Colorful lenses
Le pareti
della camera di Fuyuka sono di un tenue color lavanda, di qualche
tonalità più lieve rispetto ai suoi capelli. Ci
sono fotografie ingrigite dal tempo tenute ferme contro quella
superficie fredda e liscissima grazie a del nastro adesivo: nella
maggior parte di esse compare lei, insieme al suo gruppo di amiche
– buona parte delle polaroid sono autoscatti, altre sono
state impresse nel rullino da qualcun altro, forse i genitori di una
delle ragazze. Sopra le foto è stato appeso una sorta di
striscione, del filo trasparente sostiene piccole bandierine
triangolari colorate, su ciascuna delle quali è riportata
una lettera: messe tutte insieme, una dietro l’altra, formano
la frase “Live
every day with a smile”.
Pensandoci
bene, Fudou non riesce a fare a meno di credere che quella sia proprio
una gran cazzata.
Le
tende bianche sono state lasciate aperte sulla grande finestra presente
nella stanza, così che la luce del giorno possa entrare
nella stanza. Le imposte sono socchiuse e una brezza tiepida
tipicamente primaverile scivola nella camera, portando nuovi racconti
dalla città. I ciliegi sono in fiore e fuori
c’è già voglia d’estate, di
gioia, di vivere.
Fuyuka
passa davanti alla finestra, senza fare troppo caso a dove cammina, i
piedi nudi che percorrono distrattamente il parquet, mentre le ante di
legno tinteggiate di bianco e lunghe fino a terra ondeggiano lievemente
al suo passaggio e con loro anche i vetri lustri. La giovane si
avvicina alla scrivania, anch’essa in legno dipinto fresco di
vernice candida, non troppo distante da lì. Sembra essere
alla ricerca di qualcosa, anche se Akio non saprebbe dire esattamente
di che cosa si tratti. In realtà non gliel’ha
detto e non essere a conoscenza di qualcosa è per lui un
terribile crogiolo. È seduto a gambe incrociate sul letto di
Fuyuka, dalla parte opposta della stanza rispetto a quella in cui ora
si trova lei, per cui ha una visuale perfetta che gli permette di
osservare la ragazza in totale tranquillità. Prima di
permettergli di sedersi sul materasso, Fuyuka l’ha obbligato
a togliersi le scarpe, nonostante i suoi borbottii di protesta
– “se
mi sporchi di nuovo la trapunta di fango papà ha detto che
non ti farà più venire qui”
ha affermato lei, categorica.
Poco
male, s’era detto tra sé Fudou. Almeno
così poteva ancora sentire il profumo fresco di bucato e del
balsamo alla menta e biancospino di Fuyuka tra le lenzuola. Ci si
rotolerebbe volentieri in mezzo, adesso, solo per il semplice piacere
di potersi riempire le narici di quel profumo delizioso, solo che
dubita fortemente che la sua ragazza approverebbe, perciò
preferisce evitare, pur di risparmiarsi la ramanzina – con
tanto di tirata d’orecchie – che poi, con ogni
probabilità, dovrebbe sorbirsi.
Fuyuka
si appoggia alla spalliera della sedia mentre si sporge in avanti,
tutta intenta a rovistare nella confusione d’oggetti che ha
sparsi in giro per la scrivania da non accorgersi del modo elegante in
cui i suoi polpacci si tendono e guizzano, oppure di come la camicetta
di cotone bianco ondeggi delicatamente sulla pelle candida; Fudou,
invece, dalla sua ottima prospettiva, può facilmente aver
accesso a tutti quei dettagli. Nota certamente anche come lo short di
jeans fasci perfettamente il sedere della ragazza dai capelli color
glicine, cosciente tuttavia di quanto lei mal sopporti alcuni suoi
commenti inadeguati, vede bene di tenere la lingua al proprio posto
– Fuyuka è pur sempre nei pressi di una scrivania,
non le servirebbe molto tempo per afferrare un paio di forbici,
anziché qualsiasi cosa lei stia cercando adesso e tagliargli
quell’“inutile appendice sempre in
movimento”, come era spesso solito definirla Sakuma.
D’improvviso
la ragazza sembra illuminarsi, forse ha trovato ciò che
stava cercando, infatti poco dopo afferra qualcosa da quel caos di
arnesi dai più disparati utilizzi che ha sullo scrittoio e
se lo stringe al petto, tutta soddisfatta mentre un sorriso vittorioso
le spunta sul volto. Nonostante questo, Fudou non può non
pensare che sia davvero meravigliosa: il modo in cui delle graziose
fossette si formano ai lati delle sue labbra, quella leggera sfumatura
di colore che pervade le guance pallide… è
così incantevole, una bambola di porcellana dalle emozioni
di un essere umano.
