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Prologo
"Attacco alla torre dell'Artemis
La maggior parte delle ombre riesce a scappare."
Questo era il titolo in prima pagina sul grande giornale che un uomo
sulla sessantina stringeva fra le dita. Leggeva e rileggeva, in un
angolino della strada, l'articolo di cui in quei giorni si era tanto
parlato. La fronte corrugata e l'espressione contratta incidevano sul
suo viso anche più rughe di quelle che già avesse, sia
causate dall'età che dalla durezza della vita che viveva. Si
passava le dita fra la barba inspida e sporca mentre accanto a lui un
grosso cane, una volta di pelo bianco latte, sbadigliava.
A un metro da lui un gruppo di altri uomini, che gli erano più o
meno simili, parlavano e ridevano insieme; nel loro tono la tipica
felicità indotta dall'alcool che continuavano a ingurgitare
senza sosta sotto la fredda luce di un lampione.
Ma l'uomo ignorava quel baccano, rimanendo in disparte e stando
abbastanza vicino per poter evitare il completo buio della notte, cosa
che non gli avrebbe permesso di leggere il fitto articolo.
« E dai Sten, molla quel giornale e vieni a bere con noi! »
« Vero! In ogni caso quello è già vecchio di una settimana! »
Così lo richiamarono i suoi compagni di vita, con cadenza
sbronza accompagnata da una risata di gruppo, che interruppe quel breve
scambio di suoni altalenanti.
Stavano seduti su delle scalinate posto solito di riunione dei barboni
della zona, specialmente quando avevano un certo tipo di visitatori.
Questo era il caso di quella notte. Un ragazzo sulla ventina dai
capelli biondo cenere e la pelle sedeva fra di loro. Indossava il lungo
giaccone blu bordato d'oro tipico della divisa dei cacciatori, con, sul
petto a sinistra, una luna crescente, simbolo dell'Artemis.
Era forse l'unico sobrio in quel gruppetto.
« Fate silenzio! » borbottò di risposta l'uomo col
giornale tenendo un tono stizzito e girando di scatto la testa coperta
da un cappello di lana da cui usciva una folta capigliatura bruna.
« Un fatto così non invecchia certo in una settimana.
Chiedetelo pure al nostro amico qui. I dubbi della gente sul lavoro
dell'Artemis sono solo che alimentati.»con un gesto deciso fece
tornare dritto il giornale tutto spiegazzato. Si ricompose, tornando
con gli occhi alle letterine nere. «Non si sentono al sicuro,
sono spaventati e la paura li sta portando alla diffidenza. Non tanto
per l'attacco in sé, ma per come si siano fatti scappare
così tanti di quei bastardi da sotto il naso.»riprese il
discorso stentando un tono calmo per poi rifomentarsi nel mezzo.
Lasciò che il giornale si afflosciasse nuovamente, e con gesti
si impegnò a dare più forza alle proprie parole.
Il ventenne si girò a guardarlo, ma non aprì bocca.
Sapeva bene che in parte aveva ragione e non era certo la prima volta
che sentiva discorsi simili.
Non si parlava di altro.
«Oh, oh! Non è affatto carino dire certe cose proprio
davanti al nostro ospite!»Uno dei barboni più vicini al
ragazzo borbottò queste parole con un leggero pizzico di rabbia
nella voce altalenante per via della troppa birra bevuta. Era
nettamente più giovane e sembrava che quella vita non avesse
ancora avuto il tempo di rovinare i lineamenti del suo viso.
«I cacciatori dell'Artemis stanno facendo un ottimo lavoro, e
noi, che non abbiamo un tetto sopra la testa a proteggerci, lo sappiamo
molto meglio, rispetto a quegli sbruffoni con la puzza sotto al naso
che dubitano di loro.»sputò queste parole con fierezza,
per quanto fosse quasi completamente ubriaco, e ricevette l'immediata
approvazione del resto del gruppo.
A quel discorso, un immediato sorriso appena accennato si dipinse sulle
labbra pallide del cacciatore che se ne stava lì in mezzo.
Quelle persone, per quanto fossero spesso fastidiose, erano sempre
state molto grate a tutti loro per il lavoro che facevano.
In effetti dormire all'aperto con l'icremento di ombre era la cosa
più pericolosa da fare. Se non fosse per l'esistenza
dell'Artemis, o dei cacciatori suoi dipendenti, probabilmente molti
sarebbero morti da tempo.
« Derian mi senti? Abbiamo trovato un ombra nella zona di ***.
È urgente. Abbiamo già inviato qualcuno dei nostri
soldati ma serve la presenza di un cacciatore. Occupatene tu. »
La familiare e ferma voce femminile risuonò nel suo orecchio
uscendo dal solito auricolare. Tirò fuori dalla tasca il
cellulare su cui gli era stata inviata la posizione del suo obbiettivo.
Non c'era tempo da perdere, dei soldati non potevano competere con un ombra.
« Ricevuto. » rispose con voce sicura e si alzò per
mettersi in cammino facendo giusto un lieve cenno di saluto ai barboni.
« Oh, avete trovato uno di quei cosi? Fallo a pezzi ragazzo, mi
raccomando! » E con incoraggiamenti di questo tipo, pronunciati
con tono fomentato, si allontanò velocemente dal gruppetto.
-Angolo autrice-
Ed eccomi qui a scrivere di nuovo sotto un capitolo. Mi mancava un po' :')
Ma in ogni caso, sono nuova in questa sezione, quindi piacere di conoscervi, e spero che la storia vi sia piaciuta.
Vi invito a recensire sia positivamente che negativamente, perché anche le critiche fanno più che bene se giuste.
E, sperando che non mi perda in dubbi, ci vediamo al prossimo capitolo ^^,
Holyland.
PS: Il capitolo è un po' corto perché è un
prologo, i prossimi dovrebbero essere più lunghi. Questo
è solo per ambientarsi.
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