FIVE
YEARS
Allison
aprì la bara all’interno della quale era custodito il corpo di Elijah. A volte,
quando Hope ed Hayley dormivano e lei si ritrovava da sola con i suoi pensieri
nel cuore della notte, le era capitato di aprire anche quelle di Rebekah e
Freya e di parlare con loro. Cose da ragazze… avrebbe borbottato Kol se avesse
potuto sentirle. Allison apriva anche la sua di bara a volte, soprattutto
quando il sole splendeva alto e riusciva ad accarezzare i loro visi. Credeva
che fosse giusto, sperava che dovunque loro fossero potessero in qualche modo
sentire il calore del sole.
Quella
di Elijah però la apriva ogni giorno, anche più di una volta al giorno.
Trascinava
una sedia e si metteva a sedere, in silenzio a guardarlo. A volte gli prendeva
la mano e la prima volta che lo aveva fatto… la prima volta era stata terribile
e spaventosa; quella mano grande che tante volte l’aveva accarezzata, curata,
coccolata ora era fredda, un’immagine ed un tocco lontani dal calore che di
solito le trasmetteva. Col tempo però aveva imparato ad ignorare quella
sensazione, ad ignorare il nodo in gola che sentiva ogni volta che lo vedeva
inerme dentro quella scatola di metallo. Ingoiava le paure e le lacrime perché
gli aveva fatto una promessa.
Sei
la donna più forte che conosco erano state le ultime parole
che le aveva detto, preda di allucinanti dolori per via del morso di Marcel. Puoi
farcela. Ti amo.
Ti
amo anche io aveva replicato lei. Ma non posso farcela…
questo si era limitato a pensarlo perché non era quello di cui lui aveva
bisogno in quel momento. Nel tempo avrebbe scoperto, comunque, che era davvero
più forte di quanto pensasse e cinque lunghi anni erano passati tra speranze e
illusioni e una parvenza di vita normale… quella vita che Hayley sognava per
Hope e che lei aveva provato ad aiutarla a costruire.
Da
improvvisato duo quale si erano ritrovate ad essere in tempi di necessità,
Allison doveva ammettere che se l’erano cavata abbastanza bene. Avevano dato a
quella ragazzina una bella casa, tanti giochi, tanto amore. Lo avevano fatto
insieme come una famiglia perché in fondo era ciò che erano.
Sempre
e per sempre…
Avevano
messo da parte ogni divergenza, ogni difficoltà, ogni cosa e avevano fatto
fronte comune, ritrovando un’amicizia che sembrava perduta e trovando la forza
l’una nell’altra. In cinque lunghi anni tante cose erano successe.
Con
un grosso respiro ripulì il viso di Elijah e gli sistemò la giacca lisciandola
con le mani. “Perfetto” mormorò. “Esattamente come sei sempre stato.”
Una
carezza a quel viso addormentato, poi continuò. “Sono quasi del tutto certa che
nessuno capirebbe perché lo faccio; tenere i tuoi capelli e la tua barba in
ordine, tenere te in ordine. Ma io so che è quello che avresti voluto, infatti
sono piuttosto certa che se ti svegliassi e ti ritrovassi sporco e in disordine
ti verrebbe un infarto… beh non letteralmente visto che sei un vampiro ma hai
capito cosa intendo.”
Si
fermò quasi attendesse una risposta, poi rise di se stessa e allungò la mano
fino a prendere una busta che aveva poggiato per terra poco distante. Solo nel
caso in cui… era così che si diceva giusto?
“Questa
è per te” gli disse sistemandogliela accanto. “Mi hai fatto promettere di
essere forte ed io l’ho fatto Elijah, per cinque lunghi anni. Ma non ce la
faccio più e nemmeno Hayley. Ecco perché stasera proveremo il tutto per tutto,
e visto che lei ha una figlia e molto di più di me da perdere, io mi prenderò
la parte più difficile di tutto questo. Se quando ti sveglierai io non sarò qui
allora vorrà dire che qualcosa è andato storto” gli spiegò. “Non è una lettera
strappalacrime, sai che non è proprio il mio stile e sai che io e te non
abbiamo bisogno di lunghi discorsi. È solo una promessa, la più importante. Sii
felice Elijah, qualunque sia la tua felicità.”
Un
bacio sulla fronte poi la bara si richiuse.
****
Freya
era stata la prima a svegliarsi, esattamente come dalle istruzioni che aveva
lasciato. Cinque anni in quell’universo alternativo l’avevano lasciata con
tanta rabbia e un unico obiettivo in mente: salvare la sua famiglia e
proteggerla ad ogni costo. Sempre e per sempre… non importava quale
sarebbe stato il prezzo da pagare.
