E venne e
passò la primavera, o ciò che per essa passa a Skyrim. E fu l’estate, e
quindi
l’autunno ed infine, l’inverno: questo si ripeté per molte volte,
mentre le
generazioni dell’uomo si consumavano nello scorrere del tempo. La macina di Aedra e Daedra continuò a girare inesorabile,
così
come sempre ha fatto fin dall’inizio del mondo.
Per Lady
Volkihar però, direttrice del Collegio di Magia e Stregoneria di
Winterhold, tutto
questo non ha importanza: da tempo ha dimenticato il numero dei suoi
giorni.
Non solo: ha perduto perfino il loro ordine di magnitudine. Diecimila generazioni
potrebbero essere
passate dall’ultimo battito del suo cuore non morto o dieci, perfino
cento
volte tanto, e per lei non farebbe alcuna differenza…
Eppure un
cuore le è rimasto, e nella sua non vita Serana ha fatto tutto il
possibile per
riempirlo: ecco perché rimane ad insegnare magia ai mortali, ecco
perché
custodisce e diffonde il sapere che ha accumulato nelle epoche,
piuttosto che
ritirarsi fra le gelide nebbie del nord nel tetro maniero del suo clan,
dove il
sangue si spilla solo in calici d’argento. Forse è per questo che
ancora Serana
non riesce a far tacere un rimpianto: quello di aver abbandonato ad un
ignoto
destino il suo più straordinario amico, colui che i mortali onorano
come
Dovahkiin.
Molte volte Serana
si è chiesta se questa sua debolezza meritasse di essere coltivata
ancora, e se
fosse giusto usarla per definire sé stessa. I rimpianti degli immortali
dopotutto sono fonti di eterna sofferenza, piccoli o grandi che siano.
Serana se
lo è chiesto fino a quando ha compreso una verità incontestabile:
rinunciarvi
l’avrebbe diminuita. Lei conosce e ricorda molto bene la pazzia a cui
si può
giungere quando si nega il proprio passato, quando si indurisce il
cuore e si
tramutano i ricordi più dolci in puntali di ghiaccio…
E ha già
perso troppo di insostituibile per queste e altre simili ragioni da
voler percorrere
quella strada.
Per questo Serana
ha scelto di vivere: pur se il suo cuore non batte e il suo sangue non
scorre,
pur se può solo bere dalla caraffa rossa, mentre i suoi allievi e
colleghi si
ristorano da quella azzurra, Serana vive.
Perché questa antica signora dei vampiri ha ancora speranze, gioia,
sogni e
ricordi: perché desidera che i mortali ancora riescano a muovere il suo
animo.
A questo dono, che le è stato fatto da quel suo straordinario amico,
Serana non
vuole rinunciare… e per quanto la sua vera giovinezza (non l’apparenza
che
indossa) si sia spenta ere fa, Serana non ha ancora rinunciato alle sue
passioni.
***
“Nostro è il
sorridere al tuo ritorno... ma si preferirebbe che in mia assenza i
volumi
fossero lasciati al loro posto.”
“Buonasera
anche a te, Fronda che Danza.”
“Sera? È
così tardi da essere ormai mattina, Serana.”
“…Non me ne
ero resa conto.”
La donna
rettile sospirò lentamente scuotendo la testa, rinfoderando alla
cintura la
mazza di verdastro oricalco che aveva brandito entrando. Un’arma
quella, che i
bibliotecari del Collegio si tramandavano da alcune generazioni: dai
tempi del
sangue di drago per essere precisi, quando lo scranno e la
responsabilità di
difendere il sapere accumulato in quelle sale erano stati di uno
scontroso
orco. Fronda che Danza non era poi molto differente da quel suo
predecessore: a
passo lento, l’erede della tradizione per la generazione corrente si
sedette
pesantemente a fianco di Serana, facendo scricchiolare un poco le
vecchie e
stanche ossa con uno sbuffo soddisfatto.
“Non era mia
intenzione svegliarti.” si scusò la vampira, senza alzare lo sguardo
dalla
pergamena che stava finendo di vergare.
La brutta
copia di un testo su cui Serana doveva aver speso diverso tempo, come
testimoniavano le numerose cancellature e note ai margini, così come le
macchie
di inchiostro che si erano accumulate sulla punta delle sue pallide
dita.
Ancora però la vampira non sembrava capace di concluderlo e il passo
che stava
cercando di finire in quel momento in particolare doveva essere davvero
difficile, perché dalla mano di Serana la piuma stillava il suo
inchiostro
sulla pergamena senza che nulla fosse scritto. Uno spreco davvero poco
comune
tra le mura del Collegio:
“Agli Hist
piacendo, presto verrà il tempo di dormire più a lungo.” disse
semplicemente Fronda
che Danza, accendendo una fiamma nella sua mano e con quella un
lucignolo sul
tavolo.
