Disseminati sul pavimento, i resti di una carneficina di camicie e
gilè di seta ed il pugnale che li ha incisi. Ha tagliato, lacerato,
infierito – una ferita per ogni lacrima, una cicatrice per ogni
ricordo che non riesce a strappar via.
Eliot
non si muove, ma non ha smesso di respirare. È questo che fa più
male: il mondo va avanti e a lui tocca ancora seguirlo, zoppicare su
gambe che hanno smesso da un pezzo di reggere il peso della merda
che lo sommerge e raccogliere il sangue della sua anima stracciata
nelle bottiglie che svuota in gola.
Seduto ai
piedi del letto, con la testa riversa sul materasso, piange in
silenzio.
Tra i
suoi capelli le dita di Quentin sono aria, non cureranno le ferite
che Mike ha lasciato; contro la sua fronte i baci di Quentin sono
nebbia, accarezzano la pelle senza lasciare segni. Non più. |