A gentleman don’t kiss and tell

di meiousetsuna
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Documento senza titolo

Storia partecipante al contest “Flashfics around the world” di Hermit_ sul Forum di EFP
Personaggi: Sherlock/Molly
Rating: giallo
Genere: missing moment, fluff, triste
Avvertimenti: what if?, accenno di dub-con
Flash di 500 parole esatte

A gentleman don’t kiss and tell

“Quindi il tuo Jimmy non ha dimenticato nessun oggetto personale nella reception? Sicura, Hooper?”
Essere chiamata per cognome era sempre stato un po’ alienante per Molly. A scuola la faceva sentire solo un numero dell’elenco, il tredici per la precisione, tra Hamilton e Jenkins; in ospedale era la prassi, e anche se continuava a invitare tutti a usare il suo nome proprio, non otteneva nulla, come se nessuno desiderasse veramente entrare in confidenza con lei.
Era una buona amica, un medico coscienzioso e si rivelava utile: tanto bastava.
Ma la persona che la faceva sentire peggio era senz’altro Sherlock. La guardava ma non la vedeva, contraddicendo la sua stessa regola; evidentemente era troppo insignificante perché anche un solo dettaglio destasse interesse. Anzi, no.
Se il rossetto era di un colore sbagliato, o i capelli erano acconciati in modo buffo, non mancava di offenderla senza alcun ritegno.
“No, sono sicurissima”.
“Rifletti ancora, Hooper. Naturalmente hai conservato qualcosa quando è stata svuotata la sua postazione”.
“Non ho niente”.
“Siete usciti tre volte, sei così sentimentale che avrai tenuto un ricordo anche di una storia evidentemente finita prima di nascere”.
Molly inspirò pesantemente, mordendosi il labbro inferiore.
“Non capisci quando smettere, vero? Va bene, qualcosa me l’ha lasciato”.
Sherlock intuì di restare improvvisamente in silenzio mentre la dottoressa sbottonava con dita tremanti il camice, gettandolo su una sedia, per tendere verso di lui i palmi delle mani girati verso l’alto.
Quattro strisce violacee dai bordi stemperati di verde attraversavano ciascun avambraccio, segni inequivocabili di corde molto strette; i lividi più netti erano sull’interno dei polsi, cosa che fece capire al detective che Molly era stata legata con le braccia dietro la schiena.
“Mi ha detto che gli piaceva giocare così. Non sarebbe stato tanto grave, sai… se non avesse scattato una foto col telefono. Ho avuto così paura che la pubblicasse che l’ho lasciato continuare”.
Per una volta, Sherlock Holmes rimase senza parole. Prese tra le mani i polsi di Molly, sollevandoli con delicatezza, curvandosi poi a sfiorarle i lividi con le labbra.
“Mi dispiace, l’ha fatto a causa mia”.
Non c’era un valido motivo per quello che stava succedendo, era illogico credere che servisse a farle passare il dolore, pensò Sherlock mentre la sua bocca morbida si posava su quella bruciante di Molly.
Il problema era che stava facendo bene anche a lui accarezzarle con i pollici i segni sulle braccia, e perdersi in un bacio dal sapore dolce di biscotti, gli occhi azzurri chiusi per isolare quell’attimo.
Quando si allontanarono, Sherlock catturò con le labbra le lacrime che stavano rigando il viso della ragazza, guardandola con un’insolita tenerezza.
“Va tutto bene. I lividi spariranno, e non preoccuparti, se la foto è in circolazione Mycroft la farà eliminare; e io non mi vanterò di questo”.
“Certo, io… grazie. Voglio dire, dell’aiuto di tuo fratello”.
Sherlock era già sulla soglia, che la salutava con un sorriso complice.
‘Mi sarebbe piaciuto che lo facessi’. Molly fissò la porta chiusa con la nebbia negli occhi.

 








 

 

 





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