“I-Ikusaba-san…
tu sei sicura di quanto stai facendo, vero?”.
La
voce un poco atterrita di Ishimaru non fecero altro che aumentare la
voglia di Mukuro di darsi da fare. Si era procurata delle corde da un
sexy shop online, assicurandosi che fossero fatte appositamente per dei
giochini erotici. Non si sentiva particolarmente maestra nel campo
strettamente riservato alla camera da letto, ma in compenso vantava una
quasi decennale esperienza nel legare persone come se fossero dei
salami. Diciamo che rispetto a tanta gente partiva un po’
avvantaggiata.
“Suvvia,
non dirmi che un uomo tutto d’un pezzo come te si fa
spaventare per così poco” rispose maliziosa mentre
maneggiava con la scatola. Era rimasta in un angolo della sua stanza,
dove erano entrambi in quel momento, in attesa di essere utilizzata. E
il momento era arrivato.
“Ok,
però… insomma, ecco… non è
un po’... anormale? Specie per essere la prima
volta…”.
Mukuro
alzò appena gli occhi al cielo. Era veramente un
cioccolatino d’ingenuità, il suo ragazzo, ed era
forse il lato di lui che preferiva. Quello e i pettorali. Aveva dei
gran bei pettorali.
“Anormale?
Solo perché ho il kink delle corde? Mi offendi,
Ishimaru”.
“Non
volevo offenderti, non volevo! Scusa!”.
“Senti,
è uno sfizio che ho sempre voluto togliermi e avevo deciso
da tempo che la mia prima volta avrebbe implicato legacci e nodi.
L’unica variabile era il corpo su cui sarebbero stati
applicati, ma il fato ha deciso che per stavolta tocca a te.
Tranquillo, sono più che disposta a ricambiare il
piacere”.
GLOMP.
Il
sentirlo deglutire rumorosamente la eccitò ancora di
più.
Non
sapeva spiegarsi questa passione, non in maniera cosciente quantomeno.
Sapeva solo che c’era e aveva la possibilità di
sfogarla concretamente. Non se la sarebbe lasciata sfuggire, nossignore.
“Bene,
il materiale sembra a posto. Ora, se volessi gentilmente stenderti sul
letto…” disse a mò di invito, anche se
era più inteso come un ordine.
E
quando lo vide sdraiato di fronte a sé, tremante, ad
attendere...
Mettiamola
così: fece una gran fatica a trattenersi.
D’altronde, come detto, sapeva molto bene come usare quel che
reggeva per renderlo completamente immobile e alla sua
mercé. Ma lui non era un prigioniero di guerra, era solo il
suo fidanzato che stava assecondando i suoi feticci per farle piacere.
Non
si sarebbe spinta oltre, men che meno in occasione del loro esordio nel
magico mondo del sesso. Non se lo sarebbe perdonato.
In
un attimo di divagazione si chiese se fosse cosa comune anche per Junko
e Mondo, quella di usare oggetti esterni durante un rapporto. Poi
decise che in realtà preferiva non saperlo neanche per
sbaglio e tornò a dedicarsi a se stessa e al suo Prefetto.
Si
avvicinò cauta e cominciò a lavorare.
Purtroppo,
per lui e per lei, si rese conto di non avere le mani di fata come
pensava. Anzi, in più di un’occasione dovette
tirare il freno a mano per evitare di risultare troppo ruvida.
Di
nuovo, tutta la sua esperienza pregressa era un’arma a doppio
taglio in una situazione simile. Perché era capacissima di
rendere inoffensivi i nemici della brigata Fenrir che andavano
successivamente interrogati, ma il ragazzo di fronte a lui non era
tale. E più proseguiva, più lui si lamentava per
sfregature troppo violente contro la sua pelle o per tratti della corda
che lo irritavano o lo costringevano a posizioni eccessivamente scomode.
Insomma,
la magica prima volta di Mukuro Ikusaba fu un mezzo fiasco.
Principalmente per colpa sua.
