Do you want to know a secret?

di TataTatosa
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Non ci sono parole. Ne trovo sempre meno e sono del tutto scontate, quando cerco di definire quello che i miei occhi vedono ciò che il cuore brama.

Parlo delle sue mani.

Già, due mani, due arti completamente autonomi, che con i giusti movimenti solleticano le mie più nascoste fantasie . Lui stava imbastendo qualcosa; un surrogato della sua arte con lo strumento che l’ha reso speciale. Comunque, non riuscivo a seguire quella fottutissima spiegazione, non che fosse poco interessante – figuriamoci, tutto ciò che esce da lui, mi verrebbe da soppesarlo e convertirlo in oro da indossare, se fosse possibile – è che proprio pensavo alle sue mani.

Accarezzavo con gli occhi le sue dita svelte; lasciavo camminare la mia  sfacciata cupidigia sui suoi pollici, ed ho immaginato di dirgli “vorrei succhiarti il pollice, così, perché credo sia un atto estremamente erotico” e mi son leccato il labbro superiore, per rinfrescare la scottatura che mi si stava creando tutta in volto.  Vorrei guardarlo negli occhi, mentre lo faccio, perché so di essere bravo;  perché so che di lì a breve mi chiederebbe di succhiargli il cazzo allo stesso modo, ed io…non aspetto altro.

Eppure, neanche la mia pervicace ragione è riuscita a imbrigliare il flusso di immagini che mi scorrevano sulla retina, nell’istante in cui lui, John – cazzo, il suo nome mi corrode le viscere – giocava con le corde della sua chitarra come se stesse  prendendo a pizzichi le guance di qualcuno.  Ho anche fantasticato di sedermi su di lui, scosciato come una troia pronta e insalivargli un lembo di pelle che gli moriva nel colletto; la mia lingua avrebbe sicuramente festeggiato.

Lui, intanto, ripeteva a voce alta e chiara le note della scala cromatica, interessante – davvero – ma non ho potuto  fare a meno di accennare un risolino forzato.

“Perché ridi, McCartney?” chiese  attraverso le lenti tonde che gli nascondevano il disappunto “mi fai sentire inadeguato”

“Ehm, mi scusi, maestro” risposi affogando nelle mie giustificazioni più assurde, in realtà era solo un mio modo per parlargli, per dirgli “ehi, di queste spiegazioni non me ne fotte un cazzo, è te che voglio” ma sono stato zitto, subissato dalla mia stessa vergogna, anelando quelle mani belle e piene sondarmi il corpo, morirmi sui fianchi e spingermi con decisione verso il suo basso ventre.

Per affondarmi il suo cazzo dentro.

Per farmi sentire com’è uomo; per farmi sapere com’è quando si dedica a qualcun altro che non fosse una semplice donna.

E mentre pensavo “la tua Yoko come ti scopa?!” lui pose fine alla sua spiegazione, convinto di esser stato esaustivo leggendo sul mio volto il più falso cenno di assenso.

Nella mia mente, invece, lui venne ed io pure ;  seppellendo la mia testa tra i suoi capelli ramati circondandolo con le braccia. In effetti, il desiderio di abbracciarlo è forte; è come un sapore intenso impregnato in bocca, qualcosa che resta anche il giorno dopo.

Mi sono chiesto, per tutto il tempo, com’è poterlo amare davvero e non come lo amo io, da lontano. Com’è la sua donna quando la scopa, cosa sente quando il piacere gli tocca il cervello e gli urla negli occhi; su quale lato del letto ripone i suoi sogni...

Vorrei saperlo, per non essere impreparato nel caso accadesse sul serio.

 


Salve, popolo Beatlesiano.
​son talmente rimasta affascinata da John e Paul che non ho saputo resistere, ho scritto altri missing moments AU su di loro ed ho ritenuto opportuno ficcarli qui, in una raccolta (:
​spero appreziate, un bacio (:




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