Odyssey in the Wasteland

di Snow_Elk
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Odissey in the Wasteland
Amazing-Fallout-Wallpaper-HD
Capitolo XV- Ciò che le bombe non hanno distrutto.

 
Note dell'Autore: E' passato un bel pò dall'ultima volta, vero? Già, ma sia io che Madame siamo stati presissimi dall'Università ( la sessione invernale è un bel suicidio, ogni santa volta ) e da altre questioni personali, ma non ci siamo di voi, della storia, né tantomeno di Jeff e Dave. I nostri "eroi" sono ancora rinchiusi nelle profondita del Twin Sisters Den, a leccarsi le ferite e a riprendersi dagli ultimi avvenimenti che li hanno sconvolti. Ma qualcosa sta cambiando, forse rivedranno presto la luce del sole? Scopritelo, ma attenti alle radizioni... e alle emozioni.
Buona lettura!

Snow & Madame


Jeff Callaghan

Twin Sisters Den                                                                             7 Settembre 2275


Aveva ancora l’ultimo discorso di Dave, quella sorta di confessione, che gli ronzava nelle orecchie come un vociferio costante e indistinto. Andava avanti fin da quando si era coricato di nuovo, dopo il siparietto della guardia ubriaca.
Quei ricordi erano leggermenti sfocati e confusi, a causa dell’alcool, ma ricordava fin troppo bene le parole della ragazza, il suo tono della voce, tutto: la voce le era vibrata per tutto il tempo, smossa da qualche istante di incertezza, di paura nel tirar fuori quella confessione, tutti sintomi di una dannata sincerità.
L’intero discorso era ruotato intorno a ciò che lei provava nei suoi confronti, qualcosa di cui aveva paura, qualcosa che temeva potesse rovinare il loro rapporto e da perfetta predatrice era estranea a questo genere di situazioni.

L’apparizione e la successiva morte di Lucy non erano state una doccia fredda e un colpo al cuore solo per lui, no, anche Dave consapevole o meno ne era caduta vittima perché direttamente collegata a lui.
Con i postumi della sbronza che ormai si andavano affievolendo e grazie alle ore di sonno che si era auto imposto di fare tutto iniziava ad essere più chiaro, i vari tasselli di quell’immenso puzzle cominciavano a riunificarsi come tante piccole formiche su uno sfondo bianco.
Lucy, Dave, lui, le Twin Sisters, L’Enclave. Era tutto collegato allo stesso modo di come non lo era, o più semplicemente le prime quattro cose era all’interno della quinta, come serie di eventi e conseguenze.
Ma cosa più importante, la sua coscienza gli imponeva ora di capire che la donna che l’aveva tentato di uccidere e che lui stesso successivamente aveva ucciso non era più la donna che aveva amato, ma un mero e quanto triste fantasma di ciò che un tempo era stata sua moglie.

Lucille era morta quel giorno, due anni fa, tra le rovine sgretolate dell’ospedale di Nostra Signora della Speranza, insieme ad una parte di lui, e quel capitolo della sua vita era stato chiuso sì, ma la parola “fine” l’aveva scavata nelle propria memoria solo un giorno prima.
L’incomprensione, lo stupore, la rabbia, e infine il dolore del vuoto, era stato tutto un percorso già impostato dalla mente e necessario per lasciarsi alle spalle qualcosa che non sarebbe più tornato.

La zona contaminata non perdona, non prova pietà, soprattutto per chi vive nel passato. Non sarebbe andato oltre, doveva tornare a vivere nel presente, nel polveroso e radioattivo presente, anche in quel frangente.
E inconsapevolmente c’era qualcuno che poteva farlo tornare a vivere in quel senso e che lo volesse ammettere o meno a se stesso era proprio in quella stanza con lui: Dave.
Aprì gli occhi e si guardò intorno: era ancora in quella stanza/cella ben arredata e intorno a lui c’erano ancora i segni della sfuriata che aveva  avuto dopo aver bevuto. Dave si era assopita sul letto dall’altra parte della stanza, il suo respiro era talmente lievo e basso che quasi non si udiva. 
Si massaggio per alcuni secondi le tempie, un vizio che aveva preso e che ripeteva dopo ogni sbronza da che ne aveva memoria, e ripreso l’equilibrio dopo l’iniziale smarrimento si avvicinò con cautela verso la ragazza che stava ancora dormendo.
Si accomodò sul materasso accanto a lei e si piegò quel tanto che bastava per sfiorarle le labbra con un bacio. 
Una parte del suo cervello gli aveva appena urlato “Che diavolo stai facendo?”, ma in cuor suo sapeva che, dopo tutto quello che era successo, dopo tutto quello strazio, era l’unica cosa da fare.

