Nello stagno dal chiaro di luna, i piedi in avanti,
evitando la melma delle buone estati; dei frammenti di ponti
urlano di esser solo sogni nebbiosi, oscuri ed imperturbabili
da rinchiudere nelle notti più prodighe. Le danze dei nudi
intorno ai raggi increspati si avvicinavano senza
far sobbalzare i cuori ancora segnati da schermaglie
d'effusioni, nelle quali il male s'infiltra sottile da sotto le unghie.
A sfiorare uno di quei fanciulli che si contorcevano,
la gamba si mosse a sprigionare una spuma sporca
e nell'abisso del cielo subito albeggiò; sotto i nostri occhi
infuriava il mondo nuovo. E dai petti un poco si
sospirava, mentre gli alberi tanto radicati nell'argilla
venivano divelti. |