Don't Go
by Horror_Vacui
Don't go
I can't do this on my
own
Don't go
I can't do this on my own
Save me from the
ones
That haunt me in the night
I can't live with myself
So
stay with me tonight
Don't go
Tell me that you need me cause I
love you so much
Say you'll never leave me cause I need you so
much
(“Don't Go” - Bring Me The
Horizon)
Nella sua mente si rincorrevano
veloci i ricordi confusi di ciò che era appena successo.
Quell'uomo
che puntava la pistola al petto di Malia, lui che gli urlava di
fermarsi “uccidi me ti prego, risparmiala”
e poi il rumore
di uno sparo e Malia che si accasciava al suolo.
L'aveva presa tra
le braccia, mentre Scott e gli altri si erano lanciati
all'inseguimento. Il sangue usciva copioso dalla ferita aperta dal
proiettile d'argento e lei respirava a fatica, i grandi occhi castani
erano colmi di lacrime e lo guardavano, per la prima volta pieni di
paura.
Lei era sempre stata la sua piccola coyote coraggiosa, gli
aveva dato tutto quello che aveva, e in quel momento lui
capì di
dover essere forte per entrambi.
“Malia, Malia guardami,
resta con me.” le aveva detto, sfilandole la
cintura dai
pantaloni per mettergliela attorno all'addome. Aveva stretto il cuoio
sulla ferita in un colpo secco e Malia gli aveva artigliato le
braccia, lanciando un urlo di dolore.
“Andrà tutto bene, te
lo prometto.”
aveva
continuato, ma lei aveva scosso la testa, poggiandogli una mano
sporca di sangue sul viso.
“No... no... questa è la
fine. E io ti perdono Stiles.”
*
«Stiles! Stiles, mi hai sentito?!»
Quell'urlo
lo riportò al presente, dove Malia si contorceva sul tavolo
della
clinica veterinaria, schiumando una sostanza verde dalla bocca.
Deaton aveva appena estratto una grossa siringa dal cuore della
ragazza e ora lo rimbrottava, ma lui era troppo confuso per capire
cosa fare.
Era così vicino al volto di Malia che la sostanza gli
schizzò in viso e allora lui serrò di
più le mani sulle sue
spalle. «Io... io non capisco!» disse, senza
lasciare la presa.
Il
druido allora gettò via la siringa e prese a praticarle il
massaggio
cardiaco.
«Stiles, adesso devi sollevarle le gambe, hai capito?
Sollevale senza piegare troppo il bacino, le nove erbe si
concentreranno nella zona critica. È l'unica
speranza!» gli urlò
di nuovo, la fronte imperlata di sudore e gli occhi spiritati. Stiles
ebbe un attimo di lucidità e fece quanto gli era stato
detto.
Malia
continuò ad agitarsi in preda alle convulsioni, fino a
quando ogni
movimento si spense.
Deaton sospirò facendo un passo indietro,
«È
finita» disse, e il peso di tutto il mondo crollò
addosso a
Stiles.
*
Aprì e richiuse gli occhi un paio di volte
prima di mettere a fuoco la lampada al neon che dondolava sopra la
sua testa. Sentì il corpo pesante e pervaso da un dolore
sordo, come
se avesse nuotato per ore senza riposo. Un'amara sostanza pastosa le
invadeva la bocca e, non appena mosse la lingua, il senso di rifiuto
le fece salire un conato che quasi la soffocò.
Una
mano fredda alla base del collo l'aiutò allora a sollevarsi
e
qualcuno le mise davanti un secchio.
Man mano che gettava via i
residui del colpo di pistola e di quella sostanza verdognola,
l'ambiente circostante diventava più nitido e i suoi sensi
si
acuivano, facendola uscire dalla bolla ovattata e silenziosa in cui
era caduta. Quando mise piede a terra, capì che la persona
che la
stava aiutando era proprio Deaton.
«Come ti senti?» le chiese,
mentre lei si appoggiava al lavandino e girava a fatica la
manopola.
Malia non riusciva a parlare, la lingua era come
incollata al palato, così si avvicinò al getto
d'acqua fredda e
sciacquò più volte la bocca.
«Debole» riuscì a sussurrare,
asciugandosi le labbra con la manica della camicia.
