Fakebook

di Soul Mancini
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ReggaeFamily

Visions



Consiglio l'ascolto di questa canzone durante la lettura. Magari non c'entra niente, ma a me inquieta! Cliccate sul titolo per accedere direttamente al link di YouTube:

Equinoxe (pt. 4)

Buona lettura!!! ;)




Aspettate ragazzi, aspettate, non fatevi prendere dal panico!” esclamò Mark, mettendosi in piedi di fronte ai suoi amici, dando le spalle allo schermo del pc.

Come te lo spieghi? Stiamo combattendo contro un morto!” sibilò Nathan aggrottando la fronte.

Non è detto, c'è una spiegazione logica. Sapete quanto si sente parlare di profili facebook hackerati? Il tizio che ci sta giocando questi brutti scherzi potrebbe semplicemente aver utilizzato l'account di Anthony, dato che nessuno lo usava più da tempo” spiegò il chitarrista con una scrollata di spalle.

È un bastardo, impossessarsi del profilo di qualcuno che è venuto a mancare è un gesto di pessimo gusto!” commentò Jade, indignata.

Jee, queste cose capitano purtroppo.”

E noi come facciamo a capire se stiamo combattendo con una persona o con uno spettro?” intervenne Tom, ancora leggermente tremante per lo spavento preso. La sua razionalità e quegli eventi inquietanti non andavano d'accordo; riusciva sempre a dare una spiegazione logica a tutto e quando non aveva tutto sotto controllo veniva sopraffatto dall'agitazione.

Mmh, allora... dovrei innanzitutto risalire al luogo e al dispositivo da cui viene gestito il profilo. Nulla di più facile!”

E perché non l'hai fatto prima allora?” lo apostrofò la ragazza in tono irritato.

Perché con una pagina è più difficile” tagliò corto Mark, sedendosi nuovamente al suo posto.

Vedi di darti una calmata, Jade! Siamo tutti agitati, non sei l'unica!” si rivoltò Nathan.

Ma cosa vuoi?” sbottò lei, fulminandolo con un'occhiataccia.

Smettila di rispondere così e usare quel tono, il fatto che sei spaventata non ti dà il diritto di comportarti da stronza! E che cazzo, Mark si sta facendo in quattro per scoprire cosa sta succedendo e tu sai solo lamentarti!”

Nathan, fatti i cazzi tuoi! Mark non si è arrabbiato e tu comunque non sei il suo avvocato! Quello nervoso qui sei tu!” ringhiò Jade, incrociando le braccia al petto.

Io? Ma ti rendi conto di come mi stai rispondendo? Hai le tue cose per caso?”

Ma vaffanculo Nathan, ognuno ha il suo modo di reagire!”

Oh, insomma, la volete finire di gridarvi contro o volete far sapere a mezza America i fatti vostri? Sembrate due bambini dispettosi, ma quand'è che crescete? Tra l'altro le orecchie di Mark sono a un metro e mezzo da voi, non so quanto possa fargli piacere questo vostro squallido teatrino!” intervenne Tom, infastidito dal comportamento dei suoi amici.

Tu stai zitto, ne ho anche per te!” lo attaccò la ragazza.

Voi mi farete impazzire prima o poi... Jade, esci da qui e vai a prendere una boccata d'aria per calmarti. Non è proprio il momento per litigare” ordinò il batterista avvicinandosi agli altri.

Sì, è meglio se esco. Siete una mandria di idioti, non vi sopporto” concluse la cantante, avviandosi a passo di marcia verso l'uscio.

Oh, finalmente un po' di calma! Benissimo, ora cerco di rintracciare questo Keys o come diamine si chiama” affermò Mark e, come se nulla fosse, riprese a picchiettare sulla tastiera.

Gli altri due gli si accostarono, curiosi.

Cosa stai facendo adesso?” s'informò Tom.

Risalendo all'indirizzo IP.”

E cos'è?”

In parole povere, un codice collegato al dispositivo da cui il nostro amico hacker accede a internet.”