Fuyuka
fa una mezza piroetta e torna a voltarsi verso Akio, con ancora quel
bellissimo sorriso raggiante stampato sul volto; muove qualche passo
nella sua direzione, incerto, esitante. Fudou non sa dire esattamente
come succeda, se sia per via di qualche intralcio lungo il percorso,
magari un pullover abbandonato a terra, oppure se molto più
semplicemente abbia incespicato nei propri stessi passi, fatto sta che
di lì a poco il corpo di Fuyuka sta cadendo
irrimediabilmente in avanti. Akio scatta subito, afferrandola al volo
prima che possa impattare contro le lastre di legno del pavimento,
stringendo a sé il corpo della giovane. Fuyuka adesso trema
come una foglia, per poco rischia di far cadere ciò che
tenacemente stringe ancora tra le mani – e Fudou torna a
ricordarsi che le bambole di porcellana, per quanto incantevoli, sono
terribilmente fragili.
Il
ragazzo la solleva delicatamente da terra, ponendole un braccio sotto
le ginocchia e l’altro sulla schiena; Fuyuka trema ancora,
mentre ne approfitta per rannicchiarsi tutta su se stessa.
Akio
procede cautamente fino al letto. Si mette seduto sul materasso, per
poi lasciare accomodare la giovane tra le proprie gambe incrociate;
Fuyuka rimane ben stretta a lui e, dopo aver accertato che i brividi
non sembrano accennare a diminuire, Fudou avvolge le spalle e poi il
corpo intero della ragazza in un plaid violetto che grazie al cielo si
ritrova a portata di mano. Gliel’aveva detto che si era
vestita troppo leggera.
«Perché
sei andata fino alla scrivania?» Fudou le sbuffa piano tra i
capelli, mentre le accarezza paziente gli avambracci scoperti sotto la
coperta. È preoccupato, vederla così debole da
non riuscire neanche a tenersi in piedi non lo fa certo stare
tranquillo.
«Dovevo…
dovevo prendere una cosa» spiega lei, afferrando una mano del
ragazzo con la propria. Le dita di Fuyuka sono più
affusolate di quelle di Fudou, tuttavia la cosa di cui il giovane si
accorge all’istante è la loro temperatura
innaturalmente bassa; Akio restituisce allora la presa, cercando di
scaldare le mani della ragazza nelle proprie.
«E
non potevi chiedere a me di prendertela?» ribatte allora,
strofinando una guancia contro quei capelli lilla che ama
così tanto.
«No,
volevo prenderla io. Ci tenevo» Fuyuka sospira, nascondendo
il volto contro il petto di Fudou – quasi come se si
vergognasse della propria debolezza «volevo dimostrarti che
posso riuscire a fare qualcosa anche da sola.»
«Ma
questo lo so già, sciocca» Akio gli lascia un
bacio su una tempia. Non capisce perché Fuyuka si accanisca
tanto su una cosa del genere: lui è lì per lei,
perché vuole esserci, è un suo personale
desiderio. Detesta vederla stare male e se esiste qualcosa a cui
può pensare lui anziché far affaticare lei non
esita ad occuparsene in prima persona.
Perché
la ama e la sua sofferenza lo uccide più di ogni male.
«Evidentemente
però non ne sono poi così capace»
rincara ancora lei, espirando stancamente. Sta facendo chiaramente
riferimento a quando, poco prima, stava quasi per cadere.
«Fuyu,
è una cosa che può capitare a tutti»
Fudou le accarezza la schiena, in maniera lenta e cadenzata, cercando
di estirpare quei brividi che ancora avverte scuotere il corpo della
ragazza.
«No,
non è una cosa che può capitare a
tutti» Fuyuka nasconde di nuovo il volto, poggiandolo contro
la spalla di Akio; le labbra sfiorano appena la pelle e
l’omero che sbucano da sotto la t-shirt del ragazzo e Fudou
sente uno strano calore pervadergli tutto il corpo, a quel contatto.
È piacevole, in fin dei conti.
«D’accordo»
Akio sbuffa di nuovo, esasperato; sa che ha ragione lei, tuttavia per
questo dovrebbe forse fare meno male?
