Una figlia disubbidiente

di misimisi97
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“Ragazzi muoviamoci portiamola dentro!!”

Oddio che sta succedendo … dove sono …

“Non si è ancora svegliata! Ha le costole rotte e la gamba è messa male, sbrighiamoci!!”

Non capisco niente. Vorrei aprire gli occhi ma non ci riesco.

Anastasia:” Tesoro mio … oddio che ti ha fatto …”

Mamma!! Mamma perché piangi?? Perché non posso parlare? Mamma ho paura aiutami …

A:” Oddio Cristian non è possibile …”

La mamma stava singhiozzando.

Cristian :” Ana perdonami … ho fatto tutto il possibile …”

Papà …. Non ce la faccio ….
Il buio mi riavvolge.
A un certo punto sentii qualcosa che mi pungeva il braccio. Spalancai gli occhi e vidi una donna con un camice bianco che mi stava infilando un ago nella vena.

P:”Oddio che sta succedendo?! Chi è lei?!”

La donna con il camice bianco si allontanò un poco e parlò:” Tesoro stai tra tranquilla, non ti preoccupare. In questo momento sei all’ospedale, sei ancora sotto shock. Ora vado a chiamare l’inferm …”

P:” Voglio uscire!!! MI LASCI ANDARE!! AIUTO!!!”

Presa dal panico iniziai a scalciare come una matta. Non capivo più niente.
L’infermiera gridò qualcosa all’apparecchio che portava attaccato al camice e dopo tre secondi entrarono tre infermieri.

P:”LASCIATEMI!!!”

Troppo tardi …. Uno dei tre, mentre gli altri mi bloccavano, mi fece un’iniezione e dopo poco mi riaddormentai.
Dopo un po’ riniziai ad acquistare i sensi. Accanto a me sentivo qualcuno che mi sussurrava parole dolci. Era Theodore. Stava piangendo.

Theodore:” Ti prego, ti prego, ti prego sorellina svegliati … ti prego …”

Lentamente mi accorsi che potevo muovere le mani, quindi gliel’appoggiai sulla testa e lo accarezzai.

Theodore si alzò subito. “Oh mio Dio Phoebe!! Oddio come stai ?!?!”

Phoebe:” Mi fa male ovunque … ma che è successo perché sono qui?!”

Lo sguardo di Teddy divenne di ghiaccio, non c’era bisogno che parlasse, in quel singolo momento mi ricordai tutto.
Il rapimento. Il tavolo su cui ero legata. Le percosse. LA FUGA.
Tutti questi ricordi mi fecero salire le lacrime agli occhi e dopo poco scoppiai a piangere.
Theodore mi abbracciò forte.

T:” Ora è finita piccola. Ora sei a casa e nessuno potrà più farti del male …”

Mentre Theodore mi abbracciava la porta della mia stanza si aprì.

Anastasia:” Amore mio sei sveglia!!”

La mamma mi corse incontro e Theodore si scansò per lasciare che mi abbracciasse.

A:”Phoebe mi dispiace così tanto … ho avuto tanta paura.”

Mentre mi abbracciava mi strinse troppo forte e gemetti. Le costole mi facevano malissimo. Mentre alzavo la testa vidi che mio padre era rimasto sulla porta a fissarci.
Era bianco cadaverico, sembrava non dormisse da giorni.

P:” Papà …” Non c’era bisogno che dicessi altro. Lui si avvicinò senza dire niente e delicatamente mi abbracciò.
In quel momento non c’era bisogno di parlare. Non c’era bisogno che gli dicessi quanto fossi dispiaciuta di quel pomeriggio per essere stata via tutto il giorno senza dire niente. In quel momento tutta la rabbia, la delusione, la preoccupazione e la paura erano spariti.

Cristian:” Ti voglio bene amore mio … ricordatelo ..”

P: “Anche io papà … davvero …”

Una settimana dopo mi dimisero dall’ospedale … la gamba era ancora fasciata e sulla mia pelle s’intravedano ancora i lividi delle percosse. Tuttavia ora stavo meglio.
Finalmente avremmo potuto definitivamente tirare un sospiro di sollievo.
Appena arrivati a casa guardai con attenzione ogni angolo della sala e della cucina … era bellissimo essere di nuovo lì con la mia famiglia.

A:” Tesoro vado a prepararti un bel bagno caldo va bene?”

P:” Si si mamma … vado un attimo in camera a prendere la biancheria.”

Zoppicando mi avviai verso le scale.

Dal corridoio sentii la voce di mio padre che urlava :” Phoebe ti prego fai attenzione!!”

Sorrisi tra me e me. Quanto amavo i miei genitori.
Appena aprii la porta di camera mia il mondo mi crollò addosso.
Le mie urla rimbombarono ovunque. In meno di un secondo tutti si precipitarono verso di me che disperata piangevo come una matta.

A:” Oddio amore che succede?!?!”

Mio padre si fece largo in corridoio ed entrò subito in camera. Il suo volto divenne una maschera di ghiaccio.
La camera era devastata. I mobili erano tutti aperti e rovesciati. Le piume del cuscino erano sparpagliate ovunque e la scrivania era completamente rotta. Purtroppo non fu quella la cosa che mi fece morire.
Sul muro, infondo alla stanza, c’era una scritta che occupava tutta la parete.
“Ricordati Gray che la resa dei conti deve ancora arrivare”




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