I miei deliri continuano,
specialmente se c'è un certo tipo che aveva i dread e adesso
ha le treccine di Barbie Malibù, (Nome tecnico: Cornrows.
Inizialmente credevo fosse una malattia, non una capigliatura) come
protagonista: il mio adorato Tom, un po' come un fratello minore per
me. XD
Questa FF è
giustamente dedicata ad Anna (scusa se ti ho aggiunto una H, ma faceva
più Deutschland) che mi ha ispirato insieme a Tom, bella
coppia non trovate? XD
Vi metto anche una foto della coppia.
La pubblico tutta,
leggerla a pezzi non avrebbe senso, ovviamente i Tokio Hotel non mi
appartengono e con questo scritto non voglio dare nessuna
rappresentazione della realtà.
Baci sparsi.
PIANI
Hanna
spalancò la porta di casa con il piede destro, mentre con il
sinistro si teneva in equilibrio reggendo le tre buste della spesa che
si era preoccupata di portare fino a casa; se avesse aspettato l'aiuto
del suo adorato ragazzo probabilmente il pesce surgelato sarebbe
tornato vivo ed ancora più puzzolente di quello che
già era. Sbuffò facendo forza sui bicipiti che
allenava con tanta fatica in palestra, e prendendo fiato in petto ce la
fece per un attimo a pronunciare la consonante con cui iniziava il nome
del suo fidanzato, uomo che amava con tutta se stessa, ma che avrebbe
avuto ancora poche ore di vita dato lo spettacolo che si preannunciava
davanti ai suoi meravigliosi occhi scuri.
- Ma che diavolo...? -
Lasciò le
buste sull'uscio di casa ed avanzò tentennando nel soggiorno
evitando dapprima la felpa buttata per terra e di seguito una scarpa
bianca seguita da una fascia per capelli. Alzò lo sguardo
per concludere la panoramica sul tavolino del divano dove troneggiavano
quattro bottiglie di birra aperte, il posacenere che straboccava di
cicche di sigarette, patatine sparse ovunque e tutta la collezione dei
giochi per la Playstation buttati sul tappeto di pelo bianco, senza
contare che il plasma continuava a rimandare all'infinito la
presentazione di un gioco idiota con cui adorava perdere tempo la sua
dolce metà. Prese ancora più fiato.
- Tom Kaulitz cosa
cazzo è successo dentro questa casa?! -
Hanna seguì
la scia di vestiti raccogliendoli ad ogni passo e tentando di dare una
calmata ai suoi nervi che affioravano man mano che si avvicinava alla
camera. Ogni giorno, da quando vivevano insieme era sempre la solita
storia: Tom non ce la faceva a fare la persona civile, doveva buttare
tutto per terra come gli uomini preistorici, anzi, era convinta che
l'Homo Habilis fosse più sviluppato cerebralmente di quella
sottospecie di carciofo che aveva come ragazzo.
- TOM! -
gridò ancora entrando in camera e di seguito nel bagno, dove
sentì distintamente l'acqua della doccia scrosciare
lasciando scie di vapore per tutta la stanza.
- Amore sei tornata? -
le rispose la voce mielosa del carciofo, idiota, infantile, stupido,
imbecille, amore della sua vita.
- Amore un cazzo! -
berciò Hanna aprendo la porta di vetro della doccia,
trovandolo nudo, bagnato, bellissimo e con un espressione sorpresa in
volto, che si tramutò immediatamente in uno di quei
sorrisini sensuali che la faceva andare via di testa per poi tramutarsi
nuovamente nello sguardo da cucciolotto sorpreso.
- Che è
successo? - chiese lui mortificato alzando le spalle - Non ho fatto
niente stavolta, è stato Bill! -
- Bill? - chiese la
donna non capendo - A meno che tuo fratello non abbia cominciato a
vestirsi con le tovaglie, come te, dubito che sia sua la scia di
vestiti che ho trovato in soggiorno! - disse lei nervosa fissandolo
negli occhi per evitare che lo sguardo si fermasse in altri luoghi.
- Amore ma era un
percorso - disse lui tornando ad insaponarsi come se niente fosse.
- Un percorso? -
chiese stancamente Hanna posando i vestiti sul porta asciugamano.
- Si come Pollicino
che lasciava le briciole di pane per tornare indietro -
spiegò lui saggiamente - Era una scia per portarti da me -
sorrise a trentadue denti immobile per qualche secondo per poi tornare
ad insaponarsi, mentre la donna rimaneva impalata sull'uscio della
doccia non sapendo se rifare la scena di Psycho oppure fuggire da
quella casa urlando in aramaico, lingua a lei sconosciuta.
- E tutte le schifezze
che hai lasciato in sala? -
- E' stato Bill -
cantilenò lui.
- Tom tuo fratello
è a Berlino, a meno che non abbia il dono del teletrasporto
dubito che sia potuto essere stato lui l'artefice... e smettila di
dargli sempre la colpa di tutto -
Il ragazzo si
girò di scatto con gli occhi sgranati, si era dimenticato
del piccolo particolare che il gemello quel pomeriggio era partito per
la Capitale, strano, eppure quando doveva organizzare le sue bugie era
sempre perfetto ed impeccabile... forse la doccia l'aveva distratto.
- Vedi lo difendi
sempre! - rispose lui offeso cercando di tirare l'acqua al suo mulino,
non lo faceva a posta, ma doveva giustificarsi sempre.
