Perfect
‘Cause
we were just kids when we fell in love
Not
knowing what it was
I
will not give you up this time
Darling,
just kiss me slow, your heart is all I own
And
in your eyes you're holding mine
L’enorme festone penzolava
dalla terrazza al
secondo piano, decorando l’intera facciata. Purin lo fissò quasi
incantata, un
bicchiere di champagne in mano, la testa piegata da un lato.
«Dieci anni dall’apertura
del Cafè,» lesse
ad alta voce, «Mi sento molto vecchia.»
«Pensa noi,» gemette
rumorosa Ichigo
«Avevo tredici anni quando ho iniziato a lavorare qua, ancora un anno e
arriverò al quarto di secolo!»
«Con ben sette mesi di
vantaggio, non ti
senti incredibilmente anziana?»
«Ahem.»
«Ma tu non invecchi,
onee-san, diventi
solo più bella. È ingiusto.»
«Purin, tu sei l’ultima che
può
lamentarsi.»
«Ve l’ho detto che dovreste
venire a fare
yoga tutti i giorni con me – sì, tranne te, Minto-chan, lo sappiamo.»
«Dovreste smetterla tutte
di lamentarvi, vecchiacce,» la voce
irriverente di
Taruto le raggiunse dall’uscio dell’entrata, le porte spalancate che
mostravano
l’interno festante del locale «Se non vi sbrigate finirà tutto il cibo,
dopo
non riuscirete più a contenere Ichigo.»
«Ah-ah, molto simpatico,
davvero. Quand’è
che dovete partire per due settimane per riportare i campioni di questo
mese?»
«C’è ancora tempo per
prenderti in giro,
megera.»
La rossa passò accanto al
ragazzo, ormai
di diverse spanne più alto di lei, e gli diede una giocosa spallata,
entrando
poi nel Café seguita dalle altre.
Purin si avvicinò
all’alieno, ammirando la
camicia estiva color burro che indossava e la maniera in cui gli
fasciava le
spalle larghe. Taruto le sorrise e le prese la mano, tirandola appena
più
vicina a lui.
«C’è davvero ancora tempo,»
la rassicurò a
bassa voce.
La bionda sorrise ed annuì,
i lunghi
capelli biondi che ondeggiarono sulle spalle: «Lo so. Abbiamo un sacco
di
tempo.»
Fecero tintinnare i calici
l’uno contro
l’altro e ciascuno prese un sorso, sorridendo sotto i baffi. Lei
avrebbe potuto
individuare al millisecondo il momento in cui aveva finalmente
incominciato a
sentirsi così bene: sette mesi prima, quando una certa astronave per i
legami
Terra-Gea era atterrata nel bosco lì vicino. Senza data di ritorno. E i
pezzi
del puzzle erano magicamente scivolati al loro posto senza nessuno
sforzo, e
questa volta era convinta che tutto sarebbe andato perfettamente.
«Vuoi tornare dentro, prima
che la
vecchiaccia dia l’addio finale ai viveri?»
«Guarda che Ichigo è ancora
capace di
stenderti.»
«Ah, dovrebbe solo
provarci! Le si
incriccherebbe solo la schiena. Non è una scimmietta come te.»
Purin rise, incrociò le
braccia dietro al
suo collo e, incurante come al solito delle persone attorno a loro e
della
sfumatura rossastra che le guance di lui avevano assunto, lo baciò
dolcemente.
La posa di Taruto si rilassò dopo qualche secondo, quando le appoggiò
una mano
sui fianchi e la tenne stretta.
Era da quando erano solo
bambini che aveva
immaginato come avrebbe potuto essere, ma quello era decisamente meglio
di ogni
fantasia. Era facile. Era giusto. Era Purin.
«Ora possiamo andare,»
cinguettò contenta
quando si staccò, come se niente fosse, aggiustandosi la corta gonna
bianca a
balze del vestito.
Taruto sbuffò divertito, la
riprese per
mano, e la condusse dentro al locale.
Baby, I'm
dancing in the dark with you between my arms
Barefoot on the
grass, listening to our favorite song
When you said
you looked a mess, I whispered underneath my breath
But you heard
it, darling, you look perfect tonight
Ichigo inciampò per l’entrata sul
retro,
soffocando prima un’imprecazione e poi una risatina carica d’alcol.
«Watch
your step, kitten.»
Lei alzò appena gli occhi
al cielo, si
aggrappò alla ringhiera e iniziò ad armeggiare con i laccetti dei
sandali col
tacco che indossava: «È colpa di questi maledetti affari,» borbottò,
«Io
l’avevo detto a Zakuro-san che erano troppo complicati.»
