Incandesce
or
How
I became a Master of the Elements
Neve.
Ho
sempre amato la freddezza del paesaggio innevato di Demacia; tutto
è
immobile, silenzioso, le strade sono quasi deserte, popolate solo da
soldati che devono esercitare il loro turno di guardia.
Mi
sento quasi in colpa a stare qui, ad osservare come un fantasma tutto
ciò, seduta su una comoda sedia di legno di ciliegio, con un
tomo
polveroso e una cioccolata calda fumante, poggiata sulla scrivania.
Dietro
di me ci sono altri studenti, pronti a tutto pur di ottenere quel
titolo tanto agognato: Maestro Supremo degli Elementi.
Il
fuoco del camino continua a scoppiettare, vedo che fuori sta
ricominciando a nevicare.
Nonostante
ci sia un bel calduccio dentro la Sala Studio dell'Accademia, vengo
scossa da un brivido di freddo: basta così, hai oziato a
sufficienza.
È
ora di far vedere a tutti chi sei, Luxanna Crownguard.
***
1
Be
afraid of the dark.
Il
buio è ciò di cui gli esseri umani hanno paura di
più.
Il
motivo è semplice: nell'oscurità si sentono
“nudi”, emergono le
paure più recondite, ogni minimo suono o rumore viene visto
come un
campanello d'allarme che urla “Attento, il pericolo
è vicino”.
Se
le ombre possono mettere paura agli adulti, figuriamoci ad una
bambina nella sua cameretta.
Era
ciò che succedeva ogni notte a Luxanna Crownguard, la
piccola e
dimenticata figlia del comandante delle truppe Demaciane, che tentava
invano di prender sonno nella sua immensa cameretta di un altrettanto
vasto edificio, costruito nello stile archittettonico di Demacia, con
mura di pietra
bianca.
Era
appena una bambina di sette anni, con la faccia curiosa, incorniciata
da lunghi capelli lisci e biondi. Chi la vedeva, era sempre pronta a
giurare che fosse Lady Elisabeth, la moglie di Lord Dominick, padre
di Lux, assassinata durante una delle tante guerriglie tra Demacia e
Noxus.
Avrebbe
tanto desiderato riabbracciare sua madre, sentire l'odore che
emanava, ascoltarla canticchiare mentre preparava deliziosi
manicaretti per lei e suo fratello Garen. Le sarebbe bastato anche
solo vederla sorridere, una luce splendente in quel buio asfissiante,
che la circondava ogni sera.
I
primi tempi in cui questa sua “fobia” si era
presentata, Lord
Dominick e Garen, così come la servitù, pensavano
fosse una
reazione scaturita dalla morte della madre. Tuttavia, passarono due
anni e Luxanna non accennava a migliorare, pertanto il padre aveva
deciso di ignorarla e sgridarla eventualmente se l'avesse sorpresa a
piagnucolare o chiedere conforto a chiunque abitasse l'edificio.
Tutto
ciò che poteva fare, in quelli istanti prima di cadere tra
le
braccia di Morfeo, era tremare in balia dell'oscurità,
ascoltando il
battito sempre più accelerato ogni volta che sentiva un
minimo
rumore, un semplice scricchiolìo dell'armadio di legno o di
qualsiasi altro mobile che arredava la camera.
Anche
quella notte si presentava l'ennesima scenetta.
Luxanna
raggomitolata sul suo letto, con le coperte tirate fino sopra il naso
e gli occhi azzurro cielo sbarrati, alla ricerca di qualcosa d'ignoto
pronto sicuramente ad attaccarla o a farle del male. Chi glielo
assicurava che fosse salva in quella casa, dopo ciò che era
successo
a sua madre?
Chiuse
gli occhi e si concentrò su qualcosa che potessa farla stare
bene.
Tutto ciò che vide spiccare nell'oscurità della
sua mente era
un'enorme palla di fuoco: il Sole.
Continuare
a guardarlo era come provare ad accecarsi da sola, eppure la luce che
emanava la tranquillizzava e la rendeva coraggiosa, perciò
aprì gli
occhi e rimase sbalordita quando si vide circondata da uno strano
“scudo” magico, che mandava bagliori luminescenti
per tutta la
stanza, illuminando quel poco che bastava a non farla spaventare.
Avrebbe
dovuto dare di matto alla vista di ciò che era in grado di
creare,
tuttavia, forse per la prima volta dopo molti anni, era sprofondata
in poco tempo in un sonno pieno.
Luxanna
era diventata molto più tranquilla adesso, quasi a palazzo
Crownguard nessuno riusciva a riconoscerla: era una persona diversa,
parlava con i suoi coetanei, giocava con loro, mangiava di buon grado
e non aveva più quell'aria malinconica che la affliggeva
ogni ora
della sua ancora breve esistenza.
Tutto
ciò era, senza dubbio, dovuto a qualcosa
che
la bambina aveva ideato affinchè riuscisse a superare questa
sua
paura, Lord Dominick ne era sicuro. Perciò, con la
convinzione che
un Crownguard degno cittadino e servitore di Demacia non avrebbe
avuto bisogno di tali escamotage, decise di mettere una guardia
davanti la porta della fanciulla, in modo da scoprire cosa
combinasse. Il Lord non poteva mai immaginarsi che sua figlia fosse
in grado di usare la magia, pensava più a qualche vile
stratagemma
in cui fosse immischiato qualcuno dei suoi nuovi amichetti o,
addirittura, qualche bambinaia dal cuore fin troppo tenero.
Quella
notte, Luxanna Crownguard conscia di ciò che l'attendeva,
tremava
come una foglia dalla testa fino ai piedi. Dopo cena, prima di
ritirarsi nella sua camera, aveva implorato il fratello di mandare
via la guardia, perchè sicuramente non avrebbe chiuso occhio
a causa
della sua presenza. Ma Garen l'aveva liquidata con un tenero
abbraccio e dicendole: - Sta' tranquilla, la guardia è
lì apposta
per proteggerti, non ti farà del male! -
-
Fratello, per l'ultima volta, non ho bisogno di ulteriori distrazioni
prima di dormire - aveva risposto, con la voce leggermente incrinata.
Garen
si era limitata a guardarla, assumendo lo sguardo tipico di chi non
ammetteva altre “scusanti”, lo stesso sguardo greve
che
caratterizzava anche il Lord suo padre e che aveva imparato a
conoscere ed odiare allo stesso tempo: - Sorella mia, non ho tempo di
pensare alle tue infantili sciocchezze! Nostro padre ha detto che
vuole essere sicuro
che
tu dorma sul serio senza imbrogli o stupidi trucchetti da mocciosa
quale sei -.
Luxanna
sospirò, abbassò lo sguardo e girò i
tacchi. Garen si sentì il
cuore andare in frantumi, alla vista di sua sorella in quello stato,
ma ormai era quasi comandante delle truppe di Demacia. Era l'orgoglio
di suo padre e di tutti i Crownguard, non doveva e non poteva
assolutamente fallire e quindi farsi distrarre da simili idiozie.
Senza ulteriori indugi, si spogliò della sua armatura,
spense la
candela che illuminava flebilmente la sua camera e si mise sotto le
coperte.
|