CAPITOLO 18
Il viaggio
dalla scuola alla casa di Maria fu silenzioso, di tanto in tanto la
donna guardava di sottecchi la ragazza che puntava lo sguardo ovunque
piuttosto che nello sguardo della madre.
Non sarebbe
stato semplice, Maria lo sapeva bene.
Con un lungo
sospiro parcheggiò nel vialetto e rimase per un attimo ferma
in attesa.
Ariell scese
quasi di corsa dall'auto come se trovasse insopportabile starle così
vicino, Maria sentì una fitta al cuore che le fece riaffiorare
le lacrime agli occhi.
Li strinse con
forza e prese un profondo respiro prima di scendere a sua volta ed
avvicinarsi alla ragazza che, con le mani in tasca si guardava
attorno titubante.
“Vieni,
accomodati.” la invitò la donna dopo aver aperto la
porta.
“Non è
una visita di cortesia.” la rimbeccò lei prontamente.
“Ascolta,
so che non vorresti essere qui ma ti ricordo che hai accettato di
ascoltarmi.” Maria si fece prendere dalla frustrazione.
Ariell trasalì
come se non si aspettasse la reazione della donna e senza dire una
parola procedette spedita verso il comodo divanetto verde al centro
della stanza.
“Vuoi
qualcosa da bere?” le chiese cercando di essere gentile.
“Un tè”
rispose secca “per favore” aggiunse poi in un raro
momento di gentilezza.
“Nessun
problema.” Maria si tolse la giacca e andò in cucina
dove riempì il bollitore e lo mise sul fuoco.
Ariell,
approfittando del momento di solitudine si alzò avvicinandosi
al mobiletto che ospitava diverse fotografie.
Ne prese una
che ritraeva una giovanissima Maria, la somiglianza fra loro era a
dir poco spaventosa.
La posò
con un brivido e diresse la sua attenzione su quella affianco.
Ritraeva una
coppia di cani dall'aria dolce e allegra.
“Vedo che
stai guardando Shawna e Billy, ti piacciono gli animali?” le
chiese Maria posando il tè sul tavolino di fronte al
divanetto.
“Si, ma
non ne ho mai potuto avere uno, papà è allergico al
pelo.” rispose lei rimettendo la foto al proprio posto e
voltandosi ad osservare la bellezza della donna mentre versava con
grazia il tè nelle tazze.
Si sorprese a
pensare se anche lei possedesse quella grazia.
Accorgendosi
del suo sguardo Maria le sorrise, un sorriso luminoso che le fece
brillare gli occhi di un verde indescrivibile.
Suo malgrado
anche sulle labbra della giovane balenò un sorriso.
Era davvero
bella.
“Quanto
zucchero ci vuoi?” le chiese sedendosi e prendendo il
cucchiaino in mano.
“Lo bevo
senza, aggiungo solo un goccio di limone.” rispose Ariell
sedendosi di fianco a lei.
Sorseggiarono
la bevanda in silenzio, l'unico rumore presente era il ticchettio
dell'orologio appeso in cucina che scandiva i secondi.
Ariell fu la
prima a spezzare il silenzio.
“Hai
sempre saputo dove abito?” le chiese a bruciapelo.
Maria posò
la tazza e serrò le mani in grembo osservando un punto
imprecisato del tavolino.
“No, in
realtà l'ho saputo solo di recente.” Rispose con voce
bassa.
“Perché
non mi hai mai cercata prima?” si lasciò sfuggire Ariell
guardandola di sottecchi.
Non voleva
farle capire quanto fosse importante per lei sapere il motivo
dell'abbandono ma non riuscì a trattenere il tono concitato
della voce.
Maria alzò
lo sguardo e lo puntò su di lei ma la ragazza continuò
a non intercettare gli occhi della madre.
“Non è
facile, i-io ero consapevole del fatto che tu non eri a conoscenza
del fatto che sei stata adottata e non volevo sconvolgerti la
vita...”
“Però
hai deciso di sconvolgermi la vita adesso.” la interruppe in un
moto di rabbia.
“Non è
come pensi, io ho dovuto cercarti ora...” cominciò a
farfugliare Maria ma si bloccò, pensò fosse meglio
iniziare dal principio.
“Quando
sono rimasta incinta di te ero molto giovane, nonostante questo ero
felice, avevo iniziato a sognare un futuro con te e il ragazzo che
amavo ma, le cose non sempre vanno come vorremmo.”
Ariell era
completamente persa ad ascoltarla, non lo avrebbe mai ammesso ma,
moriva dalla curiosità di sapere cos'era successo in seguito.