E a cosa serve?” domandò Nathan confuso.

A scoprire dove si trova l'hacker. Non è detto che funzioni, magari utilizza un dispositivo diverso ogni volta per non farsi rintracciare.”

Ma tu come fai a essere sempre così... tranquillo? Sembra quasi che non te ne importi niente di tutta questa storia” osservò il bassista, prendendo a camminare avanti e indietro.

Gli esperti di tecnologia, quelli bravi veramente, possono fare qualsiasi cosa: mandarci virus, proiettare immagini nei nostri schermi, farci credere di vedere cose che non ci sono, far impazzire cellulari e computer... ma a noi non possono fare tutto, il loro potere si ferma alla tecnologia. Quindi perché preoccuparci?”

La spiegazione del ragazzo effettivamente non faceva una piega ed ebbe anche il miracoloso effetto di tranquillizzare gli altri due.

Trascorsero circa due minuti di silenzio. Nathan, Mark e Tom cominciarono a chiedersi dove fosse finita Jade, ma nessuno espresse ad alta voce quel pensiero.

Uff, e adesso cos'è questa cosa?” sbuffò Mark, battendosi una mano sulla fronte.

Una finestra di internet... nera. Sembra quasi una videochiamata di Skype, ha la stessa grafica. Ma tu non hai Skype aperto, giusto?” disse Tom, esaminando con lo sguardo il nuovo dilemma della serata.

Certo che no! E ovviamente non si chiude. Non può essere una chiamata di Skype, la spia della videocamera è spenta.”

E quelli?” mormorò Nathan, fissando i suoi occhi in quelli bianchi e brillanti che erano apparsi nel buio di quella nuova finestra.

I tre trattennero il fiato e Tom indietreggiò con uno scatto, andando a sbattere contro il bracciolo della poltrona.

Gli occhi improvvisamente si mossero, come se la persona a cui appartenevano avesse inclinato la testa da un lato. Erano sbarrati, assurdamente grandi, e le ciglia non sbattevano mai; le iridi non avevano un colore indefinito, si fondevano con il nero delle pupille.

Quei due occhi guardavano davvero i ragazzi, sembravano volerli perforare con lo sguardo. E loro si sentivano incapaci di compiere qualsiasi movimento, paralizzati, congelati e saldati al pavimento.

D'un tratto un lampo di luce inondò il riquadro nero e solo per un istante al suo interno si delineò una figura umana, un volto deturpato da dei lividi o da delle ferite, con un rivolo scuro che sgorgava dalle labbra.

Gli occhi erano sempre lì, con la loro fissità.

Poi quella strana finestra scomparve e la schermata del computer tornò quella di prima.

E-era un... un...” balbettò Tom con gli occhi sgranati.

Era un fake, un fottuto fake. Avranno preso quell'immagine da un film per giocarci un brutto scherzo” affermò Nathan, più per convincere se stesso che gli altri.

Non capisco... secondo voi era un ragazzo o una ragazza? Voi l'avete notato? È durata solo un attimo...” farfugliò Mark, cercando di fare chiarezza. In realtà cominciava ad avere paura anche lui: quella faccenda non gli piaceva e aveva paura di perdere il controllo su ciò che stava accadendo. Tuttavia mascherava questo suo timore perché i suoi amici avevano bisogno di un punto di riferimento, qualcuno che fornisse loro una spiegazione e li tranquillizzasse in ogni momento, e a ricoprire quel ruolo era sempre stato lui.

Sentiva quegli occhi ancora addosso, come se si nascondessero dietro il suo computer.

Non sono riuscito a capirlo, comunque non credo serva a qualcosa saperlo” constatò Nathan.

E le ferite... cos'erano? Aveva delle cose scure, ma non ho visto se si trattava di lividi, tagli o...” rifletté il batterista, incrociando le braccia per nascondere il tremito delle mani.

Ustioni?” completò Mark al posto suo, ricollegando le ferite all'incendio in cui aveva perso la vita Anthony Keys.