«Piuttosto»
riprende poco dopo – e subito lo sguardo di Fuyuka torna ad
alzarsi verso di lui «cos’è questa cosa
importantissima che dovevi assolutamente prendere?»
Per
un momento gli occhi della ragazza sembrano tornare ad illuminarsi
– e di questo Fudou è immensamente felice, anche
se cerca di non darlo troppo a vedere, dopotutto sarebbe
così poco da
lui – quindi lascia scivolare
l’oggetto che ancora tiene stretto in mano tra le dita di
Fudou. Afferrandolo, Akio pensa di star ora tenendo in mano la pietra
dello scandalo, ciò che per poco non ha fatto cadere la
ragazza a terra, prima – e tutto questo solo
perché, fondamentalmente, Fuyuka è una gran
testarda.
«Che
roba è?» domanda Akio, dubbioso, mentre sta ancora
cercando di districarsi dal plaid.
«Un
paio di occhiali, scemo» gli spiega Fuyuka, con tono ovvio,
nel momento esatto in cui Fudou riesce a far riemergere il braccio.
Akio
osserva attentamente l’oggetto, che ora si è
portato davanti al volto: in effetti si tratta inequivocabilmente di un
paio di occhiali – da
sole, per la precisione. A differenza della maggior parte
delle lenti che comunemente si vedono in giro, queste possiedono una
particolare sfumatura di colore giallognola.
Fudou
osserva Fuyuka. Se possibile, è ancor più confuso
di prima.
«E
quindi?» le domanda, alla ricerca di una spiegazione che, a
quanto pare, non riesce proprio ad afferrare.
«Mettiteli»
lo esorta allora lei, sorridendo con delicatezza.
«Perché?»
s’informa lui, la perplessità che non fa che
aumentare sul suo volto.
«Deve
esserci per forza un motivo? Dai, mettili» insiste la
ragazza, caparbia.
«Ma
è un modello femminile--» borbotta il ragazzo, con
fare di protesta.
«Fudou,
mettili!» sbotta alla fine Fuyuka, piuttosto esasperata da
tutta quella situazione.
«Va
bene, va bene, ho capito» Akio sospira stancamente, tuttavia
si decide a inforcare gli occhiali. Gli stanno un po’
stretti, inoltre la parte che tiene unite le due lenti pesa in maniera
piuttosto fastidiosa sul suo naso – questo però
evita di dirlo a Fuyuka, non vorrebbe mai che ci restasse male, visto
quanto ha insistito per farglieli mettere; in compenso, per via di quel
colore così bizzarro e inusuale, adesso vede tutta la stanza
con un giallo che sa non appartenere alle quattro pareti che conosce
così bene.
«Allora?
Sono figo anche con questi cosi, eh?» ironizza lui, un
sorriso spocchioso che fa capolino sul suo volto.
«Non
era per questo motivo che ti ho chiesto di indossarli, Fudou»
lo rimprovera la ragazza, con aria rassegnata.
«E
allora perché?» s’informa Akio,
crucciato, mentre torna ad accarezzare con fare rassicurante la chioma
di capelli violetti di Fuyuka.
«Kant
diceva che, se indossiamo delle lenti colorate, il mondo ci appare
tutto di quel colore e continuerà ad essere sempre
così finché le useremo» gli spiega
allora la ragazza, con pacatezza «però resta sempre il nostro mondo e noi sappiamo esattamente di che colore siano le cose che ci circondano – e
siamo perciò consapevoli che quella che percepiamo non
è la realtà delle cose, o almeno, lo è
solo in parte.»
«Beh,
scusa se te lo dico ma questo scrittore—»
«Era
un filosofo.»
«…
quel che è. Comunque, secondo me questo qua ha fatto un
po’ la scoperta dell’acqua calda. Insomma, lo so da
solo che l’erba è verde anche se le lenti dei miei
occhiali sono di un altro colore--»
«Fudou,
non stai centrando il punto della questione» ribatte Fuyuka,
strofinando il capo nell’incavo del collo del ragazzo
«il mondo ti appare in maniera differente, però
è sempre lo stesso in cui hai vissuto fino a ieri.
Sarà così anche quando io non ci sarò
più.»