“Quando
comunicai a tuo padre la notizia lui invece di abbracciarmi ed essere
felice mi aggredì prendendomi a schiaffi e dicendomi
chiaramente che non ne voleva sapere. Tornai a casa distrutta e mi
gettai tra le braccia di mia madre in cerca di conforto. Purtroppo
non appena mi aprii lei reagì molto male, mi disse che avrei
dovuto abortire e che mio padre non ne avrebbe dovuto sapere nulla
altrimenti avremmo passato dei seri guai sia lei che io. Mio padre
era molto severo ma allora ero una ragazzina e vedevo le cose
semplici, con l'immaturità dei giovani. Cercai di farla
ragionare ma non ne volle sapere, la decisione era presa: avrei
dovuto abortire il giorno dopo.” fece una breve pausa in cui
Ariell non poté fare a meno si provare pena per quella ragazza
che Maria era stata.
“Passai
tutto il giorno a torturarmi, a pensare se davvero ti volevo, cercai
di convincermi che avere un figlio a quell'età non sarebbe
stato facile e che la mia vita sarebbe stata meglio senza di te.
Nonostante questo la notte decisi di scappare, non potevo abortire,
dentro di me sapevo che non l'avrei mai fatto. Aspettai che i miei
andassero a dormire e raggruppai le poche cose che possedevo, quindi
mi calai dalla finestra e corsi più veloce che potevo. Avevo
paura, ero sola nella notte e correvo senza una meta, non sapevo dove
andare e con me avevo poco denaro, poteva bastarmi giusto per una
settimana o forse due. Ero così spaventata!” la voce di
Maria s'incrinò e dovette aspettare qualche momento prima di
poter proseguire.
“Corsi a
perdifiato in mezzo al bosco fino a che non mi sentii stremata.
Trovai una piccola grotta e caddi in un sonno
profondo. Quella notte accadde qualcosa di strano, io ebbi una
premonizione.”
Ariell la
guardò sconcertata.
“Una
premonizione?” chiese confusa.
Maria annuì.
“So che
sembra una cosa strana ma...al mondo esistono cose a cui non si può
dare una spiegazione razionale Ariell. Io sono una sensitiva e quella
notte i miei “poteri” si manifestarono per la prima
volta.”
La ragazza
rimase in silenzio per un lungo tempo, tanto che Maria si aspettò
di vederla schizzare via dal divano accusandola di essere pazza. Ma
Ariell la spiazzò.
La guardò
attentamente negli occhi e le mise una mano fra le sue stringendole
le dita.
“E che
cos'hai visto?” le chiese docilmente.
“Ho visto
mia madre che si tagliava le vene.” sussurrò con lo
sguardo perso nel passato.
“Oddio! È
terribile. E cos'hai fatto?” la incalzò cercando di non
sembrare insensibile.
Poteva solo
immaginare come si fosse sentita Maria in quel momento.
“All'epoca
non sapevo di avere dei poteri e lo presi come un incubo dovuto allo
stress e al mio stato. Se solo avessi capito...” la voce le si
affievolì fino a smorzarsi del tutto e grosse lacrime presero
a rigarle il volto.
A quel punto
Ariell non la vedeva più come una minaccia, come un nemico,
vedeva una donna ferita che aveva affrontato situazioni più
grandi di lei.
Prima che se ne
rendesse conto la stava abbracciando stretta.
Non appena si
riprese Maria si sforzò di continuare.
“Per una
settimana vagai per i boschi, avendo troppa paura di essere trovata,
mangiando bacche e bevendo l'acqua che trovavo, poi però mi
decisi ad uscirne. Per fortuna una donna mi diede un passaggio fino
alla città vicina dove potei finalmente fare un pasto decente
e una doccia. Ma non potevo certo fermarmi a
lungo, i miei genitori sicuramente mi stavano cercando e non potevo
permettere che mi trovassero. Nei giorni precedenti avevo preso la
mia decisione: tu saresti nata. Mi sarei trasferita in una città
lontana, avrei lavorato e fatto mille sacrifici ma, insieme, ce
l'avremmo fatta.”
Gli occhi di
Ariell si velarono di lacrime a quelle parole.
“Se mi
volevi così tanto perché mi hai abbandonata?” le
chiese con la voce rotta.
Maria si
vergognò per questo e tuttavia non rispose alla domanda ma
continuò a raccontare.