Ryo rise, scendendo di
qualche gradino
verso il giardino, le mani dentro le tasche del completo blu leggero:
«Conosco
ragazze, a New York, che ucciderebbero per quelle.»
«Be’, loro stanno uccidendo
me.»
Riuscì a togliersi le
scarpe con un
grugnito soddisfatto e uno strappo, e le tenne in mano mentre anche lei
scendeva
i gradini e poggiava i piedi nudi sull’erba fresca del giardino.
«Aaaah!
Molto meglio ora.»
Il biondo rise ancora,
scosse la testa:
«Se ti vedesse Minto…»
«Lo fa anche lei, cosa
credi,» replicò la
rossa, prendendo un sorso dal suo drink, «Non siamo tutte come le tue
mitiche
donne di Niuuuu Iooork.»
Lui la guardò con un
sopracciglio alzato,
le labbra appena piegate nel ricordo del sorriso di prima: «No, non lo
siete.»
Ichigo distolse veloce lo
sguardo,
fissandosi le dita dei piedi che spuntavano dall’orlo del vestito lungo
e che
si arricciavano soddisfatti contro l’erba.
Era incredibile, dopo tutto
quel tempo,
l’effetto che Shirogane potesse ancora avere su di lei. Oppure era
proprio
perché era passato così tanto che lui poteva farla sentire in quel
modo. In
quegli ultimi anni, lui e Keiichiro avevano continuato a fare avanti e
indietro
dagli Stati Uniti per tutta una nuova serie di progetti complicati che
le
facevano venire il mal di testa solo a pensarci, quindi i loro
rapporti, se pur
frequenti, non erano stati costanti. E tante cose erano cambiate, lui era cambiato. Ora sembrava sempre
così rilassati, così contento – non aveva avuto il coraggio di
chiedergli
perché. Aveva paura della risposta, perché solo stargli vicina… si
sentiva di
nuovo la tredicenne impacciata che aveva cercato di accantonare in
quegli anni.
Il loro rapporto si era
evoluto, maturato
proprio come loro due, ma lei era ancora in soggezione, per quanto
tempo
potessero passare insieme nei pochi giorni all’anno in cui lui si
tratteneva lì
a Tokyo. Shirogane sapeva sempre dove colpirla, stuzzicarla, ghignando
che nei doveri degli ottimi amici c’era anche
il
prendersi in giro quotidianamente.
Ichigo prese un altro sorso
e alzò la
testa, ondeggiò un po’ al ritmo della musica che usciva dal locale:
«Rimanete
un po’ almeno ora che è estate?»
Ryo annuì, le mani ancora
in tasca:
«Dipende da quanto riusciremo a fare da qua, se alcuni documenti
verranno
accettati via email, eccetera eccetera.»
Lei sbuffò: «Come siete
pesanti. Ma non ti
stanchi mai di vivere così lontano ed essere sempre serio?»
L’americano piegò la testa:
«Chi te lo
dice che sono serio?»
«Tu sei Ryo
Shirogane,» gli fece il verso lei «Vivi d’aria e di lavoro. E
di Star Wars.»
Lui rise di cuore e fece
qualche passo
verso di lei: «Such a witty, witty kitty
cat. Guarda che New York è la città che non dorme mai, c’è
sempre un sacco
di divertimento.»
«L’hai detto tu che non c’è
nessuna come
noi.»
Ryo scosse la testa,
divertito, e le tese
la mano: «Te la ricordi?»
Ichigo tese l’orecchio,
riconoscendo una
canzone che avevano ascoltato a ripetizione durante un viaggio in
macchina
verso la spiaggia, qualche anno prima: «Lo sai che non sono capace.»
Lui si strinse nelle
spalle: «E tu lo sai
che non mi importa.»
Ichigo prese un respiro e
poggiò il palmo
nel suo, il ronzio dell’alcol che si mischiava al batticuore nel farsi
stringere a lui, così tanto più di lei ora, mentre cominciavano a
dondolare più
sul posto che a ballare per davvero.
La mano destra di Ryo
riposava nell’incavo
della sua schiena, il pollice che l’accarezzava distratto, lui che
canticchiava
sottovoce parole che lei non ricordava. Poteva risentire il profumo
della
salsedine dai finestrini aperti, le risate di Purin nel sedile
posteriore, la
macchina di Kei che li affiancava scherzosamente. Il sorriso
compiaciuto del
biondo al volante, un ballo simile tanti anni prima…
Abbassò lo sguardo,
arrossendo tra sé e
sé, fissò l’orlo del vestito che si arricciava sotto ai suoi piedi,
sporcandosi
con l’erba umida e la terra.
