Niederhagen - Il Segreto Perduto

di pierjc
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PROLOGO

Italia, 1947.

La macchia di sangue che si intravedeva dalla giacca ormai non era più cosi piccola. Quella che poteva sembrare a primo impatto una ferita non letale era stata ben assestata. A colpirlo era stato un cecchino che, se avesse avuto la mira migliore, lo avrebbe di certo spedito all’altro mondo.
O forse era quello il suo scopo? Prenderlo vivo?
Ormai doveva essere ben lontano dai suoi inseguitori. Il segreto che aveva scoperto lo aveva spinto a fuggire in Italia, ma non gli era bastato per restarne incolume.
In lontananza vide una vecchia casa abbandonata. Gli abitanti erano, probabilmente, fuggiti a causa dei continui bombardamenti durante la guerra. Quel che ne era rimasto erano solo cumuli di mattoni ricoperti di vegetazione. Gran parte delle pareti erano crollate e il tetto, diroccato, avrebbe seguito lo stesso destino nel giro di qualche settimana.
Si avvicinò e, dopo essersi assicurato che non ci fosse davvero nessuno, vi entrò. In quelle condizioni non sarebbe resistito a lungo. La continua perdita di forze lo stava indebolendo sempre di più, offuscandogli parzialmente la mente.
Si accasciò a terra, vicino a un barile pieno di acqua stagna. Finalmente in quel momento poté ridare vita ai propri pensieri. Si guardò la ferita che grondava sangue e tentò di estrarre la pallottola. Sentì, però, una forte fitta e capì così che non gli sarebbe stato possibile farlo in alcun modo.
Da un’apertura del soffitto guardò il cielo e vide le stelle. Quelle stesse stelle che guardava sempre sdraiandosi sul prato quando era solo un bambino, incurante delle urla incessanti di sua madre che lo esortava ad entrare in casa e mettersi a letto data l’ora tarda. “Chissà perché le stelle stanno lì ferme, immobili. Se io fossi una stella andrei tutto il tempo in giro per lo spazio!” pensava.
Hubert amava viaggiare, esplorare posti sconosciuti e scoprire cose nuove. Era una delle passioni che gli aveva lasciato suo padre, prima di partire per la guerra e non farne più ritorno. “Sono sicuro che tornerà. Sta solo scoprendo il mondo!” si rassicurava tra sé e sé.
«Hubert! Entra dentro o ti beccherai un brutto raffreddore!» gridò sua madre uscendo di casa.
Si andò a sdraiare accanto a lui. Conosceva il suo sguardo quando pensava al padre. Vide alcune lacrime scendere dai suoi piccoli occhi azzurri e, voltandosi verso di lei, chiederle: «Lui tornerà, non è vero mamma?».
Inevitabilmente i pensieri di Hubert andarono anche a sua madre. Dov’era adesso? Era al sicuro? O i suoi inseguitori sarebbero andati anche da lei?
Con le ultime forze che gli rimasero accese la torcia e aprì il suo diario. Prese la sua stilografica insanguinata dal suo taschino destro e, dopo averne pulito l’impugnatura, la intrise nella ferita e iniziò a scrivere le sue ultime righe.




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