I vampiri
vedono nella tenebra, ma Fronda che Danza conosce così bene la sua
biblioteca
da poter trovare ogni tomo al buio semplicemente sfiorandone le coste:
là,
orientarsi è semplice per lei.
Serana
sbatté le palpebre un paio di volte alla luce di quella candela, di
quegli
occhi che avevano l’intensità di un incendio: caratteristica che aveva
permesso
a Fronda che Danza di riconoscerla anche nella luce delle stelle che
filtrava
dall’alto rosone, posto subito fuori l’ingresso dalla sua amata
biblioteca.
“...Come è
stato il viaggio nelle terre del sud?” chiese l’argoniana, osservando
distrattamente i titoli dei volumi che Serana aveva impilato sul tavolo.
“Lungo e
monotono: Cyrodiil è fin troppo piena di sole, perché riesca a piacermi
quanto
Skyrim.”
“Eppure è
durato un mese più di quanto si sperasse.”
“…Non potrei
essere stata trattenuta?” chiese Serana posando la penna.
L’argoniana
rise sibilando roca di gola, buttando indietro la testa e scoprendo i
suoi
bianchi denti da coccodrillo.
“Tu?” chiese
tossendo e ridendo allo stesso tempo: “…E da chi lady Volkihar potrebbe
mai essere
trattenuta contro la sua volontà? Più facile sarebbe catturare il
vento.”
Serana si
concesse un piccolo sorriso:
“L’accoglienza
di sua maestà imperiale è difficile da rifiutare…” specie quando si
portano in
dono rari volumi mistici ed ermetici misteri: “…e potrebbe essere stata
chiesta
l’assistenza della direttrice del Collegio di Magia e Stregoneria di
Winterhold. In
via non ufficiale, ovviamente.”
“Ah! Gli
intrighi del sud.” comprese Fronda che Danza, scuotendo la testa ancora
adornata
di piume color fiamma nonostante l’età.
Per quanto
il verde delle sue scaglie fosse infatti ormai sbiadito, tanti erano
gli anni
che le erano trascorsi addosso, le piume di Fronda che Danza restavano
quasi
dello stesso colore degli occhi di Serana: una rara caratteristica tra
gli
Argoniani, che poco aveva a che fare col loro sesso. Era certo comunque
che
l’avesse aiutata nel suo incarico di bibliotecaria: a memoria d’uomo e
d’elfo,
nessuno allievo del Collegio aveva mai osato contrariare una seconda
volta la
donna rettile … e molti nemmeno una prima.
“Già… il Sinodo
resta fedele al suo nome. Se solo non fossero così invischiati nella
politica
di corte...”
“Si intende
invidiosi, si immagina.” sospirò Fronda che Danza, richiamando a sé una
bottiglia e un bicchiere con la magia.
“…Non è un
po’ presto per mettersi a bere, mia vecchia amica?”
“Non è per
me.” rispose l’Argoniana con una smorfia, stappando la bottiglia coi
denti e
riempiendo il bicchiere che spinse verso Serana.
Il troppo
ricco bouquet ferroso lasciò pochi dubbi sul suo contenuto:
“Che cos’è?”
chiese Serana dopo aver aspirato delicatamente: Fronda che Danza si
dedicava all’alchimia
come ad un passatempo, ma le interessavano più i distillati che i
filtri veri e
propri.
Nonostante
questo, al Collegio c’era la diceria, infondata per quanto ne sapesse
Serana,
che tingesse i suoi libri più preziosi col veleno per impedire a
qualcuno di consultarli
senza il suo permesso.. ma d’altro canto Serana, come tutti i non morti, era pur sempre immune a quasi tutti i veleni. Così come Fronda
che Danza del resto, essendo Argoniana:
“Due decimi
di vino di gigante, uno di linfa di spriggan e il resto vino di uomo.”
“Sangue, Fronda:
io bevo sangue.” la bibliotecaria però le rispose facendo spallucce:
“L’acino spremuto
si fa vino con abbastanza cura. L’uomo spremuto ne richiede solo molta
di più.”
“E quale
acino hai… spremuto per riempire
questa
bottiglia?” chiese Serana, osservando il colore di quel rosso in
trasparenza.
“Uno condannato
al Gelo.” rispose l’Argoniana senza vergogna: la prigione per i
criminali del
feudo, amministrata per tradizione dal Collegio attraverso l’impiego di
mistici
atronach.
