Il piccione, il ratto, il canguro e i dinosauri

di AndreaBrivio17
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Tanto tempo fa, durante il Cretaceo, un piccione viveva in un dismesso fortino costruito su una roccia concoide. Era un piccione molto rinomato, infatti, era chiamato “il tiranno tombarolo” poiché aveva il morboso bisogno di uccidere e seppellire chiunque fosse nei paraggi della sua roccia.

Un giorno un ratto osò sminuire quel fortino e iniziò a ridere a crepapelle, dicendo: “Ahahah. Oh tu imitabile rastrello, sei solo un imbecille senza la minima conoscenza del management. Il tuo immenso e questionabile laconismo fa sì che la tua magione sia lacera e soggetta a eziolamento”.

Il piccione, sconcertato, rispose: “Languisci di paura! Serra la tua lingua postulante! Per questo diverbio, dal divino Eden sarai scacciato!” (Con “divino Eden” il piccione indicava la spiaggia sulla quale era collocata la sua roccia).

In quel momento volò lì uno storno che disse: “Oh ingenui, il vostro frivolo gemito è una sberla al mio sonno. Di persolfato io cospargo questo lido. Non lo potrete lavare via finché il Lemming non porrà fine al vostro contendere. Così decreto io, Millefoglio il millenario storno!” Dopo che ebbe pronunciato queste parole, sbatté le sue magiche ali dalle quali uscì uno strano gas, e se ne andò. I due, soffocati dal persolfato, fuggirono dalla spiaggia che era, però, il luogo dove entrambi vivevano.

“Mannaggia a te, pidocchiosa fiera. A causa tua le naiadacee del mio lago, situato accanto alla mia roccia, periranno. Senza di esse lo stemma del mio fortino non avrà senso di esistere!” Urlò il piccione al ratto.

“Credi forse che mi piaccia sentirmi come un Istioforo fuori dall’acqua?” Replicò il roditore.

“Devi congratularti con te solo se abbiamo destato Millefoglio dal suo Olimpo. Per il tuo disumano deridere abbiamo ricevuto questo premio!”. Gli rispose il piccione.

“Del mio “disumano deridere” hai da ridire, ma forse sarebbe meglio parlare del tuo machiavellico capriccio che ha portato al nostro Esodo”.

“Di qual “machiavellico capriccio” vai blaterando?”

“Del tuo macroscopico narcisismo. Dà retta a me, se tu, invece di girovagare dopo la ribellione, ti fossi cominciato ad evolvere e non ti fossi comportato da “tiranno tombarolo” quale sei diventato, saresti ancora con Drupa il canguro. Invece passi le giornate a cinguettare e ordire omicidi oltremodo sregolati per chiunque si avvicini a te, formando così un cimitero di cadaveri attorno al tuo fortino. Ti sembra forse un passatempo consolante?”

“Non nominare Drupa in mia presenza!” Urlò il piccione al ratto e si allontanò da lui zampettando.

“Fermo!  Solo insieme possiamo liberarci dal maleficio di Millefoglio”. Disse al piccione.

“Sta bene sconquassatore.” Ed insieme si allontanarono dal precluso luogo che un tempo chiamavano casa (o  “divino Eden”).

“Ci potremmo impiegare mesi di cammino.” Gli disse il ratto. E fu così che i due stettero un momento senza insultarsi.

“Speriamo che il Lemming sappia come diradare la coltre di solfato che avvolge il divino Eden.” Pensò ad alta voce il piccione. “Dobbiamo trovare il cantone nel quale ora si trova il Mikado di quel Lemming giramondo.”

“Aspetta! – lo interruppe il ratto – Ho avuto una premunizione. Il suo mikado si trova vicino a una gloxinia, all’uscita ovest della Bollente Distesa di Carote”.

“Quindi nel tenimento di Drupa?” chiese il piccione con ripugnanza.

“Esatto. Ma cerchiamo del cibo: è ora di cena.”

Smisero di interloquire ed immolarono un paio di vermi per poter cibarsene. Si era ormai fatto buio e i due si rassettarono per riposare.




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