La caccia della Scolopendra

di RottingMind
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-Allora, ci devi mettere ancora molto? Non mi pagano per farti da guardiano mentre ti trucchi, mercenaria.- protestò Jacques da oltre la porta del bagno delle donne nel bar vicino alla Stazione delle Guardie Armate.
-Minuto più, minuto meno, non ti preoccupare che prima o poi esco.- rispose Amelia tamponandosi il viso appena sciacquato e guardandosi allo specchio, controllando che il trucco che copriva le sue cicatrici ci fosse ancora. Non era una cosa che faceva troppo, quindi decise di perdere un pochino di tempo guardandosi meglio: il suo viso era ovale ma leggermente allungato, sopracciglia fini e non usava quasi mai del trucco, se non raramente e per coprire dei segni che l'avrebbero resa facilmente riconoscibile: toccando la parte di cicatrice che veniva coperta, gli venne in mente quando, l'anno precedente, se le era procurate, morendo per la quarta volta.

-Non sei cambiata per nulla, Scylla, continui ancora ad atteggiarti, come se tutto il mondo sia tuo e ogni tua azione sia giusta e giustificata dalla tua pazzia.-
-Si che lo sono, e quello che faccio non ti riguarda. Ora fammi il piacere di seguire il tuo mentore nell'aldilà.-

Controllò che i vari piercing fossero stati messi bene: ne aveva 5 nel destro e 4 nel sinistro, ma non erano uguali come posizionamento, poiché gli piaceva l'idea dell'asimmetria e di non avere un orecchino uguale all'altro, almeno come grandezza. Per fortuna le persone tendevano a non chiedergli troppo “Come mai hai così tanti orecchini? Non fanno male?” e tutte quante quelle cose lì, anche perché avrebbe dovuto forzatamente mentire al riguardo, dato che dire “Sono per ricordarmi quante persone dotate di un potere canoro che potrebbero essere ingannate da una divinità troppo bisognosa d'attenzione ho dovuto far fuori per evitare che continui a costruire il suo Coro di pagliacci” non era una cosa molto carina. Sentì qualcuno uscire da una delle piccole cabine e si affrettò a mettersi i guanti, cosa che giustificava con “tendo ad avere le mani molto secche, mi trovo meglio con i guanti” cosa in parte vera, in parte copertura per il fatto che, da vari anni, i suoi palmi e le sue dita, fino alle nocche, avevano assunto un vivace e indelebile color rosso sangue, unghie comprese. Alle volte ci rideva su, pensando che era come avere un tatuaggio gratis e dello smalto perenne. Prima di uscire si controllò velocemente la lunghezza dei capelli: anche se davanti erano corti e a spazzola, si stavano allungando più di quanto gli piaceva, e lo stesso valeva per la coda che si lasciava crescere dietro la testa. “Meglio chiedere ad Alya una spuntatina quando torno.”
-Voi maschi siete sempre impazienti quando noi siamo al bagno.- esordì Amelia aprendo la porta e trovando Jacques con la schiena poggiata nel muro a sinistra.
-Questo è perché voi ci mettete un secolo là dentro. Muoviamoci, che è meglio.-
-Aye aye, capitano.- il bar dove erano non era molto distante dalla Stazione delle Guardie: al contrario, era esattamente davanti, così che se uno ci metteva molto, i suoi compagni potevano ripescarlo subito.
Ritornati dentro alla Stazione, Jacques accompagnò Amelia in una sala dove vi erano varie scrivanie attaccate, anche se divise da pezzi di plastica in modo che ciascuno potesse avere il suo spazio. In ogni scrivania vi era un computer, un telefono e vari fogli sparsi, chi più e chi meno.
-Che sala è questa? Una sorta di call center?- chiese Amelia.
-Più o meno, fa anche da quello, se c'è la necessità.-
-Fiiiiigo... ma passiamo ad altro. Oppure se vuoi continui a perdere tempo spiegandomi tutte le cose che fate qui.- Amelia si accorse che stava parlando da sola, dato che Jacques era sparito senza che se ne fosse resa conto. -Maledetto.-
-Stavi dicendo qualcosa di sensato o erano frasi sconnesse come quelle nel tuo sonno?- disse lui sbucando da una porta sulla destra in fondo alla stanza.
