Solo due vittime di peste

di Olimpia_
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solo due vittime di peste 


Sto disteso sul letto, non trovo più la forza per muovere quel corpo che non sembra più il mio: si è ridotto a un cumulo di ossa e pelle gonfiata dai bubboni. Tengo gli occhi semichiusi, bagnati da lacrime vuote di sentimenti. Sul letto, al buio, stringo la mano fredda della figura coricata di fianco a me. Se avessi voce, e lei un cuore palpitante, le ripeterei di quando l’ho e la sto amando, di quanto sono felice di aver condiviso, con lei, la vita, e adesso la morte.

Non so realmente se c’è qualcosa dopo la morte o se ci rivedremo in un altro mondo, ma le sono grato di aver dato colore alla mia esistenza. Figlio di un commerciante, ho sempre avuto una vita media, né troppo ricco né troppo povero. La mia unica fortuna è stata la passione per la lettura, non solo mi ha dato cultura e capacità di pensare, mi ha portato a lei. Ho visto la sua mano pallida scorrere fra gli scaffali della biblioteca ed è stato subito amore quando ho scorto il suo volto curioso. Come abbia fatto lei ad innamorarsi di me, lo ignoro. Non abbiamo mai parlato di come si siano accesi i nostri sentimenti, preferivamo manifestarli nel nostro presente.
Lei è sempre stata d’animo dolce e gentile, e le sue gote rosse erano sempre accompagnate da un sorriso che non l’ha mai abbandonata, neanche quando l’epidemia è entrata nelle vite di tutti.

I suoi le avevano lasciato una casa in campagna, un po’ vecchia e trasandata, ma andava bene. Ci siamo trasferiti qui con scorte di cibo e i nostri volumi preferiti. La vita si era trasformata in un leggere e amarsi.
Non so quanti giorni siano trascorsi, non tenevamo il conto. Non so neanche da quanto il suo corpo sia diventato freddo e rigido, avrei solo voluto che il nostro sogno durasse un po' di più.
Le devo tutto, ma l’unica cosa che al momento possa fare, è ricordarmi del nostro amore, visto che, appena mi spegnerò, la nostra vita trascorsa sarà nulla e diventeremo solo due tra le tante vittime dell’epidemia. 

Stringo ancora più forte la sua mano, mi sembra di riuscire a percepire del calore. Nonostante mi trovi al buio e non possa vedere il suo volto, so che la bocca è curvata in una smorfia di pace e tranquillità, così chiudo definitivamente gli occhi e sorrido anche io.

Se la vita fosse un libro, oserei dire che questo si può chiamare lieto fine. 





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