Friendship Is Love Without His Wings

di Lady I H V E Byron
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Note dell'autrice: questa nuova serie di storie è una specie di copia di questo contest del "The XIII Order Forum": http://thexiiiorder.forumcommunity.net/?t=59193970 e http://thexiiiorder.forumcommunity.net/?t=59231021
al quale ho partecipato; l'ispirazione per questa copia è stata tratta dalla mia 25a storia, che metterò qui per prima.
Il tema trattato sarà sull'amicizia.
Via con la prima storia! Pubblicherò una storia a settimana.
P.S.: non vi dirò in anticipo il nome dei personaggi: voglio che lo scopriate da soli. Se proprio "rinunciate", ve lo dirò tramite messaggio privato. Vi avverrto, l'insieme è una specie di OOC, quindi non rompete con "Ma lui non era così!" ecc. ecc.
  P.S.: crossover con "Assassin's Creed"
 
Suggerimento




Era buio in una città medievale.
Il momento ideale di incontri segreti.
Un uomo di circa quarant’anni, di corporatura robusta, stava osservando i raggi lunari che illuminavano le strade.
Dava l’idea di aspettare qualcuno, e dai suoi respiri era comprensibile un po’ di timore, magari di essere stato attirato in una trappola.
Un’altra figura si avvicinò; un altro uomo, dal fisico asciutto e di qualche anno più giovane di colui che lo attendeva.
-Ho ricevuto la tua lettera.- disse il quarantenne, staccandosi dal muro.
-Sì, lo vedo…- fu la risposta, con voce apparentemente indifferente –Lieto che tu sia arrivato.-
L’altro non sembrò ricambiare la cortesia: incrociò le braccia e aggrottò le sopracciglia.
-Che cosa vuoi? Non ti basta quello che hai fatto?-
-Senti, io…-
-Da quando sei divenuto Priore, ti sei montato la testa. Credi che avere un rango elevato ti dia il diritto di piena libertà, anche su come trattare gli amici? Dov’è finito l’onore?-
L’altro scosse la testa, dispiaciuto.
-Mi dispiace. Devo attenermi alle decisioni del Consiglio.- spiegò -Se non lo faccio, potrei essere accusato di baratteria. Comunque, da come avrai letto nell’epistola che ti ho inviato, volevo incontrarti perché voglio aiutarti.-
Il quarantenne, all’improvviso, venne colto da un particolare attacco di curiosità. Non sapeva se fidarsi o meno dell’amico, ma non aveva molta scelta.
-Ti ascolto.- disse, bruscamente –E prega di essere convincente!-
L’amico, sollevato dalla disponibilità dell’altro, fece un lungo respiro, per raccogliere tutti i suoi sentimenti, e poi cominciò a spiegare.
-Come sai, domani dovrò decretare il tuo esilio, in presenza dei membri del Consiglio.-
-E fin lì lo sa mezza città.-
-Ma ciò non succederà.- tagliò corto il più giovane –Perché tu sarai già lontano da qui.-
Il quarantenne, da quasi indifferente, passò ad allarmato. Non si aspettava certo una risposta simile.
-Lontano da qui? Ma come…?- domandò, inizialmente, senza riflettere, ma gli bastò un lampo per capire tutto –No… non li avrai contattati, vero? Non avrai chiesto agli Assassini di…?!-
-Mi dispiace.- si scusò l’altro, scuotendo la testa –E’ l’unico modo di portarti fuori dalla città senza farti beccare dalle guardie. Ti stanno aspettando al ponte. Se fuggi adesso, sarai in vantaggio di almeno un giorno. Le guardie non ti troveranno.-
L’uomo più grande sperò con tutto se stesso che quanto stava ascoltando fosse uno scherzo.
Non era sicuro di fidarsi della persona che aveva davanti.
-Ti serve per caso una scusa per incriminarmi di un crimine cui non sono responsabile?- domandò, a bruciapelo.
-No, mi serve una scusa per non condannarti all'esilio!- ribatté l’altro, serrando le labbra –Tu sei il mio migliore amico! Con che cuore posso trovare il coraggio di mandarti in esilio?-
Quelle parole fecero quasi svanire del tutto il rancore che il futuro esiliato provava per l’amico: si era reso conto che, nonostante la carica che ricopriva, non si era dimenticato degli amici, di quello che provava per loro, il rispetto che provava soprattutto per lui, che è stato più di un amico, un maestro.
Aveva corso dei rischi, incontrandolo di notte, con la proposta di un aiuto che poteva rivelarsi fatale per la sua carriera, se qualcuno avesse scoperto la verità.
Presa la sua decisione, il quarantenne scosse la testa, sorridendo lievemente.
-Apprezzo il gesto, amico mio, ma non posso accettare.-
Il più giovane percepì una fastidiosa morsa allo stomaco. Ma non per lui, per l’amico.
-Sei impazzito?!- esclamò, a bassa voce –Io ti sto offrendo la possibilità di scappare, senza che io venga costretto a condannare all’esilio il mio migliore amico. Hai idea di come mi sia sentito, di come mi sento al solo pensiero di condannarti pubblicamente all’esilio?! Accetta il mio suggerimento, ti prego!-
-E per cosa? Essere inseguito costantemente dalle guardie, con l’accusa di non aver presenziato alla cerimonia che avrebbe preceduto il mio esilio? Ne faccio volentieri a meno, grazie. Così risulterò un fuggitivo e così facendo peggiorerò la mia situazione e darò conferma dei crimini cui sono accusato. Sarà pure la scelta più semplice, ma le conseguenze sono ben peggiori dell’esilio. Rifletti: se vengo pubblicamente condannato all’esilio, è vero, non potrò più tornare qui, ma almeno vivrò senza preoccuparmi di essere inseguito. E questo lo dico anche per te: anche incontrarci così, di notte, potrebbe compromettere la tua carriera di Priore. Se scappo come mi hai suggerito tu, potresti essere tu il primo sospettato. Non voglio che i miei amici paghino per i miei crimini.-
-Ma…!-
-Fidati, è meglio così…-
Niente da fare.
Non c’era modo di fargli cambiare idea.
I loro sguardi dicevano tutto: uno scambio di affetto quasi fraterno quasi inondò le loro anime e i loro occhi cominciarono ad essere lucidi.
Il più giovane prese l’amico per le spalle, osservandolo malinconico, come oppresso da sensi di colpa.
-Stammi bene, Guido.-
L’altro ricambiò il saluto.
-Stammi bene, Dante.-
 




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