- Certo che lo difendo
gli dai sempre colpe assurde - Hanna si mise le mani sui fianchi e lo
guardò storto.
- Tipo? - la
sfidò.
- Tipo quando ti sei
portato dietro con la tua macchina, che non fai guidare a nessuno
tantomeno a lui, la cuccia del cane o quando hai rotto la finestra con
la palla da basket, quando sappiamo che Bill sta allo sport come tu
stai alle faccende di casa, oppure quando stavi per dare fuoco alla
cucina per fare i tuoi pancakes... - dicendo l'ultima parola mise le
dite in aria e fece il segno delle virgolette, incrociando dopo le
braccia e continuando a fissarlo - Devo continuare? -
- Ok sono stato io -
ammise il ragazzo - Ma era tutto un piano per farti arrabbiare, sei
così bella quando mi gridi contro -
- Tom smettila! -
sbraitò la ragazza uscendo dal bagno e andando verso la
cucina, aveva bisogno anche lei di una birra. Sentì la voce
di Tom raggiungerla dal bagno, sempre più vicina, si
girò di scatto e lo trovò sul parquet con
l'asciugamano in mano che tentava di asciugarsi mentre gocciolava acqua
ovunque.
- L'acqua Tom... per
terra... il parquet si macchia - boccheggiò la mora alzando
gli occhi al cielo senza trovare ulteriori parole per arrabbiarsi
ancora di più. Era frustrante.
- Ma abbiamo la donna
delle pulizie cosa te ne importa! - rispose lui coprendosi
definitivamente la parte dall'ombelico in giù ed
avvicinandosi alla ragazza che si era seduta sul tavolo della cucina
esausta con la birra in mano.
- Così non
va bene - rispose Hanna scuotendo la testa - Io non ce la faccio
più! Da quando viviamo insieme mi sembra di essere la tua
schiavetta -
- Ma abbiamo la donna
delle pulizie - continuò il ragazzo posando le mani sulle
gambe della ragazza.
- Certo, ma riesci a
ridurre questa casa in una merda in meno di venti minuti, io non ci
voglio vivere in questo porcile, e non è la prima volta che
te lo dico -
- Quindi cosa vorresti
fare? - chiese lui stizzito - Lasciarmi per una cazzata del genere? -
La ragazza sorrise e
gli posò una mano sulla guancia - Certo che no amore - poi
tornò seria all'improvviso - Ma posso ricattarti con il
sesso e andare da Bill fino a quando non hai imparato la lezione -
- Cosa? -
gridò lui sdegnato - Vuoi andare a Berlino? -
Hanna si
stupì, forse non aveva capito che non avrebbero fatto sesso
fino a nuovo ordine, ovvero fino a quando lei non avrebbe deciso che
lui aveva finalmente capito come doveva comportarsi.
- No idiota - lo
rimbeccò lei - A casa di Bill, qui sopra - disse indicando
il soffitto.
Tom abbassò
lo sguardo pensieroso, Hanna si rese conto in quel momento che il suo
ragazzo stava realizzando nel suo cervello la prima parte della frase
che lei aveva pronunciato.
- COSA? -
gridò nuovamente Tom ancora più forte - NIENTE
SESSO? MA TU MI STAI RICATTANDO! -
- Lo so - rispose lei
placida scendendo dal tavolo - Ti sto ricattando -
- Non puoi farlo -
- Si che posso -
annuì lei - Lo sto facendo, fino a quando non imparerai come
comportarsi -
- SE VUOI UNO CHE SI
COMPORTA COME IL DUCA DI YORK HAI SBAGLIATO PERSONA -
continuò ad urlare Tom afferrando la birra che la ragazza
aveva lasciato sul ripiano e andandole dietro verso la porta d'ingresso.
- Tom - disse lei
girandosi tranquilla - Io amo te, voglio stare con te, e non ti chiedo
di imparare il Bon Ton a memoria ma solo di evitare di lasciare il tuo
guardaroba per casa, gocciolare come un San Bernardo in giro e rendere
il soggiorno la postazione di un alienato che sembra non esca di casa
da mesi! -
Il ragazzo rimase
perplesso con la birra in mano - Che devo fare? -
- Non lo so cosa devi
fare, tu devi saperlo - disse Hanna tirando giù la maniglia
ed uscendo dal pianerottolo - Buonanotte -
Tom sbuffò
e chiuse la porta con un sonoro colpo mettendosi le mani nei capelli.
- Cazzo, devo chiamare
Bill -
Si
precipitò in soggiorno buttandosi a peso morto sul divano
dove recuperò al volo uno dei quattro cellulari che
possedeva; il numero di Bill era sempre quello in cima alla lista delle
chiamate, premette il tasto di invio e si portò il telefono
all'orecchio, qualunque cosa stesse facendo il gemello doveva
rispondergli subito.
- Tomi -
sentì la voce del fratello dall'altra parte e si
tranquilizzò mettendosi seduto, aveva fatto un bel casino
stavolta.
- Bill è
successa una tragedia immane! -
- Hai dato fuoco a
casa? -
- No scemo! -
- Hanna ti ha
lasciato? -
- No, cioè
non ancora... -
- Poverina non
è ancora rinsavita... -
- Bill smettila ti ho
chiamato perchè ho bisogno di aiuto -
- Dimmi -
- Diciamo che oggi ho
fatto un pò di disordine a casa e lei come è
tornata ha trovato tutto sottosopra e si è arrabbiata e
adesso è da te e mi ha detto che non possiamo fare l'amore
fino a quando non decide lei - disse tutto d'un fiato.
