<<
Continuano le indagini sul misterioso crollo avvenuto questa mattina al
quartier generale della KreiTeck Industry. Le forze dell'ordine stanno
ancora cercando il gruppo di individui non identificati che avrebbe
evitato una terribile catastrofe. L'intera città di San
Fransokyo si domanda chi sono questi eroi? E dove si trovano adesso?
>>
La notizia della distruzione del campus fece il giro del mondo,
attirando domande e supposizioni tipiche della curiosità
della
gente. Alister Krei aveva scelto di non rivelare le identità
dei
suoi salvatori, in segno di rispetto e come riconoscenza per il loro
servizio. Abigail Callaghan fu estratta dalla capsula e trasportata
urgentemente in ospedale, ma la buona notizia era che si era finalmente
svegliata, riusciva a parlare e ricordava tutto.
Ma non sapeva nulla di quello che era successo fino a quel giorno.
Il professor Callaghan venne arrestato e portato via prima che avesse
la possibilità di salutarla. Tutto quello che gli rimase di
lei
fu uno sguardo di rammarico da oltre il finestrino della volante.
Neanche lui, infine, aveva avuto il suo lieto fine.
Hiro e gli altri osservarono la scena dall'alto di un palazzo. Non
volevano gloria nè successo o celebrazioni. Volevano solo
tornare a casa, ad una vita che non avevano mai voluto che fosse reale.
Svanirono nel tramonto.
(•—•)
Era
ormai sera inoltrata quando Hiro e gli altri si recarono finalmente
alle rispettive case. Si erano cambiati a casa di Fred per non destare
troppi sospetti ed erano andati via quasi subito. Hiro entrò
dalla porta sul retro, sperando che zia Cass non lo sentisse. Non era
in vena di ramanzine quella sera, era già troppo stanco. La
luce
della caffetteria era ancora accesa, e il ragazzino ne
approfittò per sbirciare. Alcuni degli scaffali erano ancora
pieni di dolci fatti quella mattina e altri appena sfornati. L'aria era
ancora impregnata del profumo di cioccolata calda e caffè.
<< Hiro! >>
Sussultò quando sentì la voce della zia provenire
dritta
da dietro il bancone. Si volse verso di lei, senza riuscire a formulare
una buona scusa per giustificare il suo ritardo. Ma ogni parola
sembrò superflua quando si sentì avvolgere dalle
braccia
esili della donna. Si ritrovò premuto contro il suo corpo
caldo,
stretto dal suo abbraccio protettivo.
Non si era mai reso conto di quanto gli fosse mancata quell'attenzione
da parte della zia.
<< Grazie al cielo, sei a casa! Ma dove sei stato
tutt'oggi? >>
<< Io... >>
Non poteva dirle niente. Se avesse saputo ciò che aveva
fatto si
sarebbe spaventata ancora di più, e Hiro non voleva questo
per
lei. Non lo voleva per loro. Ma questa volta non aveva davvero alcuna
scusa e non aveva la forza per formularne una. Aveva appena perso
Baymax e tutto gli sembrava privo di senso. Era stanco, voleva solo
dormire.
Notando la difficoltà nel rispondere, lo sguardo di Cass si
addolcì e strinse nuovamente a sè il nipote.
<< Sai
cosa? Non importa. L'importante è che tu sia qui, adesso.
>>
Hiro sospirò. Sentì le guance avvampare e un
grave peso
sul cuore sciogliersi piano piano, liberando uno sfogo che aveva tenuto
dentro per tutto il tempo.
<< Zia Cass... >>
Quella donna lo aveva cresciuto. Non si era mai arresa con lui e aveva
dedicato tutta la sua vita a far sì che stesse bene e che
non
gli mancasse niente. Anche quando gli era mancato il terreno sotto i
piedi, lei era stata accanto a lui per fargli forza, e gli aveva teso
una mano che Hiro non era mai stato pronto a prendere. Ma ora erano
lì, erano insieme. E si rese conto di quanto gli fosse
mancata.
