Investigatrice del cosiddetto nulla, figlio di niente

di Lone Digger
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Moltitudine di fogli appesi, bianche pareti. Eredità di sogni e d'idee mai scritti su carta né realizzati. Mi ritrovo nella notte a fantasticare. Dalla finestra accompagnato da una flebile brezza proviene il suono delle cicale. Sento anche le disperate urla del piccolo dei vicini: capisco che si rifiuta di chiudere gli occhi e di dormire in un momento così vivo e pregno di occasioni. D'improvviso un'intermittente sirena. Da dove proviene? La sento allontanarsi abbaiando. Dove va? Ci sono così tante possibilità e dicono la fantasia sia così bella, dicono i ragazzini abbiano un'invidiabile capacità. Ma gli adulti hanno la verità dalla loro. Non ne comprendono il valore e spesso mi domando perché. Forse vogliono solo tenerla tutta per sé e fingono non sia tanto scintillante da poterla desiderare. Ma per quanto possano provare a nascondermela, non possono impedirmi di provarne un immenso bisogno.  Nell'oscurità vedo sempre ombre camminare sul muro formando immagini e storie che mi sembrano raccontare del mondo, di questa casa, dei miei genitori e anche di me. Mi illudo di star scoprendo qualcosa, ma le storie sono sempre diverse e al mattino svanisce ogni certezza. Mi risveglio sola e sperduta tra morbide coperte ben sistemate, in un letto che è qui da prima di me. Sbadiglio e mi stiracchio senza saperne il motivo. Mi guardo instintivamente intorno sperando dal profondo del mio cuore che al mio risveglio qualcosa sia cambiato: credo in un segno, in una rivelazione. Ma con grande dispiacere noto che tutto è ancora bianco e nulla è diverso. Forse non lo sarà mai. Mi arrabbio domandandomi come sia possibile. Ricordo le innumerevoli volte che ho provato a riempire gli spazi vuoti con un po' di verde e di celeste, con una macchia di sole giallo e un albero ombroso per l'estate. So che sembrerà poco o un po' stupido, ma è tutto ciò che conosco e che ho avuto l'opportunità di vedere. Penso che un giorno avrò una sorellina o un fratellino e che avranno bisogno della mia conoscenza come io ho bisogno di quella degli altri. Vorrei quindi ridipingere casa con le mie conquiste, ma per qualche motivo non me lo permettono dicendomi che "non si fa". A questo punto mi sorge spontaneo chiedere perché. Ebbene questo è il momento in cui noi bambini veniamo manipolati. Volevamo solo sapere perché non ci hanno lasciato alcun indizio e adesso siamo spinti a credere che farlo sia sbagliato, anche se sappiamo di necessitarne. Siamo costretti a divenire subdoli e sottili per fare quello che vorremmo. Ma al contempo ci accorgiamo che siamo stati doppiamente ingannati perché i mezzi che usiamo si riflettono su di noi e ci trasformano in uomini che segano alberi per farne libri su cui scrivere con dell'inchiostro simpatico. Sarei simpatica lo stesso senza questi artifici se solo me ne dessero l'opportunità, ma quando sono sveglia tutto tace spaventato da violenti ammonimenti. Tutto ciò che dovrei sapere è sommerso da un mare di parole, da una pila infinita di fogli bianchi che non verranno mai riempiti. Eppure io qui, oggi e domani e per sempre mi ribello e mi autoproclamo "investigatrice del cosìdetto nulla, figlio di niente" e sicuramente un giorno qualcosa troverò. 




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