- Tom la tua
concezione di un "po' di disordine" la conosco e non è stato
sicuramente "un po' di disordine" -
- Qualche maglietta e
bottiglia di birra buttata qua e là, che vuoi che sia? -
rispose lui togliendosi le patatine su cui si era seduto da dietro la
schiena.
- E non è
neanche la prima volta che te lo dice! - lo rimbeccò il
gemello puntiglioso.
- Mmmm... mi sembra di
sentire lei -
- Va bene Tomi, hai
sbagliato, prendine atto, ora ti devi far perdonare, ed anche in fretta
perchè venerdì torno con Serena e voglio casa mia
libera da fidanzate incazzate come api -
- Che devo fare? -
- Ti devi far
perdonare - disse ancora Bill cantilenando.
- Ma come? - chiese
lui disperato.
- Domani comprale un
mazzo di tulipani, sono i suoi preferiti, ti metti in ginocchio e la
supplichi di tornare a casa perchè ti manca tanto e tu hai
capito di aver sbagliato -
- ... ho capito di
aver sbagliato - ripetè Tom che nel frattempo si era messo
gli occhiali sul naso e prendeva appunti sull'agenda su cui segnava i
suoi Piani giornalieri; aveva sempre pianificato tutto, era sempre
stato organizzato, ma mai ordinato.
- Stai prendendo
appunti? - chiese Bill scioccato.
- Solo due annotazioni
- rispose Tom togliendosi gli occhiali e fissando la TVdi fronte a lui
che rimandava in continuazione la presentazione del gioco che adorava.
- Solo du... Tom cazzo
ma non c'è bisogno di scriverle queste cose diamine! -
- Lo sai che scrivo
tutto io - disse il gemello serio e punto nell'orgoglio. Aveva tutto
segnato, tutta la sua vita era racchiusa in un bel po' di agende che
teneva segretamente custodite in camera.
- Tu sei malato,
altrochè, comunque devo andare ora, ho una cena con dei tizi
che non so chi siano -
- Va bene, ci sentiamo
domani mattina e ti dico com'è andata -
- Si si - disse Bill
distrattamente - Ciao -
- Ciao -
Tom chiuse la chiamata
e si guardò intorno; ritrovò il joystick tra il
posacenere e due bottiglie di birra vuote e riavviò il gioco.
20.00/fino a quando mi
pare: gioco alla Playstation.
Tentativo
N° 1
Sul suo piano di quel
mercoledì mattina Tom aveva annotato due cose importanti da
fare: farsi perdonare dall'unica donna che lo sopportava e andare in
palestra. Per ovviare al primo problema si precipitò al
fioraio vicino casa alle nove di mattina, in tenuta ginnica e semi
passamontagna per cercare di passare innoservato. Fece come gli aveva
detto il fratello, d'altronde il caro vecchio Bill era una vera volpe
per quelle cose, ne combinava di tutti i colori anche lui ed era un
maestro nel farsi perdonare. Gli aveva sempre detto che il loro famoso
sguardo da cucciolo abbandonato, che avevano imparato a fare nella
pancia della mamma, doveva essere l'ultima spiaggia, ovvero quando
proprio la malcapitata era sul punto di prendere tutto ed andarsene.
Tom sapeva che non era ancora arrivato a quel punto e non voleva
assolutamente arrivarci, per cui, mentre parlava con la fioraia
indeciso se mandare quindici o diciasette tulipani decise di mandare
tutti quelli che avevano nella serra più altre varie specie
di fiori che lui non conosceva; praticamente in un nanosecondo aveva
deciso di riempire casa del fratello di fiori e piante. Bill non
sarebbe stato molto contento quando sarebbe tornato, ma l'importante
era che Hanna lo fosse stata. Felice del suo gesto veramente molto
romantico andò compiaciuto in palestra dove trovò
un Georg agonizzante sul tapis roulant che tentava contemporaneamente
di non far scivolare le cuffiette del suo iPod dalle orecchie, non
cadere all'indietro e bere dalla sua bottiglietta d'acqua. Tom si mise
sul macchinario vicino al suo e cominciò a correre anche
lui, in quel momento Georg lanciò le cuffiette per terra.
- Che giornata del
cazzo - berciò il bassista continuando a correre affannato.
- Io non lo so ancora
se è una giornata del cazzo oppure no, vedrò
stasera -
- Tom una giornata
è del cazzo se comincia male, ma tu mi sembri appena uscito
dall'Uovo di Pasqua -
- Ah si? - chiese lui
contento - Sai, ho comprato dodici varietà di fiori diversi
per Hanna -
Georg alzò
le sopracciglia reggendosi alla barra di fronte a lui per non
precipitare all'indietro - Che cosa hai fatto? -
- Perchè
devo per forza aver fatto qualcosa per fare un bel gesto romantico alla
mia amata? - chiese Tom stizzito.
- Come se non ti
conoscessi -
- Va bene -
annuì il ragazzo - Ho fatto solo un piccolissimo sbaglio e
devo farmi perdonare -
- Ed immagino che
l'idea è stata di Bill -
- No è
stata mia - si giusiticò Tom aumentando la
velocità sul tapis roulant.
Georg cercò
di guardarlo male dalle specchio che avevano di fronte ma non gli
riusciva molto bene compiere più di un'azione
contemporaneamente su quell'aggeggio infernale.
