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di steffirah
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1



 
“Un nome è necessario per distinguere un individuo da un altro. Ma cosa succede nel momento in cui incontri il tuo omonimo?”

Le parole dell'insegnante si ripetevano nella sua mente, come un disco rotto. Intonavano una ninna nanna, cullandola verso il regno dei sogni.
“Cosa succede?”, si chiedeva. “Perdi la tua individualità?”
Eppure esistevano così tante persone con il medesimo nome…
Che queste persone fossero tutte legate l’una all’altra da un filo invisibile?
Si sforzava di non pensare, ma la sua mente correva verso quella questione, cui ben presto si abbandonò. Il suo respiro divenne regolare, e il suo corpo si fece leggero, come una piuma. Volava in alto, sempre più in alto, verso l'infinito. Non c'erano limiti, né barriere, né confini; non c'era un orizzonte, né c'era una fine dove tutto era possibile. Guardò il mondo e pareva piccolissimo da lassù. Un globo rosa, circondato da vortici, schegge di petali, una rete di cuori. Uno di questi le passò sotto il naso e li riconobbe: ciliegi. Sorvolò quel tappeto rosato, osservandolo da diverse prospettive, quando un suono la sorprese. Si era abituata alla quiete, alla pace più assoluta di quel posto, eppure non ne era infastidita.
Sbatté le ampie ali bianche per scendere, con la speranza di poter risentirla, quella breve breccia nel muro del silenzio. Accostò l'orecchio al vento e riuscì a riconoscerlo: un ululato. Alzò lo sguardo al cielo, cercando la luna, ma il suo corpo, il suo mondo, erano sormontati da un buco nero. Improvvisamente spaventata scese in picchiata, sbattendo le ali alla velocità di un colibrì, e atterrò morbidamente sul suolo. I suoi piedi sprofondarono in un letto di petali e si guardò attorno, incuriosita. Il vento accarezzava le sue piume, arruffandogliele, mentre procedeva in direzione di quel suono. Quando lo raggiunse vide, sotto un maestoso albero di ciliegio, un cucciolo di lupo.
Ululava, cantava, guaiva tristemente, il muso rivolto all'insù, gli occhi marroni lucidi come cristalli. Sul dorso, nella folta pelliccia, sbucavano due piccole paia di ali bianche, candide, come le sue.
Avrebbe voluto avvicinarsi, ma qualcosa glielo impediva, e quando il cucciolo si voltò e la vide, ella si svegliò, specchiandosi nel suo sguardo.




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