All’ennesimo
“Ahia! Mi fai male!”... niente, ci
rinunciò. Prese le corde, le gettò a terra con un
moto di stizza e dichiarò ad alta voce che non se ne sarebbe
fatto più nulla.
“Al
diavolo!”.
“Ikusaba-san!
Che ti prende?”.
“Che
mi prende, Ishimaru?” si voltò verso di lui,
rabbiosa “Mi prende che ho rovinato tutto. Forse Junko non ha
tutti i torti quando mi dà della
fallita…”.
Il
suo pistolotto di autocommiserazione venne interrotto da un repentino
contatto fra le loro labbra.
Al
termine del bacio Ishimaru si staccò, ansimando leggermente,
e guardandola negli occhi le disse: “Non ti azzardare mai
più a dire simili scemenze, mi sono spiegato?”.
“...eh?”.
“D’accordo,
forse non sarai un asso nel legare il tuo partner a scopo erotico. Ma
da qui a darti della fallita ce ne passa di acqua sotto ai ponti. E
poi, cosa ti costa fare un passo indietro e rinunciare almeno per ora a
questa cosa? Possiamo anche farlo normalmente, sarà
bellissimo lo stesso. Inoltre in questo modo il campo di battaglia si
livella, perché come sei novellina tu lo sono
anch’io. A parità di preparazione, sul confronto
diretto sono sicuro che mi batterai e farai più bella
figura”.
“Brutto
scemo” rispose lei, un poco commossa dal suo essere
comprensivo.
Si
abbracciarono, cominciando in prima e scalando pian piano di marcia
fino a quando sembrarono due piovre dedicate all’esplorazione
di ogni centimetro del corpo dell’altro.
E
fu così che la prima volta di Mukuro Ikusaba fu solo un
mezzo fiasco e non un fiasco completo.
*
Studiando
il suo riflesso nello specchio, Kyouko lanciò
l’ennesima occhiata al completino intimo che indossava.
Kyouko
Kirigiri non era mai stata una particolarmente attenta alla moda o
dedita allo shopping compulsivo… non prima di perdere la
testa per Makoto Naegi, s’intende.
A
voler essere sinceri non è che fosse cambiata poi tanto, ma
non le era sfuggito il fatto che, da quando stava con il Super
Fortunello, aveva iniziato a prestare più attenzione al
proprio abbigliamento, spesso lanciando un’occhiata furtiva a
quello delle sue compagne più alla moda. Qualche giorno
prima suo padre si era persino vendicato di tutto il sarcasmo gratuito
subito dalla figlia, quando l’aveva trovata intenta a leggere
una rivista di moda. “Stai bene, figlia mia? Vuoi sederti? So
che fa male quando scopri di essere effettivamente una
ragazza” era stata la frecciatina lanciatale da Jin, che si
era defilato alla svelta cercando di evitare una scarpa diretta alla
sua tempia.
Basta.
Non è il momento della psicanalisi.
Finì
di abbottonarsi la camicia e il resto della divisa, diede una veloce
sistemata ai capelli e si rimirò un’ultima volta
allo specchio. Perfetta.
Non
le sfuggì il parallelo con la sera della festa, in cui si
era tirata a lucido con il solo scopo di far cadere Makoto ai suoi
piedi… per poi fuggire a gambe levate quando aveva ottenuto
il suo scopo. Stavolta
le cose andranno diversamente si
disse. C’è
in ballo qualcosa di molto più importante di una semplice
dichiarazione.
Per
me e Naegi-kun è ora di diventare più…
intimi.
Kyouko
Kirigiri si era di nuovo vestita per uccidere, e stavolta era
più che decisa a non fallire. Si chiuse la porta della sua
stanza alle spalle e si diresse verso quella di Makoto, ripassando
mentalmente il suo piano: solo un’ora prima lo aveva avvisato
che sarebbe andata da lui con la scusa di recuperare un quaderno
(strategicamente lasciato lì il giorno prima), e avrebbe
approfittato di quella situazione per… beh, per sedurlo.
Avvampò
all’idea di ciò che stava per fare, ma era
un’esperta nel nascondere le sue emozioni agli altri, quindi
era più che sicura che la sua faccia non avesse lasciato
trapelare nulla.