La ragazza inizialmente sembrò non notare quel gesto, ma poco dopo le sue labbra si mossero, ricambiando il bacio e infine le palpebre si aprirono lasciando agli occhi la possibilità di far luce su ciò che stava accadendo.
Dave sgranò gli occhi e si staccò leggermente da lui:
- Jeff! – esclamò stupita – Io, non, io...- balbettò non riuscendo a trovare le parole giuste, ancora in balia delle braccia di Morfeo e della confusione. Si tirò in piedi, senza neanche sapere il perché, e tornò a fissarlo con quello sguardo di incomprensione e stupore
- Basta parole, Dave, basta... – rispose lui, riprendendo a baciarla, stringendola a sé come se dovesse proteggerla dal peggiore dei mali, da un altro olocausto nucleare.
La predatrice sembrò prima oppore una leggerezza resistenza, attua più che altro a rallentare l’inesorabile voragine in cui entrambi stavano per precipitare, per poi cedere sempre più velocemente.
La spinse contro il muro, continuando a baciarla, a cercare con gola le sue labbra, la sua lingua, il suo collo, mentre le mani iniziavano ad esplorare quel giovane corpo già segnato dalle wastelands, bramandone ogni singolo centimetro.
La ragazza iniziò a gemere, non riuscendo più a trattenersi e questo non fece altro che accrescere il suo desiderio: ormai un velo oscuro era scivolato su tutto ciò che era stato fino ad allora, impedendo di vedere cosa si celava oltre,  lasciando spazio al presente, a qualcosa di nuovo, di sconosciuto e incotrollabile.

Sganciò i fermi dell’armatura, facendola cadere a terra con un tonfo sordo,e le sue mani si spinsero prima sulle spalle, poi sempre più in basso, arrivando fino al seno e la ragazza prima rabbrividì per il contatto, poi riprese a gemere.
La mano  sinistra si strinse conto la parte sinistra del seno e Dave emise un piccolo urlo di piacere, spingendolo ancor più contro di sé, mentre la mano destra scivolava nell’inguine, spingendosi fino all’estremo, fino a sentire la ragazza tremare e bloccare la bocca con le mani per non attirare le guardie con quelle note di lussurria.
Continuò a riversare baci su tutto il suo corpo, celando tra di essi alcuni morsi, mentre la mano destra si insinuava sempre di più dentro di lei, e ogni movimento che faceva era accompagnato da un gemito.
Nessuno due parlava, non c’era bisogno di parlare, sapevano entrambi che cosa stavano facendo, sapevano entrambi che in cuor loro avevano desiderato quel momento, che erano incuranti di tutto ciò che li circondava e delle conseguenze che avrebbe portato. In quel momento non importava nulla.
La bloccò ancor di più contro il muro, poteva sentire il seno premergli contro il petto, le gambe scivolare contro le sue, il suo respiro sul collo, un respiro affannato e spezzato dal piacere.

Rimasero l’uno contro l’altro, schiacciati contro quel muro, per una frazione di tempo indefinita, continuando a bramarsi a vicenda, in una sfida infinita a chi dimostrava più lussurria e gola di possessione.
Le mani della ragazza presero ad esplorare il suo corpo e non oppose resistenza, finché non gli fecero levar via la parte superiore della divisa, lasciandolo a petto nudo: le dita della ragazza seguirono  le linee seghettate delle varie cicatrici che solcavano il suo corpo, iniettandogli una strana sensazione attraverso le vene, in tutto il corpo.
L’Afferrò dalla vita e la ragazza istintivamente si avvinghiò a lui, incrociando le gambe dietro la sua schiena e in quella posizione si avviò verso il letto più vicino, lasciandola cadere sul materasso.
Rimase per alcuni secondi ad osservare quel corpo che sembrava così fragile,eppure sapeva perfettamente di cosa fosse capace.
Dave lo fissò con due occhi enormi, ormai anch’essa preda di un desiderio che non aveva né volto né nome. Ricambiò quello sguardo, accarezzandola ancora un pò prima di denudarla completamente.

