Sapeva
che quel giorno sarebbe arrivato.
Eppure
saperlo, attenderlo anche, non lo rendeva meno doloroso.
Aveva
cercato di convincersi che era la vita degli umani, che era normale,
che sarebbe accaduto presto o tardi anche a lei, ma lui, da semidio,
non poteva capirlo.
No,
non voleva capirlo.
Il
fruscio lento e ipnotico delle fronde delle palme riempiva il
silenzio. Oscillavano alte contro il cielo rossastro, mentre il sole
scendeva dentro il mare.
In
alto, nella volta già nera spuntavano le prime stelle.
Una
lunga fila di fiaccole illuminava l'isola intera, dalla riva della
spiaggia dipanandosi in splendenti spirali e sentieri, fino ad
arrivare al villaggio, in cui grandi fuochi ardevano fuori nella
grande piazza, le ampie fiamme aranciate che lambivano il cielo come
lingue sfrontate.
Era
tutto perfetto, dolorosamente perfetto.
Lo
spiazzo era gremito, c'era ogni componente del villaggio, dal suo
abitante più anziano al piccolo appena nato, tutti vestiti
con i
loro abiti migliori, i visi tesi su cui si riflettevano le luci dei
fuochi.
E
poi, lei apparve.
Uscì
dal fala del capo, si fermò un attimo a prendere un grande
respiro,
spaziando con lo sguardo su tutti loro. Un soffio di vento le
accarezzò i capelli neri.
Quando
si mosse e scese il primo gradino, l'aria si riempì del
suono
ritmato e tribale dei tamburi, e la seguì per tutta la
camminata.
Era
splendida nel suo abito cerimoniale, con la testa adornata con la sua
corona da capo, fatta di piume, conchiglie e fiori, rossa come il suo
vestito.
Al
collo aveva ancora la collana di sua nonna. Era come l'aveva
conosciuta, solo più grande, solo più matura,
solo più bella.
La
osservò sfilare tra la folla scissa in due, come tempo prima
aveva
camminato tra l'oceano spartito incontro a Te Kā, con la stessa
grazia, con lo stesso sguardo fiero.
E
se allora il suo cuore si era fermato per la paura di perderla, in
quel momento gli batteva in gola così forte che lo avrebbe
strozzato.
E
forse sarebbe stato meglio così.
Moana
arrivò alla fine del percorso e si fermò, sotto
l'arco di foglie di
palma e ibiscus, l'emozione che provava visibile solo nello sguardo.
E
il cuore di Maui perse un battito.
Il
mortale era arrivato assieme a lei e la guardava con un'adorazione
spudorata che gli fece male. Perché avrebbe voluto esserci
lui al
suo posto.
Il
rito matrimoniale iniziò e Maui si chiese cosa lo
trattenesse ancora
lì, perché rimanesse ancorato lì a
guardare la donna che amava
sposare un altro.
Perché
lui amava Moana. La amava.
E
amarla gli ricordava sempre di più il suo essere immortale,
gli
ricordava che sarebbe rimasto immutato per sempre, che avrebbe
assistito al cambiamento del mondo, senza esserne scalfito.
Ma
Moana no. Moana sarebbe invecchiata, Moana sarebbe morta, un giorno.
E
lui non poteva darle quello che meritava, un compagno che sarebbe
stato al suo fianco sempre, con cui dividere problemi comuni, con cui
invecchiare assieme.Con
cui vivere assieme. Con cui morire assieme.
Sentì
mancargli il respiro.
Si
scostò dal cespuglio che gli offriva riparo, un passo
indietro, in
cerca di spazio, in cerca di aria. Ma stava solo scappando e lo
sapeva.
Sentì
un familiare pizzicore all'altezza del petto, e non dovette nemmeno
guardare per sapere che mini Maui lo stava trattenendo.
“Cosa?
Cosa ti aspetti che faccia?” ringhiò rauco,
gettando infine
un'occhiata in basso.
Mini
Maui smise di spingerlo e indicò di fronte a sé,
verso lo spiazzo
della cerimonia, verso Moana.
“E?
Pensi che possa andare lì e portarla via?”
domandò sarcastico
Maui, ovviamente senza risposta.
Certo
che avrebbe potuto. Sarebbe bastato uno sventolio del suo amo magico
e poi scendere in picchiata come falco, sollevarla come niente e
portarla via con sé.
Sarebbe
stato facilissimo e sarebbe stato sbagliato.