Eccoci
qua.
Per
qualche secondo rimase ferma davanti alla porta della camera di Makoto.
Nonostante continuasse a dirsi calma il suo cervello continuava a
distrarla con altro, tipo farle notare come il chibi affisso sulla
targa somigliasse tanto al legittimo proprietario, soprattutto in
altezza.
Tutto
molto bello e adorabile, ma non siamo qui per questo.
SI
decise a suonare il campanello, e due secondi dopo Naegi era
lì ad aprirle la porta: “Kyouko-san! Ci hai messo
un sacco, credevo ti fossi dimenticata del quaderno” le
sorrise lui, facendosi da parte per farla entrare. “Scusa,
è che non riuscivo a trovare il… il
cellulare” mentì, sperando di farla franca.
“Il cellulare, sì.”
“Prima
il quaderno, ora il cellulare… ultimamente sei un
po’ distratta eh?” fu la risposta del ragazzo, che
si era avvicinato alla sua scrivania per cercare qualcosa. Decisamente
Kyouko l’aveva fatta franca.
Bene,
ora di dare il via all’operazione “Facciamo fiki
fiki insieme”.
Svelta
come solo lei sapeva essere, la Super Detective approfittò
della momentanea distrazione di Makoto per slacciare il nastro della
sua divisa, sbottonare un po’ la camicia, sedersi sul letto e
accavallare le gambe in quella che sperava fosse una posa sensuale.
Quella settimana di allenamento davanti allo specchio doveva pur essere
servita a qualcosa, si augurò. Finì i preparativi
appena in tempo per vedere il ragazzo voltarsi verso di lei con il
quaderno in mano: “Ecco a te il tuo qua… oh, senti
caldo? Forse ho alzato troppo il termostato, aspetta.”
Kyouko
lo osservò allibita controllare la temperatura della stanza,
ma decise di non demordere. Naegi-kun
è adorabilmente ingenuo, si
disse, devo
solo essere un po’ più diretta. Ma senza esagerare.
Sorrise
come non fosse successo nulla e proseguì col suo piano:
“Sentì, Naegi-kun… avrei
un’idea.”
“Che
tipo di idea?” rispose lui, sedendosi alla sua scrivania.
“Ecco,
pensavo che potremmo… studiare
insieme”
disse, calcando particolarmente sulle ultime due parole. Si
ritrovò persino a sbattere le ciglia in maniera frivola come
aveva visto fare spesso a Celestia. La risposta che ricevette non fu
esattamente quella che sperava: “Oh, mi dispiace, io ho
già finito di studiare” rispose lui, grattandosi
la nuca. “Sai, speravo di passare il week-end con te e quindi
mi sono portato avanti con i compiti” sorrise, e lei
ricambiò. Era un pensiero adorabile, che tuttavia continuava
ad ostacolare il suo piano. Ma Kyouko Kirigiri non era una che si
lasciava abbattere dalle prime difficoltà, e quindi
insistette: “Però potremmo… studiare
un po’ ugualmente,
che ne dici?” propose, il tono di voce praticamente un coro
di fusa.
E
tuttavia…
“Mi
dispiace, ma ho davvero finito tutti i compiti che avevamo. Mi sono
lasciato prendere la mano, ahah!”
Kyouko
si morse il labbro inferiore per impedirsi di urlare.
“Oh
ma… aspetta, volevi una mano a studiare?” chiese
lui, con l’aria di chi aveva appena avuto
un’illuminazione. “Credevo avessi già
finito ma posso aiutarti se vuoi! Non credevo ne avessi bisogno,
ma-”
“S-sì,
sì, mi farebbe piacere se mi aiutassi”
mentì lei, ormai decisa a proseguire con il suo piano, anche
a costo di apportare modifiche dell’ultimo minuto.
Makoto
sorrise: “Con molto piacere!” trillò,
alzandosi per recuperare alcuni libri di testo.
Kyouko
decise di agire. Ora
o mai più.