Ed essendo
gli atronach demoni evocati dall’Oblivion, risultavano piuttosto
incorruttibili
e spietati verso i detenuti. Non che gli ospiti non lo meritassero,
s’intende:
“…Delizioso.”
ammise con un sospiro Serana dopo aver vuotato il calice: “Il sangue di
gigante
gli dona corpo, mentre la linfa di Spriggan dolcezza.”
“Si stava parlando
degli intrighi del sud, e
dei loro litigiosi partecipanti.” suggerì l’Argoniana dopo aver fatto
riposare
il silenzio, versando altro rosso alla sua più vecchia amica: la prima
volta
che si erano viste, Fronda che Danza non parlava ancora la lingua degli
uomini.
Ne avevano
fatta davvero molta di strada da allora:
“…L’antica
accusa è ancora insinuata?”
“Ovvero che ai
tempi del Sangue di Drago, in una rovina Dwemer dei membri del nostro
Collegio
abbiano ucciso degli inviati del Sinodo, per impossessarsi delle loro
ricerche?”
“Sì. O si è
almeno aggiunta l’originalità, alle loro menzogne?”
“In effetti
no.”
“Tsk.”
“ Puoi biasimarli?”
“…Non per le
loro mire: per i loro mezzi.” ammise seccata l’Argoniana.
La
collaborazione e la rivalità tra le istituzioni magiche erano cresciute
in
egual misura dalla fine della Seconda Guerra Elfica. In particolar
modo, il
Sinodo, una delle due istituzioni nata a Cyrodiil dopo lo scioglimento
della
Gilda dei Maghi, si era legata con ancor più forza alla corte
imperiale,
cercando di escludere il Collegio dei Sussurri, suo diretto rivale. La
loro
impostazione dogmatica sullo studio della magia però, e l’arroganza che
da
questa deriva, avevano accordato ben poche simpatie al Sinodo da parte
dell’ambiente
accademico. Al punto, che il suo nome era poco rispettato al di fuori
di
Cyrodiil, schernendola più come un’istituzione politica che accademica.
Il Collegio
di Winterhold, che invece poteva vantarsi della sua totale indipendenza
fin
dalla sua lontana fondazione, rappresentava quindi il naturale opposto
del
Sinodo: sia perché non c’era branca della magia che non venisse
studiata tra le
sue mura, negromanzia compresa, sia perché il Collegio promuoveva lo
scambio,
lo studio e la conservazione della conoscenza attraverso
l’insegnamento. La
rivalità restava molto accesa, sconfinando a volte in vera e propria
acrimonia:
non era un caso che molte copie dei tomi conservati nella biblioteca di
Winterhold venissero ormai liberamente scambiate con quelle del
Collegio dei
Sussurri, mentre il più delle volte il Sinodo dovesse chiederle in
prestito
alla biblioteca imperiale.
Era opinione
comune, sia nel Collegio di Winterhold che in quello dei Sussurri, che
non ci
fossero bassezze a cui il Sinodo potesse abbassarsi nella sua brama di
maggior
prestigio. A questo, il Sinodo ribatteva che la protervia dei due
Collegi
nell’indagare i misteri più oscuri dell’Oblivion e dell’architettura
tonale
Dwemer era folle almeno quanto le accuse che venivano mosse contro di
esso. E a
questo dibattito si aggiungeva spesso la voce dei Pilastri, ovvero il
grande
circolo di magia di Morrowind: nato dopo la Seconda guerra Elfica,
questa
giovane istituzione aveva come mandato quello di promuovere la
collaborazione e
lo scambio di idee tra i litigiosi circoli di maghi Dunmer più piccoli,
che
esistevano solitamente come “appendici” delle quattro grandi famiglie
Dunmer,
troppo spesso in faida tra loro. Per quanto però i Pilastri
accogliessero tra
le loro schiere anche membri di razze diverse da quella degli elfi
scuri, condividevano
con il Sinodo sia un’impostazione più elitaria nell’insegnamento della
magia,
sia un profondo legame con la politica tra regni: di conseguenza, due
volte su
tre concordavano con la posizione del Sinodo.
Da tutte
queste rivalità invece, l’ordine degli Psijic era riuscito fino a quel
momento
a restare lontano: di certo però il lontano ovest doveva essersi
chiesto più di
una volta se il suo isolamento favorisse davvero i suoi studi più
teoretici. I
loro equivalenti del nord, dell’est e del sud (dopo la Seconda Guerra
Elfica, il
Collegio dei Sussurri si era stanziato da qualche parte lungo il
confine tra
Cyrodiil ed Elsweyr) davano prova di una sincera vitalità che sembrava
mancare
al loro ordine: forse era anche per quello che gli Psijic avevano
deciso di
indire degli incontri tra tutte le quattro istituzioni di magia una
volta ogni
decade, con la funzione di ospite svolta a turno. Una tradizione che
era stata
rapidamente e felicemente adottata: è difficile che un mago si lasci
scappare
la possibilità di mettersi in mostra di fronte ai propri pari. Restano
tradizionalmente
una categoria orgogliosa, non importa la razza dalla quale provengano...