Abbassò
quindi gli occhi sul punto in cui prima c'era lo squarcio che le
aveva trapassato il polmone sinistro, a un passo dal cuore. La
camicia era pregna di sangue, ma quando infilò le dita non
sentì
altro che la cicatrice frastagliata di una ferita in via di
guarigione.
«Cos'è
successo? Dopo lo sparo, intendo» chiese con voce rauca,
ancora
saldamente ancorata al bordo del lavello.
«Stiles ti ha portata
qui, ho estratto il proiettile e ho usato il rimedio delle nove erbe
e...»
Stiles.
Sentire quel nome fu come ricevere un altro colpo al petto, Malia
serrò le dita attorno ai lembi sdruciti del tessuto a quadri
digrignando i denti per non piangere.
«Lui dov'è adesso?»
«Credo
sia sotto shock e credo che tu sia l'unica in grado di aiutarlo,
però
mi raccomando, vacci piano».
Deaton le mise un braccio attorno
alle spalle e l'accompagnò davanti al suo studio, spinse la
porta
semichiusa e questa cigolò sui cardini rivelando l'esile
figura di
Stiles, che sedeva sul divano, i gomiti poggiati sulle ginocchia e lo
sguardo fisso sulle mani sporche di sangue.
«Stiles...» lo
chiamò, muovendo qualche incerto passo in avanti, ma lui non
sembrò
sentirla.
Deaton la sostenne finché non raggiunse il divano e poi
andò via, chiudendo la porta.
«Ti prego, dì qualcosa» disse a
corto di fiato, scuotendolo. Lui si voltò a guardarla senza
vederla
davvero.
«È morta» disse atono e con gli occhi
lucidi.
«No
Stiles, io sono qui» sussurrò sfiorandogli il
viso, su cui
cominciarono a cadere lacrime salate.
«È morta e io non
sono riuscito a salvarla» ripeté invece lui, ormai
trasformato in
una maschera di disperazione. Singhiozzò chiudendo gli
occhi, come
un bambino indifeso.
Malia avrebbe voluto appianare ogni ruga di
quell'espressione contratta, ma dubitava che le parole avrebbero
funzionato. Si sollevò facendo leva sulle mani, per poi
accoccolarsi
sulle sue gambe.
L'unico posto in cui avrebbe voluto passare il
resto della sua vita era lì, tra la spalla e il collo di
Stiles,
dove sentiva il profumo della sua pelle e il suo cuore battere contro
la guancia.
Portò una delle mani ossute del ragazzo fino alle sue
gambe, sperando di far scattare qualcosa e liberarlo da quella
straziante sofferenza.
«Stiles, sono qui. Sono Malia» gli diede
uno schiaffo sul braccio. «Mi senti? Sono viva!»
esclamò
frustrata, anche lei sull'orlo del pianto.
Era stanca, aveva perso
troppo sangue e per quanto i suoi poteri le avessero risparmiato la
vita, non riusciva più a lottare; voleva solo chiudere gli
occhi e
dormire serena tra le sue braccia, come una volta, prima che tutto
sfumasse in una densa nuvola di parole non dette.
Immerse le dita
nei capelli scuri di Stiles, lo accarezzò con lentezza fino
a
raggiungere gli zigomi e poi lo costrinse ad avvicinare il viso al
suo. Era l'ultimo tentativo prima di arrendersi.
Gli baciò il
labbro inferiore, leccò con la punta della lingua quello
superiore
e... finalmente Stiles reagì.
Prese le mani di Malia e le
allontanò dal viso, stringendole tra le sue fino a farle
male. La
guardava con gli occhi sgranati, come fosse un'apparizione
angelica.
«Malia» soffiò, mentre altre lacrime gli
rigavano il
viso. «Sei sopravvissuta, Deaton...»
Lei stiracchiò un sorriso
«Sì, è quello che provo a dirti da un
po'. Tranquillo presto
starai meglio» disse e fece per alzarsi, ma lui non aveva
alcuna
intenzione di lasciarla andare. Le passò un braccio attorno
alle
spalle e premette la guancia contro la sua, in un gesto tanto intimo
quanto casto.
«Come puoi pensare
a me in questo momento?» disse con un filo di voce.
«Io penso sempre a
te. Non ho mai smesso, nemmeno per un secondo».
