Granger Diary

di Briseide12
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Feci appena in tempo ad asciugarmi le lacrime che il treno si fermò e la consueta voce metallica annunciò l’arrivo nella magica scuola. Tutti si accalcavano fuori dal treno e l’aria fredda della notte ci accolse tra le sue braccia in compagnia della fredda ed orribile umidità del lago. Era buio e non potevamo vedere i dettagli del castello, ma intriganti lucine evidenziavano le sue piccole finestre che come piccoli occhi comparivano in lontananza. Avevo perso di vista Neville nella folla e non conoscevo nessuno, ma con il classico animo delle persone socievoli mi guardai intorno speranzosa e vidi Ron e Harry, i ragazzi che avevo conosciuto durante la ricerca.
Rispetto a tutti mi sembravano persone alla mano e simpatiche e li rivolsi un saluto e mi avvicinai emozionata, Harry era cordiale, mentre Ron alzava gli occhi per qualunque cosa dicessi o semplicemente facessi notare. Doveva ringraziarmi se non andava in giro con un evidente macchia di sporco sul naso, invece lo aveva solo infastidito. Sbuffai e mi guardai intorno e il ragazzo biondo platino mi fissava in un angolo, vicino a degli alberi, mentre aspettavamo la nostra guida.
Quando un rumore assordante di passi e una chioma cespugliosa, emerse in tutta la sua statura presentandosi come Hagrid il nostro guardacaccia e per via speciale guida della giornata.
Per me fu un sollievo, distaccarmi da quello sguardo e concentrarmi sulle istruzioni impartite dalla nostra guida.
In poco tempo, nonostante il freddo mi ritrovai su una barca insieme a persone diverse dalle mie recenti amicizie…la cosa sconvolgente era che le barche si muovevano da sole in mezzo al lago di pece nera e strane creature sembravano osservarci dai suoi fondali. Uno dei ragazzi insieme a me nella barca era sicuro di aver visto qualcosa nell’acqua e sporgendosi più del previsto si ritrovò tra le umide braccia dello specchio acquoso. Cominciò a urlare senza freni e sembrava che davvero nell’acqua ci fosse qualcuno, mormorii sinistri e gutturali provenivano dalle sue profondità e il senso di terrore si diffondeva, trasformandosi in panico. Presi la bacchetta e feci levitare fuori dall’acqua il malcapitato, quest’ultimo mi guardò con ammirazione ringraziandomi di cuore e i miei occhi incontrarono lo stupore e il rispetto di tutti, incluso il ragazzo biondo platino che aveva visto ogni cosa dall’inizio.
Delle ragazze presero a parlarmi durante la traversata, chiedendomi di quale famiglia magica fossi, una delle due si presentò come Pansy della famiglia Parkinson ed io mi presentai a mia volta, ma quando specificai che non provenivo da nessun casato magico e con fierezza aggiunsi che i miei genitori erano babbani….quest’ultima schifata ritrasse la mano e almeno per lei, non ero più speciale.
Conquistammo l’altra sponda come naufraghi la terra promessa e stanchi e completamente zuppi da quella densa umidità, fummo accolti dal calore del castello. Ci avviamo per le scale e incontrammo la nostra insegnante McGrannit, la adoravo a pelle.
Ricomparve Neville, felice di aver trovato il suo rospo vicino la mano della nostra nuova professoressa.
Entrammo nella sala grande e le candele nel soffitto e il cielo stellato, mi pervasero di emozione anche se sapevo che il cielo era solo un’illusione.
Il ragazzo platino, si avvicinò a me e senza farsi notare mi sfiorò le nocche della mano e mi disse che ero stata fantastica poco prima al lago, arrossii lentamente e cercai di mantenere un distacco per la ferita che mi aveva impresso poco prima nel treno.
Mentre ero immersa nelle mie emozioni, il mio nome fu chiamato e come prima sorteggiata avevo gli occhi di tutti puntati addosso.
Chi per curiosità, chi per capire cosa si dovesse fare o cosa sarebbe accaduto, mi fissavano con un unico sguardo studiando i miei passi. Ripetei a me stessa di stare calma e sentendo che le mani cominciavano a sudarmi, sperai che nessuno dovesse stringermi la mano.
Uno sgabello, al centro di un palco su cui ero stata invitata a salire, era occupato da un cappello vecchio e bitorzoluto. Mi guardai intorno e la McGrannit mi venne in aiuto, prese il cappello e mi invitò a sedere..io mi calmai seduta lì ed aspettavo quello che sarebbe accaduto. Forse un quiz magico, oppure delle domande sulla mia origine o una dimostrazione di qualche incantesimo. Senza che potessi pensare altro, mi ritrovai sulla testa quel cappello che cominciò a parlare con voce acuta nella mia testa, ma capivo che nessun altro poteva sentirlo. Rifletteva e ragionava ad alta voce diceva che avevo ingegno da vendere, ma anche estremo coraggio e con una voce interrogativa mi disse: “Corvonero o Grifondoro?”. Io pensai che stesse ragionando ancora per conto suo, ma in realtà cercava la mia risposta e pensai che volevo solo un luogo, dove nessuno si sarebbe schifato sapendo che avevo genitori babbani. Quando il pensiero sorse nella mia mente, il cappello gridò a gran voce “Grifondoro”.
Scesi dal palco e il ragazzo platino mi disse “Peccato, Granger!”.
Ascoltai con molta attenzione tutti i nomi, finchè non seppi il suo : Draco Malfoy.




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