Veloce
come una faina si sbottonò ancora di più la
camicia, augurandosi che il reggiseno ben evidente risvegliasse nel
ragazzo qualche istinto sopito, e si stese sul letto in una posa
sensuale vista su un sito di pin up. Certo la modella era sicuramente
più attrezzata dal punto di vista fisico, ma non
è che tutte nascono Asahina o Oowari. E comunque Makoto non
si era mai lamentato.
“Makoto…”
miagolò. Lui non si voltò nemmeno.
“Makoto…”
ritentò. “Un secondo, non trovo il quaderno con i
miei appunti” fu la sua disarmante risposta.
Kyouko
inspirò e si sporse in avanti oltre il bordo del letto,
accarezzando la gamba di lui con il piede:
“Makoto… voltati un attimo.”
“Un
attim-ehi, ehi cos’è questo solletico?”
Forse
lui si girò di scatto, forse lei non aveva calcolato bene quanto
si
era sporta oltre il bordo del letto, fatto sta che cadde di faccia sul
pavimento, in maniera decisamente poco aggraziata.
La
tetta. Mi fa male la tetta.
Makoto
si precipitò subito da lei: “Kyouko-san! Tutto
ok?”
Lei
rotolò di schiena, incurante della camicetta aperta. Tanto
ormai…
“Come
hai fatto a rotolare giù dal letto, e…
perché la tua camicia è sbottonata?”
arrossì il Fortunello, mentre la aiutava a mettersi seduta.
Kyouko
lo guardò dritto negli occhi con la sua espressione
stoica… che però venne meno: “Non ce la
faccio, NON CE LA POSSO FARE!”
“Eh?”
“Io
le ho provate tutte!” piagnucolò (Io!
Piagnucolo!).
“Ma a quanto pare sei insensibile a qualunque tentativo di
seduzione, o io sono totalmente incapace a rendermi almeno vagamente
sensuale! Sono un fallimento su tutta la linea!”
“Frena
frena frena” la interruppe, “tu stavi…
cercando di sedurmi?”
“Sì!
Sì, dannazione sì!”
“E…
perché?”
“...secondo
te?” sbuffò esasperata. “Stiamo insieme
da mesi e ho pensato che portare la nostra relazione al…
livello successivo poteva essere una buona idea, e visto che tu sei
quello che si è sempre fatto avanti mentre i miei precedenti
tentativi di corteggiamento sono naufragati miseramente mi sono detta
che era la volta buona per ritentare e dimostrarti che posso essere
seducente e” inspirò “e invece non ne
sono capace. Da questo punto di vista sono più tragica di
Togami!”
Una
risatina da parte del ragazzo la distolse dal suo momento di
autocommiserazione.
“Fa
così ridere?” ringhiò, e lui
alzò subito le mani in segno di pace: “Ma no, ma
no! È che sei… buffa.”
“Buffa?”
L’avevano
definita in tanti modi, ma mai buffa.
“Davvero,
non ti sto prendendo in giro, ho solo trovato i tuoi impacciati
tentativi di seduzione… adorabili” sorrise lui,
avvicinandosi. “E potrebbero aver funzionato.”
Kyouko
arrossì di colpo: “Anche ora che hai capito che il
quaderno era una scusa?”
“A-ah”
Makoto annuì, abbracciandola.
“E
dopo aver subito il più maldestro piedino
nella
storia dei piedini?”
“Assolutamente”
sorrise sornione.
“E
dopo avermi vista rotolare per terra come un insaccato?”
“Un
insaccato molto carino” rispose, prima di zittirla con un
bacio.
Mentre
sentiva le mani di Makoto Naegi accarezzarla in zone che non aveva
ancora mai mostrato a nessuno, Kyouko Kirigiri si disse che in fondo
non era poi così fallita come seduttrice. E magari non era
un caso disperato come Togami.
*
Il
quale Togami aveva messo in atto il suo, di piano, qualche settimana
dopo.
“Direi
che la mia ricerca può considerarsi conclusa. Comincio anche
a sentire un po’ di fame.”
Touko
si limitò a sorridergli, alzando appena lo sguardo dai suoi
libri.