-Oh, ecco il mio migliore amico Jacques.-
-Non sono il... lascia stare.- Jacques aveva varie carte sotto il braccio destro. -Queste sono le carte della città che sono riuscito a prendere dall'archivio.- fece spazio nella sua scrivania e ne srotolò una, che mostrava le varie vie e gli edifici più importanti della città di Leryot.
-Grazie mille Jacques, vediamo un po' cosa abbiamo qui...- Amelia prese la carta, cominciando a guardare attentamente la zona vicina al porto.
-Cosa ha a che fare con il tuo lavoro? Devi ammazzare qualcuno?- gli chiese freddo la Guardia.
-É probabile che ci sarà qualche morto, si...- Amelia tendeva ad avere due personalità, a parte quella ubriacona ogni volta che moriva: quando non doveva lavorare, era una ragazza leggermente sarcastica e acida, e quando lavorava si distaccava e si raffreddava. “Non mi posso permettere distrazioni mentre lavoro, anche se si tratta di tracciare i miei obiettivi.” aveva detto ad Alya qualche tempo fa, come spiegazione del suo comportamento distaccato quando doveva lavorare.
-Qui avete una cartina portuale? O comunque sia, un qualcosa che faccia capire meglio l'area del porto, qui non è molto dettagliata.- chiese a Jacques.
-Devo andare a vedere se ne abbiamo una in archivio, come mai solo del porto? Non vuoi qualcosa riguardante i vari quartieri?-
-Il mio obiettivo è una gang che da vari mesi a questa parte tende a rubare carichi che arrivano al porto, carichi che provengono da oltreoceano. Il mio cliente ha subito vari furti in vari mesi, e vuole che io faccia piazza pulita di questi teppisti.- Amelia guardò Jacques -Le carte non camminano, vai, su.- dopo che Jacques la lasciò con le altre carte della città, ritornò a guardare la zona portuale. “Qualcosa mi puzza, oh se qualcosa mi puzza.”
-Purtroppo non ce l'abbiamo.- disse lui di ritorno dall'archivio.
-Pazienza. Andrò alla capitaneria di porto a chiederne una.- Amelia si alzò senza salutare.
-Ehi ehi, un momento. Posso venire con te se vuoi.-
-Tranquillo maschione, ti lascio ai tuoi doveri di Guardia. Stanotte dovrete fare un po' di pulizia, mi sa.-
-Allora addio, mercenaria.- i due si salutarono così, in maniera fredda e distaccata. “Chissà perché ma penso che ci rivedremo, Jacques.” pensò Amelia uscendo dalla Stazione delle Guardie.

-Stiamo reindirizzando la sua chiamata all'indirizzo telefonico da lei cercato. Attendere.- era più o meno la sesta volta che sentiva quella frase registrata alla cabina telefonica.
-Non ho tutto il tempo del mondo, muoviti, macchina infernale.- sentì nuovamente la frase registrata e quasi riattaccò, quando dall'altro capo risposero.
-Si, qui ufficio della Scolopendra, come posso esserle d'aiuto?- la voce all'altro capo del telefono era una che conosceva abbastanza bene.
-Mirano, cosa ci fai nel mio negozio?-
-Io? Sono venuta a salutarti ma Alya mi ha detto che eri partita per un lavoro. Come vanno le cose lì?- l'ultima volta che aveva sentito la voce di Mirano era quando due anni fa l'aveva aiutata a sgominare una banda di trafficanti di esseri umani. Era ancora il periodo del suo apprendistato con Gilbert, conclusosi l'anno scorso a causa della morte per infarto del suo mentore.
-Qui vanno bene, ora passami Alya.-
-Tranquilla, non ho ancora mangiato la tua ragazza.- Mirano si staccò dalla cornetta per andare a chiamare la ragazza/aiutante di Amelia.
-Brutta scema...-
-Mi avevi detto che mi avresti chiamata appena arrivata!- gli urlò la ragazza, facendogli staccare l'orecchio dal telefono.
-Sono successe varie cose e ti ho potuto chiamare solo ora, scusami.- Alya era il punto debole di Amelia, perché era l'unica persona con la quale si poteva sentire tranquilla e in pace con se stessa.
-Uff... va bene, va bene. Qui va tutto bene, ieri ho dovuto minacciare un cliente che se non se ne andava gli avrei bucato la coscia.- disse Alya fiera di se.