Si aggrappò a lei, sprofondando il viso nel suo seno,
lasciando
che le lacrime trattenute trovassero finalmente la loro strada al di
fuori degli occhi e al di fuori del cuore. Cass non fece domande.
Lasciò che si sfogasse, che piangesse quanto voleva.
Qualsiasi
cosa avesse programmato di dirgli poteva attendere.
Erano insieme, ora. Si erano finalmente ritrovati.
E Cass non lo avrebbe mai più lasciato solo.
(•—•)
Non
fu facile riprendersi dalla perdita di Baymax, ma Hiro decise di
tener fede al suo compito e cominciò ad andare al campus. La
settimana dopo, Honey Lemon, Gogo Fred e Wasabi lo raggiunsero alla
caffetteria per fare colazione insieme e poi recarsi tutti
all'università, dove il piccolo avrebbe finalmente portato a
termine l'iscrizione completa per frequentare le lezioni. Il sole era
tornato a splendere e un vento tiepido soffiava tra i fiori dei
ciliegi. Quando i suoi piedi varcarono la soglia dell'ingresso della
scuola, Hiro si ritrovò catapultato nei giorni dimenticati
del
passato.
Era già stato lì, in mezzo a quei prati, sul
ponte che
collegava i giardini con l'edificio principale. La parte bruciata
veniva ristrutturata pian piano, e dell'incendio non rimaneva quasi
più traccia. Una strana sensazione, figlia di un misto tra
nostalgia e trepidazione, cominciò a farsi strada nel suo
cuore.
Gli era mancato stare lì, più di quanto avesse
immaginato.
Non c'erano dubbi su quale fosse stato il suo spazio personale. Gli fu
affidato il vecchio studio di Tadashi, rimasto vuoto dal giorno del
funerale, in cui lui e sua zia erano andati a ritirare i suoi effetti
personali. Hiro non perse tempo a riempirlo di nuovo con i suoi nuovi
libri, i vari gadget a lui più cari, tra cui il cappello di
suo
fratello e il pugno-razzo di Baymax.
L'ultimo ricordo dell'amico.
Era rimasto attaccato alla capsula dopo
averlo usato per spedire Hiro e Abigail Callaghan fuori dal portale.
Aveva voluto lasciarlo esattamente come il giorno in cui Baymax lo
aveva lasciato, senza pulirlo nè modificarlo.
L'armatura rossa
era segnata dalle cicatrici della battaglia e la polvere delle macerie
costituiva una patina scura sulla superficie.
Ma andava bene
così, per Hiro era perfetto.
Lo tolse da uno scatolone e lo
poggiò con cura su una delle mensole vicino al grande
lucernario
circolare, lasciando che il sole bagnasse il pugno chiuso. Hiro sorrise
malinconico, battendo delicatamente le nocche contro di esso.
<< Bha-la-la-la-la.
>>
Mormorò, ricordando simpaticamente la sera in cui
Baymax aveva tirato fuori quel suono così strano e subito
amichevole.
Fece per svuotare l'ultimo scatolone rimasto quando notò
qualcosa tra le insenature delle dita del pugno-razzo. C'era qualcosa
lì, nascosto nella mano di Baymax.
Hiro aprì a fatica il pugno, sollevando le dita una ad una.
Quasi gli si mozzò il respiro quando realizzò di
cosa si
trattava.
Il chip verde.
Non sapeva come nè quando, ma Baymax aveva avuto il tempo di
estrarlo da sè stesso e lasciarlo al sicuro nella sua mano,
in
attesa che Hiro lo trovasse. Ma perchè?
... Forse, con quella piccola cassaforte di ricordi, avrebbe potuto
riportare in vita qualcuno.
(•—•)
<< Ahi... >>
<< Io sono Baymax. Il tuo operatore sanitario personale. Ciao, Hiro!
>>
(•—•)
Un
sabato mattina si svegliò presto e sorprese la zia scendendo
nella caffetteria e, infilandosi il suo grembiule, prendendo gli ordini
che la donna stava portando al tavolo desiderato.
