Paura e Coraggio

di ImperioMagicum
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Cap 17:

La Città della Fuliggine

Sotto le linee ferroviarie vi era una gran puzza di fumo, olio di motore e... altri profumi che facevano intendere la presenza di tanti animali selvatici e pochi servizi sanitari. Una sconfinata landa di baracche di lamiere formava quella che era la casa dei veri abitanti di Kommertsiya: le famiglie dei magazzinieri, degli spazzini e di alcuni ferrovieri, ossia coloro che permettevano a tutto il polo commerciale di funzionare a pieno regime.

Dietro alla bella facciata presentata agli acquirenti, si ergeva una baraccopoli di lamiere e residui di spazzatura industriale, per lo più coperta dagli scambi ferroviari. Non vi erano vere case in quel luogo, tranne un magazzino in muratura e qualche raro prefabbricato in legno. Fu uno di questi ad attirare l'attenzione di Imperio grazie ad un'insegna: “ Dal Macchinista Taverna”. Essendo sia lui che la ragazza molto affamati, entrarono.

< Buongiorno! Clienti freschi vedo! > a gridare ciò era stato un uomo robusto ed alto circa un metro e settanta, vestito da spalatore di carbone con scarponi neri, camicia grigia e salopette. Aveva anche un berretto da ferroviere verde scuro con un'aquila in ottone per decorazione. I suoi capelli erano naturalmente un misto di rosso e marroncino scuro, come la barbetta che ricopriva quasi tutta la sua faccia, ma risultava un po' sporca di polvere di carbone. < Benvenuti, sono il Macchinista, da dove venite? Non siete di queste parti vero? > Imperio era mezzo spaventato da tutte quelle attenzioni, abituato a muoversi come un passante di cui nessuno doveva sapere nulla o chiedersi nulla, ed era infastidito dal doversi inventare storielle per giustificare la sua stessa esistenza, dato che quel quarantenne che il Macchinista vedeva non era che un travestimento, di carne ed ossa, ma pur sempre un travestimento. Mary, vedendolo confuso, cominciò a parlare: < Io ed il mio papà siamo venuti dalla nostra fattoria per fare qualche affare e ci hanno detto che qui dentro i viaggiatori mangiano benissimo. > A queste parole il Macchinista gonfiò il petto pieno di orgoglio e rispose < Vi hanno consigliato bene! Non per vantarmene ma... Questo mio baracchino viene visitato da tantissime persone ogni giorno, addirittura da alcuni soldati quando i loro capi non li guardano, e da quando ho memoria non ricordo di aver mai fatto uscire qualcuno insoddisfatto... Se escludiamo quella testa di legno di Kiev... > Imperio chiese < Che è successo con lui? > < Beh, in realtà non succede nulla di diverso da anni. Kiev è il classico vecchio brontolone che non è mai contento di niente: viene qui tutti i giorni a pranzo, legge gratis il mio giornale ed ordina una zuppa di fagioli. Ebbene sappiate che con quella zuppa mi ha fatto battere un record: in 15 anni sono riuscito a sbagliare, ogni volta che gliela servo, la quantità di sale, di fagioli, di acqua, la temperatura, le spezie, il pomodoro ed altre cinquanta caratteristiche che, a parere di Kiev, rendono la zuppa immangiabile e degna di rimborso. Naturalmente lui non me lo dice mai alla prima cucchiaiata che il piatto gli fa schifo, ma dopo averne mangiato la metà, così sono tre lustri che lo servo gratis. > e qui, dopo essere apparso un po' infastidito, si fece una risata < Non temete, la situazione è ormai una consuetudine, una specie di simpatico cliché. Quel vecchio non è un uomo cattivo, solo un po' brontolone e con il braccino corto. Del resto al suo emporio questa cosa gli serve se vuole fare buoni affari... Ops scusatemi, stavo dimenticando di servirvi, sedetevi pure a quel tavolo! > e così dicendo andò al bancone per prendere bicchieri e stoviglieria varia.