-Ehi, lo sai che non puoi usare le mie armi!- Amelia aveva espressamente detto più volte ad Alya che non poteva usare le sue armi, se non in caso di totale necessità, e un cliente che rompeva non era proprio un'emergenza o una situazione di vita o morte. Inoltre Alya aveva solo diciassette anni, e per la legge non era ancora maggiorenne.
-Scusa, mi sono fatta prendere dall'ira. Comunque non lo faccio più, promesso.-
-Smettila con le promesse, lo sai che le odio.-
-Ok.- seguirono vari attimi di silenzio tra le due. -Per domani torni a casa? Lo sai che mi annoio senza di te.-
-Lo so che ti annoi senza di me, tesoro.- Amelia aveva capito il gioco di Alya, ma fece finta di nulla. -Per domani dovrei tornare a casa, se non ci saranno grossi imprevisti.-
-Cerca di non morire nuovamente...-
-Ci proverò, ci proverò. A domani.-
-Si, a domani.- Amelia sorrise e quasi riattaccò.
-Dimenticavo una cosa.-
-Cioè?.-
-Niente, ti amo. A domani!- e chiuse. In effetti, gli mancava avere Alya vicino, anche se si era allontanata da lei solo da un giorno.
“Ok, rimettiamoci all'opera.” dalla cabina telefonica proseguì a piedi diritta per circa 500 metri, poi svoltò a destra, poi di nuovo diritto per circa 300 metri. Mentre camminava guardò le facciate delle varie case che davano sulla strada, tendevano ad essere colorate e più curate, rispetto a quelle nella Grigia. Girò a sinistra e nuovamente diritto per gli ultimi metri, arrivando alla Stazione delle Guardie Navali.
-Buongiorno, vorrei un'informazione, se possibile.- disse alla Guardia nel gazebo di turno di fronte all'entrata.
-Che genere di informazione?-
-Avete delle carte del porto? Mi servono per un lavoro abbastanza urgente.-
-Che genere di lavoro?-
-Il mio cliente vuole che elimini una possibile gang che ruba materiale proveniente oltreoceano. So che oggi sarà fatta una consegna ed è abbastanza probabile che loro agiscano stanotte.- gli spiegò Amelia.
-Mmmh... aspetta un attimo qui.- la guardia uscì dal gazebo, entrando nel portone principale per uscirvi circa cinque minuti dopo con una carta dettagliata del porto. -Questa è la carta del porto più vicino, e come hai detto tu, una spedizione arriverà questa sera. Ha delle belle fonti il tuo cliente.-
-Già. Vediamo... in quale molo è più probabile che venga scaricato un carico proveniente oltremare?-
-Il più probabile è il molo due.- disse la Guardia Navale puntando il dito sulla carta -É quello più grande, quindi è lì che generalmente arrivano le navi con carichi grandi.-
-Ok, grazie mille.- Amelia fece per andarsene, ma sentì la Guardia tossire, e non perché stesse tossendo davvero, ma per fermarla. -Che ho dimenticato?-
-Sono venticinque caros, bambola.- disse sorridente.
-Sanguisuga.- gli diede i soldi e se ne andò a fare un'ispezione veloce al molo, che per fortuna non distava troppo. Trovò un piccolo magazzino che sembrava esser stato usato di recente vicino al secondo molo. “Meglio fare una capatina questa sera.”

Ore 00:13, 17 aprile 2174, secondo molo del porto di Leryot
L'aria era decisamente più fresca a quell'ora, specie contando la vicinanza con il mare, che abbassava ancora di più le temperature. “Meno male che mi sono imbottita per bene.” pensò Amelia, tastandosi il petto: oltre alla maglietta termica si era messa anche un giubbotto antiproiettile leggero ma funzionale sopra, coperto dalla sua giacca scura. Sbirciò dal muro dove era appoggiata, e controllò il magazzino che aveva visto in precedenza. Sgattaiolò veloce dal suo nascondiglio passando nella parte in ombra, avvicinandosi alla porta d'uscita senza essere vista. A quanto pare il molo non era neanche troppo controllato dalle telecamere, e ciò apparentemente aveva giocato a favore dei ladri.
-Perché quella testa di cazzo di JP non è qui? Lo sapeva che avremmo dovuto prendere un carico stanotte!- sbraitò uno. La porta era socchiusa, quindi Amelia poté sentire abbastanza chiaramente i loro discorsi; notò anche che la porta aveva due buchi, e si sentì fortunata ad aver portato con se un lucchetto apposito per quella situazione.