- Ma perchè
non mi può venire un'idea del genere a me? -
- No - disse il
bassista categorico - Troppo romantica per te -
- Va bene è
un'idea di Bill, ma sono sicuro che funzionerà -
- Io non credo -
rispose Georg ancora più categorico - Le donne ormai non ci
cascano più con i fiori -
- Che vorresti dire? -
chiese Tom preoccupato.
- Dico che anche io
una volta ho comprato mezza serra per farmi perdonare una cosuccia da
Alexa e lei mi ha rispedito a casa urlandomi contro che era allergica a
metà delle specie pregiate con cui gli avevo riempito il
salotto... -
- No! - disse Tom
scioccato sperando in cuor suo che Hanna non fosse allergica alle
Begonie dell'Amazzonia.
- Già -
annuì l'amico serio - Una tragedia -
- E poi? -
- Poi le ho dovuto
comprare due borse di Louis Vuitton per farmi perdonare! Ormai le donne
le riprendi solo con gioielli, borse e scarpe... sono diventate
materialiste! Non esiste più l'epoca della serenata sotto
casa per fargli fare ciò che vuoi! -
- Oddio Georg che devo
fare? Ho speso 800€ in fiori che appassirrano entro una
settimana e di cui probabilmente lei è allergica! -
- Aspetta a dirlo,
può essere che Hanna sia più ragionevole e che ti
perdoni lo stesso -
- E se non dovesse
farlo? - chiese il ragazzo impaurito.
Georg fermò
la sua corsa verso il nulla e si girò finalmente verso Tom
che cominciava ad affannarsi paonazzo in viso.
- Se non dovesse farlo
ti consiglio di passare dal gioielliere - annuì serio -
Oppure di farti un giro in centro con la Platinum nel portafoglio - gli
posò tragicamente una mano sulla spalla e lo
fissò in volto - Buona fortuna amico -
Tom deglutì
sonoramente e si fissò nello specchio; si rese conto che nei
suoi occhi c'era una sottile espressione di terrore.
___
Hanna tornò
a casa poco più tardi del solito quel giorno, era stata in
palestra e si sentiva uno straccio. Quel distacco forzato da Tom la
faceva stare male davvero, lo amava e gli dispiaceva ogni volta che
litigavano per cavolate, ma non poteva sempre passarci sopra per non
ferirlo. Era quasi un anno che sopportava il caos che regnava nella
loro casa e si era stufata di stare sempre a raccogliere calzini
sporchi e briciole di pane dal tappeto, era arrivato il momento che il
suo ragazzo capisse come comportarsi. Spalancò la porta di
casa di Bill e si bloccò sull'uscio osservando la serra che
si era costituita nel salotto mentre lei era a lavoro. Con la bocca
spalancata e gli occhi sgranati avanzò nel salotto,
rendendosi conto da quella prospettiva che anche la cucina ed il
corridoio erano invasi di piante e fiori. In effetti il profumo che si
librava nell'aria era delizioso, ed anche i colori e le forme dei fiori
erano splendidi. Che dolce il suo Tom.
Si bloccò
sull'uscio del bagno, quando trovò un Ficus Benjamin nella
doccia e delle Viole nel lavandino, non si poteva certo dire che si era
trattenuto dal fioraio. Appena uscì dal corridoio lo vide
avanzare con difficoltà in salotto con una bottiglia di
Champagne in mano ed un sorriso impacciato in volto, appena la vide
sorrise ancora di più ed aprì le braccia
teatralmente.
- E' solo per te mia
dolce metà -
Hanna sorrise e
spostò la testa da un lato - Sono bellissimi amore -
sussurrò avanzando verso di lui - Davvero belli -
- Non sei mica
allergica vero? - chiese Tom preoccupato fissandola negli occhi. Lei
scoppiò a ridere mentre gli arrivava davanti bella come il
sole, con i capelli che lui adorava spostati su una spalle e le labbra
rosse ed invitanti che aspettavano solo le sue.
- No - sorrise
abbassando lo sguardo.
- Benissimo - rispose
lui aprendo la bottiglia con un gran botto rendendosi conto subito dopo
che si era scordato i bicchieri - Allora ehm... - si guardò
intorno e alzò le spalle - Vabbè possiamo
attaccarci alla bottiglia - bevve qualche sorso dal vetro e poi la
passò alla ragazza che continuava a fissarlo, ora interdetta.
- Cosa stiamo
festeggiando? - chiese prendendo la bottiglia e posandolo sul pavimento.
- Il tuo ritorno a
casa no? - sorrise Tom raggiante.
- Non mi pare di aver
detto che ti ho perdonato -
Tom si
sgonfiò in un secondo, lasciando cadere le spalle e la bocca
- Cosa? -
- Non ho detto che ti
perdono - rispose Hanna sicura.
- Che significa? -
- Significa che hai
fatto una cosa bellissima, ma sono sicura che non hai capito ancora la
lezione. Non basta comprare un fioraio per farti perdonare un anno di
tentativi di distruzione di casa nostra -
- Ma amore... - disse
lui sconsolato - l'ho fatto per te solo per te, mio dolce cerbiattino
cuccioloso -
- Smettila di fare il
deficiente - lo imbeccò la mora incrociando le braccia.
- Dai -
continuò lui avvicinandosi e cingendole i fianchi - Ho
capito la lezione, davvero! Torna a casa... -
Tom stava per
sfoderare lo sguardo da cucciolo abbandonato, ma si ricordò
dell'insegnamento di Bill: mai prima della quasi catastrofe.