Quella,
per Fudou, è una vera e propria doccia fredda. Si rimprovera
per non aver compreso prima quale fosse il punto dove voleva arrivare
Fuyuka, per averle permesso di tornare nuovamente su quel discorso. Akio
detesta parlarne, sa quanto in questo senso il suo comportamento possa
sembrare stupido e infantile, però non può certo
negare a se stesso che quelle parole lo facciano stare male e per quel
che può preferisce sempre evitarle, rimandare puerilmente la
discussione che sa che sta per formarsi ancora un po’. Quando
è con Fuyuka vorrebbe poter pensare solo a cose belle, che
scaldino entrambi, un po’ come una fiamma. È
altrettanto consapevole che ci sia dell’altro, certo, peccato
che per lei vorrebbe essere una sorta di cavaliere senza macchia e
senza paura – qualcosa che, Akio lo sa bene, non
sarà mai e poi mai, nemmeno tra un milione di anni
– e tenere lontani tutti gli spiriti e i mali che la
tormentano di continuo. Vorrebbe solo vederla tornare a sorridere,
almeno per una volta…
La
verità è che forse Fudou sapeva perfettamente fin
dall’inizio cosa volesse dirgli Fuyuka, solo che –
proprio per questo – la sua mente stava già
cercando inconsciamente di evitare quel discorso. Ora che gli tocca
affrontarlo per forza, tuttavia, la sua consueta spavalderia sembra di
colpo averlo abbandonato.
«Non
mi piace parlare di questa cosa» la blocca allora,
bruscamente «e poi non è detto che vada
così. Guarirai, Fuyuka, lo hanno detto anche i
medici…»
«Non
riesco neanche a stare in piedi per più di due minuti senza
inciampare nei miei stessi passi» gli fa notare lei,
amareggiata.
«È
perché stai facendo questa cazzo di chemio che
t’indebolisce così tanto» sbotta lui,
passandosi nervosamente una mano nel ciuffo di capelli castani che si
ritrova in testa «vedrai che quando arriverai alla fine di
questo ciclo riacquisterai subito un po’ di forze.»
«Fudou,
sii realista. Sappiamo entrambi che la terapia che sto affrontando
è molto aggressiva e che, nonostante questo, non
è detto che faccia il suo effetto» replica Fuyuka,
stringendosi il plaid attorno alle spalle a mo’ di scialle.
«Ma—»
«Ascoltami,
ti dico» insiste lei, ignorando il suo debole tentativo di
protesta «quando non ci sarò
più…»
«Se
non ci sarai più» la corregge lui, di colpo
caparbio quasi quanto lei.
«D’accordo»
acconsente la ragazza, evidentemente debilitata dallo sforzo di
intrattenere quella conversazione «se non ci sarò
più, voglio che ti ricordi quello che ti ho detto riguardo
alle lenti colorate. Voglio che mi prometti che riuscirai ad andare
avanti anche senza di me.»
«Fuyuka,
no, non posso fare questo…» Akio volta la testa di
lato, d’improvviso guardarla negli occhi è
diventato tremendamente difficile.
«Ti
prego, Fudou…» ripete lei, gli occhi che cercano
quelli di lui.
Fudou
si morde l’interno della guancia, fino a sentire il sangue
sgorgare nella sua bocca e riempirgli il palato intero. Come
può fargli una promessa del genere? Gli sta forse chiedendo
di andare avanti, nonostante tutto? Akio non può credere che
proprio lei, Kudou Fuyuka, la sua amata ragazza, gli stia chiedendo una
cosa del genere.
Per
un momento Fudou si domanda se la giovane abbia una minima idea del
sacrificio che gli sta imponendo. Presto tuttavia si rende conto di
quanto quel punto di vista sia incredibilmente egoista,
poiché ben poco tiene conto della visione dei fatti da parte
di Fuyuka. Lei non si è arresa, sta lottando contro qualcosa
ben più grande di lei o di loro e solo perché
vuole poter continuare a stare con lui – e di questo Akio se
ne sente immensamente lusingato. Il punto è che è
chiaro che Fuyuka debba vagliare ogni possibile ipotesi,
così da essere pronta in ogni caso; Fudou stesso ci ha
provato, con le sue difficoltà, certo, compresa quella
vocina crudele che continua a ripetere malignamente nella sua testa di
abbandonare tutto, di scappare da quei pensieri che lo fanno stare
male e di proseguire con tutte quelle menzogne che, giorno dopo giorno,
racconta a sé stesso. Fuyuka
guarirà, Fuyuka starà bene, Fuyuka presto non
avrà più questa fottuta leucemia che la fa
soffrire così tanto, non sarà più
debole, le ricresceranno tutti i capelli che ha perduto a causa della
chemioterapia, tornerà a camminare, a correre,
così potremo andare insieme sui prati verdissimi delle
colline a ovest della città, quelli che piacciono a lei.