Un grido proveniente dal piano di sotto interruppe la conversazione e fece sobbalzare i tre.

Jade.


Jade sentiva la rabbia montare dentro di sé, ma allo stesso tempo sapeva che quel nervosismo era dovuto esclusivamente all'ambigua situazione in cui lei e i suoi amici si erano cacciati. Non ce l'aveva con Nathan, il suo era stato solo uno sfogo.

Decise di uscire per fumare una sigaretta; si diresse verso la porta d'ingresso e, una volta all'aria aperta, armeggiò con accendino e pacchetto. Il fumo ebbe subito il suo effetto calmante e la ragazza credette di poter ragionare più lucidamente dopo aver aspirato le prime boccate.

Non aveva idea di che ore si fossero fatte. Constatò dal suo cellulare che mancava poco più di un quarto d'ora a mezzanotte; lei e il resto della band avrebbero dovuto concludere le indagini al più presto perché presto i genitori di Tom, fuori per una cena con amici, sarebbero rincasati.

Il suo telefono prese a vibrare dopo appena qualche secondo che lei l'aveva riposto in tasca. Lo afferrò nuovamente con la convinzione che uno dei ragazzi le avesse scritto un messaggio; invece si trattava di una notifica della chat di facebook.

Il suo cuore perse un battito quando lesse il nome del mittente: Mayanetsuradoki.

Le pagine non possono inviare messaggi ai profili, rifletté. Intanto esitava di fronte al messaggio ancora chiuso, indecisa se aprirlo o meno. Il cellulare aveva già dato dei problemi il giorno precedente, non voleva rischiare di installare qualche nuovo virus; tuttavia la curiosità era troppa e Jade non poté resistere.


Io mi sto divertendo, voi? È un bel gioco questo!


La ragazza aggrottò la fronte e decise di rispondere a quell'hacker che aveva finalmente deciso di palesarsi. Sarebbe dovuta salire dai suoi amici e consultarsi prima con loro, ma la sua impulsività le suggerì di proseguire subito quella conversazione.


Voglio sapere chi sei e cosa vuoi da noi.


Con calma, scoprirete tutto... forse. Non è detto che io voglia qualcosa da voi.


E allora perché ci hai preso di mira?


Intanto aveva spento la sigaretta e si accingeva a tornare in casa; l'ansia che le provocavano quei messaggi la spingeva ad accendersene subito un'altra, ma non le andava di stare là fuori al buio da sola.


Non lo so, mi sembrava una cosa divertente! Siete pronti a continuare il giochetto?

Salutami tanto il tuo amico nerd a cui piace fare il detective!


E tu che ne sai? Lasciaci in pace e noi lasceremo in pace te!


Jade si trovava nell'andito mentre digitava quel messaggio e stava proprio per imboccare la rampa di scale per tornare in soffitta, quando l'apparecchio che stringeva convulsamente tra le mani prese a vibrare insistentemente come fosse impazzito e il display divenne completamente bianco, di un bianco accecante capace di rischiarare la penombra della casa.

La ragazza cominciò a sentire una stretta attorno al collo, sempre più forte e pressante, che le toglieva il respiro sempre più; prese ad ansimare e boccheggiare in preda alla disperazione, l'aria le mancava e si dibatteva con gli occhi sgranati. Non sapeva spiegare cosa la stesse imprigionando, ma sentiva chiaramente il contatto di una corda sulla pelle del suo collo.

Jade cominciò a piangere. La stretta aumentava ogni secondo di più e lei sapeva che, se fosse andata avanti di questo passo, non avrebbe resistito ancora a lungo.

Un terrore cieco la assalì e lei scoppiò in lacrime, barcollando e urtando ciò che la circondava senza quasi rendersene conto. Il panico ormai si era impossessato di lei; si portava le mani al collo per cercare di allentare quella corda, ma le sue dita non afferravano nulla: la sua pelle in realtà era scoperta.