-Dai Albert, calmati, lo sai che il freddo lo fa stare male. Ti ricordi qualche settimana fa che a momenti non riusciva a muoversi per i tremori?- disse un altro. -Comunque ci siamo riusciti anche senza di lui, o sbaglio?-
-Bha, lasciamo stare. Vorrà dire che i soldi ce li divideremo tra noi tre, senza quella piattola.- disse nuovamente il primo. -Ora apriamo e vediamo come è la merce.- “Bingo, bingo, bingo.” Amelia tolse da una tasca il lucchetto e chiuse la porta.
-Che cazzo è stato quel suono?- chiese uno dei tre. -Alexandre, vai a controllare.- Amelia sorrise e decise di raggiungere la finestra porta nel tetto del magazzino tramite una scala trovata nelle vicinanze.
-Jean, ci hanno chiuso dentro!- Amelia si godeva la scena da sopra in totale sicurezza e si mise la sua maschera protettiva sul volto, assieme agli occhiali riflettenti ed aderenti. Dalla piccola “borsa degli utensili” tolse fuori una granata accecante, ma prima di lanciarla contro i malcapitati, fece un po' di rumore sbattendo il calcio della pistola sulla parete metallica del magazzino, attirando l'attenzione dei tre.
-Pacco regalo dalla vostra Scolopendra di fiducia!- tolse la spoletta e lanciò la granata. Sentì il suono di attivazione e degli spari.
-Idioti, non sparate!- ammonì uno.
-Già, non dovreste sparare, o vi farete la bua.- Amelia saltò dalla finestra nel magazzino, sparando ai tre ed uccidendoli con pochi colpi, a parte uno lasciato in vita di proposito ma ferito alla coscia destra.
-Chi... chi ti manda?- non era sicura che quello fosse Alexandre, Jean o Albert, ma poco gli importava.
-Un cliente al quale avete fottuto vari carichi durante gli ultimi mesi. Ma dimmi una cosa...- con il piede schiacciò la coscia ferita, facendo contorcere la faccia del ladro. -Prima avete nominato un certo JP... parla.-
-Solo... solo ad una condizione...-
-Sentiamo.-
-Ti posso dare tutti i nostri soldi che abbiamo al momento se lo fai fuori... probabilmente quella canaglia sapeva che tu saresti stata qui.-
-Va bene...- tolse fuori un piccolo registratore dalla borsetta, premendo il tasto della registrazione -Parla, io registro e sarò legalmente assunta da te.- “So già che me ne pentirò...”

Ore 01:27, 17 aprile 2174, in una zona abitata vicino al centro di Leryot
Amelia attendeva nell'ombra che la sua vittima rincasasse. Era riuscita ad entrare dalla finestra del bagno, ed aveva piazzato un'esca vicino all'ingresso: in questo caso, si trattava del registratore poggiato sul tavolo posto nella cucina, che stava a destra dell'ingresso, con vicino un cartellino con scritto “Ascoltami”. “Ancora poco e dovrebbe rientrare...” La serratura della porta scattò, lui era rientrato.
-Uh? Non ricordavo di aver lasciato la luce accesa...- posò il giaccone sull'appendiabiti vicino alla porta e andò in cucina, mentre Amelia camminò piano verso il muro posto prima delle scale ed estrasse la sua pistola. -Che diavolo...?- sentì premere il pulsante play.
-Allora, chi è JP?- questa era la sua voce, anche se per via della maschera che usava per coprirsi la bocca non si sentiva bene.
-Un... nostro associato. Ha partecipato a vari furti con noi, dividevamo sempre il tutto al 25%...- questa era la voce di Alexandre.
-Per pura coincidenza fa di nome Jacques?-
-Si... ha detto che voleva “arrotondare”, se comprendi quello che intendo...-
-Dove vive?-
-Non ci ha mai detto la via esatta... so che vive vicino al centro. Di cognome fa Parod, Padyl... qualcosa del genere...-
-Ok. Quindi, ai fini della legalità di questa prova, tu mi stai ingaggiando per ucciderlo?-
-Esattamente... ora sbrigati ed amm- - si sentì uno sparo nel nastro, poi silenzio.
-Pensavo che la paga di Guardia Armata ti bastasse, Jacques.- disse Amelia uscendo dal suo nascondiglio e puntandogli contro l'arma.