“…E dunque?”
chiese Fronda che Danza.
Serana
decise di soddisfare la curiosità della sua vecchia amica:
“Credevano
di aver trovato un manoscritto originale del tempo, con descritti gli
eventi
così come il Sinodo li ha sempre ricostruiti. Sua Maestà Imperiale ha
dovuto
richiedere il mio parere in qualità di esperta sull’autenticità del
testo in questione...”
“Si dica
pure in qualità di più esperta sui testi dell’epoca del Sangue di
Drago.” la
interruppe l’Argoniana.
“Solo
seconda dopo di te, amica mia.” le rispose Serana, mentre Fronda le
riempiva
nuovamente il bicchiere: non una vuota lode quella, se si pensa che la
vampira
aveva vissuto quegli anni.
“Più esperta
a disposizione, allora… E come si è potuta garantire l’imparzialità del
tuo
giudizio?” far esaminare da un membro del Collegio un testo che
potenzialmente
accusava la scuola di magia del nord era stata sicuramente una
situazione molto
delicata da risolvere, soprattutto per l’Imperatore, chiamato ad
arbitrare
quella scomoda contesa dal Sinodo.
L’esperienza
e la conoscenza diretta di lady Volkihar sull’argomento erano però
altrettanto
riconosciute: impossibile pensare di escluderla… o di non darle
l’occasione di
difendere il Collegio di cui era la direttrice.
“Mi hanno fatto
esaminare tutto il testo meno la parte incriminata. E con grande
dispiacere, ho
dovuto ammettere dopo molte ricerche che il testo era senza dubbio
autentico.”
“Mmhh… strano
che sia sfuggito alla nostra biblioteca. Non che questo sia garanzia
della
verità del contenuto.”
“Vero… con
grande piacere però, sono riuscita a identificare con altrettanta
certezza
l’autore e presentarne l’identità a sua maestà Imperiale, di fronte
alla
delegazione del Sinodo e del Concilio Anziano.”
“Ovvero?”
“…M’aiq il
Bugiardo.”
Questa
rivelazione provocò uno scoppio di risa sibilanti da parte della
Argoniana, la
somma della sua età e della sua origine, che non ebbe fine se non
quando Fronda
che Danza fu ridotta al pianto.
“Sha sha
sha… oh, l’umiliazione di cui si sono resi artefici…”
“Il ritardo nel
mio ritorno è stato dovuto all’invito di sua maestà a partecipare al
funerale
del mio equivalente al Sinodo, come rappresentante ufficiale del
Collegio di
Winterhold.”
“Il
decrepito Sethius Amladaris è morto?”
“…Suicidato.”
ammise con tono grave Serana, lasciando che un istante di silenzio si
allungasse tra loro.
E poi le due
amiche scoppiarono a ridere di nuovo.
***
Fronda che
Danza e Serana avevano continuato a parlare a lungo: abbastanza, da
permettere alla
luce del giorno di riempire il rosone e illuminare la biblioteca. Ormai
non
doveva mancare molto prima che anche il resto del Collegio finisse di
svegliarsi:
“…Comunque,
cosa si stava scrivendo nel buio della notte nella mia biblioteca?”
La non
risposta di Serana, il suo prendere un lungo sorso di sangue dal
calice, fu
rivelatore per l’Argoniana di fronte a lei: al punto che dopo aver
sbocconcellato un po’ delle sue acciughe salate, la colazione che
Fronda che
Danza aveva razziato dalle cucine assieme ad una tisana amara,
l’Argoniana
provò ancora.
“Molti libri
sono conservati in questa biblioteca: le voci di molti autori. Alcuni
non sono
nemmeno di questo mondo, come per la nostra Antica Pergamena. O come i
neri
tomi del Giardiniere degli Uomini, assieme al suo Oghma Infinium, tutti
troppo
pericolosi per non essere nascosti al mondo. In altri non si tratta
nemmeno di
questo mondo: la copia del Mysterium Xarses, o il De Peregrina
Oblivion. Altri,
benché di autori di questo mondo, posseggono un mistico potere e si
direbbe
quasi una volontà: L’illuminazione
di
Shalidor ad esempio, che sempre prova ad uccidere quando è letto.
