Il
cuore non ragiona, e la ragione non ha cuore
(Guido
Rojetti)
I.
Anders
osservò le fiamme danzare nel caminetto della tenuta, i
pensieri che galleggiavano come bolle di metallo dentro la sua mente
e scalpitano come cavalli impazziti nella sua anima, e per concludere
tale preoccupazioni la voce di Giustizia che giungeva come un eco
lontano, rendendolo ancora più irrequieto.
Sospirò
quando sentì qualcuno scendere le scale, si voltò
osservando il viso sereno di Amelia, avvolta nella vestaglia bordeaux
che slanciava le sue curve e i capelli castani sottili sciolti sulle
spalle.
Il
cuore di lui perse un battito quando arrivò a una spanna dal
suo viso, posandogli una mano sulla guancia.
“ Ultimamente,
mi sembri più turbato del solito e anche parecchio esausto,
qualcosa non va?”.
Era
impossibile celare qualcosa allo sguardo azzurro con le pagliuzze
lilla della sua compagna, ma per il suo bene e per quanto teneva a
lei, doveva farlo.
Sapeva
che le avrebbe spezzato il cuore ma in quell'istante voleva solo
essere un uomo felice con la donna che amava.
“ Verresti
in un posto con me?” le sorrise, afferrandole la mano.
“ Avrei
un udienza con Orsino, ma...può aspettare” accettò.
Amelia
indossò il mantello scuro e i calzoni pesanti, si tirò
indietro i capelli legandoli in una coda e andò dal compagno.
“ Dove
mi porti?”.
“ Se
te lo dicessi, non sarebbe più una sorpresa...il bastone non
ti servirà” indicò l'arma con gli occhi sulla
schiena di lei.
“ D'accordo”
gli sorrise e lo appoggiò al muro, “ mal che vada, ci
sarai tu a proteggermi”.
Non
le rispose, se non per un sorriso incerto che non sfuggì
all'intuito acuto della Campionessa.
Attraversarono
la Città Oscura, per poi arrivare in una Via stretta a lato
dell'ospedale di Anders che la prese per la mano e si addentrarono
nell'oscurità.
Ad
un certo punto Amalia sentì l'inconfondibile odore di
salsedine che le punzecchiò l'olfatto, davanti a loro si aprì
uno scorcio sulle scogliere di Kirkwall.
Lui
le lasciò la mano ma lei la trattenne, estasiata da quella
vista.
“ Anders...è,
è magnifico...”.
“ Il
mio vero nome è Garret Von Dwalins, Anders è il
soprannome che mi hanno dato poiché sono nato nelle Anderfels
e non avevo più i miei genitori” le rivelò.
“ Sei
un nobile?” domandò lei presa in contropiede.
“ Lo
ero, almeno. Ma ora sono un mago fuggiasco che tutto ciò che
vuole dalla vita è essere libero”.
“ Mi
piace Garret, ti s'addice “ affermò lei, posandogli le
mani sul petto, lui le fermò con le sue.
“ Amalia...io”
si bloccò, Giustizia tuonò dentro di lei provocandogli
una fitta atroce alla testa, lui si staccò bruscamente
toccandosi la parte illesa.
“ Stai
bene?” si spaventò la ragazza.
“ Sì...”
ma lei non sembrò convinta.
“ Mi
stai nascondendo qualcosa, vero?Qualcosa che non puoi dirmi, o almeno
che Giustizia non
vuole che mi dici...”.
“ Credimi
se ti dico che è meglio così, non voglio coinvolgerti
in ciò che accadrà”.
“ Coinvolgermi?
Cosa stai architettando?”.
“ Sto
solo facendo quello che ritengo più giusto” non la
guardava.
“ Oh”
lei alzò gli occhi al cielo, mettendosi di spalle, “ ma
certo, senza consultarmi. Dato che il mio parere non vale quanto
quello di Giustizia “
strinse i denti nel pronunciare il nome dello spirito.
“ Non
è per questo. Solo...io voglio vederti felice, anche senza di
me...” provò a giustificarsi.
“ Se
tu non fossi qui con me, mi spieghi come potrei essere felice?”
si girò mostrandogli gli occhi carichi di lacrime.
