Talvolta capita che ci siano
esseri umani che svolgono il loro lavoro con invidiabile diligenza,
talvolta capita che suddetti esseri umani diventino un esempio da
seguire rigorosamente, una fonte di sapienza cui aspirare. Altre volte
capita che alcuni lavori siano affidati a degli inetti, ed è
risaputo che esiste uno ed un solo re dell'inettitudine e costui
è Raffaele. Raffaele, il quale stava gridando contro una
classe di buffi ragazzini.
-Ragazzi, forza, tutti fuori! Hey, Neve, riposa quei libri prima di
scappare a giocare, chiaro? Dove pensi di andare?-
Quando notai a chi si stavano rivolgendo le sue ingiurie, rimasi
allibita. Raffaele stava parlando ad un bambino minuto, dalla
carnagione pallidissima, i capelli biondi, tendenti al bianco, e gli
occhi chiari. Un bambino albino. Un bambino albino che aveva appena
chiamato con l'appellativo "neve".
-Stai scherzando, spero...-
-Come?-
-NEVE?!-
-E' il suo soprannome!-
Non so cosa mi trattenne dal colpirlo istintivamente.
-Tu fai violenza psicologica a questi poveri bambini! Lo stai facendo
discriminare perchè è albino e lo chiami Neve!-
-No, mia cara, è un soprannome ironico che lo
libererà da ogni imbarazzo futuro, diventerà
forte grazie a me!-
Sgranai gli occhi e lui sembrò ignorare totalmente la mia
reazione, continuando a sistemare i giocattoli che i bambini avevano
sparpagliato nell'aula. Mentre cercavo di elaborare la mia rabbia per
non saltargli addosso, lo sentii sbattere a terra un libro e sospirare
esasperato.
-Sofficino!- gridò, in direzione della porta spalancata che
dava sul giardino. Non potevo crederci, aveva etichettato tutti quei
ragazzini con nomignoli discriminatori!
-Sei... sei incredibile!-
Raffaele di tutta risposta mi guardò come se fossi
impazzita, poi fece il suo ingresso un bambino basso e magro, piuttosto
normale, stranamente.
-Sofficino, in che lingua devo spiegarti di non strappare le pagine dei
libri per metterle nella giacca e scaldarti come il barbone di "The day
after tomorrow"?!-
-Ma il mio papà dice che l'apocalisse è vicina e
io devo imparare a sopravvivere-
-C'è un intera comunità di barboni alla stazione
Termini, marmocchio, e nessuno di loro si scalda con giornali
appallottolati, se vuoi accamparti nella mia classe almeno usa dei
sacchi a pelo, d'accordo?-
Continuavo ad osservare il bambino totalmente imbambolata. Lo seguii
con lo sguardo finché non raggiunse i suoi amici e poi presi
a guardarmi i piedi. Non c'era niente di normale in quei bambini, ma
forse non era del tutto colpa loro che avessero un tutore fuori di
testa. Raffaele era un individuo tutt'altro che normale.
-Allora, chi è che fa discriminazioni?- mi chiese
all'improvviso, ammiccando.
-Come scusa?-
-Avresti dovuto vedere la tua faccia quando ti sei accorta che quello
che chiamavo Sofficino non era un obeso ma un bambino normale!
Sei tu che ti aspettavi la discriminazione, il tuo cervello pensa cose
cattive...-
-E perché diavolo lo chiami Sofficino allora?!-
-Bè, voleva un soprannome, gli ho detto la prima cosa che mi
veniva in mente, no?-
Ovvio. E la prima cosa a cui pensava, guardando un bambino di quattro
anni che voleva un soprannome, erano dei sofficini.
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Nota irrilevante:
Cosa mi dica la testa non lo so, enjoy.
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