Giunto al limite della propria resistenza scivolò anche lui nel letto e la face sua con quanta foga e rabbia poteva avere in corpo: già, rabbia, mista ad altre decine di sensazioni ed emozioni, a quel desiderio inconcepibile che solo il sesso può trasmetterti.
I loro corpi si unirono, spinti uno contro l’altro, tra gemiti, sussurri sconnessi e respiri affannati, tremando e ansimando al tempo stesso.
In quel momento tutto era scomparso come inghiottito dall’oscurità: l’Enclave e i suoi esperimenti, il blowout e i suoi orrori, le Twin Sisters e le la loro follia. Perfino i mercenari e Reilly stessa sembravano solo un ricordo lontano.
Preda e predatore di quel peccato pieno di redenzione per quel lasso di tempo il suo mondo sarebbe iniziato e finito in quella stessa cella, la sua vita sarebbe esplosa tra le sue braccia. 
Un altro urlo si perse nei corridoi bui di quel luogo, unica prova di qualcosa che nemmeno le bombe erano riuscite a distruggere.


Dave Campbell

Twin Sister’s Den.                                                                                                         7 Settembre 2275




Dave non riusciva quasi a realizzare tutto ciò che era successo, Jeff era sopra di lei, la sua testa sul suo seno, respirava ancora affannosamente, guardava il suo petto alzarsi e abbassarsi, imperlato di sudore alla fievole luce dell’unica lampada ad olio che illuminava malamente la stanza.
Si era concessa a lui, aveva pensato di poterlo fare già quando erano nella cella, aveva pensato che sarebbe potuto succedere ma poi le circostanze li avevano allontanati e tutto le era sembrato così stupido e insensato.
Invece lui era lì, su di lei, nessuno dei due parlava, ma in una situazione del genere a cosa serviva parlare? Cosa si sarebbero detti poi? Dave si sentiva come la mattina dopo una sbronza, in cui realizzi ciò che hai fatto da ubriaco e ti rendi conto che in quel momento sembrava la cosa migliore del mondo ma ha portato delle conseguenze e quando ti riprendi provi solo imbarazzo.

La mano di Jeff le sfiorò lentamente la gamba, il brivido che le procurò sciolse tutti i pensieri come una nuvola di fumo che si disperde nell’aria.
Prese così la testa del mercenario fra le mani e lentamente lo portó verso di se stampandogli un lungo bacio.

Quando si separarono Jeff la guardó con occhi diversi da come era stato nei giorni precedenti, che fosse cambiato qualcosa in lui? Sicuramente era così, il Jeff di prima non si sarebbe comportato in questo modo, sarebbe rimasto saldo sui suoi principi e forse non l’avrebbe neanche sfiorata.
Ma così non era successo, l’aveva presa con foga e senza badare alle conseguenze e le era piaciuto, cazzo se le era piaciuto, era diverso da ciò a cui era abituata,non era come i ghoul del Museo di Storia, con la pelle viscida e i ruggiti da animale, non era neanche come gli altri predatori suoi compagni, crudeli e affamati ai quali piaceva farla soffrire, con un sadismo tale che a Dave era sembrato per lungo periodo la normalità.
Lui no, lui era diverso, era stato…umano? Il modo in cui lui si era comportato con lei era stato completamente diverso, si era sentita forse per la prima volta al sicuro, per la prima volta come in una cosa sola con la persona che era con lei, non due entitá separate che si trovano a saziarsi l’uno dell’altro per necessitá, ma una stessa entitá che attinge energia da se stessa.
Non l’aveva aggredita,anzi l’aveva accompagnata quasi per mano, come a dirle:” è una stronzata farlo qui, ma è una stronzata che si fa in due.” 

“A cosa pensi?” Jeff si rivolse a lei all’improvviso facendola quasi trasalire.
“Ehm… boh non saprei, a niente, lasciami in pace ” rispose fredda,voleva che i suoi pensieri rimanessero solo suoi, spiegarglielo non solo l’avrebbe messa in imbarazzo ma le sembrava come se, dicendoli a voce avrebbero perso di significato.
Jeff le spostó una ciocca di capelli dietro l’orecchio e continuó: 
“Davvero, Dave che cosa hai? Sembri…preoccupata?”

Dave lo spinse via e scattó in piedi:” Ti ho detto niente!” Ripeté con voce ferma. Perché si comportava cosí? Perché riusciva sempre a rovinare ogni cosa?