<< Hiro? Che ci fai già in piedi?
>>
<< Buongiorno, zia Cass. E' sabato oggi! Il giorno
migliore per
il locale! >> Esclamò lui, servendo i clienti.
Cass ne fu piacevolmente sorpresa. Erano settimane che Hiro non
scendeva nella caffetteria e alcuni degli ospiti abituali del locale lo
salutarono contenti come fosse un vecchio amico, ai quali Hiro
ricambiò con un sorriso sereno e gli occhi brillanti. La
donna
ne approfittò per osservarlo, un sorriso felice sulle labbra
dipinte di rosso.
Hiro era cresciuto. In altezza e in morale, era diventato un ometto. Il
viso paffuto si era leggermente assottigliato e i capelli erano
cresciuti di qualche centimetro. Ma era sempre lui. Il suo Hiro. Suo
nipote. E non poteva essere più fiera di lui in quel
momento.
Dopo tutta la sofferenza a cui era stato condannato, ora stava trovando
la forza per rialzarsi e andare avanti. A cosa fosse dovuta, non le era
dato di sapere. Ma poteva immaginare che dietro ci fosse lo zampino del
suo primo nipote.
Tadashi le mancava tanto, ma era sempre stato un'ancora per Hiro. E in
qualche modo, in quei giorni, lo aveva sentito un po' più
presente. Volse lo sguardo smeraldino al lucernario della caffetteria,
lasciando che i raggi del sole caldo la inondassero.
Era di nuovo una
bella giornata.
Quando Hiro riuscì a liberarsi della signora Matsuda, che
gli
faceva i complimenti per pizzicargli le guance, si recò
subito
al bancone a prendere gli altri ordini.
<< Zia Cass, ti va se... Ceniamo insieme stasera?
>>
La donna alzò lo sguardo su di lui, quasi come se volesse
accertarsi di aver sentito bene.
<< Sai, mi sono reso conto che ti ho un po' trascurata
e...
Bè, volevo rimediare... E poi, devo farti vedere una cosa!
>> Il suo solito sguardo innocente
era pieno di sincerità e Cass non potè fare a
meno di
sorridere a quella proposta.
<< Certo, tesoro. >>
<< Ali di pollo piccanti? >>
<< Ali di pollo piccanti. >>
Scoppiarono a ridere insieme, prima che Hiro si allontanasse con due
vassoi pieni di briochè alla crema e tre cappuccini al
cacao. La
giornata fu estenuante, ma mai come allora poterono permettersi di
ritirarsi nell'appartamento con il volto pieno di soddisfazione.
Entrambi si fecero una doccia e Cass si mise subito a cucinare.
<< Zia Cass. >>
<< Si, cosa c'è, tesoro? >>
<< Devo farti conoscere qualcuno. >>
La donna smise di tagliuzzare il limone e si asiugò le mani
sul
grembiule legato alla vite prima di volgere lo sguardo a Hiro, che la
attendeva pazientemente davanti al finestrone appena dopo le scale.
Rimase sorpresa di vedere accanto al nipote quello che sembrava un
grosso gonfiabile tutto bianco dal viso formato da due pupille nere
unite da una linea retta. Hiro sorrise orgoglioso.
<< Zia Cass, ti presento Baymax. >>
Il robot alzò una mano a mezz'aria e la mosse lentamente,
simulando un saluto. << Ciao, io sono
Baymax. >>
Cass avanzò qualche passo incerto, gli occhi smeraldini
erano
sgranati e le labbra leggermente socchiuse per la sorpresa. Non sapeva
perchè, ma c'era qualcosa di familiare in quel robot.
Poteva
sentirlo nel suo cuore, che cominciò a battere
più veloce
senza un motivo preciso.