Quando ormai credeva di essere arrivata al suo limite di resistenza, un'immagine rischiarata da un'aura brillante esplose all'improvviso davanti ai suoi occhi: si trattava di un viso dai tratti appena accennati, come se fosse costituito da schizzi di carboncino, deturpato da enormi macchie scure dai margini sfumati. L'unica cosa ben delineata erano gli occhi sbarrati e neri, che davano l'impressione di avere vita propria.

Jade riuscì solo in quel momento a lanciare un grido carico di terrore. Incapace di osservare quel fotogramma, serrò gli occhi con tutta la sua forza.

Non seppe bene come accadde, ma si ritrovò distesa sul pavimento, inerme. Si rese conto di aver perso i sensi solo quando questi si riattivarono; sentiva il pavimento freddo e duro sotto il suo corpo, le voci dei suoi amici intrise di preoccupazione che si scambiavano battute frenetiche e una mano posata sulla sua spalla. Socchiuse gli occhi e la luce della lampadina accesa glieli ferì, impedendole di mettere subito a fuoco i volti dei tre ragazzi che le ronzavano attorno.

Jade, ci sei? Mi riconosci? Stai bene?” le domandò lentamente Mark, fissandola dritta negli occhi e ostentando una calma che di sicuro nemmeno lui possedeva in quel momento.

M-Mark... oddio, ho preso una botta in testa” biascicò lei in tutta risposta, portandosi una mano sulla tempia. Sentiva il battito di cuore pulsare fastidiosamente in essa.

Non so cosa sia successo, ti abbiamo sentito gridare e quando siamo arrivati eri svenuta” spiegò lui.

Jade, ci hai fatto prendere un colpo! Cosa diamine ti è saltato in mente?” intervenne Nathan, palesemente preoccupato.

Penso di dovervi raccontare qualcosa.” Detto questo la cantante degli Evil Hunters tentò con successo di mettersi seduta, nonostante la debolezza.

Mark le posò le mani sulle spalle per aiutarla a stare dritta e sostenerla. “Fai piano, non ti sforzare.”

Jee, oddio... come stai? Ecco l'acqua! Ti fa male qualcosa in particolare? Hai sbattuto? Ci conviene portarla sul divano, aiutatemi!” strepitò Tom, accorrendo con una bottiglietta d'acqua in mano e una grossa dose di preoccupazione.

Tra tutti lui era il più emotivo: se in molte situazioni poteva risultare impassibile, entrava subito in ansia quando capitava qualcosa a una persona cara.

Grazie Tom, grazie a tutti” disse la ragazza con riconoscenza, una volta preso posto sul divano. Sembrava essersi ripresa quasi del tutto ed era pronta a raccontare ciò che aveva vissuto.

Passò una mezz'ora in cui i ragazzi raccontarono ogni minimo dettaglio delle loro esperienze e cercarono un nesso tra tutti. Anche il batterista, inizialmente restio, raccontò della foto che gli era apparsa nello schermo del cellulare solo qualche ora prima.

Attribuirono tutto ciò che era logicamente spiegabile al lavoro del loro nemico informatico, mentre interpretarono il resto come semplice suggestione dettata dal coinvolgimento in quella faccenda. Erano pronti ad accettare di essere pazzi pur di escludere qualsiasi evento sovrannaturale.

Io non ho voglia di lottare contro un idiota che ci vuole spaventare” affermò Mark con convinzione.

Fa tanto lo spiritoso dietro uno schermo, ma che farebbe se lo andassimo a trovare?” saltò su Nathan con fervore.

Tom e Mark si scambiarono un'occhiata complice: stavano pensando la stessa cosa.

Allora andiamo a trovarlo!” propose Jade, dando voce all'idea di tutti.

D'accordo, devo fare solo un'ultima indagine per capire dove si trova esattamente questo tizio e poi si parte! Tenetevi pronti per domani, dobbiamo assolutamente farlo in questo weekend!” concluse il chitarrista, passandosi una mano tra i capelli scompigliati.

Era l'unità a dare loro la forza. Rassicurarsi a vicenda era l'unico modo per restare in piedi in mezzo a una battaglia che non erano certi di poter vincere.







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