Fudou
sa di pugnalarsi con parole taglienti come schegge di vetro, nonostante
tutto però continua, perché gli sembra
più dolce convincersi di questo piuttosto che, un giorno,
Fuyuka potrebbe non esserci più. Non riesce ad immaginare un
mondo senza lei: sarebbe di sicuro più grigio, un inverno
eterno, tutti i colori sparirebbero e non esisterebbero lenti, gialle o
azzurre che siano, in grado di poterli restituire al mondo.
Però
Fudou sa che, dopotutto, quella promessa gliela deve. Purtroppo gli
suona come l’ultimo desiderio di un condannato a morte
– e quella forse è la parte più
dolorosa di tutta la questione – ma sa che per lei farebbe
qualsiasi cosa. È piuttosto certo che gliel’abbia
chiesto proprio per questo, perché sapeva che non sarebbe
stato in grado di tirarsene indietro e a causa di ciò la
odia un po’, però se pensa a quanto la ama non
riesce a fargliene una colpa. È giusto così, in
fondo, tanto più che è abbastanza certo del fatto
che, se fosse stato lui a ritrovarsi nella situazione in cui si trova
lei adesso, le avrebbe chiesto esattamente lo stesso sacrificio.
È
per questo che la ami, dopotutto: perché, per quanto siate
totalmente diversi, non riuscite a non assomigliarvi, almeno un
po’.
«E
va bene» sospira infine lui – non crede di aver mai
sentito il cuore così a pezzi «te lo
prometto.»
«Bene»
annuisce lei, finalmente soddisfatta. Tutto quel silenzio, da parte di
Fudou, per un momento le ha fatto temere il peggio, ossia che quella
testa dura come il granito del suo fidanzato si sarebbe rifiutato di
giurargli ciò che lei gli ha domandato. In realtà
non può biasimarlo, sa perfettamente di avergli richiesto un
sacrificio tremendo, lei stessa si sarebbe sentita completamente
annientata se Akio, al posto suo, gli avesse chiesto qualcosa del
genere. Dice “Akio” perché sa che,
dopotutto, lui è l’unico che vorrebbe al proprio
fianco, non esiste un’altra persona al mondo che combaci
così perfettamente con lei, le loro anime
d’altronde sono ormai irrimediabilmente allineate.
«Hai
bisogno di riposare, adesso?» s’informa Fudou,
notando un principio di affaticamento nella sua espressione.
«Sì…
sì, credo di sì» ammette lei,
debolmente «mi sento così stanca…
però non andare via, per favore. Resta qui, accanto a
me.»
«Certo
che non me ne vado» Fudou le posa un bacio leggero sulle
labbra, mentre l’aiuta a distendersi sotto le coperte. Non
c’è niente di languido o passionale in quel
contatto, bensì è il più puro e
semplice gesto d’amore, una dichiarazione d’affetto
incredibilmente autentica: ci si aspetterebbe qualcosa del genere solo
da una coppia felice e sposata ormai da anni, si può
certamente dire però che, arrivati a questo punto, lui e
Fuyuka hanno raggiunto un livello di complicità
pressoché ineguagliabile. Incredibile: prima di conoscerla,
Fudou dubitava che le avversità potessero unire
così tanto due persone. In realtà, se non avesse
incontrato Fuyuka probabilmente non avrebbe mai creduto di potersi
legare così profondamente ad una persona, evidentemente
però su questo si sbagliava.
Sotto
le coperte Akio le cinge la vita con le braccia, solleticandole
leggermente i fianchi con le dita. Fuyuka si lascia sfuggire una risata
soffice e cristallina, appena affievolita a causa di tutti i focolai di
dolore che avverte in giro per il corpo. Poco importa: Fudou
è l’antidoto più potente che conosca,
finché si trova al suo fianco niente può andare
davvero per il verso sbagliato.
Akio
pensa distrattamente che, quando il padre di Fuyuka arriverà
a casa, finirà nuovamente per sgridarli, visto che si sono
addormentati con i jeans nelle lenzuola pulite. Poi però
osserva la sua ragazza, il capo chino poggiato sulla sua spalla e un
mare di capelli color lavanda sparsi sul cuscino e pensa che in fondo
ne varrà la pena. Per vedere quel sorriso debole solcare
nuovamente quelle labbra morbide come una rosa, Fudou andrebbe incontro
a questo e ad altri inconvenienti.