Pomeriggi
simili erano ormai la norma per loro, chiusi in camera di uno dei due a
studiare fino a dimenticarsi di pranzi, cene e spuntini. Non che fosse
un grave problema, visto che Touko mangiava come un uccellino
(nonostante lo Scion stesse cercando di aiutarla a migliorare le sue
abitudini), e Togami poteva andare avanti per ore solo bevendo
caffé (il famoso caffé fatto di cacca di
pipistrello che gli era valso più di una presa in giro).
“Magari
potremmo fare uno spuntino” propose lei, “m-ma non
ho particolarmente voglia di stare in caffetteria…”
Anche
l’obiezione della ragazza non era inaspettata, visto che
entrambi avevano spesso e volentieri consumato il loro pasti in
solitudine (ma andava detto che, da quando la loro relazione era
diventata ufficiale, entrambi si erano sforzati di passare
più tempo con i loro compagni di classe ed essere
più socievoli. Entro i loro limiti, chiaramente).
Togami
annuì, trattenendo a stento un ghigno soddisfatto. Proprio
la risposta che mi aspettavo.
“Potremmo
cenare qui in camera mia allora” disse, stiracchiandosi.
“Ti spiacerebbe andare a prendere la nostra cena in
cucina?”
Touko
inarcò un sopracciglio: “Da come lo dici sembra
che tu abbia organizzato tutto in precedenza…”.
“Ho
solo avvisato Hanamura via cellulare qualche ora fa, prevedendo che
saremmo rimasti in camera come sempre. Niente di eclatante”
mentì lui spudoratamente. “Ora vai, io intanto
faccio spazio sul tavolo. E di’ a quell’animale di
tenere le sue zampacce lontane da te se vuole essere pagato.”
“Hm,
va bene” rispose lei, sorridendo per quell’ultima
frase. Togami sapeva essere adorabilmente geloso, quando voleva.
Appena
la Scrittrice si chiuse la porta alle spalle, il ragazzo si
alzò di scatto.
Bene.
Ho pochissimo tempo.
Sistemò
libri e quaderni alla bell’e meglio, abbassò le
luci e si spogliò del tutto. Dopo diverse settimane di
riflessione (e provocazioni da parte della quota maschile della 78),
Byakuya era giunto alla conclusione che era ora di portare la sua
relazione con Touko ad un livello… superiore. O fare
homerun,
come più volte l’avevano beceramente definito
Kuwata e altri elementi non esattamente brillanti della sua classe.
State
per fare sesso come conigli, e dillo!
Non
tu di nuovo. Sparisci!
Le
visite del suo fastidioso omino del cervello erano ormai sporadiche, ma
quando appariva lo faceva sempre nei momenti meno opportuni.
Delizioso
come ti ricordavo, Byakky.
Decise
di ignorarlo nella speranza lo lasciasse in pace, e tornò ai
suoi preparativi. Una volta completamente nudo si stese sul suo letto,
solo il lenzuolo a coprire le parti più scabrose.
Va
bene voler essere diretti, ma sempre con classe.
Anche
i preservativi erano al loro posto. Annuì, fiero del suo
operato. Dopo le rocambolesche settimane in cui aveva cercato in ogni
modo di farsi perdonare da Touko sentiva di aver fatto un enorme passo
avanti nella sua carriera di… chiamiamolo seduttore. Byakuya
si sentiva decisamente più sicuro di sé e del suo
modo di fare: ormai gli sguardi tristi della ragazza erano solo un
ricordo, così come i momenti in cui riusciva a farla
arrabbiare o offenderla senza volerlo (in realtà
c’erano ancora, ma rari. Asahina e le altre ragazze gli
lanciavano sempre meno sguardi di disapprovazione, e ne aveva dedotto
di star migliorando anche su quel fronte), quindi non aveva alcun
dubbio sulla riuscita del suo piano.
Sedurre
Touko sarebbe stato un gioco da ragazzi.
Ti
sbava dietro da anni, sai che roba.