«Sto rovinando l’abito,»
mormorò
dispiaciuta, la bocca secca «Sono proprio un pasticcio.»
Sentì la presa di Ryo farsi
appena più
forte, lui che scuoteva la testa contro di lei, e sussurrava: «You’re perfect.»
Ichigo perse un battito,
poi chiuse gli
occhi, e continuò a ballare.
When
I saw you in that dress, looking so beautiful
I
don't deserve this, darling, you look perfect tonight
«Credi che sarà la volta buona?»
Minto prese un sorso e
rimase voltata
verso Ichigo e Shirogane in giardino, appoggiata ad una parete. «Più
aspettano
e più crescono le mie vincite, non ho fretta.»
Kisshu ridacchiò
compiaciuto, accanto a
lei: «Sei perfida, cornacchietta.»
«Credevo di averti detto di
non chiamarmi
così.»
«Facciamo un’eccezione per
stasera, dai.»
La mora gli lanciò una
scorsa con la coda
dell’occhio, trovandolo a fissare quei due che continuavano a perdersi
in loro
stessi. «Shirogane
avrà una bella gatta
da pelare.»
L’alieno sbuffò divertito:
«Non vedo l’ora
di stappare lo champagne per quei due.»
Minto corrugò appena la
fronte, un accenno
di sorriso, ma prima che potesse rispondere, Kisshu si voltò del tutto
verso di
lei.
«Devo ammettere che questo
vestito è molto
sexy,» esclamò, un ghigno sfacciato in volto.
Lei si sentì arrossire, ma
alzò gli occhi
al cielo: «Dirti che è un Valentino vintage sarebbe l’esempio perfetto
di perle
ai porci.»
«Stavo cercando di farti un
complimento,
tortorella.»
«Hai bisogno di più
pratica.»
Una smorfia maliziosa si
disegnò sul suo
volto: «Ah sì?»
La ballerina gemette
esasperata e si voltò
dall’altra parte, verso la sala dove la festa stava ancora continuando.
Corrugò
la fronte preoccupata quando vide Zakuro di
nuovo impegnata in una fitta conversazione con quello
che si era presentato con gli Ikisatashi per quella
benedetta missione, e che pareva aver preso la modella troppo in
simpatia per i
suoi gusti. Kisshu seguì il suo sguardo, poi rise.
«Non devi preoccuparti,
Eyner è uno a
posto.»
«Detto da te, non è
comunque
rassicurante.»
L’alieno ghignò, poi con un
cenno indicò
la sala principale: «Forza, smettiamola di fare i guardoni, o ci
perderemo la
torta.»
Lei finì il suo bicchiere e
annuì,
incamminandosi davanti a lui. La folla, metà della quale era
sconosciuta anche
a lei, si stava radunando in cerchio nel mezzo del salone, lasciando lo
spazio
per l’enorme torta con decine di candeline scintillanti e un bel
“dieci”
piazzato in cima che Keiichiro stava portando fuori dalla cucina su un
carrello.
Minto fece per virare
decisa verso Zakuro,
ma la mano di Kisshu si chiuse leggera attorno al suo polso,
conducendola verso
l’altro lato del cerchio, vicino a Retasu.
La verde sorrise contenta
ai due nel
momento in cui le luci si spensero per far risplendere le scintille sul
dolce.
«Forza, venite qua!
Dobbiamo spegnere le
candeline!!» gridò estasiata Purin verso Ichigo e Ryo, che stavano
entrando
anch’essi.
Minto si scambiò
un’occhiata con l’amica
dai capelli rossi, che incastrò il braccio intorno al suo con un
sorriso
complice e la strinse mentre le cinque ragazze e i due americani si
facevano
più vicini alla torta. Lei alzò gli occhi al cielo, incrociò per un
ultimo
secondo lo sguardo di Kisshu, in prima fila insieme ai fratelli, poi
sorrise a
Keiichiro, che chiese loro: «Siete pronte?»
Loro annuirono poi, ridendo
e gridando
insieme agli invitati che esultavano applaudendo, soffiarono tutti
insieme.
You look perfect
tonight
§§§
Buonasera
fanciullezzeeeeee :D Come avevo temuto, il nuovo album di Ed Sheeran ha
fatto
subito il suo dovere, e questa
canzone
che DOVETE ascoltare ha
immediatamente fatto nascere questa cosa – che poi sia una schifezza, è
una
altra questione ^^’’’
Ho
“rubato” l’amorevole Eyner da Ria, come saprete, perché ormai è
difficile
scinderlo da Zakuro XD
Spero
di sentirvi presto!! Continuate a tifare per Ed Sheeran che qua ce n’è…
:D
Bacioni!
|