Juĝo

di Antonio Militari
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La storia ha partecipato al contest I Peccati Capitali organizzato da Hannibal.L, arrivando terza.
Ogni riferimento a persone o cose è del tutto casuale.
Le opinioni espresse all'interno della storia non rispecchiano necessariamente il pensiero dell'autore.

IV

“Doneresti tutto ciò che possiedi per far felice qualcun altro?” Frank era riapparso, sul televisore, all’incirca un’ora dopo i due video.
“Allora?” Joe non riusciva a ragionare, con la mente annebbiata dalla faccia di Emy che continuava a tornargli davanti agli occhi “Rispondo io per te: no, non lo faresti” Come al solito ci infilò dentro una delle sue pause drammatiche “o almeno non nel senso più puro del donare, ma non è questo il punto” fissò la webcam per dargli l’impressione di guardarlo negli occhi “La beneficenza non esiste! Ogni cosa ha un secondo fine, mi segui? Resta solo…” piccola pausa “da scoprirne la natura” Joe annuì distratto, senza aver capito bene dove volesse andare a parare l’altro “Io voglio vivere, Joe, voglio andarmene da qui, e se posso farlo da ricco: tanto meglio!” Joe si passò una mano sulla nuca, sentendosi terribilmente stanco e vecchio “non voglio regalarti due milioni di euro, me li voglio prendere per me, è solo questo che devi capire. Non sono un santo e non lo sei neanche tu, questo sono riusciti a farcelo capire, ma io voglio i soldi, non lo nascondo, come non nascondo che non voglio ucciderti”.
Joe non può fare a meno di sorridere, ma è un sorriso stanco, e di sicuro cinico “ascoltami attentamente, Joe” Riprende l’avvocato “qui non siamo in un duello da mezzogiorno di fuoco, uno contro l’altro, perché se fosse così, non voglio mentirti, non esiterei a premere il grilletto e a farti fuori, ma giochiamo insieme contro un mostro più grande, e voglio che tu lo capisca. Conosci la mia scelta, che non è cambiata dopo quei video, perché so che quello che hai fatto appartiene al passato, come quello che ho fatto io.” Pausa “Tutti hanno un segreto oscuro dietro la bella facciata che si ritrovano, no? Io continuo a pensare che tu non sia un assassino, e quindi mi fiderò di te, e non perché sono un santarellino che si fida degli uomini, ma perché so che nessuno sano di mente ucciderebbe un altro, ma chiunque vorrebbe un paio di milioni, no?
“Joe, ti prego.” Altra pausa, giusto per terminare il tutto “Lascio la mia vita nelle tue mani. Non gettarla alle ortiche” Con la puntualità di un orologio la telecamera stacca il contatto, e a quel punto succede: un pezzo del pavimento si sposta e una pulsantiera si solleva, fino ad arrivare all’altezza di un comodino. Sopra ci sono due singoli tasti, di dimensioni esagerate e identiche, totalmente bianchi, ad eccezione delle scritte che vi si leggono in chiari caratteri neri: Avarizia, Generosità. Vita, morte, morte, vita, soldi, niente, niente, soldi… Mille pensieri che si accalcano nella testa in una sorta di demoniaco flusso di coscienza, ammesso che ce l’abbia ancora una coscienza (quale puttana viene pagata due milioni di euro?), e che non sia invece finita giù nello scarico del cesso.
Quale tasto? E quale sarebbe stata la scelta di Frank? Generosità, come aveva detto? Ma era vero che si sarebbe fidato di lui? Di uno stupratore? No. Di un assassino! Perché Emy l’aveva uccisa lui, con un’arma molto più dolorosa di un coltello o una pistola o del cappio che l’aveva materialmente finita! E lui invece? Poteva fidarsi di Frank? Di colui che aveva difeso uno stupratore e un assassino (le coincidenze, a volte…) pur sapendo quello che stava facendo, quando la sua colpevolezza era palese per tutti?
La testa gli girava, e dovette avvicinarsi ai tasti strisciando, perché tutto il corpo si rifiutava di lasciarsi trasportare verso quella scelta. Cosa doveva fare? E se Frank lo stava ingannando? E se invece parlava sul serio? E se avesse predetto questi pensieri, e avesse agito come per ingannarlo, in modo che lui avesse pensato il contrario? E se, e se, e se…
Ora la testa gli scoppiava veramente, come se fosse stato drogato (Emy…) e forse era così: che ne poteva sapere di quello che quei sadici scienziati gli stavano facendo? Non erano autorizzati a fare qualsiasi cosa? E ora se ne stavano probabilmente nel loro studio ad osservare dei freddi monitor accesi scommettendo su chi dei due avrebbe ucciso l’altro, attendendo la morte con l’eccitazione negli occhi, come squali che sentono già l’odore della ferita delle prede.
Sul televisore apparve un timer: dieci secondi, durante i quali Joe rivisse tutta la propria vita, dalle vacanze al mare con i genitori, con il cane Bob (nove secondi), per poi rivedere l’università (Emy…) e le serate in discoteca (otto secondi), e si vide al colloquio per diventare professore, nella stessa università dove aveva passato gli anni migliori della propria vita (sette secondi), ed ecco la ragazza della sua vita (Emy…), Lisa, incontrata durante un corso di aggiornamento (sei secondi), e si rivide nel giorno del matrimonio (cinque secondi), durante il viaggio di nozze in Italia (quattro secondi) e rivide il divorzio, con il dolore che ne conseguì (tre secondi) e rivide la morte del padre, nel letto, circondato dai familiari (due secondi) e si rese conto che aveva troppe cose da fare, e di Frank non gli importò più nulla. Un secondo solo gli bastò per capire che cosa avrebbe dovuto scegliere:
 
Avarizia.




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