Jeff era seduto sul letto e la fissava come un cane che non capisce perché il padrone lo rimprovera.
Lei era in piedi ancora nuda, rossa in viso. Doveva cercare l’armatura, e così come niente fosse distolse lo sguardo dal mercenario e si mise a cercarla.
Poi lo sentí alzarsi e dirigersi verso di lei, il passo sicuro, l’afferró per le braccia e le sibiló :” Ma che cazzo ti prende? Cosa ti passa per la testa??Non ti permetto di trattarmi così, sei acida e lo sei senza una motivazione e io non lo accetto.”
Dave abbassó lo sguardo, imbarazzata, il mercenario la prese per un braccio e la trascinó nuovamente sul materasso, le bloccó le braccia sopra la testa con una mano e si avventó su di lei, baciandola con rabbia.

Dave rabbrividí, perché quell’uomo le faceva questo effetto? Non riusciva a stargli lontano, a evitarlo, perfino trattarlo male ,che era la cosa che meglio sapeva fare, le risultava difficile.
Il mercenario la sovrastava, vedere il suo corpo in tensione sopra di lei la faceva andare in fiamme, come se un fuoco le ardesse la pelle.
Rimase lí sotto di lui ferma, le gambe leggermente schiuse e sentiva gli occhi lucidi, lo voleva, lo voleva ancora.
Jeff con la mano libera le sfiorò il collo, poi scese sul seno e proseguí lungo la pancia fino a fermarsi sul monte di Venere.
Dave gemette piano e le labbra del mercenario si aprirono in un sorriso che brillava di una luce sadica.

Un rumore sordo.
Delle voci.

La porta della stanza in cui erano chiusi si aprí di botto.
Jeff scattó in piedi e cosí fece anche Dave rossa di imbarazzo, coprendosi al meglio che poteva.
Sulla soglia della porta c’era una donna, la stessa donna che li aveva accompagnati alla cella appena erano giunti in quel posto dimenticato da Dio.
Scoppió in una fragorosa risata guardandoli:” Bene bene, voi due proprio non riuscite a stare lontani l’uno dall’altra, in ogni caso le Twin Sister desiderano vedervi, vi aspettano nella sala principale e io sono qui per accompagnarvi da loro”

“Cos’altro vogliono da noi, cosa ci vogliono fare ancora??” La voce di Dave era aggressiva, come al solito.

“Intanto rivestiti, ti prego, non ho alcuna intenzione di stare qui a fissare le tue grazie ancora a lungo, in ogni caso non lo so, non sono informata a riguardo, ve la vedrete voi.” rispose la donna.

“Siete degli animali, fateci uscire da qui il prima possibile non ho alcuna cazzo di intenzione di passare la mia vita a servire due psicopatiche, assecondando i loro desideri!” Dave stava iniziando veramente ad innervosirsi, tremava e sbuffava.
Jeff le mise una mano sulla spalla, le si avvicinò e le sussurrò:” Ti prego Dave calmati, ora vestiti, e seguiamola o preferisci restare chiusa in questo buco senza possibilità di andartene? Fallo per me”

Dave sospiró, annuí e prese la sua armatura da sotto al letto iniziando ad allacciarla pezzo per pezzo e lo stesso fece Jeff, il tutto sotto lo sguardo attento della donna.

Quando li portarono fuori dalla stanza Dave inizió davvero ad avere paura, chissà che cosa potevano volere ancora da loro? Fargli ancora del male? Torturarli? Dave si stava rimproverando per aver perso così tanto tempo in quel buco, avevano ancora molto da scoprire e da capire, la fuori imperversava il caos, il blowout, le bestie orribili e l’Enclave poi, non sapevano cosa quelle menti che erano riuscite a partorire dei Deathclaw ammaestrati riuscissero ancora a concepire, ma di certo non era niente di buono.

Percorsero un lungo corridoio illuminato da lampade ad olio, il suono dei loro passi echeggiava rendendo l’atmosfera se possibile ancora più spettrale.
Passarono sotto una sorta di arco di pietra e si ritrovarono poi nella sala centrale dove le Twin Sister li aspettavano sedute sui loro troni, gli stessi su cui li avevamo accolti la prima volta che si erano visti.
La stanza sembrava più illuminata del solito, due guardie in piedi di fianco al loro trono, impettite che guardavano un punto impreciso alle loro spalle.
“Ed eccoci qui, avete riposato bene?” Chiese Gwen.




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