Negli anni,
tutti i loro titoli sono stati impressi nella mia memoria: se qualcosa
di
importante è stata scritta, ed è meritevole di essere tramandata, prima
o poi
finisce tra questi scaffali, in attesa che la responsabilità di
custodirli
passi al mio successore. In questo luogo, di ogni autore si tramanda la
voce
senza pregiudizi… ogni voce sì, tranne che la tua.”
Di nuovo,
Serana non rispose, limitandosi ad un minuto sorriso:
“…Anche la
prima volta che ci incontrammo si stava scrivendo una pagina. Eppure,
non un
singolo frammento, non un foglio o un testo, nemmeno una nota di tuo
pugno è
conservata in questa biblioteca. Si sa, perché sono stati tutti
controllati a
proposito. Viene da chiedersi perché dunque è stato nascosto il libro
che la
tua mano continua a scrivere da secoli?”
“Una volta
non avresti avuto il coraggio di fare questa domanda.”
“Si sta
diventando troppo vecchi per essere ancora timidi.”
E Serana
dovette ammettere, osservando Fronda che Danza, che era dolorosamente
vero:
anche questa volta però, la vampira non avrebbe rivelato a quella
bibliotecaria
che non era la prima a farle quella domanda.
“…Ci sono libri che
non sono fatti per essere
letti, Fronda.”
“Eresie!”
sibilò la donna rettile.
“Si dice che
l’ignoranza sia una benedizione, amica mia. Ma non si racconta mai
quanto grave
e terribile sia il peso della conoscenza: quale terribile dannazione
possa
diventare. E quale responsabilità. Se fossi davvero immortale Fronda… ma anche se la mia vita, o
meglio non vita,
non conoscerà mai una fine naturale, io so di poter ancora morire. Per
questo
io ho trascritto e continuo a trascrivere ogni evento di cui sono e
sono stata
testimone e partecipe: per il rispetto che entrambe nutriamo verso la
verità. Compresa
quella che ho vissuto ai tempi del Sangue di Drago. Ma ciò che conosco,
la
Verità di quegli eventi, così come l’ho udita e vissuta, è in grado di
consegnare alla pazzia perfino la mente più coraggiosa: perché quasi
mai si
vuole conoscere davvero i sacrifici che sono stati necessari per
forgiare il
presente. Solo imporvi un giudizio.”
“I draghi…”
“Ai draghi non
importa: loro ricordano, ma senza giudicare. Che una cosa si prenda con
la
forza o la si conquisti con saggezza, per loro è la stessa cosa.
L’unico
elemento che cattura la loro attenzione è la volontà
di riuscire. E anche il mio vecchio amico era così, in più
di un modo. Siamo solo noi Fronda, che ci arroghiamo in diritto di
distogliere
lo sguardo di fronte ai limiti a cui la disperazione, o la necessità,
possono
condurre.”
“…Si deve
riconoscere la fondatezza dell’argomento.”
“E molto di
più. Quanto sei pronta ad accettare l’insignificanza che tutto può
avere? O la
transitorietà del valore che è dato agli imperi e ai popoli? Io conosco
questo
perché l’ho visto accadere. Insegnarlo è impossibile. E si deve viverlo
per
accettarlo.”
“…Ha almeno
un titolo ciò che la tua mano ha scritto?”
“È il libro
proibito: la mia più terribile creazione. Ma non è mai stato scritto:
incido
ogni pagina scritta su fogli d’ebano, così che sopravviva alla prova
del tempo.
Non cercarlo Fronda, perché non lo troverai: l’ho ben nascosto. Non
cercarlo,
perché se lo dovessi leggere, poi dovrei berti fino a lasciare di te
una
bottiglia vuota.”
E lo sguardo
che Fronda le rivolse, confermò a Serana che aveva fatto la scelta
giusta tutte
quelle generazioni fa, quando cominciò a scrivere e nascondere quelle
pagine: a
cosa serve la verità, quando porta solo disperazione a coloro che
condividono
con noi il cammino? La conoscenza e l’adorazione possono davvero
sostituire
l’amicizia?
Ancora una
volta, Serana fu certa di no.
Ben arrivati alla fine: spero che questa
one shot, pur nella sua brevità vi sia piaciuta: d'altro
canto però, continuare ad immaginare piccole scene come questa
successive alla fine della storia di Skyrim è qualcosa di
irrinunciabile per me. Non solo mi diverte, ma da un senso di
completezza ad un'avventura che altrimenti non ha mai una "vera" fine.
So bene però quanto questa one shot e l'universo in cui è
ambientata possa essere "personale": fatemi sapere cosa ne pensate. :)
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