- Allora amore,
immagino che se vengo giù la casa sarà uno
specchio no? - chiese Hanna pungente.
Il ragazzo
sgranò gli occhi e come un flash gli tornarono in mente le
immagini di casa sua che aveva appena lasciato prima di arrivare da
Hanna. C'erano ancora i giochi della Playstation sul tappeto, con
l'aggiunta di mezza collezione di DVD che aveva sparpagliato sul
pavimento mentre aspettava che tornasse la ragazza. La cucina era un
disastro, il lavello straboccava di bicchieri e piatti, senza contare
che sembrava che in camera da letto fosse scoppiata una bomba nel suo
armadio.
- Allora? - chiese
Hanna alzando un sopracciglio.
- Beh -
biascicò lui - Hai ragione amore, per imprimere meglio il
concetto forse è meglio che stasera rimani qui, e poi tutti
questi fiori te li devi godere no? -
- Già -
rispose lei staccandosi e andando verso il corridoio - Come immaginavo
Tom, buonanotte -
Il ragazzo rimase in
salotto imprecando silenziosamente contro il soffitto.
Ritornò al piano di sotto con la coda tra le gambe
buttandosi sul divano a peso morto e tirando fuori il cellulare dalla
tasca.
Ritrovò in
memoria il numero di Georg e lo chiamò immaditamente.
- Era allergica ai
fiori! - lo canzonò il bassista appena rispose.
- No -
berciò Tom - Però devi dirmi dove vai di solito a
comprare cose da donne... e poi sappi che domani vieni con me! -
20.00/fino a quando mi
pare: mi deprimo sul divano.
Tentativo
N°2
Nel piano di quel
giovedì oltre alla famigerata palestra, Tom aveva inserito
nelle cose da fare un bel giro in centro con Georg per recuperare
qualcosa di vicino ad un regalo per farsi perdonare dalla sua Hanna.
L'idea che gli aveva messo in testa l'amico (ovvero che le donne erano
diventate materialiste) l'aveva tristemente scioccato; la sua Hanna non
lo era, però era anche vero che da donna qual'era un bel
regalo l'avrebbe sicuramente fatta diventare più malleabile
e sarebbe sicuramente tornata a casa.
- Tom sono due ore che
andiamo in giro e non hai ancora trovato nulla - berciò
Georg sistemandosi il cappuccio sulla testa mentre controllava che
dietro di loro ci fosse ancora Mattias, la guardia del corpo.
- Non so cosa
comprarle - si lagnò il chitarrista fermandosi a fissare la
vetrina di un negozio di intimo - Carina questa vetrina - disse
mellifluo - che ne pensi? -
- Penso che devi fare
un regalo a lei, non a te - rispose il bassista prendendogli un braccio
e tirandolo via.
- Va bene, allora le
compro un anello - disse Tom sicuro.
- Un anello - rispose
Georg pensieroso - Potrebbe andare, ma forse è un po' troppo
impegnativo no? -
- Si lo so, non ho mai
regalato anelli quindi penso che si, sia abbastanza impegnativo,
però se serve per farmi perdonare da Hanna, lo faccio! -
- Ok - il bassista
fece cenno a Mattias che sarebbero entrati in un negozio poco lontano
da lì mentre Tom già era partito in quarta verso
la prima gioielleria che aveva notato.
In effetti Georg si
chiedeva che fine avesse fatto Tom Kaulitz e chi era quel pazzo furioso
che aveva deciso di regalare un anello alla sua ragazza per farsi
perdonare il fatto di non mettere a posto i calzini nell'armadio. Forse
avrebbero dovuto parlarne un altro po'.
- Fermati un attimo -
gli disse raggiungendolo davanti alla vetrina della gioielleria - Sei
sicuro Tom? E' una cosa seria questa -
- Ma non le voglio
chiedere di sposarmi Georg, stai tranquillo -
- Io sono tranquillo,
forse è lei che potrebbe fraintendere -
- Hanna è
contraria al matrimonio, come me, quindi nessun problema - disse sicuro
- E poi non le devo comprare mica un mega anello da trecento carati,
basta un anellino simbolico -
Tom sorrise
appiccicandosi al vetro con il naso ed indicando un anello in
esposizione - Guarda quello -
Georg
strabuzzò gli occhi nel vedere l'articolo che gli indicava
l'amico - Quello, è un Bulgari da
30.ooo € - disse con la voce strozzata.
- Poteva anche essere
un Olandese da 50.000 €, per il mio amore questo è
altro -
L'amico rimase
interdetto mentre Tom faceva il giro ed entrava nella gioielleria con
nonchalance. Non capitava tutti i giorni di vedere due che sembravano
appena usciti da una rapina in banca entrare in una gioielleria del
genere. In effetti Georg si rese conto che li stavano guardando tutti
male appena seguì l'amico all'interno; per fortuna che Tom
ebbe la fantastica idea di scoprirsi il viso e farsi riconoscere,
altrimenti li avrebbero cacciati da lì prima che potessero
dire qualsiasi cosa.
- Salve -
salutò Tom raggiante in direzione della signora dall'altro
lato del banco.
- Salve - rispose lei
cordiale e leggermente interdetta - In cosa posso esservi utile? -
- Voglio il Bulgaro in
vetrina -
- Bulgari - lo
corresse Georg dandogli una spallata.
