L'altra Gemella

di _armida
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Epilogo 

“Brucerete presto all’inferno”, disse Francesco Pazzi. 
“Anche voi”, ribattè Elettra, con il fiato corto, mentre cercava di parare l’ennesimo colpo di spada dell’uomo.  
Si guardò in giro: una parte dei congiurati si era chiusa a semicerchio intorno a lei, impedendole qualsiasi tentativo di fuga. 
Davanti a lei delle accumunate spade. Dietro, le massicce porte della sagrestia. 
Doveva resistere. Doveva resistere per permettere a Leonardo di portare in salvo Lorenzo. 
Alle spalle dei suoi aggressori intravvide il corpo di Giuliano. Dove si trovava lui ora? Sarebbe finito tutto così o c’era altro, dopo? Presto lo avrebbe scoperto anche lei, forse si sarebbero rivisti. 
Provò a prendere aria, ma la sua gola si faceva di momento in momento sempre più serrata. La paura dell’ignoto, di quello che sarebbe o meno venuto dopo, ora si faceva sentire. 
Tutto si stava facendo confuso intorno a lei; i suoi erano gesti meccanici: affondi e parate volti unicamente a distrarli, a non permettere loro di avvicinarsi a quelle porte. 
Quasi non si accorse di essere stata ferita ad un braccio dalla lama del Pazzi; sentì solo una leggera pressione, poi vide la stoffa della propria giacca strappata e una chiazza di sangue che si allargava a vista d’occhio, che andava a ricoprire i delicati ricami color pastello del broccato di rosso scarlatto. Avrebbe dovuto provare dolore, ma non ne sentì. Come non sentì la propria spada caderle di mano e qualcuno bloccarle violentemente i polsi dietro alla schiena. 
Si ritrovò a terra, china sulle proprie ginocchia, bloccata. 
Vide Francesco Pazzi accovacciarsi di fronte a lei, talmente vicino che poteva sentire il suo fiato caldo sul viso. 
“Come desiderate morire, madonna?”, chiese, con un sorrisetto sadico e l’espressione fin troppo soddisfatta. 
Elettra cercò di prendere fiato; la sua gabbia toracica che si alzava ed abbassava velocemente, a cercare di prendere più aria possibile. Aria che nonostante tutto pareva mancare totalmente. 
Provò ad aprire bocca, ma alla fine ci rinunciò, rendendosi conto che qualsiasi cosa avesse detto la sua voce sarebbe risultata tremolante. Sbattè più volte le palpebre, cercando di scacciare così le lacrime che le annebbiavano la vista: non avrebbe pianto, non gli avrebbe dato la soddisfazione di vedere in lei la paura. 
Lo avrebbe guardato dritto negli occhi. Fino alla fine. 
Il Pazzi la osservò per alcuni istanti, in silenzio, in attesa di una risposta. Poi, probabilmente annoiato, si alzò. Quell’espressione soddisfatta che non voleva scomparire dal suo viso. 
“Come desiderate”, disse sarcastico. “Deciderò io” 
Fece cenno ad una delle guardie armate con lui di passargli la spada della giovane; avrebbe usato quella. 
Si concesse alcuni secondi, poi alzò la spada verso l’alto e la calò. 
In quell’istante il pesante portone ligneo centrale dell’ingresso si spalancò. 


Nda
E così siamo arrivati alla fine di questo viaggio lungo quasi un anno e mezzo. 
Mi dispiace di non essere riuscita a pubblicare il giorno che avevamo stabilito, ma prima ci sono stati dei problemi di connessione (grazie Telecom -.-), poi ho avuto dei seri problemi in famiglia ed infine, la cigliegina sulla torta, la sessione invernale di esami. Sono più o meno sopravvissuta a tutto ed ora eccomi qui per i ringraziamenti.
E' stata una splendida avventura, questo devo dirvelo. Una splendida avventura che mi ha permesso di conoscere delle persone straordinarie, che mi ha fatto crescere e anche aprirmi un po' di più con gli altri.
Non so voi, ma io sono qui che scrivo con gli occhi lucidi di commozione.
Ci sono stati dei momenti difficili, mi tocca ammetterlo, ma questa storia mi ha dato tanto e, nel mio piccolo, spero di essere riuscita a trasmettere qualcosa anche a voi, come voi d'altro canto avete fatto con me. 
Come sempre, fatemi sapere cosa ne pensate e arrivederci al seguito
Questo è il link del seguito: Cielo e Tenebra
 

 





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