Ciò che mi rimane di te

di Windstorm96
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Nick: Windstorm96
Originale
Contesto: indefinito
Coppia: slash
Rating: giallo
Avvertimenti/note: tematiche delicate
Citazione: Le parole più belle sono spesso quelle non dette, quelle che naufragano nei silenzi – John Keats.
Note dell’autore: Una breve flash che parla dello stretto rapporto che esiste tra amore e depressione, su come il primo, in qualsiasi sua forma, possa essere in grado di squarciare l’oscurità che a volte sembra soffocarci. Vuole anche far riflettere sul potere delle parole nei momenti bui; il silenzio spesso porta la pace negli animi lieti, ma può allo stesso tempo costituire un peso inimmaginabile per chi vaga sperduto nelle tenebre della propria mente.
 
 
 
Sembra la notte più scura che io abbia mai vissuto.
Il cielo nuvoloso, sporcato da disgustose scie grigie che macchiano il nero profondo, è perforato da una luna piccola piccola, distante; sembra volersi allontanare anch’essa da questo mondo grottescamente assurdo.
I grilli sono rumorosi stanotte. Innalzano nel buio la loro incessante e monotona nenia, uno sciame di preghiere forse che non verranno mai esaudite.
Tu adoravi questi momenti.
Fin da quando ho memoria, le notti d’estate hanno sempre avuto per me il tuo profumo.
Ti saresti disteso sull’erba qui accanto a me, a contemplare il cielo con negli occhi la luce di un bambino. E io mi sarei sdraiato con te, osservandoti di nascosto e sognando ciò che non ho mai avuto il coraggio di fare.
Proprio come allora.
Non una sola parola disturbava il frinire dei grilli. Erano incontri silenziosi i nostri, fatti di parole non dette e sospiri che si perdevano nella notte. Eppure non c’è melodia che abbia udito più dolce di quei nostri silenzi, preziosi frammenti di pace in una vita caotica di adolescenti.
A cosa pensavi mentre i tuoi occhi vagavano per l’ampio cielo stellato? Me lo chiedevo ogni volta, scrutando la tua sagoma scura. Forse nel tuo animo si agitavano domande di stampo antico, immutabile, forse semplicemente contemplavi il nero della notte. O forse, celati dietro a quell’illusione di tranquillità, altri pensieri ancora più oscuri si diffondevano come un cancro che ti avrebbe lentamente divorato, pensieri del grigio di una giornata d’inverno macchiato da un tiepido fiotto scarlatto.
Io non potevo saperlo, allora, ed ero felice.
Di fronte a quell’immensità destabilizzante che mi toglieva ogni punto di riferimento trasmettendomi un pericoloso senso di vertigine, la mia ancora di salvezza eri tu. Eri al mio fianco, percepivo il tuo quieto respiro nell’oscurità, stupidamente convinto che saresti sempre rimasto insieme a me.
Mai avrei pensato che un giorno mi avresti lasciato da solo ad osservare le stelle. Sembrano diminuite di numero anch’esse, tremuli puntini insignificanti senza più un’anima.
Gli anni passano, ma il mio ricordo di te riaffiora vivido ogniqualvolta chiudo gli occhi, memorie preziose che serbo gelosamente nel cuore e atroci incubi che mi colmano l’animo di rimpianto.
Se solo avessi saputo... forse ti avrei rivelato ogni cosa.
Avrei potuto salvarti da te stesso, se avessi creduto un po’ più in me, nel valore di quelle parole mai confessate? Avrebbero potuto forse spazzare via quella tristezza troppo ingombrante che mi hai sempre tenuto nascosta?
Le parole più belle sono spesso quelle non dette, quelle che naufragano nei silenzi…
Ma ora solo la notte mi rimane di te, e il frinire dei grilli non mi è mai sembrato tanto assordante.




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