Le cronache di Aveiron: Miriadi di battaglie

di Emmastory
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Capitolo XXXVII

Sciame di pensieri

Come c’era d’aspettarsi in un momento del genere, ero di nuovo tesa. Era notte fonda, e malgrado fossi stanchissima, non riuscivo a dormire. I terribili incubi dei quali credevo di essermi finalmente liberata erano invece tornati a farmi visita, impedendomi così di dormire e passare una notte tranquilla. Nervosa come mai prima, mi rigiravo continuamente nel letto, non facendo che lamentarmi sottovoce. La testa mi faceva un male incredibile, e mentre il tempo continuava a scorrere, Stefan finì per svegliarsi. “Stai bene?” mi chiese, attendendo silenziosamente una risposta e apparendo visibilmente preoccupato. “No, la risposta è no.” Dissi, dandogli le spalle in quel preciso momento. “Dai, parliamone, ti prego.” Implorò, evitando di staccare il suo sguardo da me e carezzandomi lievemente la schiena. “Non voglio parlarne.” Risposi, rifiutandomi di guardarlo negli occhi e sentendoli bruciare a causa di alcune lacrime che desideravano uscire. Anche se in silenzio, Stefan non demorse, continuando a tentare di convincermi. “Ho detto di no, Stefan.” Sbottai, voltandomi di scatto e quasi urlando. Alcuni secondi scomparvero quindi dalla mia vita, e guardandolo negli occhi, mi sentii improvvisamente debole, e crollando, iniziai a piangere come una fontana. Innumerevoli lacrime mi solcarono il viso, e fra una e l’altra, singhiozzai sonoramente. Ero arrabbiata, combattuta e rammaricata. La presenza dei Ladri ad Aveiron era una minaccia tanto grave quanto grande, e pensando, ero arrivata ad una conclusione. Certo, la residenza di Lady Fatima ci offriva il ricovero e la protezione che ci serviva, ma nonostante questo, non riuscivo a smettere di pensare a cosa sarebbe potuto accadere qualora avessimo davvero dovuto iniziare a combattere. “Che ne sarebbe stato di noi? E Ascantha? L’avrebbero messa in ginocchio come Aveiron?” mi chiedevo spesso, ritrovandomi persa in tristissimi soliloqui senza apparente fine. “Su, basta. Sono qui per te, lo sai.” Continuò Stefan, avvicinandosi e stringendomi a sé con fare apprensivo. Rimanendo ferma e inerme, lo lasciai fare, vedendolo accogliermi fra le braccia in quell’esatto momento. Con l’andar dei secondi, mi sentii diversa. Difatti, tutto il mio dolore parve sparire e dissolversi istantaneamente, e incredibilmente, perfino il mio battito cardiaco decelerò gradualmente. Nella mia mente non c’era che pace, e poco dopo, avvertii il contatto delle sue labbra con la mia nuda pelle. “Ci sarò sempre, Rain.” Sussurrò al mio orecchio, facendomi poi provare una delle migliori sensazioni della mia vita. Un bacio raggiunse quindi il mio collo, e solo attimi dopo le mie labbra, così come il resto del mio corpo. Tremando come una foglia di fronte a tali gesti d’affetto e amore, non mossi un muscolo, godendomi ogni attimo e beandomi delle sue dolci carezze, riuscendo poi, finalmente, a far tacere il ronzio prodotto dallo sciame di metaforici insetti presenti nei miei pensieri.




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