Imperio e Mary erano piacevolmente impressionati da quell'uomo così gentile che li aveva accolti in modo caloroso. In pochi minuti e con gesti teatrali , Macchinista scimmiottò un raffinato cameriere: depose una tovaglia tarlata sul tavolo di legno, mise le posate ed i piatti ( quello di Imperio era scheggiato da un lato ) e portò una caraffa d'acqua. Prese il bicchiere di Mary e versò due dita d'acqua che lei bevve immediatamente, tanto era assetata. < Acqua di fonte, bollita ed aromatizzata da delle spezie che mi sono cadute dentro per sbagl... voglio dire, mescolata con mistura pregiata di erbe tramite antica ricetta segreta! Di suo gradimento? > La ragazza annuì sorridendo ed aspettò con ansia che le venisse versato un altro bicchiere di acqua per poter calmare l'arsura della sua gola. L'uomo versò da bere ad entrambi e poi disse, facendo finta di prendere un taccuino ed una matita invisibili: < Avete preferenze per le vettovaglie? > < Ci affidiamo a lei > disse Imperio imitando un uomo di alto lignaggio < Le chiediamo solo di uscire di qui ben pasciuti: abbiamo fatto un lungo viaggio ed abbiamo mangiato poco. > Il Macchinista andò in cucina.

Mentre aspettavano, i due ragazzi si misero ad osservare il locale. Era, come già detto , ricavato da un prefabbricato in legno con all'interno una decina di tavoli quadrati in legno ed un bancone ricavato da vecchie casse ricoperte con una specie di tovaglia rossa, un po' macchiata di birra. Una porta dava su un cucinotto, una stanza dietro il bancone grande un quinto del locale con solo un frigo, una zona cottura con cappa ed un secchiaio e basta, o almeno solo questo potevano scorgere dal tavolo dove si erano seduti. Vi erano solo due finestre in quel luogo, piuttosto piccole ed annebbiate dalla polvere di carbone e per questo vi erano tre lampadine ad illuminare, fiocamente in realtà, i tavoli, il bancone e la cucina. Alle pareti c'erano delle cornici con dentro delle foto. In una vi era il Macchinista sorridente che si era fatto immortalare davanti al locale, in altre delle figure sconosciute, probabilmente dei clienti abituali.

Il cibo arrivò presto: due belle zuppe di fagioli con una grossa pagnotta ed una fetta di formaggio. < Ecco a voi! Vi lascio mangiare tranquilli. > < No no, stia pure qui. > disse Mary < Ci fa piacere avere compagnia. > < Beh allora... Vado a riempirmi una scodella, è l'ora di pranzo anche per me. > andò e tornò in poco tempo. < Cosa è successo qui? Perché tutti vivono in questa baraccopoli? > chiese Imperio.

< Beh... è una lunga storia. Durante la guerra civile questo posto era molto ambito da ogni gruppo per la sua ottima posizione. Già allora qui passava una ferrovia importante e possedere questo luogo significava possedere una zona strategica per il conflitto. Fummo ripetutamente conquistati da persone sempre diverse, finché non arrivò l'Infallibile, ma a quel punto tutto era distrutto dalle operazioni militari. Vennero allora costruite delle case popolari ma non durarono a lungo: non si sa come e non si sa chi ( l'Infallibile disse che erano stati dei terroristi ) gli diede fuoco e le fece crollare. Furono distribuite a sorteggio queste case di legno, ma la maggior parte della popolazione dovette arrangiarsi costruendo la baraccopoli. Sulle ceneri delle case venne costruita la Zona Dorata, dicendo che con una buona economia tutta la città si sarebbe potuta risollevare ma... lasciamo perdere, i miei pensieri a volte trovano un'ingiustizia in tutto questo, ma preferisco non farvi innervosire durante un momento di relax. Comunque io sfruttai questa baracca per farci una piccola attività e non dover tornare a spalare il carbone. Sebbene mi faccia chiamare Macchinista, non ho mai raggiunto quel grado negli anni da ferroviere e non li rimpiango così tanto. > Prese allora a sparecchiare la tavola, dato che in pochi minuti avevano mangiato e bevuto tutto ciò che aveva portato. < Vedo che avete gradito. Vi consiglio di riposarvi ed aspettare prima di andare a fare affari, a quest'ora tutti sono in pausa. Nel frattempo, potrete raccontarmi qualcosa di voi se vi va. >





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