*
Angolo autrice *
È
stranissimo. Scrivere su qualcuno che non siano Kageyama e Kidou,
intendo. Ho continuamente paura di sprofondare nell’OOC e,
per quanto io mi impegni affinché ciò non
avvenga, non sono sicura di riuscirci del tutto--
Ah
ehm, buonasera. Se siete dubbiosi sappiate che vi capisco ma ebbene
sì, signori, sono qui e non ho scritto una KageKi. Miracolo
divino, direte voi.
In
effetti non avete tutti i torti, non posso certo biasimarvi per questo:
in quasi due anni che sono qui su Efp non ho fatto altro che pubblicare
one-shot su quei due deficienti che mi ritrovo come OTP, convertendo
quasi tutto il fandom ai miei gusti piuttosto malsani e decisamente
angst. E poi me ne vengo fuori con questa coppietta di bimbi pucciosi e
teneri, però puntualmente ci metto in mezzo anche il mio
caro amico angst e ahh, a i u t o - -
Hello
darkness my old friend…. okay, no.
Era
da tanto tempo che volevo scrivere una storia su questi due –
o, più in generale, su qualcuno di questo fandom che non
fossero Kageyama e Kidou, così, quando finalmente mi
è venuta in mente l’idea giusta, ho deciso di
cogliere la palla al balzo. Se devo essere sincera, mi spiace che la
mia prima FudoFuyu sia così triste e deprimente ma
ahimè mi dovreste conoscere, oramai: il mio grande amore per
le tematiche delicate non si smentisce mai.
E
così eccoli qui, i nostri piccoli, cari e innamorati Fudou e
Fuyuka, impegnati a combattere contro la forma aggressiva di leucemia
che attanaglia lei-- in realtà questa storia è un
piccolo spaccato, un’anticipazione di un progetto
più grande a cui avrò modo di lavorare durante
questa primavera. Anche in quello che sto preparando Fuyuka
è affetta da un tumore… ad ogni modo, ne saprete
di più tra qualche mese.
Tra
l’altro, ieri stavo cercando qualche fanart carina su questi
due e mi sono resa conto che, contro ogni mia aspettativa, su pixiv
c’è una sorprendente quantità di
FudoFuyu. Credevo fossero state ormai totalmente soppiantate dalla
spaventosamente esponenziale quantità di FudoKido (la mia
NOTP assoluta)… poi mi sono ricordata che pixiv è
anche l’unico posto in cui abbia trovato delle fanart sulla
KageKi, perciò ahahah,
fuck off, bless that app--
Alla
fine però, nonostante la presenza delle buone fanart, ho
deciso di non fare nessun banner. Credo che la storia sia molto
più pulita così, senza nessuna immagine ad
accompagnarla. E voi?
Quanto
alla coppia, beh, che dire… io li adoro. Lo so, non scrivo
molto spesso Het, col fatto di avere come OTP suprema una ship
shonen-ai è raro che io mi cimenti in qualcosa del genere. A
tal proposito, chiedo anzitutto perdono per il risultato assai penoso
che sicuramente avrò conseguito con questa storia:
è la prima volta che tratto questi personaggi (in
particolare Fuyuka, Fudou l’avevo già utilizzato
per qualche esperimento che farà bene a restare inedito,
custodito nell’archivio del mio computer – sperando
che non lo trovi mai nessuno) e temo di aver fatto qualche pasticcio
con la caratterizzazione. Tipo: ho paura di aver reso Akio troppo
zuccheroso. L’idea era che fosse apprensivo e dolce nei
confronti di Fuyuka proprio perché ci tiene a lei e sta male
nel vederla soffrire così tanto Aria
e l’angst parte *inserire numero indefinito e
indefinibile qui* però se tutto ciò
continuasse a sembrarvi eccessivo non fatevi problemi a dirmelo. Spero
di aver compensato con le parolacce che di tanto in tanto tira fuori (a
proposito, scusatemi pure per questo) ma non ho idea se ci sia riuscita
o meno.
Sinceramente
non mi viene in mente altro da dire, perciò penso che
chiuderò qui questo angolo dell’autrice
immensamente pietoso. Ringrazio come al solito chiunque
vorrà soffermarsi a leggere tutto questo scempio, chiunque
dovesse inserire tra le preferite e/o le ricordate e chi
recensirà questa storia – ma immagino che in
entrambi i casi non esista nessuno che corrisponda a queste
caratteristiche owo”
A
presto
Aria
P.
S.: per Seth – non è questa la FudoFuyu a cui ti
ho accennato ^^
|