“Facendo
l'autostop, prendendo bus e treni riuscii ad allontanarmi abbastanza
da pensare di essere al sicuro e iniziai una nuova vita. Trovai
lavoro come colf presso una ricca donna anziana che mi dava vitto e
alloggio. Quando seppe che ero incinta non mi cacciò come
temevo ma anzi, si offrì di aiutarmi. Era una donna
straordinaria.” si soffiò il naso cercando di non
piangere ancora “purtroppo le visioni si fecero più
frequenti, a volte vedevo cose irrilevanti, altre invece cose che mi
facevano paura. Finché mi resi conto di essere una sensitiva.
Vedevo le cose prima che accadessero e un giorno arrivai addirittura
a scoprire come un uomo del vicinato fosse morto per mano di un
delinquente. Allora cominciai ad avere seriamente paura.”
Ariell annuì
immaginando quanto dovesse essere spaventata, doveva proprio sentirsi
come lei adesso, un mostro.
“La mia
gravidanza era agli sgoccioli, mancava una settimana quando ebbi una
visione terribile. Ero in un letto d'ospedale e tra le mie braccia
tenevo un neonato. Era così piccolo e fragile che quasi avevo
paura a toccarlo. Lasciavo correre lo sguardo sulle guanciotte rosa,
il nasino a punta, le mani strette a pugno. D'improvviso sentii una
sensazione strana al petto e il neonato aprì gli occhi. Mi
ritrovai a fissare lo sguardo in due occhi dal colore differente. In
genere i neonati hanno gli occhi blu ma quello aveva chiaramente un
occhio azzurro ghiaccio e uno così scuro da apparire quasi
nero. Tuttavia non fu il colore degli occhi a terrorizzarmi. Lo
sguardo del bambino non era quello di un neonato, so che sembra
strano ma ti assicuro che non era uno sguardo umano.” si fermò
rabbrividendo, ancora oggi poteva vedere chiaramente quello sguardo
gelido incastonato nel viso innocente di un neonato.
Ariell sobbalzò
ravviandosi i capelli nervosamente.
“N-non ci
posso credere...” riuscì solo a dire.
“Da quel
giorno ebbi la stessa visione tutte le notti fino al momento del
parto. Ogni volta vedevo i tuoi occhi gelidi che mi guardavano con
rabbia. Nonostante questo cercai di convincermi che non poteva essere
vero, non poteva essere reale. Infatti, quando ti portarono
finalmente tra le mie braccia, eri una normalissima bambina dallo
sguardo innocente e dolce. La mia bambina.” disse dolcemente
perdendosi nel ricordo di quel viso paffuto.
Anche la
ragazza si trovò a sorridere suo malgrado.
“Eri una
bimba molto vivace, piangevi spesso e non volevi mangiare. Ma
nonostante questo mi regalavi momenti preziosi fatti di mugolii che
emettevi solo quando mi vedevi china sulla culla, fatti della
sensazione del tuo pugnetto che stringeva le mie dita con una forza
impensabile. Quando però tu avevi un mese le cose cambiarono
drasticamente.” la voce di Maria tornò ad incrinarsi ma
stavolta pareva per la paura e non per la tristezza.
“Ogni
volta che mi guardavi venivo oppressa da una sensazione di malessere,
facevi cose strane come ad esempio fissare il soffitto anche per un
intero pomeriggio senza nemmeno sbattere le palpebre. Una volta, non
so come, riuscisti anche a romperti un dito semplicemente prendendolo
con l'altra mano e girandolo all'indietro. Non versasti nemmeno una
lacrima nonostante dovesse farti molto male. Fu allora che capii che
qualcosa in te non andava. Lo sentivo nel profondo.” Maria
guardò la figlia stringerle la mano mentre una lacrima le
scendeva sulla guancia. “la cosa più spaventosa di tutte
fu quando mi accorsi di una macchia azzurra in un occhio. Decisi che
no era nulla di grave ma la macchia si allargava giorno dopo giorno
fin quando il tuo occhio non divenne interamente azzurro. E
allora mi tornò alla mente il sogno che mi aveva ossessionata
poco prima che nascessi ed ebbi paura Ariell. Una paura
incontrollabile. Diventavi sempre più strana, facevi cose che
un neonato normale non fa e io ebbi la certezza che in te ci fosse
qualcosa di malvagio.” a quel punto la donna prese a tremare
convulsamente sbattendo i denti.
ANGOLINO
DELL'AUTRICE:
Ciao a tutti,
preferisco spezzare il racconto di Maria altrimenti rischia di venire
troppo lungo e non mi piacciono i capitoli troppo lunghi.
Spero che vi
piaccia come sta procedendo la storia.
Un bacione da
Fly90.
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