- Bulgari,
perchè cosa ho detto scusa? - rispose lui con
un'occhiataccia prima che la signora li interrompesse.
- Quale precisamente? -
Tom alzò le
spalle e guardò prima lei e poi Georg - Non so, me ne faccia
vedere un po' -
Il bassista
alzò gli occhi al cielo, mentre la signora annuiva e si
allontanava verso una stanza laterale.
- Tom sei pessimo - lo
rimbeccò Georg.
- Che c'è?
- chiese lui punto nell'orgoglio.
- Sei pessimo e basta -
- Parli tu... -
- Herr Kaulitz - li
interruppe la signora facendoli voltare di scatto - Può
seguirmi da questa parte? -
Tom annuì
sorridente mentre Georg lo seguiva borbottando qualcosa al suo orecchio
- Ma io sono per caso invisibile? -
- Non è
colpa mia se ha riconosciuto solo me - rispose il ragazzo alzando le
spalle. Georg sbuffò mentre arrivavano davanti al lungo
ripiano di vetro su cui la signora aveva già poggiato tre
anelli d'oro bianco e ne stava poggiando altrettanti al loro fianco.
- Gradite un bicchiere
di Champagne? - chiese un cameriere comparso dal nulla al fianco di
Tom, con un vassoio in mano.
- Grazie! - rispose
Tom raggiante prendendo i due bicchieri e dandone uno a Georg - Che
figata sto posto, ci dobbiamo tornare! - disse rivolto verso l'amico
che per poco non si strozzava con lo Champagne nel vedere l'espressione
sconvolta della signora che li fissava in un misto tra lo schifato e il
curioso.
- Ecco Herr Kaulitz,
questo credo sia quello che ha visto in vetrina. Ha un diamante da
quattro carati, oro bianco platinato, per una mano elegante e raffinata
-
- Si è
questo - annuì Tom guardando prima l'anello e poi Georg - Ce
lo vedi su Hanna? -
- Forse è
un po' troppo sofisticato per lei -
- Già -
rispose Tom pensieroso rivolto alla signora - Non ha qualcosa di
più semplice? -
- C'è
questo d'oro bianco con tre diamanti da due carati ciascuno incastonati
all'interno -
La signora lo prese da
sotto il banco e lo mostrò ai due curiosi individui che
aveva davanti. Questi musicisti, esseri davvero strani.
- Ecco - rispose
abbozzando un sorrisetto e mettendo l'anello sul panno di velluto rosso
posato sul vetro.
- Si -
annuì Georg - Questo è da Hanna -
- Vero! -
confermò Tom.
- Viene 25.000
€ - disse seria la donna non sapendo cosa aspettarsi come
risposta.
- Perfetto, lo prendo
- rispose il ragazzo raggiante mentre la signora annuiva abbozzando un
altro sorrisino.
- La sua ragazza ne
sarà entusiasta -
- Già lo
credo proprio - Tom sorrise e mise una mano sulla spalla di Georg - Ho
rivalutato le gioiellerie amico, sono dei luoghi così
divertenti -
Georg alzò
gli occhi al cielo mentre Tom si allontanava per andare a pagare e si
guardò allo specchio dietro di loro.
- Alla faccia
dell'anellino simbolico - disse tra sè e sè prima
di raggiungerlo alla cassa. Fare con Tom certe esperienze era quasi
scioccante.
___
La donna delle pulizie
era venuta quel pomeriggio, ed ora la casa era assolutamente perfetta;
Tom controllò passando un dito sul pianoforte del soggiorno
che non ci fosse neanche un micro granello di polvere, ed infatti
così notò fissandosi il polpastrello. Prese la
scatolina dalla tasca dei jeans e salì le scale che
portavano a casa del fratello. Aveva pensato tutto il pomeriggio a come
darglielo, in fondo si trattava sempre di un anello, non era mica una
cosa da niente; era convinto che Hanna l'avrebbe perdonato, sarebbe
tornata a casa e avrebbe anche scampato l'ira funesta di suo fratello
di ritorno da lì a due giorni.
Sorrise raggiante
premendo il campanello con un sospiro, in effetti, era un po' agitato.
Si contorse le mani riponendo la scatolina nella tasca dei jeans, forse
l'effetto sorpresa sarebbe stato più devastante,
così Hanna non avrebbe potuto dirgli di no. Sarebbe tornata
a casa quella sera stessa.
La ragazza
spalancò la porta, e Tom rimase abbagliato dalla sua
bellezza; era sicuramente appena uscita dalla doccia, ed aveva addosso
solo un paio di leggins e una maglietta scolorita, forse di Bill; la
sensualità con cui si tamponava i capelli con l'asciugamano
mentre lo fissava seria gli stava facendo venire un attacco di cuore.
- Ciao - disse lei
girandosi ed avanzando verso il salotto dove aveva fatto spazio
liberandosi di qualche vaso - Cosa hai organizzato oggi? -
- Oggi amore mio -
rispose lui chiudendo la porta ed avanzando dietro di lei - Ho qualcosa
di davvero speciale per te -
Lei sorrise sedendosi
sul divano e lui le si sedette a fianco prendendo la scatolina dalla
tasca - Visto che i fiori non ti sono bastati per farti capire quanto
ti amo, oggi ho visto questo, e pensavo che ti sarebbe stato benissimo -
Hanna sorrise
impacciata, quella scatolina aveva tutta l'aria di essere un anello -
Cos'è ? - chiese perplessa.
