le cronache dei capitani: fight or flight

di batuffoloki
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Aramis  giaceva immobile, acciambellata sul tappeto  del  salotto, quando, d’improvvis, alzò  la testa e  emise  un uggiolato. Faceva così  quando  c’era qualcuno  alla porta. Archer seduto sulla  poltrona, intento  a  leggere, guardò  l’orologio. Sapeva chi  era  e gli  fece piacere che la sua ospite fosse  puntuale. Andò ad aprirle la porta.
”Bentornata signorina Carlyle.” Le fece cenno  di  accomodarsi in salotto.
Lei sorrise riconoscente per l’accoglienza. Avrebbe  potuto  essere,anagraficamente, la nipotina che  non aveva mai  avuto. Era graziosa, aveva lo  sguardo  vivace tipico  di una persona  intelligente e astuta. Il  tipo  di giovane  che  ad Archer  piaceva e di  cui  avrebbe volentieri  sponsorizzato  la carriera. Per   quello  aveva deciso  di  rispondere  alle sue domande. Anche se alcune potevano  essere  imbarazzanti o risvegliare ricordi  dolorosi.
”Allora Crystal  di  cosa stavamo  parlando?” Chiese dopo  aver servito il tè.
”Della vostra prima missione, ma ci siamo  soffermati parecchio  su  T’Pol e se  per lei  va bene, ammiraglio, vorrei che  mi  presentasse anche gli  altri membri  dell’equipaggio.”
Il volto  di  Archer si  illumino.”La missione denominata in codice “Fight  or Flight” ebbe come protagonista assoluta Hoshi  Sato!”
Crystal  annuì e tirò fuori il comunicatore per registrare le sue parole.
”Era  veramente  un genio in grado  di  decifrare  qualsiasi idioma dopo  averne ascoltato  poche parole  o  è  stato un mito  creato  dalla federazione per  invogliare  i  cadetti  ad  arruolarsi?” Chiese  con aria maliziosa.
Archer sorrise.”Un genio lo è  sul  serio, magari  quando  tornerà  dalla missione archeologica  organizzata, nella valle della fornace, su  vulcano,  te la presenterò  e te ne convincerai  anche tu. Per  il  resto era  una ragazza molto insicura, anzi, probabilmente, la più insicura tra tutti  noi. Certamente  la più sensibile. Pochi giorni prima eravamo sbarcati  su un mondo privo  di  forme di  vita superiori. Avevamo prelevato una delle rare forme di vita, un gasteropodo, cioè, in parole  povere, una lumaca aliena.”
”Che caruccia!”Squittì Crys.
”Hoshi  si  era subito  offerta di  badare a lei.Le aveva  anche dato un nome: Bavetta...Ma  la creaturina  non era adatta a vivere  lontano  dal  suo mondo, e  un pò  alla volta  cominciò  a deperire. E Hoshi  ovviamente  se ne addossatò la  colpa. “”Una  persona  forse un pò  troppo  sensibile per il mestiere di  esploratore."Commentò Crys.
”E nonostante questo io avevo  fiducia  in lei . Non ho mai  dubitato  del  fatto  che alla fine sarebbe riuscita a trovare  l’equilibrio  tra  la sua innata compassione e la durezza che  talora  un esploratore deve avere per  affrontare  l’ignoto .”




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