Non
rispose alla provocazione, preferendo mettersi in una posa che
valorizzasse il suo fisico statuario (a detta sua, quantomeno). Il
fatto che quella fosse la sua prima relazione e, soprattutto, che
quella sarebbe stata la sua prima volta in assoluto, sembrava non
metterlo assolutamente in ansia. Byakuya
Togami non gioca in borsa se non è sicuro di vincere sorrise
tra sé e sé. Certo, aveva solo una vaga idea
(derivata da basiche conoscenze di biologia, discorsi prettamente
maschili e ricerche su internet) di dove mettere le mani… ma
era sicuro sarebbe andato tutto a gonfie vele. Se persino un gorilla
come Oowada riusciva a farlo, figurarsi se un Super Erede come lui non
ne sarebbe stato capace!
“Rieccomi!
Certo che di roba ne hai chiesta ad Hanamu… hey,
perché hai abbassato la luce? Non vedo quasi
nulla.”
“Volevo
farti una sorpresa” rispose lui con voce suadente.
“Chiudi la porta e raggiungimi.”
Touko
fece quanto detto e fece appena in tempo a posare il vassoio sul tavolo
prima di accorgersi del suo ragazzo steso sul letto. Nudo.
“B-B-Byakuya-kun…
sei… sei nudo…” balbettò lei.
“Assolutamente
sì.”
“E…
hai solo un lenzuolo a coprirti…”
“Come
puoi ben vedere.”
“E…
sta su da solo…”
“Esatt-
aspetta, cosa?”
Fammi
capire, non ti eri accorto di avere l’alzabandiera? Ma sei
vero?
Touko
scoppiò a ridere, e Byakuya si sentì avvampare.
“Sai
deridermi non è particolarmente afrodisiaco”
borbottò, “e poi non dovrebbe farti piacere
vedermi… beh, in
forma?!”
“Scusa…
scusa è che” balbettò a fatica lei,
“n-non me l’aspettavo, tutto qui! Soprattutto
quel… quel lenzuolo teso,
sembra tu abbia una mini tenda da circo tra le gambe,
ahahahah!”
“Io
cerco di sedurti per passare la prima notte romantica della nostra
relazione e tu mi prendi in giro, fantastico. No davvero,
stupendo.”
“D-dai
non essere così permaloso…”
“Ho
tutte le ragioni di esserlo, almeno stavolta” rispose secco,
incrociando le braccia e sbuffando. La risatina del suo omino del
cervello non contribuì a migliorare l’umore.
“Quindi…
volevi sedurmi?” chiese Touko a bassa voce. Lui non si
voltò a guardarla ma annuì: “Era la mia
idea, ma a quanto pare non è stata delle migliori.”
“Oh,
non dire così… sono sicura che possiamo
rimediare” miagolò lei, un tono di voce che mai
le
aveva sentito e che subito rinvigorì quella parte di lui che
si era abbattuta.
Sentì il materasso abbassarsi leggermente e le labbra della
ragazza sfiorargli una guancia. “Sai non sono sicuro che un
bacio sulla guancia possa cambiare le…
cose…”
Quando
si voltò a guardarla, notò un paio di cose. Un
paio di cose che in genere erano coperte dalla divisa scolastica di
Touko (sparita in due secondi), e che decisamente non le rendeva giustizia. Non era Asahina, ma non c’era nemmeno di che
lamentarsi. Notò anche come, con i capelli sciolti, senza
occhiali e con quello sguardo da gatta, la Scrittrice sembrava saperla
molto più lunga di lui.
“Allora
non vuoi proprio perdonarmi?” chiese la Scrittrice, e lui
fece fatica a mettere insieme una frase sensata: “D-diciamo
che se ne può parlare.”
“Bene.”
Tempo
zero e si ritrovò steso sul letto sotto di lei.
Le
sue doti da seduttore andavano affinate, ma tutto sommato si disse
soddisfatto del risultato.
E
di quello dopo.
*
“Per
la miseria, Junko… basta, ti prego… sono a
pezzi…”.
“Come
sei a pezzi? Ma è solo la settima volta consecutiva che lo
facciamo!”.
“Appunto!
Ti sembrano poche?”.