- Apri e vedrai -
sorrise lui lasciandogliela tra le mani.
La ragazza
diventò rossa in viso ed abbassò gli occhi sulla
scatolina, era quella una delle cose che Tom amava di lei, il fatto che
fosse ancora in grado di imbarazzarsi di fronte a lui, la trovava una
cosa molto tenera, oltre che magnificamente sexy.
Hanna tolse
delicatamente il fiocchetto azzurro che contornava la scatola blu e la
aprì piano, come se avesse paura di vedere cosa ci fosse
dentro.
- Oh mio dio Tom -
sussurrò appena tolse il coperchio.
- Ti piace? - chiese
lui saltellando sul divano impaziente.
- Tom -
continuò a dire lei osservando l'interno della scatolina -
Sei impazzito... ma come...? -
- Non ti piace? - si
preoccupò il ragazzo - Possiamo cambiarlo se non ti piace...
-
- Ma... -
biascicò lei seria - Come ti è venuto in mente di
comprarmi un anello? -
Ora sembrava
arrabbiata.
- Pensavo di fare una
cosa giusta! -
- Ma ti pare che mi
regali un anello per farti perdonare il fatto che sei disordinato! Lo
sai cosa vuol dire un gesto del genere?! -
- Cosa? - chiese lui
grattandosi la testa.
- Ecco, sei il solito
superficiale -
- Ma cazzo non ti va
mai bene niente di quello che faccio! - disse nervoso.
- No al contrario, io
appoggio tutte le tue scelte, se ci ragioni sopra - rispose lei seria -
Ma comprare un anello Tom, un anello, per una cosa così
stupida è da sciocchi! L'idea dei fiori mi ha colpito molto,
infatti domani mattina avevo intenzione di tornare a casa, ma questo
Tom - disse lei mettendogli l'anello sotto al naso - E' una cosa
importante! Non si danno anelli del genere in questo modo... -
- Io volevo solo che
tu mi perdonassi - rispose lui abbassando lo sguardo.
- Io non ce l'ho con
te, volevo solo che tu capissi dove avevi sbagliato e cercassi di non
farlo più in futuro, per quanto quasi impossibile da
chiederti, ma speravo che togliendoti una delle cose a cui tieni di
più avresti capito che bisogna seguire delle regole quando
si convive con una persona -
- Pensi davvero che
fare l'amore con te sia la sola cosa che mi importi? -
- Non dico questo - si
corresse lei chiudendo la scatolina con il coperchio - Ma vedo che da
quando non lo facciamo più ti stai dando veramente da fare
per recuperare ai tuoi sbagli, e ci tieni talmente tanto che arrivi a
comprarmi un anello... per cui mi fai capire che in fondo è
solo quello che ti interessa -
- Lo sai che non
è così - rispose lui serio.
- Mi stai dimostrando
l'opposto - gli posò la scatolina tra le mani e lo
guardò, con gli occhi più dolci - Io non ho
bisogno di anelli o gesti eclatanti per sapere che tu mi ami, lo so
Tom, lo vedo quando mi guardi che mi ami, però dovresti
dirmelo di più, e pensarlo di meno... - si sporse in avanti
e gli lascio un bacio sulla guancia, poi lo guardò negli
occhi, feriti, tristi e sconsolati, i suoi bellissimi occhi nocciola
che si sognava ogni notte - Buonanotte -
- Hanna - la
chiamò lui facendola voltare - Perchè non torni
giù stanotte, mi manchi da morire -
Tom nella sua testa si
diceva che era un deficiente, un cretino, perchè seguiva
sempre i consigli degli altri e mai quello che gli diceva il suo cuore;
in quel momento pensò che forse era il caso di tirar fuori
lo sguardo da cucciolo abbandonato, ma si volle convincere che non si
trovavano ancora in quella fase tragica del rapporto.
- Anche tu mi manchi -
rispose lei girandosi del tutto - Ma non hai ancora capito -
Dettò
ciò si voltò andando verso la camera del
fratello. Tom rimase qualche istante a fissare il muro del salotto di
Bill prima di uscire da quella casa e tornare nella sua. Una volta
tornato sul suo di divano, pensò di consolarsi con l'unica
cosa che lo faceva stare bene: la musica. Prese la sua Gibson dal
sostegno dietro al pianoforte e si sedette tra i cuscini che Hanna
aveva sistemato per terra, in un angolo. D'estate si mettevano sempre
sul terrazzo a guardare le stelle, bere vino e suonare la chitarra,
adorava farlo con lei, che l'aveva capito da subito, dalla prima volta
che si erano visti.
In realtà
lei non sapeva neanche chi lui fosse, e all'inizio ci era rimasto
veramente male, il fatto di non poter usare la sua conclamata dote di
seduttore lo faceva partire da zero con lei, non era in vantaggio, ma
giocavano ad armi pari. L'aveva conosciuta una sera, in un posto in cui
Bill l'aveva trascinato e l'aveva persa di vista quasi subito dopo le
presentazioni, ma non sapeva perchè, ogni volta che tornava
ad Amburgo continuava ad incontrarla, in qualche locale, o in palestra.
