Le cronache di Aveiron: Miriadi di battaglie

di Emmastory
(/viewuser.php?uid=823162)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Le-cronache-di-Aveiron-IV-mod
 
 
Capitolo XXXV

Stato d’allerta

Un altro giorno se n’era andato, e ancora una volta, mi svegliavo nella camera assegnatami da Lady Fatima. Samira si era ripresa completamente, e a quanto sembrava, la Leader doveva parlarmi. Appariva nervosa e stressata, e mi guardava con fare preoccupato. “Rain, noi dobbiamo parlare.” Esordì, guardandomi fisso negli occhi e facendosi incredibilmente seria. “Che succede?” le chiesi, incerta e dubbiosa su quanto avesse da dirmi. “Come sai, dirigo l’ordine e la disciplina in questa Casa,e ho preso una decisione.” Continuò, lasciandomi, al completamento di quella frase, un grosso dubbio in mente. “Siete venuti qui alla ricerca di protezione, ed è proprio quello che voglio darvi. Da ora in poi è meglio che restiate con me.” Concluse, fornendomi un utile consiglio, che a causa di una battaglia fra la mia ragione e il mio cuore, fui tentata di ignorare. Sì, ignorare, per una semplice e forse folle ragione. Il tempo stava passando, e benché quello di Aveiron fosse il mio suolo natio, volevo davvero tornare ad Ascantha, in fin dei conti, era lì che assieme a Stefan avevo ormai messo radici, e dove i miei genitori avevano scelto di vivere sperando di sfuggire agli orrori che questa insulsa guerra minacciava di farci vivere da un momento all’altro. “Lady Fatima, io Vi capisco, credetemi, ma la mia famiglia vive altrove, ed io desidero davvero rivederli, perciò…” provai a dire, sentendo improvvisamente la gola secca e stretta in un nodo. “Io capisco te, Rain, ma pensaci. Qui sarete tutti al sicuro. Tu, i tuoi amici e le tue figlie. Sai che puoi fidarti.” Mi rispose, terminando quel discorso con un sorriso e una mano sulla mia spalla. “Lo farò senz’altro.” Dissi allora, fissando il mio sguardo sul pavimento e dandole le spalle. Data la mia reazione, la Leader mi lasciò da sola, e da quel momento in poi, il suono del silenzio fu la mia unica compagnia. Non sapevo davvero cosa fare. Da un punto di vista strettamente logico, avevo due scelte. Avrei potuto seguire il consiglio di Lady Fatima e restare nella bella ma piagata Aveiron, o mostrarmi caparbia e intraprendere un viaggio verso la pacifica Ascantha, dove avevo costruito una vita e lasciato i miei genitori e la mia cara sorella. Ad essere sincera, sapevo bene che esisteva una remota possibilità che Alisia ed io non fossimo davvero legate dal sangue, ma poco importava, io le volevo bene, e ultimamente, il mio pensiero non faceva che andare a lei e ai nostri genitori. Volevo davvero rivederla, ma dato tutto che stava accadendo, non potevo. Data la gravità dell’intera situazione, ero certa che mettersi nuovamente in viaggio avrebbe significato porsi di fronte al pericolo, ragion per cui, in quel così cupo e nuvoloso pomeriggio, compresi che c’era una sola cosa da fare. Sedermi e scrivere. Certo, scrivere. Avevo iniziato a tenere un diario anni prima, scrivendo di qualunque cosa mi capitasse in questa vita così bella ma al tempo stesso ardua e ricca di avventure, e ora sentivo che era davvero arrivato il momento di aggiornarlo. Frugando per qualche secondo nel mio zaino, lo trovai e tirai fuori, per poi aprirlo e prendere in mano la mia fida biro dall’inchiostro nero come carbone. Seduta sul letto, lo tenevo sulle gambe, e aiutata solo dalla luce di una piccola lampada ferma sul comodino, scrivevo. Parole su parole, che con il tempo, formarono una lettera indirizzata a coloro che mi mancavano di più. “Mamma, papà, sono sempre io, la vostra Rain. Sono ancora ad Aveiron, ma non abbiate paura. Io, Stefan e i nostri amici stiamo bene, e questo vale anche per le bambine. Rose ha adesso quasi un anno,Terra si avvicina ai cinque, e Samira si è appena ripresa da un incidente. Lady Fatima ci ha proposto di restare qui con lei fino al calmarsi delle acque, e penso davvero di accettare. Non abbiate paura, e sappiate che vi voglio bene. Queste ultime righe vanno a te, Alisia. Avevi ragione. Una vera e propria guerra sta per iniziare, ma siamo pronti anche a questo. In ultimo, abbiate fiducia, e sappiate che vi amiamo e torneremo al più presto. Con amore, Rain.” Una lettera che scrissi con le lacrime agli occhi, che scivolandomi sul viso, caddero sul foglio che stavo usando, bagnandolo leggermente. Per pura fortuna, l’inchiostro non si rovinò, e mentre mi davo da fare per chiuderla in una bianca busta da lettere, tremavo. Le mie mani erano scosse da tremiti evidenti, e con l’arrivo della notte, dormii poco e male, poiché costantemente svegliata da visioni oniriche e paure più che fondate. In altre parole, ero ancora una volta in ansia, e anche in quest’occasione, in un profondo stato d’allerta.




Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3613973