L'INTERRUTTORE IN PIÙ
Una
cosa che Hansel non aveva mai capito era perché in quasi ogni stanza
della casa ci fossero così tanti interruttori. E non quelli che
accendevano le luci. Quelli avevano una loro utilità, ovvio.
Piuttosto quelli finti, piatti, senza possibilità alcuna di farli
scattare in alto o in basso, totalmente inutili, ma che comunque
erano lì, sempre, sulla parete bianca, a farti confondere quando
cercavi di accendere la luce in una stanza buia.
E
proprio quella sera Hansel si trovava in quella condizione: la stanza
buia e lui, che cercava a tentoni l'unico interruttore funzionante in
mezzo ai tanti finti sulla parete dell'ingresso. Ne provò tre. Tre!
Avava beccato tre interruttori finti su sei! E, finalmente, trovò
quello giusto e lo fece scattare con un piccolo, appena udibile clic.
Non accadde nulla. Riprovò. Nulla. Provò ancora una volta. Il nulla
più totale. Doveva essersi fulminata la lampadina, pensò con un
sospiro voltandosi indietro per andare ad accendere una luce nella
stanza accanto. Ma, proprio mentre si voltava, andò a strusciare con
il gomito contro l'interruttore e, con un altro lieve clic, la stanza
si illuminò. Meglio così, pensò Hansel. Un problema in meno in
quella casa che già sembrava iniziare a cadere a pezzi. Le crepe sul
soffitto, l'umidità che macchiava le pareti, le tegole del tetto che
facevano a turno a scollarsi ogni volta che c'era una tempesta, le
porte scorticate, il rubinetto arrugginito nel bagno al piano di
sopra.
Quello
che Hansel notò subito dopo, però, lo sconcertò non poco. Dopo
vari decenni, poteva dire di conoscere a memoria ogni millimetro
quadrato della casa. Millimetro? Ma che dico? Decimillimetro,
centimillimetro e forse ancora di più. Era sicurissimo, tanto sicuro
da poterci scommettere la sua stessa vita con un serial killer, che
in quella stanza ci fossero sei interruttori di cui uno solo
funzionante. Era altrettanto sicuro, e anche lì, dire che ci avrebbe
potuto mettere la mano sul fuoco era sminuente rispetto alla relatà
dei fatti, che avesse cercato di far scattare tre interruttori finti,
mentre il quarto si era rivelato vero. Al che aveva pensato di aver
saltato il primo interruttore finto perché era proprio il quinto
della serie ad essere quello giusto. Tutto questo tornava
perfettamente con il fatto che, in quel preciso istante, alla luce
della lampadina, poteva tranquillamente vedere il suo dito indice
ancora attaccato al quinto interruttore. Ciò che lo aveva
sconcertato, però, era che il quarto interruttore non era più
piatto come lo era stato fino alla sera prima. Era piuttosto
leggermente in rilievo, non tanto quanto il quinto, quello vero, ma
era comunque diverso dai tre prima e dal povero, ultimo interruttore
in fondo che non veniva quasi mai toccato.
Lo
premette ancora un paio di volte e, in effetti, quel piccolo quarto
interruttore faceva clic. Molto meno del quinto interruttore, ma
faceva clic. La levetta si alzava e si abbassava e faceva clic ogni
volta, ma non succedeva nulla. Nessuna luce si accendeva, e almeno
questo era prevedibile, perché in quella stanza Hansel era certo ci
fosse una e un'unica luce. Gli sarebbe venuto un infarto se avesse
scoperto ci fosse stata addirittura un'altra piccola luce oltre che a
un'altro piccolo interruttore.
Quella
sera, Hansel, andò a dormire quasi normalmente, cercando a più non
posso di evitare ogni possibile domanda che gli balneava in testa su
come fosse finito lì quell'interruttore vero. E su dove fosse andato
a finire il quarto interruttore finto. Probabilmente era solo la
stanchezza, si era detto infilandosi sotto le coperte, non prima di
aver controllato se altri piccoli interruttori fossero spuntati da
altre parti nella casa. Sì, doveva per forza essere così, cercò di
convincersi. L'indomani mattina si sarebbe svegliato, sarebbe sceso
al piano di sotto, nell'ingresso, per andare a controllare la
cassetta della posta prima di fare colazione come tutte le altre
mattine e avrebbe notato con grande sollievo che c'erano sei
interruttori, come sempre, i primi quattro finti, il quinto vero e il
sesto finto come i primi quattro.
La
mattina dopo, così, Hansel scese le scale, andò nell'ingresso con
una giacca leggera sopra il pigiama a righe gialle e blu, pronto ad
andare a ritirare la bolletta di turno insieme ai numerosi volantini
di pubblicità e notò che... era esattamente come aveva previsto. La
sera prima la stanchezza gli doveva aver giocato qualche brutto
scherzo, infatti gli interruttori nella stanza erano esattamente
quelli di sempre. Anche la lampadina era una sola, per fortuna. Prima
di uscire, controllò tutta la casa. Era tutto terribilmente normale
e ordinario. Nulla di insolito, insomma. Nulla di nulla.