I loro cuori
battevano scoordinati, entrambi a ritmo frenetico. Malia
sentì il
sangue arrivare alla testa e il fiato corto, ma non osò
muoversi o
aggiungere altro per paura di ricevere l'ennesimo rifiuto. Era
questione di minuti, lui si sarebbe schiarito la voce, asciugandosi
gli occhi, e poi si sarebbe rimesso in piedi, dandole un'amichevole
pacca sulle spalle. Avrebbe visto lui e Lydia andar via sulla jeep
attraverso la porta a vetri della clinica, mostrando a tutti gli
altri un sorriso falso e affermando “Sto bene” con
convinzione.
Abbassò le palpebre e sospirò, iniziando a
contare
mentalmente i secondi per prepararsi a indossare la maschera sotto
cui aveva preso a nascondere i suoi veri sentimenti. Stiles
però non
accennava a staccarsi, ma a tratti premeva più forte il viso
contro
il suo, facendo grossi respiri.
«Sai, io ho rischiato di perdere
tutte le persone che amo, non una ma più volte. E ogni volta
ho
provato la stessa folle paura e la stessa sensazione» si
allontanò
quel tanto che bastava per guardarla dritto negli occhi. Il suo
sguardo era tornato limpido, come lo ricordava prima che Theo
sconvolgesse le loro vite.
«Quale?» gli chiese per esortarlo a
continuare.
«La sensazione di aver quasi perso un braccio»
tirò
su col naso e si inumidì le labbra. «Stavolta
però è stato
diverso. Ho sentito una... una parte del mio cuore... era come se
fosse morta con te».
In passato quella confessione l'avrebbe resa
felice, in quel momento però Malia sentì solo
un'altra fitta al
petto.
«Stiles, ti prego, no...» soffiò con
voce incrinata
mentre qualche lacrima sfuggiva alle ciglia scure. Aveva già
raccolto tutti i cocci del suo amore e li aveva riposti in un
cassetto, fingendo che niente fosse mai accaduto, perché il
dolore
di averlo perso le avrebbe straziato l'anima. Non poteva sopportare
di vedersi portare via altra speranza, non dopo tutta la fatica fatta
per dimenticarlo.
«Tu mi hai perdonato e so perché l'hai fatto,
perché hai sempre messo me al primo posto e io sono stato
troppo
egoista per accorgermene» disse invece lui e
sbuffò, sollevando gli
occhi al cielo.
«E io lo so, so di non aver fatto nulla per
meritare il tuo perdono, niente potrà mai riparare lo
strappo che ho
causato, ma so... dal profondo...» la voce gli
tremò e gli occhi
tornarono lucidi.
Malia aveva la gola in fiamme e lottava contro
l'istinto di fuggire via da quella stanza. Stiles non le aveva mai
dato spiegazioni e per quanto fosse doloroso, adesso era curiosa di
ascoltare ciò che aveva da dire. Stavolta non l'avrebbe
interrotto,
l'avrebbe lasciato arrivare fino alla fine.
«Ho sbagliato.
Sbaglio sempre, non faccio che accatastare errori e tu lo sai fin
troppo bene» sorrise mesto. «Avevo già
dei... dubbi, ma dopo
averti vista... dopo aver rischiato tanto, io mi sono reso conto di
non aver amato mai nessuno tanto quanto ho amato te... tanto quanto
amo te».
Malia aveva ormai raggiunto e superato il suo limite.
Accorciò la piccola distanza che li separava e in un attimo
si sentì
di nuovo completa, aveva aperto il cassetto e tutti i pezzi erano
tornati al proprio posto. Si lasciò cullare dalla dolcezza
di quel
bacio, assaporò le gentilezza di ogni tocco.
Le labbra di Stiles
erano calde e morbide come le ricordava.
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Dopo i rumors su una possibile morte di Malia la mia mente ha iniziato
a elaborare questo breve racconto. Se vi è piaciuto lasciate
una recensione per dirmi cosa ne pensate di questo piccolo esperimento.
Grazie per essere arrivati fin qui <3
Disclaimer:
la parte in cui Stiles non riconosce Malia non è una mia
invenzione,
ma è ispirata a fatti realmente accaduti. Credo sia giusto
scrivere
questo piccolo appunto perché potrebbe sembrare
un'esagerazione ma
vi assicuro che può succedere quando si è sotto
shock.
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