Ciao, e grazie

di Green Star 90
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Non amava vederla rattristarsi in quel modo, almeno non per colpa sua. Ecco perché si era allontanato da lei, non meritava di vederlo in quello stato.
Eppure, caparbia, l’aveva vista avvicinarsi, accovacciarglisi accanto e rivolgergli il più mite degli sguardi. Poi gli aveva sollevato delicatamente la testa e se l’era appoggiata sulla coscia, così come faceva lui le sere in cui la trovava seduta sul divano con indosso quella perenne malinconia la cui origine gli era sconosciuta.

Era un peccato che quella sua apatia dolorosa lo avesse colto proprio nel periodo dell’anno dove puoi goderti il sole, i prati e l’aria aperta! Se solo le zampe glielo avessero consentito avrebbe saltellato per casa col guinzaglio in bocca e l’impazienza di correre libero almeno per qualche ora.
Ma, si disse, forse per quel giorno era meglio starsene al caldo, confortato dalle carezze.
Tuttavia, adesso aveva dimenticato le passeggiate; riposarle accanto era decisamente meglio. Il cielo azzurro, le farfalle da inseguire, i bambini da cui farsi scroccare un boccone, la pelliccia candida della sua compagna… tutte cose che potevano aspettare.

 “Ciao, e grazie”.
Era proprio bella, la voce della sua amica, sempre gentile e mai una volta che fosse alterata, nemmeno quando, tanto tempo fa, aveva fatto cadere a terra il barattolo dei biscotti.
Si guardarono, poi lui chiuse gli occhi.
Anche io ti voglio bene.

***

Che io sia una cattiva persona si era già capito. Adesso ho svelato il mio lato più malvagio e perverso. Se vi dicessi che per improvvisare questa stilettata al cuore ho speso il mio paio di lucciconi nessuno di voi mi crederebbe, e ci mancherebbe altro, dico io. Solo che ecco, a nessuno è mai capitato di scrivere del trapasso di Hayate e ciò mi sorprende. 
Comunque, per chi mi segue con assiduità, informo che questa breve ma triste vicenda si colloca bene o male nel 1922, anno di transizione per tutti i personaggi di Fullmetal Century. 

Adieu. 

 




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