<< Lui era... è
il progetto di robotica a cui Tadashi stava lavorando
ultimamente. >>
Non appena sentì il nome del nipote più grande,
l'emozione si impossessò di lei come una carezza velata dal
tempo. Le sue iridi brillarono come diamanti per le lacrime commosse
che si andarono formando mentre Hiro passava a illustrarle tutto il
tempo che Tadashi aveva speso per costruirlo. Quasi le
sembrò di
rivederlo, Tadashi, mentre sorridente e umile spiegava in cosa
consistesse quel suo progetto che aveva così teneramente
chiamato Baymax.
<< Un infermiere... Robot? >> Chiese
timidamente.
Hiro annuì, lasciando che un tenero dejavù
scorresse nella sua mente.
<< E non ha solo medicinali e caramelle tra i suoi
scomparti...
>> Il piccolo rivolse uno sguardo all'amico bianco e
questo,
battendo lentamente le sue palpebre meccaniche, si sporse un po' in
avanti, illuminando il pancione. Cass si avvicinò curiosa a
quello che sembrava un vero e proprio schermo olografico e quando i
vecchi video delle prove di Tadashi per costruirlo partirono, una
risata generata dal pianto riempì l'aria di casa. La voce
del
nipote riecheggiò eccitata, stanca, emozionata e felice tra
le
mura dell'appartamento rimasto silenzioso troppo a lungo.
<< Tadashi... >>
Hiro la abbracciò forte, lacrime silenziose scorrevano lungo
le
sue guance senza mascherare il sorriso felice mentre rivedeva suo
fratello ancora una volta. Cass lo strinse a sè, continuando
a
ridere felicemente.
Tadashi era lì.
Loro erano lì. Di nuovo tutti insieme.
(•—•)
La
domenica era ufficialmente il giorno in cui gli amici di Hiro
venivano a scroccargli la colazione al Lucky Cat Cafè. Ormai
era
diventata un'abitudine e il ragazzino ne approfittava per passare il
tempo insieme a loro.
<< Allora Hiro, Baymax come sta andando? >>
Chiese Wasabi, sorseggiando il suo tè verde.
<< E' come nuovo grazie al chip che mi ha lasciato. Mi ha
dato un
po' di grane quando ho provato a ricostruirlo, ma per fortuna adesso
è perfettamente funzionante. >>
<< Cavolo, tu sì che sei forte! Ci hai messo
solo tre
settimane! Tadashi ci ha impiegato mesi per finirlo! >>
L'eccitazione tipica da nerd di Fred conobbe una brusca interruzione da
parte di Gogo, che gli assestò un calcio negli stinchi. Ma
invece di rattristarsi per il ricordo del fratello, Hiro rise.
<< Lo so. Ci sono state sere in cui non rincasava
affatto. >>
<< Bè, l'importante è che adesso
lui sia di nuovo
con noi. >> Wasabi afferrò il suo
tè in bicchiere
di carta e lo sollevò, convincendo gli altri a fare lo
stesso.
<< A Baymax. >>
Brindarono con le rispettive bevande, trascorrendo il tempo a parlare
dell'università e delle imminenti feste natalizie. Ma non
riuscirono a nascondere i momenti passati a fare i supereroi per
acciuffare Callaghan. Per ognuno di loro, quei giorni erano stati a
loro modo fantastici e pieni di sorprese.
<< Credete che potremmo rifarlo? Sapete, non mi
dispiacerebbe
indossare di nuovo la mia tuta! >> Cinguettò
Honey Lemon,
mentre fotografava la sua cioccolata calda con i biscottini al burro.
Un silenzio impessionante calò nel gruppo di amici. Si
guardarono l'uno con l'altro, ogni sguardo racchiudeva domande e
pensieri che stavano stranamente ritornando a galla.
<< Eh, no. Insomma, è stato bello la prima
volta, ma
abbiamo già dato e non credo che sia il caso di
ricominciare.
>>
Cercò di tagliare corto Wasabi, ma sembrò non
avere alcun effetto.
<< No, un momento... Voi pensate davvero che...
