Cry in the darkness

di Enderman
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La puledra mi accompagnò fuori dall’abitazione, conducendomi al frutteto fuori casa, camminando per circa una diecina di minuti fino a trovarci in una radura dove il sole illuminava le mele ancora verdi attaccate agli alberi. Applejack si posizionò vicino ad uno di essi e fissò i frutti, come se li ammirasse – Non sono magnifici?- non mi aspettai la domanda e non feci a tempo di rispondere che ella continuò – Le mele stanno crescendo bene, diventeranno così succose che …- si interruppe incrociando il mio sguardo, capendo che non era l’argomento più importante – Senti, ci sarebbe un problema.- -E quale sarebbe?- risposi. -Ecco, mio fratello mentre noi uscivamo mi ha guardata male e ti ha indicato- fece una piccola pausa, iniziando a smuovere la terra con uno dei suoi zoccoli – E molto probabilmente non gli piace l’idea di avere uno sconosciuto in casa- mugugnò, abbassando la testa. -Quindi devo andarmene?- La puledra alzò il muso e fissandomi disse: - Ma no! Ti farò rimanere qui però dovrai lavorare con noi alla fattoria. Farò credere a Big Mac che tu sia stato assunto come suo assistente!- - Così ripagherò anche il mio debito per l’ospitalità- sentenziai- E avrò un motivo per darti del lei- La cavalla arrossì per qualche ragione, ma si riprese in fretta e disse – Beh, dovrai anche ambientarti in questo nuovo mondo quindi che ne dici se ti faccio fare un giro al castello di Twilight?- Il nome era lo stesso che la puledra rosa mi aveva nominato al mercato, annuì in modo che Applejack potesse condurmi in quel posto. Più pony conoscevo meglio era. Ma mi tormentava ancora una domanda: perché era così ospitale? Decisi di chiederglielo, almeno così avrei placato la mia curiosità. - Chiedo il permesso di fare una domanda- la mia improvvisa freddezza quasi spaventò la cowmare che prima di rispondermi abbassò le orecchie e deglutì –Dimmi- - Come mai tutta questa fiducia nei versi di uno sconosciuto, potenzialmente pericoloso e forse anche pazzo, il quale sostiene di venire da un altro mondo?- La puledra sembrò pensarci, indecisa sulla risposta. Mugugnò qualcosa che non riuscii a comprendere da quanto basso era il volume della voce. Chiesi di ripetersi, ma non ottenni risultati, molto probabilmente aveva paura di rispondermi dato il tono freddo che ho utilizzato nella domanda. -E’ un tasto dolente?- -No, è solo che mi vergogno a dirlo, mi crederai folle!- mi rispose, mentre il suo muso diventava di un rosso acceso – Me lo ha insegnato Twilight- - Che cosa?- chiesi -Mi ha insegnato che per capire veramente un pony bisogna guardagli gli occhi; loro sono il riflesso dell’anima – Tutto quello che aveva detto era sensato, ma non rispose alla mia domanda. - E che cosa hai visto?- - Che la tua sofferenza, quello che hai vissuto da piccolo, ti ha segnato. Questo mi ha fatto capire che non mi avresti fatto del male proprio perché non vuoi che si ripeta a qualcun altro quello che hai vissuto te- fece un breve pausa, insieme ad un respiro – Ed è quello che sto facendo anche io- le scese una piccola lacrima nel dirlo. Mi avvicinai a lei e le asciugai la goccia che le scorreva sul muso. Era la prima volta che feci qualcosa del genere e non me ne pentii, anche se andava contro ogni mia aspettativa. Era come un istinto paterno, la puledra aveva ragione e sapevo che non mi stesse mentendo, come un presentimento. -Allora Applejack, non dovevamo fare un giro del castello?-




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