È
colpa nostra, le aveva detto una volta Elijah in quella
Chambre de Chasse che aveva creato per loro. Nostra e di nessun altro.
Freya sapeva che aveva ragione, sapeva che erano state le loro azioni a
disegnare per loro quel destino ma sapeva anche che non aveva aspettato secoli
e secoli per lasciare che la sua famiglia morisse. Con un grosso respiro ed un
gemito scattò seduta all’interno della sua personale bara e tremò un attimo prima
di riprendere il controllo, prima di prendere lucidità. Hayley fu la prima
persona che vide.
“Hayley…”
le sussurrò con un sorriso, lasciando che lei la stringesse in un abbraccio.
“Sono così felice di vederti. Stai bene?”
L’altra
si staccò e annuì. “Sto bene e ho tutto quello che ci serve per risvegliare gli
altri.”
La
strega si lasciò aiutare a rimettersi in piedi ignorando completamente l’altra
donna nella stanza. Non sapeva chi fosse ma non le importava, se era lì
sicuramente era utile alla causa, questo era tutto ciò che contava. “Hayley,
dov’è Allison? Voi due…”
“Siamo
rimaste unite in questi lunghissimi cinque anni” precisò l’Ibrida. “Abbiamo
fatto squadra e mentre io sono qui ad occuparmi di voi lei si sta occupando di
altro.”
“Di
altro come…” Freya lasciò morire la frase, un po’ perché la risposta la
spaventava, un po’ perché credeva di aver capito. “Non sono stata in giro negli
ultimi cinque anni ma non è una divisione dei compiti un po’ bizzarra? Lei è
solo un essere umano.”
“Se
la caverà, fidati di me.”
L’altra
annuì. “Allora svegliamo i miei fratelli.”
****
Marcel
doveva ammettere che essere il Re aveva il suo peso. La corona non era facile
da portare e anche se non lo avrebbe mai detto ad alta voce, potendo tornare
indietro avrebbe fatto tutto diversamente. Il dolore per la perdita di Davina
bruciava ancora come l’inferno, ma la vendetta non era stata dolce come aveva
immaginato.
Dopo
aver morso Elijah e Kol e aver fatto prigioniero Klaus si era ritrovato
esattamente come l’Ibrido che tanto disprezzava: paranoico, manipolatore,
spietato. Una versione di se stesso che non gli piaceva ma con cui doveva
convivere. Ora però aveva problemi più grossi rispetto all’odio per ciò che era
diventato: anche se aveva messo bene in chiaro che Hayley e sua figlia erano
off-limits, da un po’ di tempo a questa parte aveva iniziato a respirarsi un
grande nervosismo.
Il
legame con Klaus è spezzato ma il legame con gli altri no e anche se tu vuoi
far credere che sono morti, la Strige che tu non hai ucciso è ancora viva e
questo significa che Elijah è ancora vivo. Quanto credi che ci vorrà prima che
un’orda assetata di vampiri si metta sulle tracce di Hayley nella speranza di
distruggere gli Originali rimasti? Gli aveva detto Sofya, la
donna che prima lavorava per Lucien e adesso lavorava per lui. Si mormora
che l’Ibrida e la cacciatrice siano rimaste unite in questi cinque lunghi anni,
anche lei è off-limits?
Soprattutto
lei, aveva replicato Marcel sospirando. Allison non aveva mai fatto nulla di
male, si era solo fatta in quattro per aiutare tutti, la sua unica colpa era
quella di amare l’uomo sbagliato, di voler far parte della famiglia sbagliata.
Si
versò un bicchiere di bourbon e mentre lo beveva lentamente un susseguirsi di
urla gli riempì le orecchie. Con cautela si affacciò sul soppalco e guardò giù
dove molti sei suoi erano riuniti in attesa dell’epico scontro tra il caduto
Klaus Mikaelson e il vampiro che più di tutti lo voleva morto: Alistar
Duquesne. Metà dei vampiri erano in terra, al posto dei loro occhi due buchi
neri e vuoti. Si alzò un venticello caldo mentre qualcuno avanzava fino a
guadagnare il cento dell’atrio.
“Ciao
Marcellus” gli disse alzando gli occhi su di lui.
“Allison”
l’uomo la fissò perplesso. “Qual buon vento ti porta nella mia città?”
“Voglio
vedere Klaus, adesso!”
“Oppure?”
Allison
chiuse gli occhi e allargò le braccia e di nuovo quel vento avvolse tutti
mentre dal suo corpo si irradiava una luce bianchissima e calda. I suoi vampiri
urlarono di dolore, tenendosi chi il petto chi la testa. La donna si fermò.
“Potrei continuare ma morirebbero. Quindi scegli tu Marcel: portami da Klaus o
condanna a morte i tuoi… tirapiedi.”
Marcel
la portò da Klaus.