro, protetto dietro
la sua barriera. I capelli rosa gli ricadevano a ciuffi sulla fronte,
non portava il suo solito cerchiello, noto Yufuin, era una cosa
stupida, ma gli pareva prima lo portasse. – Ho solo deciso di
prendermi un ruolo più figo, ero stanco di essere ridicolo
– uno schiocco di dita e le leggi di gravità che
ancoravano En a terra si stravolsero, il ragazzo si trovò
sospeso in aria, ancora nel mezzo di un colpo diretto a Ryuu.
Cominciò sbracciandosi, muovendo braccia e gambe come un
bagnante inesperto che tentasse di tenersi a galla, anche se il suo
intento era di tornate con i piedi ben piantati al suolo.
- Oh, quel costume da dark queen ti dona moltissimo, davvero
– lo punzecchio, trovandosi per questo schiantato a terra,
con una forza sempre maggiore addosso, tanto da farlo sprofondare per
una manciata di centimetri nel terreno. Un po' se l'era aspettata una
reazione simile, ma gli faceva male comunque. Gli aveva visto fare la
stessa cosa prima a Naruko e poi a Yumoto, sapeva che a quel punto era
alla sua completa mercé, aveva però sperato di
riuscire a scalfirlo in qualche modo prima che si decidesse a riusare
quel potere. Era stato troppo ottimista.
Yufuin tornò leggero come l'aria, sollevandosi di qualche
metro dal suolo così come Ryuu desiderava. In bocca aveva il
sapore della terra, e forse gli si stava muovendo un dente, a parte
ciò l'urto non aveva provocato su di lui ingenti danni.
Doveva però sperare che qualcuno venisse in suo soccorso
prima che cominciasse a manipolarlo di una parte all'altra come una
marionetta. "Atsushi, ho bisogno di te!" Penso cercando di trovare un
modo per prendere tempo, e lui era un esperto di chiacchere senza capo
ne coda.
- E dimmi, in confidenza, com'è che avresti fatto ad
imparare tutti questi nuovi trucchetti da boss di fine livello?
– gli domandò appoggiando il mento sul palmo della
mano cercando di prendere una aria interessata. Per quanto non avesse
il minimo controllo sulla situazione pareva piuttosto tranquillo. Anche
troppo per i gusti di Ryuu, che comunque decise di stare al gioco.
- Chiedilo ad Io, è colpa sua se mi sono rotto –
rispose con un ghigno sprezzante, eppure per un istante, nel suo
sguardo castano, ad En parve di intravedere una fitta di dolore, quasi
fosse stato appena punto da una spina rimastagli conficcata sotto
pelle, ma non poté insistere sul discorso perché,
con un semplice cenno del capo, Ryuu lo scagliò lontano,
gettandolo come se fosse stato uno straccio vecchio.
"Oh, è un home run" osservò Naruko, ancora fermo
sul ciglio del cratere, seguendo con lo sguardo il volo del suo senpai,
il per un istante gli parve uscire dalla litosfera e sfuggi alla sua
vista. "Aspe-…" per questo si accorse troppo tardi che la
traiettoria di quel fuoricampo era indirizzata proprio verso di lui.
- Nonononon... - impallidì, per un momento
freddato dallo shock, poteva già leggere nel volto di Yufuin
il medesimo orrore. Tentò di alzarsi e scappare, ma una
fitta gli bloccò a meta lo slancio. "Oggi non è
la mia giornata fortunata" pianse fra se e se, trovandosi investito da
En, il quale si schiantò su di lui con la grazie di un
elefante a cui si era strappato il paracadute.
I loro corpi si aggrovigliarono in un ammasso confuso di arti, tanto
che Naruko non fu sicuro se la mano che si ritrovò
spiaccicata in faccia fosse la propria o quella dell'altro. Si
trovarono a rotolare sull'erba, fino a smorzare la spinta dell'urto,
entrambi doloranti ed intontiti dallo scontro. Naruko mugolò
dal dolore, mentre sentiva Yufuin imprecare, nella posizione in cui
erano finiti ne avvertiva il respiro contro la pelle del collo. Gli ci
volle un po' per focalizzare e rendersi conto che En era abbandonato
sopra di lui, e gli rendeva difficile respirare, un braccio incastrato
sotto la sua schiena e il ginocchio a strusciarsi contro il cavallo dei
pantaloni. E se la scena non sembrava già abbastanza
equivoca, essendo Naruko, già ferito in precedenza, sul
punto di piangere dal dolore, la sua gamba era avvinghiata alla vita
del senpai. Quando se ne rese conto, Io cominciò a valutare
l'idea se fosse conveniente o meno mettersi a piangere per l'imbarazzo.
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Ringrazio la "Figliah" (lei sa chi è) per aver
letto questo obbrobrio per prima (^3^)/ ....
doveva essere una One shot, ma... facciamo divise in due parti?
(^___^)"""""
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