-Che peccato... se solo tu avessi ucciso subito Alexandre senza farlo cianciare, avrei preso tranquillamente tutto il ricavato della vendita.- inaspettatamente, Jacques lanciò il registratore contro la fronte della ragazza, colpendola e facendogli mancare il bersaglio. -Mi sa che da qui non ne uscirai viva, ragazza.- disse Jacques rabbioso tenendogli ferme le braccia e stringendogli i polsi.
-Ho varie vite a disposizione, Guardia.- Jacques gli fece sbattere ripetutamente la mano destra contro lo stipite fino a fargli mollare la presa. In termini di forza fisica era nettamente in svantaggio, dato l'allenamento e la muscolatura della Guardia, che sorpassavano di gran lunga quelli della mercenaria.
-Sarà, ma la tua corsa finisce qui.- Jacques assestò un calcio nell'addome di Amelia, facendola arretrare e perdere l'equilibrio il tanto giusto per prendere la pistola e sparargli nel petto e nella testa. -Peccato, ti avrei dato volentieri due botte, da viva, ma ora non mi attizzi troppo.- lasciò cadere la pistola vicino al cadavere della ragazza e ritornò in cucina, riprendendosi dallo scontro. Amelia sorrise di ciò, ed allungò la mano verso la pistola, mormorando alcune parole.
-Meno uno: Separatrice.- la canna della pistola si trasformò in un'ascia da taglialegna, scura con striature rosse sia sul manico che sulla testa dell'ascia. Si alzò lentamente, piano, cercando di fare il minor rumore possibile, si sfilò la maschera dal volto e poi cominciò ad avvicinarsi a Jacques.
-Sai cosa odio della morte? Il bere.- con un colpo secco, colpì la Guardia ancora girata al ginocchio sinistro con la testa dell'arma, spezzandoglielo e facendolo urlare di dolore. -Bene, ora cominciamo a ragionare. Dimmi una cosa... da 2 a 71 quanto dolore provi?-
-Che... che vai dicendo, stronza?- rispose ansimando lui.
-É una domanda semplice.- disse ridacchiando lei -Quanto dolore provi? Eh? Dai, dillo, dillo!-
-Ma che cazzo ne so io!- a causa della risposta non gradita, Jacques si ritrovò un'accettata nella spalla destra, urlando di nuovo.
-Sono molto belle le tue urla, sai? Mi sarebbe piaciuto fare una sezione BDSM con te, peccato che la mia partner non lo trova divertente come me....- tolse fuori un dado a venti facce dalla tasca sinistra e tolse l'ascia dalla spalla della Guardia. -Te lo chiedo un'ultima volta, Jacques. Dammi un numero da 2 a 71.-
-Maledetta psicopatica... 55 ok?- Jacques aveva il viso sofferente, stava cercando di trattenere con tutte le sue forze le fitte di dolore provocate dalle ferite. Ma nuovamente, la risposta non soddisfò la scolopendra.
-Peccato Jacques, ci sei andato vicino, ma la risposta corretta era 59.- Amelia rimise il dado in tasca e brandì l'ascia a due mani, sollevandola sulla testa della sua vittima. -Come dicono dalle mie parti, saluta gli stivali e prendi la nave!- incurante del misero tentativo di fuga della Guardia, Amelia “accettò” la risposta che gli venne data. -Sempre a protestare, nessuno che si arrende mai di sua spontanea volontà.- tolse l'arma dal cranio di Jacques, ormai inerte a terra, e prese un tovagliolo di carta, sul quale disegnò, usando il sangue della vittima, una piccola scolopendra stilizzata a forma di S, diventata il suo marchio da mercenaria; vicino vi posò la cassetta contenuta nel registratore.
Prima di andarsene definitivamente dalla casa, prese due bottiglie di liquore da una delle credenze e le mise in una busta per la spesa. “Niente di meglio di una sbronza post lavoro per finire la giornata.” pensò camminando. Ad un certo punto si fermò, sollevando il guanto destro vicino al polso vedendo la testa del suo “marchio”: tenendo il guanto alzato, roteò la mano per veder il palmo, notando che un altro pezzo dell'antenna sinistra, che faceva un piccolo giro nel centro della mano, si era scolorito, passando da nero a bianco “Alya non ne sarà per niente contenta...”





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