Hansel
allora uscì di casa e si diresse, tranquillo e sollevato, verso la
cassetta della porta, il cui sportellino era proprio lì lì per
rovinare al suolo. Con molta delicatezza infilò le piccole chiavi
nella serratura. Anche le chiavi erano splendidamente ordinarie come
lo erano sempre state. Che meraviglia, la normalità. Prese in mano
le lettere e le esaminò una ad una.
Un
volantino di una pizzeria che offriva coupon per le consegne a
domicilio. Tornavano sempre utili quegli sconti, ma gliene avevano
consegnato uno identico proprio la mattina precedente. Evidentemente
al volantinaggio avevano messo due ragazzi diversi e avevano entrambi
fatto lo stesso giro, uno appresso all'altro.
La
pubblicità di una nuova gelateria che aveva aperto in città.
Sembrava molto buona, e Hansel amava il gelato, ma anche quella
l'aveva già ritirata la mattina precedente.
Una
cartolina rosa che invitava a un concerto di benficenza che si
sarebbe tenuto il seguente fine settimane nella cattedrale per
raccogliere fondi da donare a un'associazione per la cura e la
prevenzione del cancro al seno. Sì, ma aveva già deciso che ci
sarebbe andato la mattina prima, quando aveva trovato nella cassetta
della posta la stessa identica cartolina.
Ma
ciò che turbò di più Hansel fu scartare la bolletta della luce. La
stessa che aveva scartato il giorno prima. Lo stesso importo segnato
a caratteri cubitali sul fondo. La stessa data.
Ma
come era possibile? Anche se avessero per errore inviato due volte la
stessa bolletta, sarebbero state datate diversamente, una al giorno
di ieri e quella al giorno di oggi. Invece no. La stessa, spaventosa
data. E Hansel aveva anche già pagato quella bolletta.
In
quel momento, l'uomo ebbe un orribile senso di dejavù. La mattina
prima, a quella stessa ora, in quella stessa giacca e in quello
stesso pigiama, aveva preso e visto i quattro elementi nella sua
cassetta della posta proprio in quello stesso ordine.
Il
volantino della pizzeria, la pubblicità della gelateria, la
cartolina del concerto e la bolletta della luce.
Il
volantino della pizzeria, la pubblicità della gelateria, la
cartolina del concerto e la bolletta della luce.
Hansel
tornò in casa spaventato. Non era possibile. Conservava tutta la
posta che gli interessava in un vassoio di porcellana che utilizzava
come centrotavola in cucina, e ricordava perfettamente che la mattina
precedente aveva riposto lì tutti e tre i volantini, non la
bolletta, ovviamente, perché era andato a pagarla e poi l'aveva
buttata. Entrò in cucina, dove normalmente a quell'ora avrebbe già
messo su la macchinetta per il caffè, e sul centrotavola... Orrore!
L'ultimo volantino, in cima alla pila dei volantini, era quello di un
calzolaio che prometteva riparazioni a prezzi stracciati. Due
giorni prima, quando aveva
preso quel volantino, aveva pensato di conservarlo perché la suola
delle sue scarpe nere da sera stava iniziando a scollarsi. Ce le
avrebbe portate il giorno dopo il concerto di beneficenza, aveva
pensato il giorno dopo, cioè il giorno prima, quando la cartolina
era giunta a lui tramite postino o addetto al volantinaggio.
Controllò il calendario appeso accanto al vecchio
televisore e... era segnata proprio la data di due giorni prima.
Eppure Hansel girava tutti i giorni, la tazzina di caffè in una
mano, la pagina del calendario, proprio prima di prendere il
telecomando, sedersi sulla sua comodissima sedia a dondolo e guardare
il telegiornale delle sette e trentadue. Il calendario avrebbe dovuto
segnare la data del giorno prima, così che Hansel potesse cambiarlo
alla data odierna proprio quella mattina mentre faceva colazione.
A proposito, il telegiornale doveva essere già
iniziato. Ancora in piedi, accese il televisore e... conosceva bene
tutte quelle notizie: le aveva già ascoltate il giorno prima. Solo
che il telcomando aveva qualcosa di strano. Sì, perché c'era un
piccolo pulsante in più che non c'era mai stato. Hansel lo premette
e...
Il televisore si spense e si riaccese da solo. Il
telegiornale delle sette e trentadue era già cominciato. Il
presidente aveva finalmente approvato quella legge di cui il giorno
prima si era tanto parlato. Hansel aveva il telecomando in una mano e
la tazzina di caffè nell'altra, seduto comodamente sulla sua sedia a
dondolo, il calendario segnava la data corretta, che era già stata
diligentemente cambiata, sul vassoio di porcellana utilizzato come
centrotavola, il volantino di un negozio di elettrodomestici e
l'invito a una svendita di abiti di seconda mano sovrastavano il
volantino della pizzeria, la pubblicità della gelateria e la
cartolina del concerto di beneficenza. Tutto era tornato alla
normalità.
Solo qualche stanza lì accanto, senza che Hansel se ne
potesse accorgere, un interruttore in più era spuntato proprio
accanto a quello regolare, prendendo il posto di quell'inutile
interruttore finto che Hansel non aveva mai capito che cosa ci stesse
a fare.
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