Titolo: Speak Italian to Me
Autore: SHUN DI ANDROMEDA/KungFuCharlie
Fandom: Katekyo Hitman Reborn
Personaggi: Hayato Gokudera, Tsunayoshi Sawada
Pairing: 5927
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale
Rating: Verde
Disclaimer: “Personaggi, luoghi, nomi e tutto ciò
che deriva dalla trama ufficiale da cui ho elaborato la seguente
storia, non mi appartengono ma sono di proprietà di Akira
Amano e JUMP, che ne detengono tutti i diritti. Questa storia non
è stata scritta a scopo di lucro e, viceversa, gli elementi
di mia invenzione, non esistenti in Katekyo Hitman Reborn!,
appartengono solo a me.”
SPEAK
ITALIAN TO ME
I livelli di rossore sulle guance di Tsuna stavano aumentando a vista
d'occhio.
Dinanzi a lui, Hayato lo guardava con espressione adorante - e
ciò non era una novità, dopotutto - ma le parole
che sussurrava mentre attorno a loro la cena in casa Sawada era caotica
come sempre lo erano eccome.
La cena nei loro piatti si stava ormai raffreddando ma se Tsuna era
troppo imbarazzato anche solo per alzare lo sguardo, Gokudera - da
parte sua - non smetteva un attimo di sussurrargli parole e frasi in
italiano che, se le avesse pronunciate in giapponese, probabilmente lo
avrebbero spedito dritto sotto il tavolo per la vergogna.
«Decimo, cosa ti farei.»
«Decimo, far saltare per aria la cucina farebbe accorciare la
cena?»
«Decimo, posso portarti a casa mia stanotte?»
«Decimo...»
Ad ogni frase, ad ogni parola, Tsuna sentiva il sangue affluire alle
guance come un fiume e neppure cercare di concentrarsi su altro poteva
aiutarlo, dal momento che la madre si ostinava a guardare lui e il
compagno con il suo solito sorriso aperto e spontaneo.
Meno male che non capiva una parola di italiano...
«Hayato-kun, Tsu-kun!» esclamò la donna,
all'improvviso, attraversando la stanza per avvicinarsi al tavolo,
dispensando piatti, bicchieri e mestolate di riso agli altri attorno a
loro: «Hayato-kun, Tsu-kun non sa ancora bene l'italiano, se
vuoi dichiararti ci sono altri modi.» disse lei a bassa voce,
china in mezzo a loro per riempire i bicchieri d'acqua.
Tra loro cadde il gelo mentre Nana, con la caraffa ancora in mano, si
affrettava a raggiungere il lavandino: «Lambo-kun, scendi da
lì» disse lei, mentre il più piccolo
cercava di arrampicarsi sui cassetti.
Con espressione colpevole e imbarazzata, Hayato spostò
alternativamente lo sguardo prima su Tsuna, scomparso sotto il tavolo,
poi sulla madre del compagno, la quale rispose con un occhiolino:
«Se volete andare, andate.» lesse Gokudera sulle
sue labbra.
«Grazie per la cena, Sawada-san!»
esclamò la Tempesta con tono particolarmente stridulo mentre
si alzava da tavola: «Era tutto buonissimo!»
aggiunse, sollevando un lembo della tovaglia per assicurarsi che il
Decimo fosse ancora lì sotto e che non fosse morto
d'imbarazzo.
Per essere lì sotto, lo era ma poteva vederne il rossore
sulle guance anche nella penombra.
«Andiamo, Decimo.».
Spariti in fretta e furia al piano di sopra, si chiusero nella camera
di Tsuna, con la semplice luce della lampada da tavolo a illuminarne i
visi: «Tutto bene, Decimo?» chiese Gokudera,
accarezzandone le guance col dorso della mano.
Completamente paonazzo, Tsuna scosse violentemente la testa,
sbatté più volte le palpebre e osservò
stralunato il compagno seduto a gambe incrociate sul letto davanti a
sè: «Come diavolo fa mia madre a conoscere
l'italiano?!».
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