Anders
la raggiunse stringendola a sè e carezzandole i capelli, “
ti amo, Amalia. Indipendentemente da tutto e tutti, questo è
qualcosa che nemmeno uno spirito ancorato alla mia anima potrà
mai cambiare, nemmeno sotto tortura dovessi attraversare il tormento
un milione di volte. Quello che provo per te, non potrà mai
essere cancellato, rimarrà indelebile nel mio cuore per
sempre, anche quando noi non ci saremmo più”.
Lei
sbarrò gli occhi e si aggrappò al suo collo, “
vale lo stesso per me, senza spirito però”.
A
malavoglia l'altro si lasciò sfuggire una breve risata che la
rincuorò.
Rimasero
a osservare le onde infrangersi sugli scogli, seduti l'uno al fianco
dell'altra, lei gli aveva preso una mano creando dei disegno
immaginari con le dita mentre lui le aveva posato la testa sulla sua.
Ad
un tratto, l'uomo si tolse la catenella di ottone che aveva al collo
e la porse a lei, osservò il ciondolo grosso quanto due
pollici che erano le iniziali GVD sovrapposte l'una sull'altra,
sempre dello stesso materiale della collana.
Lui
le sorrise, “ è stato fatto alla mia nascita, in teoria
al Circolo queste cose sono inammissibili, ma mia madre ha insistito
tanto che alla fine ho dovuto cedere”.
“ E
tuo padre?”.
“ Oh,
mio padre era ben felice di disfarsi di me” irruppe sarcastico.
“ Mi
dispiace, Garret...” mormorò lei.
“ Tranquilla,
non avevamo un gran rapporto noi due”.
“ Ma...perchè
lo stai dando a me?”.
“ Nel
caso”.
“ Nel
caso?”.
Lui
annuì, “ mal che vada potrai sempre restituirmelo”.
Lei
non capì, “ scusa?”.
“ Ah,
tutto questo chiacchierare mi ha esasperato, che ne dici di...”
si avvicinò pericolosamente alle sue labbra.
Lei
posò il medaglione da un lato e lo accontentò,
d'altronde era stanca pure lei di parlare, ma era la Campionessa
doveva mantenere una certa morale e di certo per quanto Anders fosse
irresistibile, non poteva cedergli.
Il
sole della mattina si riversò su Kirkwall, l'uomo si distese
su un fianco osservando il viso della donna e scostandole alcune
ciocche dal volto, era splendida, la sua luce nell'oscurità,
come le aveva detto diversi anni addietro.
“ Buongiorno,
amore” la salutò non appena lei si coprì metà
del volto con la mano e gli sorrise.
“ '
Giorno”.
“ Dormito
bene?” si incominciò a rivestire.
“ Splendidamente,
era da tanto non dormivo così bene”.
“ Questo
posto fa miracoli”.
“ O
forse, solo le persone con cui stai vicino in questo posto”
corresse lei, “ devi andare lavorare?”.
“ Beh,
qualcuno deve pur occuparsi degli altri rifugiati, nonostante
passerei ancora volentieri qualche istante con la mia bellissima
compagna” la baciò.
“ Isabela
mi tartasserà di domande sul perchè non ci siamo
incontrate all'Impiccato ieri sera, così come Varric”
bofonchiò.
Anders
rise, “ beh, sappiamo a tutti e due su cosa verranno poste le
domande”.
Lei
seguì a ruota la sua risata.
Come
sospettava Isabela e Varric, seduti vicini la squadrarono.
“ Qualcosa
mi dice che hai passata una nottata un po' movimentata ieri
sera. E no di certo con il Visconte. Sembri di ottimo umore“ la
canzonò la mora.
“ Sei
andata a pescare con il biondino?” la prese in giro il nano,
dando una gomitata all'altra.
“ Invece
di fare supposizioni, che Andraste non voglio sentire su cosa creano
le vostre menti perfide, perchè non venite con me? Abbiamo una
missione da svolgere”.
“ Sempre
pronto a salvare donzelle in difficoltà” Varric si mise
la balestra in spalla.
Isabela
rifoderò i pugnali, “ prima o poi mi farò
raccontare tutto, ogni singola cosa “.
“ Contaci,
Isabela” sorrise l'altra.
“ Siamo
solo noi?” domandò il nano.
“ Anders
aveva da fare”.
“ Forse
doveva riprendersi dopo ieri sera, credo anche Giustizia”.
“ Se
non chiudi quella bocca Isabela, ti rispedisco dritta da Castillon”.
“ Ok
ok, tregua “ agitò le mani la donna come per scusarsi.
Varric
rise di gusto.
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