“Avanti
Mondo, non ti facevo così pappamolle”.
“Non
è questione di essere pappamolle, è
che… mi fa male, dannazione…”.
“Ti
fa male? Questo adorabile cosino di venticinque centimetri?”.
“Ahio!
E tieni le mani a posto, ti ho appena detto che mi fa male!”.
“Ma
che uomo sei? Dov’è finito il tuo vigore
animalesco da bestia del sesso?”.
“Me
l’hai succhiato tipo vampiro col sangue, ecco
dov’è finito. E al contrario del tuo appetito la
mia resistenza non è infinita”.
“Chiamami
18, umano. E comunque non è stata l’unica cosa che
ti ho succhiato”.
“...dopo
la citazione a Dragon Ball basta, per oggi ho dato”.
“Ehi!
Che stai facendo?”.
“Mi
rivesto. Non si vede?”.
“Eeeeeeeeeeeeeeeeh?
Ti rivesti?”.
“Junko,
sarò chiaro: a me piace fare sesso con te, lo sai. Ho
dimostrato di apprezzarlo in lungo e in largo…”.
“Oh
sì, lo hai fatto eccome. Lo sai vero che ormai la mia amica
V ha preso la forma del…”.
“PER
FAVORE LE FRASI DA HENTAI NO. E lasciami finire. Dicevo, mi
piace… ma dopo un po’ anch’io finisco la
benzina. E come ogni buona moto, col serbatoio vuoto non si va da
nessuna parte”.
“Non
ti facevo così poco capiente”.
“È
che tu sei un’idrovora e non mi concedi neanche il tempo per
rifiatare. Sicura di non avercela dentata?”.
“La
risposta la dovresti conoscere da solo, ragazzone. L’hai
esplorata come neanche Indiana Jones nel tempio maledetto”.
“Ehm,
sì… in effetti…”.
“No,
comunque mi stai tirando un colpo basso. Io ne ho ancora voglia,
ueeeeeeeeeeeeeeeeeeh!”.
“Ti
prego, almeno secondo l’anagrafe non hai più sei
anni. La frigna da bimbetta offesa no, ti scongiuro”.
“E
allora vieni qui e soddisfami, stallone sgonfio”.
“Quando
il mio uccello avrà smesso di raggrinzirsi per colpa tua.
Chiedo solo una tregua… di qualche ora, ecco. Non di
più”.
“Ma
qualche ora è un sacco di tempo! Io che faccio nel
frattempo? Mi annoio?”.
“Conta
il pulviscolo, che ne so. Trovati un passatempo”.
“No
no no no no no! Non te lo permetto!”.
“Non
ti ho chiesto il permesso, difatti. Me lo prendo e basta. Davvero
Junko, cerca di capirmi: se lo sottoponi ad altro sforzo, ora come ora,
rischi di farmelo andare in cancrena per sempre”.
“E
porca puttana, non sono mica una vedova nera!”.
“Potresti
tingerti i capelli allora. Bene, non sono più nudo come un
verme e questo significa che posso andare a farmi una passeggiata. Ti
prometto che non appena ne sarò in grado tornerò
subito da te”.
“Grunf.
Questa cosa mi indispettisce molto, Mondo”.
“Pazienza.
Vorrà dire che mi sdebiterò in qualche altro
modo”.
“...”.
“A
più tardi, Junko”.
“...”.
SBRAM
SDENG KATABOOM.
“Eh
uh cosa dove chi perché?”.
“Ho
cambiato idea. Tu non vai da nessuna parte”.
“Mollami
la collottola! Mollami!”.
“No.
Se ti mollo sarà solo per gettarti sul letto”.
“Junko,
per l’amor del cielo! Siamo in mezzo al corridoio, facciamo
una figura di merda epocale!”.
“Capirai,
come se non lo sapessero anche le tazze dei cessi che io e te scopiamo
in allegria. Ti dice niente la festa di qualche mese fa?”.
“...point,
set, match”.
“E
adesso noi due ce ne torniamo in camera”.
“Aiuto!
Qualcuno mi salvi da questa valchiria troppo arrapata!”. |