Trovarsi
Genere: Fluff,
Romantico, Slice of life | Rating: verde
| One shot
(733 parole)
A cercarsi avevano iniziato per gioco.
Era successo un giorno come un altro, in quegli anni che nessuno dei
due ormai ricordava, tra un Tekkai troppo debole e
una serie di Soru troppo poco svelti.
Si studiavano nella fatica degli allenamenti con sguardi vigili e
curiosi, si scrutavano nella noia delle riunioni al Palazzo della
Giustizia scambiandosi occhiate discrete. Si cercavano in silenzio,
Lucci e Kaku, perché quelli come loro, alle parole, avevano
imparato a dare poco conto.
Poi erano arrivati a Water Seven e per un po' si erano cercati anche
lì. Aguzzavano la vista tra il sartiame e i pennoni
accatastati
nel Dock Uno, tendevano le orecchie al suono di scalpelli che
levigavano il legno e di martelli battuti sui chiodi. Ma presto, quasi
senza che se ne rendessero conto, il gioco era cambiato. Il gioco
cambia sempre quando impari certe cose: per Lucci, era stata la
posizione che Kaku assumeva prima di addormentarsi; per Kaku, quella in
cui trovava Lucci quando la sveglia non era ancora suonata.
Da allora ogni giorno, tutto il giorno, loro due si trovavano: sapevano
sempre dove cercarsi.
Kaku gioca a trovare Lucci anche oggi che non è un
carpentiere
né un agente del Cipher Pol, ma solo uno che potrebbe
lavorare
in uno zoo, se non fosse ricercato per il disastro di Enies Lobby.
Avanza lento nella sterpaglia, tra l'erba secca e gli arbusti che
schioccano sotto i suoi zoccoli. Il sole non è ancora sorto,
ma
lui ha la fortuna di riuscire a sbirciarlo già, oltre
l'orizzonte, che fa capolino dal mare e tinge il cielo di oro. Lo
osserva per un istante, poi punta in direzione opposta, a ovest, dove
sa che si rifugia la notte e con lei chi ne ama l'oscurità.
I primi due giorni su quell'isola non aveva proprio capito come Lucci
facesse. Lui era stato attento a guardare dove era certo di poterlo
trovare, all'ombra dei tronchi dei baobab o delle rocce che uscivano
come grossi speroni dal terreno, e sempre lontano dall'acqua. Eppure
non era servito a nulla: Lucci nelle sue ore di guardia notturna
spariva, e all'alba non c'era verso di trovarlo da nessuna parte.
Alla fine, però, Kaku aveva capito.
Vede un grande albero di acacia e arresta il passo. Il vento gli soffia
contro, smuovendogli la tesa del berretto ben incastrato tra le corna.
Aguzza la vista come faceva alla Galley-La, ma con tutto il vantaggio
dei suoi sei metri di altezza lo vede subito. Lo vede anche
perché, stavolta, lo sa cosa deve vedere.
Sorride e procede lento, approfittando del fruscio delle foglie che
copre il rumore dei suoi passi, ma quando avvicina il muso al felino
acquattato pigramente sopra uno dei rami bassi, capisce che tanta
accortezza è inutile: sta dormendo della grossa, come ci si
aspetta da un animale notturno.
«Trovato» gli sussurra Kaku, pacato ma vittorioso,
ad un soffio dall'orecchio.
Il leopardo spalanca gli occhi. Le sue pupille non fanno in tempo a
restringersi che in un balzo è già a terra, ritto
sulle
quattro zampe. Lo fissa penetrante, le iridi dello stesso colore del
cielo a quell'ora del giorno; poi siede sull'erba e sotto lo sguardo
ammirato di Kaku comincia a mutare forma. Le macchie gli spariscono di
dosso, il pelo si fa più rado, lasciando intravedere
centimetri
di pelle chiara, e una cascata di ricci neri gli incornicia il volto
-corrucciato perfino adesso che è velato dal sonno-
ricadendogli
sulle spalle e sparpagliandosi in mille ciocche disordinate e selvagge.
«Così è troppo facile.»
La voce di Lucci è profonda, cavernosa: non ancora
perfettamente sveglia, non ancora completamente umana.
Kaku si sorprende a contemplarlo con la consapevolezza di chi sa che
nessuna alba, nessuna sua tonalità d'oro sarà mai
uno
spettacolo paragonabile a questo. Non a Rob Lucci che si sveglia con
gli scudi abbassati, in bilico nel suo dualismo. A metà tra
l'uomo e il leopardo.
Assapora l'immagine battendo il meno possibile le lunghe ciglia, solo
dopo elabora la protesta dell'altro e allora decide di rispondergli
come merita.
Pensa: da che pulpito. In fondo, non è stato lui a barare
per primo.
Il modo in cui Lucci attorciglia e dimena la coda gli assicura che la
sua linguaccia ha colto nel segno.
Kaku sorride di nuovo, assegnando un punto in favore del suo Zoo Zoo:
di certi leopardi rari, e dei vantaggi per trovarli, può
godere
solo una giraffa.
Note
dell'autrice
Questa
raccolta nasce come tributo alle splendide fan art che hanno alimentato
il mio amore per la Lucci/Kaku negli anni
(perché le mode
passano, ma
un OTP è per sempre ♥).
Titolo generico in quanto diversi saranno i generi delle storie
proposte; ho volutamente scelto un'illustrazione "a tema" per il primo
capitolo, ma è chiaro che non vedrete Lucci e Kaku solo in
veste di leopardo e giraffa!
La raccolta non seguirà un ordine cronologico e potrebbe
subire variazioni nel rating (non sforerà comunque nel
rosso).
Grazie a chi è arrivato fin qui.
Vegethia
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