>>
Il silenzio fu rotto soltanto dalle risatine eccitate di Fred che si
mordeva le labbra e stringeva i pugni come un bambino felice. Gogo e
Honey si scambiarono un sorriso di intesa e tutti si voltarono verso
Hiro.
<< Tu che ne pensi, genio? >>
Domandò Gogo, infilandosi in bocca una gomma da masticare
alla fragola.
Hiro si sentì sotto inchiesta, ma fu quasi sollevato nel
sentire di nuovo l'argomento. D'altra parte, la città di San
Fransokyo poteva aver bisogno di qualche eroe per essere al sicuro.
E Baymax era tornato, quindi...
<< Dovremmo procurarci un nome! La gente dovrà
pur
chiamarci in qualche modo! >> Esordì Fred con
sguardo
serio.
<< Ma... Fate sul serio? >>
Gridò Wasabi, incredulo.
<< Oh oh! Che ne dite de "I Supersonici di San Fransokyo"?
>> Esclamò Honey Lemon.
<< No, troppo lungo. Saranno già morti ancora
prima di riuscire a chiamarci. >> Tagliò corto
Gogo.
<< E se ci chiamassimo "I difensori dell'universo"?!
>>
<< Guarda che non ci chiamiamo Luke Skywalker.
>>
<< Tu cosa suggerisci, Hiro? >> Gli chiese
Honey Lemon, eccitata.
Hiro, dal canto suo, stava ragionando sulla stessa squadra.
Chi erano loro? Dei ragazzi appassionati di scienza, la cui arma era
l'intelletto e la passione. La passione li rendeva grandi. Ognuno di
loro era un eroe
della propria vita. Valorosi, determinati, coraggiosi.
Insieme, facevano la forza. Erano in sei.
<< Che ne dite di Big
Hero 6? >>
(•—•)
Le
sere di San Fransokyo erano insolitamente tranquille nel traffico
caotico della metropoli. Una tranquillità che trovava la sua
sorgente nell'adrenalina di sei guardiani che sorvegliavano la bellezza
della grande città, custodendo preziosamente la vita di ogni
singolo individuo che passeggiava per le strade, nei treni o nelle
automobili. Sfrecciavano come siluri tra le luci colorate dei grandi
schermi, fugaci come fantasmi e coraggiosi come angeli caduti dal
cielo.
La sicurezza delle persone, grate per i loro servigi e più
sicure nel loro futuro, dipendeva tutta da quei sei misteriosi
individui. Nessuno sapeva che, in realtà, questi giovanni
ribelli non erano partiti per fare i supereroi.
Ma a volte la vita non va secondo i piani.
Il loro capo, il più giovane del gruppo, aveva avuto un
fratello.
Costui, leale nel nome e nell'essere, avrebbe voluto aiutare le persone
di
tutto il mondo. E con la sua creazione, il ragazzo e i suoi amici
tennero fede a quella volontà.
Stringendo le spalle e aggrappandosi a Baymax, Hiro puntò
verso il cielo, volando un po' più in alto.
And live with me forever now
We pull the black out
curtains down
Just not for long, for
long
We could be
Immortals
Fall Out Boy - Immortals
_______________________________________________________________________________________________________
E
così, questo piccolo delirio è giunto al termine.
E lasciate che vi dica che sono veramente soddisfatta di quello che ne
è venuto fuori e in particolare anche dal discreto successo
che ha avuto. Bisogna ammetterlo, il fandom di Big Hero 6 è
più morto che vivo, e giuro che non avrei scommesso una lira
su questo esperimento. E' semplicemente bellissimo il fatto che, al
contrario di quanto mi aspettassi, ha ricevuto un buon successo e
critiche per lo più positive, e di questo vi ringrazio
tantissimo.
Ringrazio molto i lettori e i recensori che hanno trovato il tempo di
lasciare le loro considerazione quali fenris, Emmydreamer_love2004,
Emmet Brown e Marlena_Libby.
Alla prossima.
LittleBloodyGirl
|