Quella ragazza compariva sempre quando meno se l'aspettava e allora
aveva capito che la storia del destino che gli raccontava sempre Bill
era vera, funzionava. Hanna era davvero l'altra metà della
sua mela, sempre allegra, simpatica, e la cosa ancora più
importante per lui era che lei amava Tom, e basta, non amava Tom dei
Tokio Hotel; era la cosa che più contava per lui, la cosa
che lo faceva sentire importante, quando lei lo guardava con quegli
occhioni da cerbiatta e gli diceva quanto lo amava... lo sapeva quanto,
perchè era lo stesso sentimento che provava lui.
Si sistemò
la chitarra sulle gambe e cominciò a suonare.
20.00/fino a quando mi
pare: scrivo una canzone.
Ultimo tentativo.
Non aveva dormito
molto quella notte, l'aveva trascorsa a trovare gli accordi giusti, ma
soprattutto le parole giuste. Era solo una strofa, di poche righe
segnate e cancellate con una penna blu sulla sua fidata agenda, ma che
esprimevano tutto quello che sentiva. Quel giorno non aveva fatto
piani, era deciso ad andare da lei e chiderle scusa per tutte le
sciocchezze che aveva fatto promettendole che sarebbe stato
più ordinato e soprattutto che quelle due parole
così importanti sarebbero venute fuori più spesso
dalla sue labbra. Lo sapeva che a volte era insostenibile, ma lei c'era
sempre, anche quando era triste, incazzato, frustrato e non aveva
voglia di parlare. Lei c'era sempre e lui non le dava forse la stessa
importanza che lei dava a lui, o meglio, gliela dava ma non glielo
diceva.
Si mise a sedere sui
cuscini su cui si era addormentato e si stirò il collo
sentendo dei passi provenire dalla cucina, sgranò gli occhi
alzandosi piano, pensando subito ad un ladro, fino a quando avanzando
guardingo con una un porta foto pesante come un macigno recuperato
vicino all'ingresso si rese conto che c'era Hanna, che preparava il
caffè di spalle.
Rimase immobile a
fissarla, con il braccio alzato per aria ed un espressione idiota in
volto, sconvolto per il fatto che lei si trovasse lì, come
ogni mattina. Gli era mancato trovarla al suo fianco come sempre.
Lei si girò
all'improvviso trovandolo in quella stupida posizone plastica e gli
sorrise tranquilla.
- Che stai facendo? -
gli chiese incrociando le braccia.
- Un po' di streching
- rispose lui iniziando a muovere il braccio sopra e sotto con il porta
foto in mano, sentendosi alquanto idiota.
Lei sorrise ancora di
più e gli andò incontro, prendendogli dalle mani
l'oggetto contundente e posandolo sulla mensola della sala.
- Sei un cretino -
Lui sorrise e
alzò le spalle - Lo so - poi la guardò ancora
sorridere imbarazzata e si sciolse definitivamente - Come mai sei qui? -
- Stanotte non ho
dormito - rispose lei alzando lo sguardo.
- Come mai? - chiese
lui preoccupato.
- C'era un deficiente
che suonava la chitarra e cantava come un pazzo - disse lei seria - Per
tutta la notte, uno strazio davvero -
Tom si
avvicinò e la cinse per i fianchi mentre lei ritornava a
sorridere nella sua direzione e posava le sue mani sulle spalle di lui.
- Chissà
chi era? - chiese Tom facendo finta di essere perplesso.
- Credo che sia stato
quel ragazzo bellissimo, alto, con gli occhi più belli che
abbia mai visto, il nasino all'insù e una voce da far
risvegliare i morti -
- Ma io non sono
stonato! - puntualizzò lui aggrottando la fronte.
- Infatti non parlavo
di te - scherzò Hanna avvicinandosi ancora di più
al suo viso.
- Cretina - le rispose
Tom posando la fronte sulla sua.
- Ho sentito tutto -
sussurrò lei - Ogni singola parola che hai... cantanto -
- Ti è
piaciuta? -
- Beh devo dire che...
si - annuì lei - Mi è piaciuta più dei
fiori e dell'anello -
- Più dei
fiori e dell'anello? - chiese lui scioccato - Potevi dirmelo prima che
spendessi mezzo patrimonio dei Kaulitz per farti quei regali -
- Non dovevo dirtelo
io, dovevi arrivarci da solo! - puntualizzò lei - Mi sarebbe
bastata anche una serenata sotto alla finestra della camera, o se
volevi dal divano, per farti davvero perdonare... -
- Sono stato uno scemo
- disse lui abbassando lo sguardo.
- Nella norma, non
più del solito -
Si guardarono negli
occhi e scoppiarono a ridere entrambi prima che lei si avvicinasse al
suo viso e gli lasciasse un bacio sulle labbra, un bacio che aspettava
da tre giorni e che finalmente era arrivato a coronare quel momento.
- Mi prometti che
sarai un po' più ordinato? - chiese la ragazza dolcemente.
- Te lo prometto -
disse lui staccando le mani dai fianchi e prendendola in braccio
dirigendosi verso la camera da letto.
- Dove vai? - chiese
lei perplessa.
- Amore, ora
però lo voglio io il regalo, sto letteralmente scoppiando -
Lei si
ritrovò a ridere tra le sue braccia prima che i due
piccioncini sentissero distintamente un grido provenire dal piano di
sopra.
- TOOOOOOM TI GIURO
CHE MI RITROVO FIGLIO UNICO PRIMA DI QUESTA SERA! -
- Cazzo - dissero in
coro i due - I fiori a casa di Bill! -
9.00/fino a quando non
scampo alla morte: sfuggire da mio fratello.
DAS ENDE
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