Nessuno
avrebbe avuto da ridire se Maui, -mutaforma, semidio del vento e del
mare, eroe degli uomini e delle donne,- avesse preso e preteso una
mortale come moglie; nessuno sarebbe stato così pazzo da
sfidarlo e
contraddirlo.
Solo
Moana. Lei si sarebbe arrabbiata, si sarebbe indignata, forse lo
avrebbe anche picchiato con il suo remo. E lo avrebbe odiato.
E
allora sarebbe stato meglio morire per davvero.
Sarebbe
anche diventato un mortale, per lei.
Ma
dimenticarla? O vivere per sempre sapendo di averla persa due volte,
prima nelle braccia di un altro e poi in quelle della morte?
No,
non poteva farlo. Non poteva nemmeno uscire da quel cespuglio e
partecipare al suo matrimonio e far finta di essere felice per lei.
Se
solo avesse potuto scordarla, si disse. Se solo lei non lo avesse mai
trovato.
Perché
l'aveva salvato e allo stesso tempo condannato ad amarla per sempre e
allora sarebbe stato meglio l'oblio eterno.
Ma
non poteva scordare Moana. Non era come i milioni di avidi mortali
che aveva incontrato nel passato e che avrebbe incontrato nel futuro.
Era
un viso, era calore, era dolcezza e determinazione, era senno e
spericolatezza e coraggio e affetto e amore. E altruismo.
La
mano salì fino al petto e artigliò con le unghie,
lì dove c'era la
piccola Moana di inchiostro, provando a strapparla via, a
scarnificarla, a cancellarla.
Il
piccolo Maui si lanciò per fermarlo, ma anche se il segno
delle sue
quattro dita spiccava scuro e gonfio sulla pelle, sapeva che non
avrebbe mai potuto cancellarla davvero.
Moana
era incisa sulla sua pelle, come lo era nel suo cuore, e il suo
ricordo l'avrebbe perseguitato per sempre.
Strinse
forte la presa sull'amo, inspirando a fondo.
Voleva
scappare e voleva fermare la cerimonia, con la stessa urgenza.
Entrambe le scelte erano sbagliate, perciò qual era la meno
dannosa,
si chiese.
Se
avesse avuto il sospetto che Moana lo amasse, almeno un po', non
avrebbe avuto dubbi, ma...
Il
suono dei tamburi si spense di colpo.
Silenzio.
Il
matrimonio era quasi terminato.
Si
voltò di colpo con uno sventolio dei lunghi capelli, e diede
le
spalle alla cerimonia; non voleva vedere ancora. O avrebbe fatto una
pazzia.
Si
gettò in una veloce corsa in avanti, non importava quanto il
piccolo
Maui di inchiostro spingesse per fermarlo, scartando gli alberi sulla
sua strada, cercando di non inciampare con la sua possente mole nel
buio del palmeto, e agitò l'enorme amo una volta: un lampo
blu
squarciò l'oscurità e un attimo dopo spiccava il
volo come enorme
falco, librandosi verso il cielo che un tempo aveva sollevato per i
mortali.
Un
grido arrivò dall'isola, dal basso.
“Maui!”
Ma
non si fermò. Ignorò gli urli sempre
più accorati di Moana, sempre
più distanti, volando via tra le stelle.
Stava
scappando di nuovo e lo sapeva.
Ma
quella volta non sarebbe tornato indietro.
Note:
Salve,
sono Switch.
Ho
visto il film di Moana in inglese, ecco perché i nomi
originali.
Ho
amato la storia, le musiche che ormai riascolto ogni giorno, e
soprattutto questi due: Moana e Maui. C'è molto hate per
questo
pairing, ma li shippo, non posso farci nulla. I will go down with
this ship.
Tutta
la parte in cui lui continua a buttarla fuori dalla barca ha segnato
l'inizio di questa ship per me, adoro i caratteri forti che si
scontrano, soprattutto quando poi si rivelano entrambi due pasticcini
complessati. Ho una imbarazzante cotta per Maui, tra l'altro.
E
l'angst ovviamente è parte di questa coppia.
Una
Os senza pretese, con un po' di angst. Ma sto già lavorando
ad una
long, piena anche quella di angst a palate, ma con una fine
più
lieta.
Non
dovrei iniziare altre storie, maaaaaaa... ormai ci sono cascata.
Grazie
a chi legge,
un
abbraccio
Switch
Ah
gia, ricordate: CONSIDER THE COCONUT!
|