-Hey
signor White si sente bene? Si calmi- disse la calda voce di
una donna sulla trentina
-Cos'è
successo?- chiese l'uomo visibilmente sconvolto e confuso
-Non
ti ricordi? Sei qui per l'omicidio di tua figlia Margareth e, siccome
il giudice ti ha ritenuto incapace di intendere e di volere ha
preferito condannarti a passare il resto dei tuoi giorni in questa
struttura altamente specializzata il cui nome e luogo sono tenuti
strettamente riservati-
-Chissà
perchè mi sembra di avere già sentito tutto
ciò- disse grattandosi la testa e muovendosi
rannicchiato avanti e indietro
-Beh,
ha ragione, infatti tel o dico ogni giorno-
-Da
quanto sono qui?- chiese, stavolta guardando un punto non ben
identificato del soffitto insonorizzato
-Da
circa 10 anni... oh, a proposito, hai una visita, ti sta aspettando-
La signora
diede una mano al paziente ad alzarsi da terra, gli mise una mano sotto
il braccio destro e, assieme, si diressero verso la sala d'aspetto dove
incontrarono quella che una volta era sua moglie, Anna Stringhen
-Ciao
Calvin, ti ricordi di me? Sono Anna, tua moglie- la signora
Stringhen aveva perdonato il gesto del marito e, a detta del medico
curante, avrebbe dovuto fingere di essere ancora legata a lui (anche se
si era risposata ben 6 anni prima) così da non distruggere
completamente la sua psiche, già gravemente compromessa
-Anna,
sei proprio tu? Fatti vedere- richiesta insolita da un uomo
che perse la vista alcuni mesi prima.
Calvin
allungò la sua mano verso quella che era la guancia sinistra
di Anna e la accarezzò dolcemente prima di iniziare ad
urlare al vento come se la stesse in qualche modo esorcizzando.
I medici
intervennero subito e placarono immediatamente la sua ira ma, mentre i
3 che accorsero in aiuto della donna portavano vai Calvin, egli
"guardò" dritto negli occhi la moglie e le disse
-Sappi
che non è finita qui, io so tutto maldetta-
L'inquietante
reazione del marito non turbò granchè la donna,
abituta ormai da 10 anni a simili comportamenti da parte dell'ex
coniuge... tornò sui suoi passi, verso casa, non prima
però di aver firmato il verbale riguardo le visite
programmate ed aver organizzato la successiva, prenotata per due
settimane a partire da quel giorno.
...
Sono
passati 5 giorni dalla crisi dell'uomo e, come ogni Sabato, il medico
Walter Wallace si accingeva a sottoporre il paziente all'ennesimo
interrogatorio circa le gesta che portarono alla sua condanna
-Calvin,
sono il dottor Wallace, ti ricordi?-
-Salve
dottore- salutò l'uomo con il gesto vulcaniano di
Star Trek senza alcuna apparente ragione
-Calvin,
ti ricordi cos'è successo il 25 Ottobre di 10 anni fa?-
la domanda era molto precisa e, sebbene strano fosse, egli era
perfettamente in grado di esprimersi riguardo quel giorno e raccontare
tutto nei minimi particolari
-Ricordo
che erano le 7:45 di sera, stavo tornando dal lavoro quando, per caso,
notai che vicino la ruota destra della mia macchina, appena
parcheggiata nel garage, vi era un gatto... era l'animale preferito di
mia figlia Margareth.
In
quel periodo il mio lavoro era diventato molto stressante, al punto da
non riuscire più a dormire la notte nè,
tantomeno, a passare più di 10 minuti con la mia famiglia...
credevo di impazzire.
Poi
successe qualcosa quel maledetto 25 Ottobre... ero così
turbato da un'operazione al cuore andata male che decisi di riprovare a
casa col mio manichino; notando quel gatto vicino a me però
mi venne in mente una cosa: se ho un paziente vivo, l'esperimento
potrebbe risultare molto migliore e soddisfacente una volta finito-
Giunto a
questa parte del racconto, una dottoressa che in quel momento era
entrata nella camera disse
-Questa
è la parte che più detesto- e
uscì mettendosi una mano davanti la bocca in segno di rifiuto
-A
quel punto entrai in casa, portai il gatto con me, salutai mia figlia
dandole un bacio sulla guancia e dicendole che avrei dato una lavata al
gatto perchè emanava cattivo odore.
Chiusi
la porta del bagno a chiave, presi il collo dell'animale e, mentre lui
si dimenava e graffiava la mia sporca pelle della mano, lo immersi
nella vasca facendolo annegare... infine, preso il rasoio da me
utilizzato ogni mattina per farmi la barba, estrassi il suo cuore e lo
gettai nel cestino posto sotto al lavandino.
Mia
figlia purtroppo sentì tutto; vidi il suo occhio attraverso
la fessura nella quale si inserisce la chiave e corsi a prenderla
mentre, disperata, cercava di scappare, piangendo e imprecando contro
di me.
Le
diedi una botta dietro la nuca così forte da farla svenire
per diversi minuti, tempo per me sufficiente per denudarla, legarla al
tavolo della cucina e imbavagliarla; quando si svegliò
dovette affrontare la cruda realtà... stava per diventare la
mia cavia.
Ah,
in tutto questo mia moglie era in viaggio di lavoro e sarebbe tornata
appena il giorno dopo.
Presi
un bidone e lo posizionai sotto il tavolo, vicino il bordo, afferrai il
rasosio e, mentre le dicevo:"Amore mio grazie di tutto, finalmente
potrò portare a termine la mia operazione", le incisi il
petto, mostrando le ossa della gabbia toracica... tutto rigorosamente
da viva.
Tramite
un metodo segreto che non posso al momento confessarvi, ruppi tutte
quelle ossa ed estrassi il cuore; mentre moriva davanti a me corsi a
prendere quello precedentemente estrasso dal gatto e lo impiantai nel
suo petto, conscio del fatto che non si sarebbe mai più
ripresa ma che, almeno, mi era servita da cavia per la mia ultima
operazione, finalmente riuscita.
Infine
le diedi un bacio sulla bocca, così lungo che quasi mi fece
dimenticare delle grosse lacrime che ancora cadevano sul suo bel visino
ormai senza un'anima... a quel punto persi completamente la memoria e
non ricordo più nulla-
Il medico,
rimasto ormai solo, si congratulò col paziente elogiando il
fatto che, ogni volta, la storia che ripeteva era assolutamente
identica.
A quel
punto chiese alla stessa dottoressa di prima di fare entrare una
persona, qualcuno che aveva voglia di parlare con lui; il povero Calvin
rimase di stucco quando, per la prima volta dopo 10 anni,
riascoltò le parole di sua figlia
-Ciao
papà, ti ricordi di me?-
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